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Autore: Stella Dark Star    13/04/2020    2 recensioni
E' trascorso un mese da quando Akutagawa e Atsushi si sono scambiati il primo bacio. Il loro rapporto è dolce più che mai, la passione è ardente e chi sa della loro relazione non li ostacola in alcun modo. In poche parole, le cose non potrebbero andare meglio. Ma di certo non mancano situazioni comiche che sfiorano l'assurdo, soprattutto all'interno dell'Agenzia, dove i colleghi di Atsushi non perdono occasione per prendersi gioco di lui! In più, se volete un po' di sano anti-romanticismo per staccare, Chuuya vi accontenterà nell'ultima scena! ;)
Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Atsushi Nakajima, Chuuya Nakahara, Osamu Dazai, Ryuunosuke Akutagawa
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'SHIN+SOUKOKU SAGA'
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Akutagawa x Atsushi:
Io e te, passo dopo passo

   
 
Durante la pausa pranzo, l’ufficio dell’Agenzia è così silenzioso e pacifico che persino il ronzio di una mosca che vola indisturbata risuona chiaro e forte. Peccato che quella povera mosca avesse scelto il giorno sbagliato per volare lì dentro.
Dapprima fu solo un rumore ovattato e lontano. Poi si fece sempre più intenso e veloce. Il pavimento tremò come durante un terremoto, cosa che in un certo senso era.
Atsushi stava correndo così forte che, se la porta fosse stata chiusa a chiave, l’avrebbe di certo sfondata lasciandoci la sagoma del corpo, proprio come succede negli anime! Inoltre, lo spostamento d’aria fu così potente da far perdere quota all’innocente mosca e scaraventarla contro il vetro di una delle finestre.
Ancora con la maniglia in mano, allungò lo sguardo verso l’orologio appeso alla parete, come se le lancette dovessero determinare la sua vita o la sua morte.
“E’ ora.”
Richiuse la porta dietro di sé e, camminando verso il centro dell’ufficio, estrasse dalla tasca dei pantaloni il telefono. Sullo schermo era già digitato un numero, bastava solo spingere il tasto per avviare la chiamata.
“Coraggio, Atsushi. Puoi farcela. Hai affrontato situazioni più difficili, in passato, e ne sei sempre uscito vivo. Vedrai che anche stavolta sarà così.”
Dalla sua fronte perlata di sudore, una goccia scivolò giù e gli attraversò l’intero lato del viso fino ad arrivare alla mandibola, quindi cedette sotto il suo stesso peso e si staccò per finire sul pavimento. Il fatto è che non era sudato per via della corsa folle o per il caldo, quello era sudore freddo causato dalla stessa tensione che gli stava facendo tremare le gambe come due giunchi al vento.
“Devo farlo per Akutagawa.”
Ecco la frase giusta, la spinta necessaria, la motivazione per tirare fuori il coraggio di fare ciò che doveva. E allora via! Il polpastrello dell’indice premette contro il tasto dove era disegnata la cornetta.
Si portò il telefono all’orecchio, il classico tuuuuuu era già risuonato una volta e il secondo non tardò ad arrivare. Trattenne il respiro. Una voce sconosciuta disse una semplice frase di cortesia, ora toccava a lui. Prese un bel respiro e…
“Ssssono ATSUSHI! Vorrei dedicare al m-mi-mio ragazzo r-r-r-RYUUNOSUKE la canzone NAMAE WO YOBU YO dei Luck Life p-per…per….ff-festEGGIARE il nostro primo MESIVERSARIO! ………gra-grazie millEEEEE!!!”
Il dito sulla cornetta abbassata e tutto ebbe fine.
Atsushi si piegò sulle ginocchia ancora tremanti e pian piano si lasciò scivolare fino a ritrovarsi col sedere piantato sul pavimento, il telefono chiuso fra le mani.
“Che faticaaaaaaah….” La voce di chi ha compiuto uno sforzo incredibile ed ora può godersi un po’ di meritato riposo. Anche se quello stato durò poco. Di lì a qualche istante, si portò le mani al viso, il quale improvvisamente era diventato rosso aragosta, e disse con voce stridula: “L’ho detto davvero!!!” Per di più si mise a canticchiare e a muovere le spalle in una sorta di danza isterica. Insomma, si tramutò in un demente!
Era così perso nella propria allegria, da non accorgersi della porta che si apriva. E tantomeno di una mano, che fece capolino tenendo tra le dita un telefono su cui era già stato selezionato il vivavoce.
“Ssssono ATSUSHI! Vorrei dedicare al m-mi-mio ragazzo r-r-r-RYUUNOSUKE la canzone NAMAE WO YOBU YO dei Luck Life p-per…per….ff-festEGGIARE il nostro primo MESIVERSARIO! ………gra-grazie millEEEEE!!!”
La schiena di Atsushi fu attraversata da un brivido talmente intenso da essere quasi visibile ad occhio nudo! Lentamente voltò il capo verso la porta aperta, il suo volto ora era dipinto di blu e aveva gli occhi spalancati. Vide la mano e il braccio fasciato dalle bende, un attimo dopo comparve la faccia da schiaffi di Dazai. Era la fine.
“Aaaaaatsushiiiiuccio! Come sei romantico! Uh uh uh!!!”
Ok, era un buon momento per morire. Magari di infarto. Un colpo secco e via! Se solo fosse stato così fortunato… Ma c’era di peggio. Dopo Dazai comparvero anche Kenji, la Dottoressa Yosano, Ranpo e i fratelli Tanizaki. Tutti con stampato sulla faccia un sorrisino perfido di quelli che non ti lasciano scampo. Per ultimi entrarono anche Kunikida e Kyouka, entrambi seri se non addirittura con un’aura più minacciosa del solito.
Ranpo fece un balzo e si ritrovò alle spalle di Atsushi: “Lo sapevo che stavi architettando qualcosa! Alcuni giorni fa hai contattato la segreteria di un noto programma radiofonico e stamattina eri particolarmente agitato. Ecco di cosa si trattava!”
“L’amore è una cosa bellissima!” Gridò Kenji alzando le braccia al cielo, con la sua solita energia e spensieratezza.
Yosano invece lo scimmiottò: “Il mio ragazzo Ryuunosuke! Oooooh!”
“Fatela finita, adesso. Siete qui per lavorare, non per divertirvi.” La serietà di Kunikida non mancò di ristabilire l’ordine nell’ufficio (anche il modo violento con cui spostò la sua sedia girevole contribuì a far intendere il suo stato d’animo!).
Dazai, passando accanto ad un Atsushi ancora spalmato a terra come un cubetto di burro su una fetta di pane, si chinò e sussurrò al suo orecchio: “Ho già inviato la registrazione a metà dei contatti che ho nel telefono!” E sgusciò via.
Sul serio. Un colpo secco e tutte le sue sofferenze sarebbero cessate. Se solo gli dei fossero stati così caritatevoli con lui! E pensare che all’inizio era terrorizzato all’idea che la sua relazione con Akutagawa venisse scoperta. Aveva temuto di perdere la fiducia dei suoi colleghi, di essere additato come traditore o di essere addirittura cacciato. Invece non era accaduto niente di tutto ciò. Fatta eccezione per Dazai che lo aveva aiutato, il primo a scoprirlo era stato Ranpo, ovviamente, e dopo la verità era venuta velocemente a galla. Non per colpa di Ranpo, ma per il comportamento di Atsushi stesso! Nell’arco di un mese aveva trascorso più notti fuori che a casa e ogni giorno libero si era dileguato senza lasciar detto a Kyouka (che attualmente era la sua coinquilina) dove andava. Seppur sorpresi di apprendere del suo amore per Akutagawa, nessuno lo aveva criticato o giudicato. Be’…in realtà Kunikida lo aveva bacchettato parecchio, sostenendo che non era saggio amoreggiare col nemico, e Yosano se n’era uscita con una battuta poco felice che lo aveva paragonato ad un preciso ortaggio….ma  a parte questo, era andato tutto bene!
“Atsushi, tirati su da lì o lo faccio io con un calcio.” Lo apostrofò Kunikida.
Ad aiutarlo ci pensò la piccola Kyouka, la quale lo prese sottobraccio per farlo rialzare.
“Oh, a proposito. Auguri.” Non aveva ben capito di cosa si trattasse, non avendo mai sentito la parola ‘mesiversario’, ma voleva essere gentile con lui.
“Graziehhhh.” Riuscì a sibilare Atsushi, mezzo morto dalla vergogna e con la pazienza totalmente in frantumi.
 
[All’interno di un’auto nera della Port Mafia, nel traffico di una strada principale.]
 
