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Autore: Risa_chan    13/04/2020    0 recensioni
Era entrato in un’aspirale e non sapeva come uscirne, no, non voleva uscirne, perché Hinata prendeva un pezzo di cuore a chiunque incontrasse. Se lo prendeva e se lo portava via.
Ed eri felice di darlo.
* NO SPOILER FREE* *OIHINA*
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Shouyou Hinata, Tooru Oikawa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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 RISA NOTEBOOK




*SPOILER ALLERT* SE NON SEGUITE LE USCITE GIAPPONESI DEL MANGA NON PROSEGUITE!!!
 



Per spiegare questa fanfiction basterebbe  ricordasi cosa accade nei capitoli  dal 371 al 374. La storia si inserisce in questo periodo della trama, in altre parole sono dei Missimg moment.
Ecco, quei capitoli sono tipo un sogno che si avvera, qualcosa che una fujoshi non potrebbe neanche immaginare, eppure ecco la lì, la "realizzazione" della OiHina. Alt, prima che parta il linciaggio, fatemi specificare che, Tobio-chan è l’unico e il solo per Sho e il cuore di Toruu appartiene a Iwa-chan. Ma davvero, questi capitoli non possono essere ignorati.
Non posso, mi spiace.
Scrivendo di personaggi che non mi appartengono, ed essendo da me interpretati, ci può essere il rischio di OOC, ma farò del mio meglio per rispettare l’anima di ogni personaggio.  Vi prego di tenere conto che ho scelto di mostrare un lato inedito dei personaggi.
Il titolo significa momento in uno slang americano.
 Vedi  in questo -----> link   
 Spero che la storia vi piaccia. Lasciatemi un commento sulle vostre impressioni, la vostra opinione è molto importante. <3

Kiss

Risa

Capitolo uno

 
 



«Nice Kill!»
 
La voce gli arrivò alle orecchie come in un’illusione creata dalla sua mente; si fece strada nella testa di Toruu pretendendo la sua attenzione.
Non aveva fatto caso alle persone che giocavano sulla spiaggia, troppo preso dalla conversazione con i suoi compagni, però bastò ascoltare quell’espressione a lui famigliare per fargli prendere coscienza di ciò che stava accadendo a torno a lui.
Oikawa si voltò di scatto all’indirizzo di quella voce arrestando il passo.

«Toruu?» chiese perplesso uno dei suoi compagni.

Il ragazzo dell’urlo era di spalle, i capelli al vento, decisamente una figura famigliare... Era la prima volta che gli capitava di incontrare un ragazzo giapponese come lui.

«Eeeh, ma sul serio?! Giapponese?» esclamò dalla sorpresa.

Che fosse giapponese era la cosa meno improbabile; lì davanti a lui, bello come il sole, c’era Hinata Shoyo.

«Il Grande Re?!»

L’abbronzatura risaltava il colore dei suoi occhi, nel viso era comparso un velo di lentiggini, a lui sconosciuto. Il resto dei dettagli, le labbra, i capelli scompigliati, l’espressione di pura determinazione, erano come li ricordava.
Era stato davvero una spina nel fianco durante le partite.
Gli avversari che avevano disputato qualche partita contro di lui, utilizzavano sempre gli stessi aggettivi, insopportabile, fastidioso, odioso; tutti giocatori che non riuscivano a staccargli gli occhi di dosso dentro o fuori dal campo.

«Cosa ci fai qui?» chiese Hinata.
«Questo dovrei chiederlo io…»
«Sono venuto qui per imparare a giocare a Beach volley,» rispose entusiasta.
Toruu sgranò gli occhi sorpreso poi rise: «Sei davvero spaventoso, Chibi-chan.»

 Per abbandonare tutto e ricominciare da capo dall’altra parte del mondo era necessaria tanta determinazione e spirito d’iniziativa: non poteva aspettarsi niente di meno da uno come lui.
Era la uan sua caratteristica, che attirava l’attenzione su di sé. Beh, oltre al sedere sexy che si ritrovava.
“Oh, davvero?” sussurrò una vocina nella sua testa.
Non poteva certo negarlo, no?
Da quel punto di vista era persino migliorato: era snello e atletico; era chiaro che stava seguendo un buon regime di allenamento e di alimentazione.