“Ssssono ATSUSHI! Vorrei dedicare al m-mi-mio ragazzo r-r-r-RYUUNOSUKE la canzone NAMAE WO YOBU YO dei Luck Life p-per…per….ff-festEGGIARE il nostro primo MESIVERSARIO! ………gra-grazie millEEEEE!!!”
Higuchi, che fino a quel momento stava guidando destreggiandosi nel traffico dell’ora di punta, in silenzio e con gli occhiali da sole a darle un’aria distinta, nel sentire quella voce stridula alla radio rischiò di tamponare l’auto di fronte. Il piede premette a fondo il pedale del freno.
Ogni volta che doveva portare Akutagawa via in auto, metteva quella precisa stazione radio perché sapeva che trasmettevano musica che gli piaceva. Mai si sarebbe aspettata che potesse succedere una cosa così! Una cosa terribile! …il mio ragazzo? …primo mesiversario??? Aveva intuito che c’era qualcosa di diverso in Akutagawa, ma di qui a pensare ad una cosa del genere…. In precedenza aveva sentito delle voci sul fatto che frequentasse un locale gay, ma lei non aveva voluto crederci, tant’è che di recente tali voci si erano interrotte. Com’era possibile che il ragazzo di cui era innamorata fosse dell’altra sponda? E che avesse una relazione con quel moccioso dai capelli ridicoli e i vestiti assurdi? Come??? Perché???
Sentì il cuore creparsi nel petto. Il suo grande amore si era infranto per sempre.
“M-m-ma quello….non era…?”
“Pensa a guidare bene o sarò costretto a chiedere a qualcun altro di accompagnarmi con l’auto.”
Tutto ma non questo!!! Quei brevi viaggi in auto erano l’unica cosa che le restava, l’unica occasione per stare un po’ con lui.
“NO! Perdonami Senpai. Farò il mio dovere.” Non era il momento di frignare. Una volta rientrata a casa, avrebbe avuto tutto il tempo per affogare il dolore nella vaschetta di gelato alla crema che aveva nel congelatore da un mese. E al diavolo la linea.
“Per questa volta farò finta di niente.” Concluse Akutagawa, col solito tono tagliente e antipatico.
Se all’esterno appariva freddo, o meglio agghiacciante come in qualunque altro momento, all’interno certo non era insensibile alle emozioni. Sentire la voce infantile ed impacciata di Atsushi era stata una gran bella sorpresa. Era stato lui stesso, durante uno dei loro appuntamenti, a dirgli quale musica preferiva e quale stazione radio ascoltava di più. E Atsushi aveva usato quell’informazione al meglio. La canzone sembrava parlare proprio di loro due, del loro rapporto, ed aveva un significato molto profondo, ma la cosa che davvero lo aveva colpito era stata un’altra: Atsushi aveva pronunciato il suo nome! Di solito lo chiamava “Akutagawa”, come lui  per abitudine lo chiamava “Jinko”. Forse era arrivato il momento di fare un passo avanti? E poi…aveva detto ‘mesiversario’? Una parola particolare. Be’ in effetti era trascorso un mese dal loro primo bacio. Doveva prenderne nota. Sia del fatto che Atsushi contava i mesi, sia che prendeva in riferimento il primo bacio invece del primo appuntamento che era avvenuto due giorni dopo. Il problema di non avere mai avuto una relazione sentimentale era proprio questo, non sapere quali cose erano importanti per una coppia. Doveva ancora abituarsi a certe cose. Per fortuna Atsushi, divoratore seriale di romanzi d’amore, le sapeva tutte e gliele stava insegnando, da quelle più romantiche a quelle più strane. Finché si trattava di qualcosa che gli permetteva di vedere il suo bel sorriso accendersi, andava bene tutto. Pur avendo lo sguardo che vagava fuori dal finestrino e dando l’impressione di stare pensando al lavoro, le sue labbra leggermente arcuate si rifletterono contro il vetro. Non aveva mai sorriso per venti anni. Poi si era innamorato di Atsushi, ed ora, poco alla volta, gli capitava sempre più spesso di sentire il bisogno di farlo.
“Domani abbiamo entrambi il giorno libero. Stasera lo inviterò a cena e a dormire da me, visto che Gin è via per una missione. Sì, farò così.”
Il pensiero nella sua mente venne seguito dai fatti. Prese il telefono dalla tasca del cappotto e digitò il messaggio: “Grazie della dedica. L’ho apprezzata molto. Per festeggiare questa occasione, ti andrebbe di cenare insieme al nostro locale questa sera alle 8?” Non fece in tempo a distogliere lo sguardo dallo schermo che il telefono vibrò nella sua mano.
 
 
  Ne sarei felicissimo!!!
  A stasera!
 
 
 
 
Akutagawa sentì il calore del sangue concentrarsi sulle guance. Si portò una mano al viso per coprirsi.
“Voglio farmelo adesso…” Bisbigliò fra i denti, mentre tentava disperatamente di calmarsi prima che nei pantaloni si gonfiasse qualcosa.
*
 
Era uscito dall’ascensore, aveva attraversato il corridoio, infilato la chiave nella toppa, aperto e richiuso la porta, acceso la luce dell’ingresso e sfilato le scarpe. Il tutto rigorosamente senza aprire gli occhi e con Atsushi appiccicato addosso! Un nuovo guinness dei primati, praticamente! Che Atsushi fosse particolarmente piccante lo aveva già scoperto da alcune settimane, ma mai come quella sera. La cena era stata molto tranquilla, avevano parlato del più e del meno, poi, subito dopo il dolce, aveva cominciato a lanciargli segnali di voler andare. Akutagawa ovviamente lo aveva accontentato. Una passeggiata al chiaro di luna mano nella mano per raggiungere la palazzina dove abitava, e lì, all’interno dell’ascensore, Atsushi gli era letteralmente saltato addosso e non si era più staccato! Perfino ora che erano entrati, Akutagawa stava cercando di sfilarsi la giacca di dosso, ma con le sue braccia attorno al collo non era certo facile!
“Mh- Mmh…fuah…”
Ok, in qualche modo si era allontanato dalla sua bocca. Ora poteva respirare.
Atsushi stava ardendo di passione, il suo viso arrossato e gli occhi languidi non facevano che aumentare la sua bellezza, e il suo corpo caldo emanava calore perfino attraverso i vestiti. Qualunque cosa stesse succedendo…doveva approfittarne. Su questo non aveva dubbi!
“Togli le scarpe, Atsushi, così entriamo.”
Detto fatto. Flap. Flap. I mocassini blu che gli aveva regalato di recente raggiunsero di volata le sue scarpe in pelle. Un attimo dopo, Atsushi s’incollò di nuovo alle sue labbra e lo trascinò con sé contro la parete. Akutagawa sentiva la sua erezione premergli contro l’inguine. Stava per cedere all’istinto… NO.  Almeno lui doveva mantenere un minimo di autocontrollo. Fece correre le mani lungo la schiena di Atsushi, seguì la linea morbida delle natiche e andò ad imprimerle subito sotto dove cominciavano le cosce. Una piccola spinta per fargli capire e Atsushi gli saltò in braccio, intrecciando le gambe attorno al suo girovita.
“Mh… Anf… Anf… Akutagawa… Ho voglia…” Gli disse con voce molto sensuale.
“Anch’io.” Una risposta diretta come lo sguardo da predatore che aveva negli occhi. Non restava che raggiungere la camera da letto.
Lasciato l’ingresso, s’inoltrò nell’ampio spazio che faceva sia da cucina che da salotto. Non ci fu bisogno di accendere la luce, poiché quella artificiale che entrava dalle finestre illuminava a sufficienza e, visto che Atsushi ora stava concentrando le attenzioni sul suo collo tempestandolo di baci, poteva tranquillamente guardare avanti! Però…
Sniff sniff.
Odore di curry?
“Gin è tornata prima dalla missione e si è preparata la cena.”
Atsushi smise all’istante di ‘divorargli’ il collo. Lentamente sollevò il capo e puntò gli occhi sui suoi. Più che sorpresa trasparivano una profonda delusione.
Akutagawa si morse le labbra, contrariato: “Se lo avessi saputo avrei preso una stanza all’albergo.”
“Oh… No. Non importa.” Rimise i piedi a terra (lo stesso luogo dove si trovava il suo morale in quel momento) e disse, tenendo il capo abbassato: “E’ meglio che io vada.”
“Scherzi? Non posso lasciarti andare in queste condizioni.” Con la mano gli tastò l’erezione pulsante, facendolo trasalire. Almeno Atsushi risollevò lo sguardo.
“Non posso! Lo sai che mi viene da urlare quando lo facciamo! E poi non è giusto nei confronti di tua sorella.”
“Non devi preoccupati né per l’una né per l’altra cosa. Anche se le nostre stanze sono affiancate, le pareti sono spesse. Ma se ti senti più sicuro, ti aiuterò io a non gridare.”
“Ma… Ma…”
“Niente ma. Non ti lascio andare. Voglio che trascorriamo la notte insieme e che al mio risveglio tu sia fra le mie braccia.” Era irremovibile. Non aveva intenzione di mandare tutto a monte solo perché Gin era tornata con un giorno di anticipo. Non lasciò modo ad Atsushi di opporsi o di trovare altre scuse, lo prese per mano e lo portò dritto in camera.
*
 