«Lo conosci, Toruu?» chiese un suo compagno.
«Sì, è un ragazzino delle medie del mio quartiere,» rispose.
«Beh, noi andiamo a cena.»
«Ok.»
Hinata gli sorrideva felice: «Perché sei qui, Oikawa?»
«Al momento sto giocando con la lega argentina» disse senza guardarlo in viso, temendo che il garbuglio che aveva nello stomaco potesse notarsi.
“O forse è solo fame!” cercò di convincersi.
«Figo! È qui accanto…»
Oikawa non ce la faceva a guardare quell’espressione di puro incanto senza che gli venisse l’istinto di baciarlo.
«…puoi smettere di fare quell’espressione?»
Shoyo sembrò non afferrare il concetto: «io…ti andrebbe di giocare?»
«Stavo giusto andando a mangiare, perché non mi porti in qualche posto carino?»
«Conosco un posto delizioso salutare e super economico!»
«Dell’ultima non ti devi preoccupare, offro io, mi sembra il minimo…»  cominciò a dire, «Che c’è?»
Le labbra rosee di Shoyo tramavano appena: «No, è che mi hanno rubato il portafoglio al lavoro part time.»
 Senza riuscire a trattenersi, Toruu scoppiò a ridere.
 
˜˜˜
 
Il ristorante proposto da Hinata era accogliente e informale; il chiacchiericcio sullo sfondo non era fastidioso o rumoroso, bensì, creava un’atmosfera piacevole.
Hinata era sempre esuberante e divertente; era fin troppo facile parlare con lui di tutto, dalla salsa di soia preferita a com’era l’argentina, o che tipo di giocatori aveva incontrato fino Kageyama Tobio.
«Hai visto qualche partita di Kageyama, ultimamente?»
«Ma figurati…» mentì.
Non voleva parlare del suo onnipresente, geniale Kohai. Non con Hinata Shoyo.
Hinata e Kageyama erano il duo della formidabile veloce stramba: avevano incantato gli spettatori e fatto incazzare i giocatori delle squadre avversarie.
Erano diventati due mostri dall’istinto imbattibile. Quando un idiota incontra uno ancora più idiota, la chimica e l’intesa è inevitabile.
  
Toruu aveva avuto, in campo, un’intesa simile con Iwazumi; la stessa fiducia ceca e la capacità di capirsi al volo, meno i benefici.
Oikawa ne era rimasto sbalordito la prima volta che lo aveva sentito, e si sconvolgeva ogni volta che gli era capitato di pensarci, eppure era un fatto nascosto in bella mostra.
 Lo sapeva la squadra del Karasuno e quelli un po’ più acuti, sebbene il duo strambo non fosse particolarmente bravo nell’arte del sotterfugio.
 In ogni caso, la relazione che il suo fastidioso Kohai aveva con Chibi-chan usciva decisamente dai canoni tipici di un’amicizia.
Parlare di Tobio-chan con Hinata gli faceva inevitabilmente pensare a cosa loro due avrebbero potuto fare insieme: decisamente preferiva non pensare a certi dettagli.

La ragione era ben diversa da come poteva apparire, non era bigotto, o biasimava certi rapporti, tutt’altro, anche a lui piacevano gli uomini.
Un altro fatto sconvolgente, se ne rendeva conto.
 Si diceva che Oikawa Toruu fosse un frivolo ragazzo che amava circondarsi da fan femminili tutte innamorate di lui.
Era una facciata da cui si era sempre nascosto anche da sé stesso: amare gli uomini non era facile in nessuna parte del mondo: eppure molti hanno continuato a farlo, anche in tempi peggiori. Perciò, all’età di sedici anni aveva iniziato a frequentare di nascosto ragazzi della sua età, sempre storielle senza importanza nel riserbo più assoluto.
In tutto quello, da quando riteneva Chibi-chan attraente?

Non poteva negare che aveva un certo fascino: il fisico asciutto, un bel sedere, gli occhi grandi dalla punta da gatto, di un marrone caldo e luminoso.  Hinata aveva l’assurda capacità di catturare l’attenzione su di sé grazie alla sua determinazione incrollabile e alla fame insaziabile di giocare, di colpire la palla.
Era davvero l’esca migliore, in tutti i sensi.

Quindi sì, aveva notato la bellezza di Chibi-chan, come per dire l’aveva notata in Tobio, ma, da questo, a desiderare di avere un incontro intimo del tipo: io, te, letto, nudi, ce ne passava di acqua sotto i ponti.
La vocetta dentro la sua testa obbiettò: “Neanche se ne presenti l’occasione?”
Sì, magari, se ci fosse un’occasione…

Hinata non staccava mai gli occhi dai suoi, sorrideva e parlava allegro incurante, del moto che gli procurava nelle viscere.
«Allora, perché sei andato in argentina?» chiese Hinata.
“Maniaco della pallavolo, come il tuo ragazzo, eh?” pensò sarcastico.

«Una volta andai vedere una partita con Iwa-chan,» iniziò a raccontare, «all’inizio l’asso della squadra argentina non era nella sua migliore forma; ad un certo punto fecero un cambio dell’alzatore.»
Quella partita era stato il suo momento di serendipidità in cui aveva capito che tipo di giocatore avrebbe voluto essere.