Akutagawa aveva infine optato per una posizione frontale per avere il controllo della situazione. Con Atsushi completamente aggrappato a lui, gambe intrecciate attorno al bacino e braccia attorno al busto, con la mano poteva tranquillamente tenergli il capo leggermente premuto contro la propria spalla e fare in modo che i suoi gemiti fossero coperti da quest’ultima. Una posizione impegnativa che lo vedeva costretto a fare forza sulle gambe e su un solo braccio, per sostenersi. Il movimento dei fianchi forse era più controllato del solito ma, ad ogni modo, il rapporto era piacevole e appagante, anche senza troppe peripezie.
“Ah… Aah… Aku-mh! Akutagawa aaah!”
Sentiva la vibrazione della sua voce e il calore del suo respiro contro la pelle. Un bella sensazione.
Jink-ohhhhh.” Premette a fondo dentro di lui e rimase immobile alcuni istanti mentre spargeva l’eiaculazione. I suoi muscoli sfiniti e indolenziti cedettero e lo obbligarono ad abbandonarsi sul corpo di Atsushi.
Lo stesso Atsushi aveva esaurito le forze stando aggrappato a lui in quel modo. La testa finalmente a riposare sul cuscino, lo sguardo perso sulle ombre del soffitto, un lieve sorriso dipinto sulle labbra socchiuse. Era felice. Quando Akutagawa si sollevò da lui e si mise sdraiato, subito si mosse a sua volta, si strinse al suo fianco e poggiò la testa contro la sua spalla. Seppur privo di forze, Akutagawa non mancò di avvolgergli il fianco col braccio, come faceva sempre.
“Ti è…anf….piaciuto?” Gli chiese, mentre ancora riprendeva fiato.
Atsushi rispose con un accenno di timidezza: “S-sì. Come potrebbe non…piacermi…?”
Lo sentì ridacchiare.
“Lo so che preferisci quando ti prendo da dietro, ma…per questa volta…”
“G-guarda che mi piacciono anche le altre posizioni!!!” Indubbiamente, ora che l’ondata di desiderio si era ritirata, l’imbarazzo era tornato a farsi sentire!
“Mh, forse è vero. Ma ammetterai che perdi il controllo solo quando ti metti in quella posizione. E’ incredibile che dopo un mese tu non abbia ancora imparato a controllare il tuo potere durante il rapporto! Anche se devo ammettere che sei carino con gli occhi felini, gli artigli e la coda.” Fece una pausa, consapevole che Atsushi non avrebbe detto niente perché in preda alla vergogna più totale, quindi, tentò un nuovo approccio per stuzzicarlo: “Comunque io preferisco il tuo codino.”
“Mh?”
Akutagawa allungò un poco il braccio e con le dita gli sfiorò la virilità che di fatto si stava riposando contro la sua coscia.
“Questo.”
Glom. “C-c-che stai dicendo?”
“Quando si alza e diventa rosso, assomiglia tanto a quelle piccole salsicce che si mangiano assieme alle uova all’occhio di bue per colazione! E’ così carino!”
La mano che Atsushi teneva appoggiata contro il petto di lui, si chiuse a pugno e cominciò a tremare.
“Akutagawa. Non mi stai facendo un complimento.”
“Oh? Perché? A me piace davvero.”
Niente da fare. Doveva rassegnarsi. Il suo ragazzo era sempre stato sincero, fin dai tempi in cui gli ripeteva che lo odiava e che un giorno l’avrebbe ucciso. L’unica differenza era che allora lo trovava solo irritante, adesso invece era lui a doversi trattenere dall’ammazzarlo!!!
“Per favore, dormi.” L’unica cosa non offensiva che gli era venuta in mente.
“Va bene. Allora buonanotte, Jinko.”
“Buonanotte…” Un improvviso attacco di tenerezza gli fece aggiungere: “Ryuunosuke.”
La serenità calò sulla stanza. Per poco.
“Buonanotte anche alla mia piccola salsiccia carina.” Sussurrò Akutagawa.
Stonk! *ginocchiata di Atsushi sul suo basso inguine*
“UGH…” *lamento soffocato di Akutagawa*
*
 
“Perdonami, avrei dovuto mandarti un messaggio per avvisarti. Non avevo pensato alla possibilità che portassi qui il tuo ragazzo.”
La voce di Gin non era solo dolce ed aggraziata, il modo più appropriato per descriverla era paragonarla all’atto di spargere lo zucchero a velo sulla superficie di una torta. Ecco, questa era la sua voce. E che dire del suo aspetto angelico, i suoi lunghi capelli neri spazzolati con cura, il suo viso gentile e il naso sbarazzino, le sue mani dalle dita affusolate che in quel momento sollevavano elegantemente una tazza di ceramica da cui si levava il vapore del tè? Tutti aspetti che la rendevano simile a suo fratello Ryuunosuke, se si escludeva il fatto che lei emanava luce positiva e lui invece oscurità. Un piccolo dettaglio, appunto, dato che Gin era un’esperta assassina della Port Mafia!
Akutagawa sorseggiò il tè inglese dalla propria tazza decorata con un motivo di fiorellini blu, quindi la ripose sul piattino e rispose semplicemente: “Te l’ho già detto, non hai niente di cui scusarti. Casomai dovrei essere io a farlo. E’ stato indelicato da parte mia dormire con Atsushi pur sapendo che eri a casa.”
Gin accennò una risatina che risuonò come il tintinnio di un campanellino: “Non sono una bambina innocente!”
“Mh, a tal proposito...” Cominciò lui, prima di addentare una fetta di pane tostato sui cui aveva spalmato della marmellata di fichi. Masticò e, una volta deglutito, proseguì: “Come vanno le cose fra te e Tachihara?”
Le gote di Gin s’imporporarono visibilmente.
Akutagawa sospirò: “Quando ti deciderai a dirgli che sei una ragazza e che provi dei sentimenti per lui? Quel povero ragazzo non ha nemmeno mai sentito il suono della tua voce.”
Era un argomento delicato per lei. Non che le mancasse il coraggio di affrontarlo, però… Tachihara provava antipatia per lei e lo aveva sentito in più occasioni definirla uno ‘stronzo malinconico’. Se gli avesse detto qual era il suo vero genere le cose tra loro sarebbero davvero cambiate? Era comunque rischioso. Le persone che erano a conoscenza della sua vera identità si potevano contare sulle dita di una mano. Era stato deciso molti anni prima, quando era solo una bambina, per la sua sicurezza. E confessare questa cosa ad un ragazzo piuttosto superficiale, impulsivo e sboccato, non era esattamente una cosa saggia. Perché suo fratello la stava forzando? Allungò lo sguardo verso di lui, furtivamente,  e osservò il suo volto rilassato e gli occhi chiusi mentre gustava la marmellata di fichi. Indubbiamente si era addolcito da quando aveva una relazione col ragazzo tigre.
“Non è fissando me che risolverai il problema. A meno che non ci sia scritta una risposta sulla mia faccia.”
Gin sussultò e il suo volto divenne ancora più rosso. L’aveva beccata in flagrante!
“Io…credo che ora uscirò. Ho molti posti in cui recarmi, oggi!”
In quel momento il cuociriso emise un beep che attirò la sua attenzione.
“Perché hai cucinato il riso a quest’ora?”
“E’ per Atsushi. Voglio preparargli una colazione abbondante per rimetterlo in forze. Più tardi vorrei portarlo alla ruota panoramica.” Sorseggiò un altro po’ di tè e aggiunse: “Comunque torneremo qui per pranzo. Il riso rimanente servirà per preparare il suo piatto preferito, l’ochazuke.”
Gin lo guardò con tanto d’occhi. Quello era davvero suo fratello o un clone fatto di zucchero?
“Potrei fermarmi io a comprare del tè verde, visto che in casa non ne abbiamo. E poi vorrei occuparmi anche dei preparativi per il pranzo. Finalmente mi presenterai ufficialmente il tuo ragazzo, voglio fare le cose per bene!”
Akutagawa rimase piacevolmente sorpreso nel sentire quelle parole. Non immaginava che sua sorella ci tenesse così tanto a fare una buona impressione. In effetti era vero che lei e Atsushi non si erano ancora incontrati in quel modo…come dire…in un ambito domestico che non aveva nulla a che vedere con la Port Mafia e l’Agenzia.
“Ti farebbe piacere?”
Gin, in una posa particolarmente kawaii con un vestitino bianco e i capelli sciolti che ricadevano sulla spalla, gli regalò un luminoso sorriso: “Ma certo, fratellone!”