«Il nuovo giocatore senza nessuna azione spettacolare riuscì a ritirare su l’asso, portando la squadra vittoria. Tutti si focalizzarono sullo schiacciatore, ma a mio avviso, il vero protagonista fu quell’alzatore che nell’ombra riuscì a far brillare l’asso.»
Oikawa si appoggiò sullo schienale della sedia: «Ho potuto conoscerlo, perché venne ad allenare una squadra in Giappone; è diventato il mio mentore, la persona da cui andavo quando non sapevo che strada prendere.»

«Capiva subito che non ero serio, che non avrei mollato la pallavolo,» sorrise.
Avevano finito di cenare, e stavano lì seduti a farsi confidenze, stava per dire qualcosa, ma si trattenne perché lo sguardo di Hinata cambiò all’improvviso, divenne serio e più intenso del solito a tal punto che sentì un brivido passargli lungo la schiena.

Lo aveva guardato come spesso veniva guardato da…

“No, te lo sarai immaginato!” pensò.
Hinata tornò a guardarlo con quello stupido sorriso che gli faceva battere il cuore: «Perché non giochiamo? Da queste parti si gioca fino a tardi!»
«Sei diventato presuntuoso, chi ti fa credere di potermi sfidare?»
 
˜˜˜

Alla fine aveva fatto la figura del coglione.
Erano andati in spiaggia, per giocare un po’; Oikawa si era sentito come una balena finita sulla spiaggia. Il Beach Volley era completamente diverso dalla pallavolo, ma non si era pentito affatto.

“Vederlo sorridere in quel modo, fa valere la pena qualsiasi cosa.” pensò girandosi nel letto della sua camera d’albergo, in preda ad un’insonnia senza ragione.
Non riusciva a smettere di rivivere quella serata inaspettata, alle emozioni che aveva provato.

Si stava lamentando di quanto fosse difficile giocare sulla sabbia, quando Hinata gli confessò: «Oggi, per un momento, per un solo istante, mi sono sentito depresso.»
«Ma dopo averti incontrato mi sono sentito, davvero meglio!» finì con il sorriso sulle labbra.
Perché il cuore gli aveva battuto così forte?
Non sapeva neanche come fosse riuscito a mantenere un contegno; si strinse la mano sulla maglia, all’altezza del petto. Provò a cambiare nuovamente posizione cercando di scacciare i pensieri, ma niente loro prepotenti tornavano.

La situazione si stava facendo decisamente strana, l’impulso di afferrare l’altro per tenerlo vicino era così forte, ma Oikawa fu salvato in corner da due ragazzi che gli avevano sfidati ad una partita.
Nonostante l’impegno che ci avevano messo, persero e dovettero pagare ai vincitori da bere.

Si era fatto tardi, entrambi dovevano alzarsi presto la mattina ed  era un buon momento per separarsi. Invece rimasero ancora a parlare, perché una calamita invisibile li attirava l’uno vicino all’altro.

«Da quanto sei qui? Dove alloggi? Dammi il tuo numero di cellulare!» cominciò a bombardarlo Shoyo.
«Respira, sono qui da una settimana, alloggio qui vicino.»
«Vorrei colpire ancora le tue incredibili alzate, giochiamo un'altra volta?»
«Okay, se avrò tempo giocherò ancora con te…»
«Grazie!»
Si erano seduti sulla sabbia, uno accanto all’altro; con la mano quasi poteva sfiorarlo, e nonostante ciò che voleva chiedergli fosse un’altra, Oikawa optò per la loro passione comune: «Senti un po’, ma non sarà difficile tornare a giocare in palestra, dopo esserti abituato alla sabbia?»
«Ci ho pensato. È la mia preoccupazione più grande per questo ogni tanto vado ad allenarmi in palestra con dei ragazzi più giovani.»
Oikawa era seriamente colpito: «Non lasci niente al caso, eh?»
«Avevi raggiunto un buon livello, eppure hai deciso ugualmente di cominciare tutto da zero, non deve essere stato facile.»
«È vero. Mi piace molto salire di livello,» rispose Shoyo con lo sguardo puntato davanti a sé, «la sensazione che provi quanto ti rendi conto di riuscire a fare qualcosa è bella, non importa quanto tu l’abbia provata.»
«Sei sicuro di non star dicendo questo a te stesso?»
 Hinata gli sorrise: «certo che no.»

Afferrò il cuscino sbattendoselo dalla faccia in un moto di stizza. Non sapeva neanche quando aveva iniziato a provare, ciò che provava, per Hinata; però in una sera soltanto aveva compreso quanto valesse, di quanto poco lo aveva apprezzato in passato. Si era trovato a invidiare chi aveva avuto tanto tempo per stargli accanto.
 Era convinto che l’unica cosa che invidiava a Tobio-chan fosse il talento; invece ciò che possedeva era qualcosa di ancora più prezioso.
Più passava il tempo con Hinata Shoyo, più gli piaceva. Era l’innegabile verità.
Con il cuscino ancora dalla faccia, si preparò ad una notte insonne.

 
   
 
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