Lui le fece un cenno col capo e rimase in silenzio ad ascoltare i suoi passi saltellanti verso l’ingresso, poi il rumore dei tacchi delle sue scarpe preferite ed infine la porta che veniva chiusa.
Ridacchiò: “E così è riuscita a cambiare discorso.”
Si rialzò da tavola, raccolse le stoviglie della colazione e le mise all’interno del lavello.
Clack.
Udendo il rumore della porta della sua stanza, si voltò per accogliere Atsushi.
“Buongiorno, bello addormentat-” Dei del cielo, della terra e dell’acqua… Le parole gli si spezzarono in gola a causa di quella visione spettacolare che gli si presentò agli occhi. Atsushi aveva addosso solamente la sua camicia da lavoro che, data la lunghezza, su di lui calzava come un vestitino sexy. Le balze sul fondo gli sfioravano appena le cosce, lasciando così scoperte le sue bellissime gambe, in quel momento incrociate alle caviglie con fare timido. A completare l’opera, una mano sollevata a sfiorare il mento e le labbra.
“Buongiorno, Akutagawa.” La voce risuonò più dolce del solito.
Akutagawa si rese conto di avere la bocca aperta come un merluzzo! La richiuse e diede un colpo di tosse per togliersi d’impaccio, quindi si dedicò a qualcosa per non stare lì a fissarlo e rischiare di metterlo in soggezione.
“Ti preparo la colazione in un attimo, puoi sederti a tavola.”
Prese dalla credenza una ciotola capiente e vi mise una buona porzione di riso gommoso e fumante, poi recuperò un uovo dal frigorifero. Non badò più di tanto ai movimenti di Atsushi, fino a quando non sentì il peso della sua testa sulla schiena e le sue mani afferrargli la maglia.
“Ehm…Akutagawa…ascolta…”
“Sì?” Ruppe l’uovo sul bordo della ciotola e vi versò dentro il contenuto.
“Ho pensato ad una cosa e…vorrei sapere il tuo parere.”
“Sì.”
“Vedi…da quando ci frequentiamo, abbiamo passato spesso la notte insieme e quasi sempre abbiamo preso una camera d’albergo, salvo le poche volte in cui siamo venuti qui.”
“Mh.” Allungò la mano sulla mensola delle spezie e le passò una ad una col dito.
“Per questo motivo, Kyouka ormai trascorre più tempo nell’appartamento di Yosano che in quello che divide con me. All’inizio mi sentivo un po’ in colpa…invece entrambe mi hanno detto che per loro non è un problema.”
“Naturale. Sono ragazze.” Scelse un barattolo, lo aprì e si versò sul palmo della mano una certa quantità di semi di sesamo.
“Mi hanno anche detto che…insomma…vorrebbero che Kyouka si trasferisse definitivamente da lei. Allora…ho pensato che…ecco… N-non ti chiedo di lasciare da sola tua sorella… Questo no…però… Sarei felice se tu…per cominciare…dormissi da me nel fine settimana e ti fermassi anche nel tuo giorno libero.”
La mano di lui si rovesciò sopra la ciotola, spargendo così i semi sopra l’uovo ed il riso.
Jinko… Mi stai chiedendo di vivere con te?”
Il viso di Atsushi diventò all’istante di un rosso così acceso da far concorrenza ad un semaforo!
“I-io… Io… Non… Voglio dire sì, ma…” Affondò il viso sulla sua schiena, imbarazzatissimo.
Akutagawa pensò bene di giocare d’astuzia: “Vorrei risponderti di sì, ma…se non è ciò che mi hai chiesto…”
“Certo che lo è!” Gridò Atsushi, risollevando il capo all’improvviso e lasciando la presa alla maglia di lui, salvo poi diventare viola nel rendersi conto di cosa aveva appena detto. A nulla servì coprirsi il viso con le mani, Akutagawa le spostò prendendole dolcemente fra le sue.
“Un passo alla volta. Faremo come hai detto tu. Qualche giorno e qualche notte per cominciare, va bene?”
Atsushi fece un cenno col capo, fra la situazione imbarazzante e lo sguardo magnetico del suo ragazzo, ormai non era più in grado di proferire parola! Cosa che non valeva per il suo stomaco…
Grooooooooowl!
Bene. Momento romantico rovinato. Silenzio di tomba.
“Direi…che è il momento di sederti e mangiare qualcosa.” Puntualizzò Akutagawa, quindi si occupò di prendere le bacchette da un cassetto e di riempire un bicchiere d’acqua, mentre Atsushi prendeva posto sulla sedia docile ed obbediente come un cagnolino.
Vivendo insieme, quei piccoli imbarazzi tra loro sarebbero svaniti. Forse.
 
[Alla sede principale della Port Mafia.]
 
“Yaaaaaaawn… Accidenti, sono sfinito. Fottute organizzazioni rivali, mi hanno tenuto in piedi tutta la notte.”
Chuuya rientrò nel proprio appartamento, a pezzi e coi nervi a fior di pelle per la rabbia. Ad accoglierlo, solo un profondo silenzio ed un’inquietante atmosfera causata dai tendaggi socchiusi che impedivano alla luce del giorno di filtrare. Appese cappotto e cappello all’ingresso e ripose le scarpe nella piccola scarpiera semivuota. Passando accanto al tavolo del salone, recuperò una bottiglia di rosso già stappata la sera prima a cena e bevve a collo senza tanti riguardi. Il suo passo era comunque già barcollante per la stanchezza, avendo dovuto far largo uso del suo potere per l’intera nottata. Schivò per un pelo un vaso francese del ‘700 che aveva vinto ad un’asta. Tanto per dire… Quando finalmente riuscì ad entrare nella camera da letto, si lasciò cadere sul materasso a peso morto, complice un giramento di testa.
Bevve un altro po’ vino e si piazzò la bottiglia sotto l’ascella per tenerla ferma. Era risaputo che non reggeva l’alcol e che bastava un bicchiere per fargli perdere la testa, se poi si somma la stanchezza che aveva addosso era comprensibile che fosse ridotto ad uno straccio.
Prese il telefono dalla tasca interna della giacca e, sbirciando lo schermo, la sua espressione si fece disgustata.
“Devo ancora aprire quell’audio che Dazai mi ha inviato ieri.”
Era accaduto in un momento non adatto, mentre era impegnato ad esaminare dei documenti riguardanti alcuni scagnozzi che stavano dando fastidio alla Port Mafia. Aveva letto giusto il messaggio di Dazai, il quale diceva:
 
 
  Ascolta questo.
  Morirai dal ridere!!!
  Però vorrei che anche tu   facessi una cosa così carina       per me…
 
 
 
Ovviamente lo aveva ignorato, ma adesso…
Selezionò il vivavoce e fece partire la registrazione.
“Ssssono ATSUSHI! Vorrei dedicare al m-mi-mio ragazzo r-r-r-RYUUNOSUKE la canzone NAMAE WO YOBU YO dei Luck Life p-per…per….ff-festEGGIARE il nostro primo MESIVERSARIO! ………gra-grazie millEEEEE!!!”
Gli occhi di Chuuya si spalancarono in modo inquietante, come se fosse posseduto. Qualche istante e il nervo del sopracciglio sinistro cominciò a muoversi a scatti.
“CHE CAZZO E’ QUESTA ROBAAAAAAAAA???”
Inutile dire che stanchezza e ubriachezza svanirono all’istante!
Dimenticandosi della bottiglia che aveva sottobraccio -la quale rimase in piedi miracolosamente-, si mise seduto e prese il telefono fra le mani, alla ricerca di un nome nella rubrica, poi avviò la chiamata.
“AKUTAGAWA, DEFICIENTE! Dovresti chiudere la bocca a quel moccios-……che significa che adesso non puoi parlare? ….Eh? Stai per salire sulla ruota panoramica? Chissenefrega! Ti rendi conto del guaio in cui ti trovi? …come? Sei stupido forse? Quel ragazzino idiota ti ha fatto una dedica alla radio! ALLA RADIO!!! E se il Boss lo venisse a sapere? Che… Eh? …Posso chiamarlo idiota tutte le volte che voglio! Non mi interessa se è il tuo ragazzo! La prossima volta che lo vedo lo prendo a pugni così forte che gli fermo la crescita! Hai capito? E tu DEFICIENTE, non venire  a piangere da me se il Boss ti caccia dalla Port Mafia!!!”
Chiuse la chiamata e si obbligò a reprimere il desiderio di sbriciolare il telefono nella mano facendo finta che fosse la testa di Atsushi.
“Quel dannato moccioso dalla frangia assurda. E’ una spina nel fianco peggio di Dazai!” Disse rabbioso.
Un momento… Non aveva ancora risposto al messaggio, giusto?
“Dazai vuole una mia dedica, eh?”
Un’idea diabolica gli attraversò la mente, un sorriso perfido si dipinse sulle sue labbra.
 
[Nell’ufficio dell’Agenzia.]
 
Dazai stava lavorando al computer, quando la vibrazione del telefono lo interruppe. Nel vedere che era un messaggio di Chuuya, il suo volto s’illuminò.
 
 
 Ho pensato molto a cosa dire   per dimostrarti ciò che provo   per te. Penso che questo audio   racchiuda l’essenza dei miei   sentimenti.
 
 
Gli occhi di Dazai diventarono a forma di cuore. Era così felice! Finalmente Chuuya aveva deciso di aprirsi e fargli una dichiarazione d’amore come si deve! Dopo tanti anni in cui lui aveva dovuto strappargli quelle parole di bocca durante gli amplessi.
Col morale alle stelle, accostò il telefono all’orecchio e fece partire la traccia audio.
BUUUUUUUUUURRRRP.”
Se il cielo gli fosse crollato addosso gli avrebbe fatto meno male. Sul serio, era distrutto.
L’aura attorno a lui si fece cupa, una lacrimuccia fece capolino dalle ciglia.
“Come ho fatto ad innamorarmi di una persona così volgare?” Si chiese tristemente, con la bocca increspata dall’imminente pianto.
Ovviamente gli occhi dei suoi colleghi erano tutti puntati su di lui, nel vederlo ridotto così.
Eh già…a volte l’amore è complicato!
  
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