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Autore: Dark prince    15/04/2020    1 recensioni
Coppie: Principalemente Sugawara/ Oikawa.
Ambientazione: Omegaverse.
Ambientazione: Piccola raccolta di One-Shot di vita quotidiana.
"Era complicato poiché quella degli alfa era una tipologia di ferormone che incuteva timore, dominazione, rabbia e supremazia da tutti i pori. Erano effettivamente come degli animali incastrati in un meccanismo contorto, però costretti anche dalla ragione e dal raziocinio umano di combattere tale natura."
Genere: Commedia, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Koushi Sugawara, Tooru Oikawa
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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In bagno non c’era, in camera da letto neanche, arrivò perfino a controllare nella cesta dei panni sporchi, come se questo potesse mai contenere un uomo adulto ma nulla, Oikawa non trovava Koushi da nessuna parte.

Non aveva neanche fatto in tempo a togliersi il borsone dalla spalla che si ritrovò in una casa silenziosa, senza odore di cibo e una ombra, ormai diventata familiare, che camminasse con il suo passo felpato.

Koushi era letteralmente sparito.

Tooru si era allontanato solo per una settimana per via di una partita di pallavolo organizzata in Argentina, evento normale visto che ormai lavorava in una squadra che apparteneva al quel territorio Ma si era preoccupato di mandare dei messaggi all’omega che era limitato a rispondere solo con dei “si” e dei “no”, e raccomandato Shigeru di passare a controllare di tanto in tanto la casa, complice il fattore che il ragazzo fosse un omega come Sugawara.

Niente aveva condotto l’alfa al pensiero che sì, probabilmente era andato via, era tornato a casa sua come le persone normali visto che loro due non avevano nessun tipo di legame che, semplicemente, si era stufato di restare lì con lui.

Inammissibile.

Questo pensiero era ridicolo già nella mente, figurarselo nella realtà era da completi folli poiché nessuno avrebbe mai lasciato una persona come Tooru Oikawa.

Sì fermò nel centro della stanza per concentrarsi, inspirando a fondo un paio di volte prima di cominciare ad analizzare la stanza, ad avvertire l’odore familiare che ormai Suga aveva lasciato per tutta casa: Non era andato via da molto, lo poteva avvertire vividamente, perciò prese la decisione di afferrare le chiavi di casa ed uscire a cercarlo, iniziando dai locali che erano vicino al quartiere dove abitavano. Era un quartiere benestante e tranquillo, sarebbe stato facile trovarlo se l’altro era rimasto nei paraggi.

Cosa avrebbe fatto una volta trovato? Cosa mai gli avrebbe potuto dire?

Era in diritto di Sugawara di infilarsi dove voleva, con chi voleva, di lasciarlo lì.

Sì, lo sarebbe stato se non avesse compiuto il maleducato gesto di andarsene senza ringraziare la magnifica persona che lo aveva ospitato!

Vero, alcune volte lasciava le sue mutande in giro e aveva beccato proprio l’omega a ripulire e fissarlo con aria sia disgustata che critica, ma poi incorniciava il tutto con un sorriso gentile senza dire una singola parola.

-” Oh, credimi se mi dirai qualcosa non appena ti prendo” - Non si controllò, lasciandosi andare con i ferormoni che fino adesso aveva tenuto a bada: Stava letteralmente perdendo il controllo e la cosa che lo rendeva nervoso era non capire la fonte, il perché di tale nervosismo e reazione da parte sua. I ferormoni ebbero effetto sul suo corpo e rese i suoi sensi più fini, più acuti, ritrovandosi a fermarsi di colpo quando individuò una traccia che portava ad un Combini. Ed è lì che intravide proprio la persona che stava cercando.

Ignorò gli sguardi che gli altri Alfa e Omega gli stavano lanciando, troppo impegnato con la propria mente a cercare un minuscolo pezzetto di ragione ch elo riportasse allo statu naturale, ricacciando dentro la bestia che stava scalpitando ad uscire ma i suoi passi si erano già mossi in direzione del il ragazzo, muovendosi svelto, digrignando i denti per scaricare la rabbia, la carica di testosterone che gli era arrivata in quel frangente e l’immensa preoccupazione di non sapere dove fosse finito.

Koushi avvertì la presenza di Okiawa poco prima che questo gli si parò avanti e la prima reazione del ragazzo fu di fissarlo con una espressione sorpresa ma questa venne subito sostituita da una spaventata quando al suo naso arrivò l’odore che l’alfa emanava: sparì quasi nel maglioncino azzurro che indossava e quel gesto produsse il tintinnio del metallo creato dal collare, tornando a sentire quella sensazione di impotenza che detestava.

Panico derivata da una esperienza traumatica.

L’aveva chiamata così il medico che lo visitò.

L’omega reagiva in modo eccessivo agli stimoli altrui perché aveva subito qualcosa di tremendo. Qualcosa con cui ancora non aveva fatto i conti neanche lui stesso.

Chinò il capo, senza avere il minimo coraggio di guardare il moro negli occhi, tenendo strette fra le mani le buste cariche di spesa, torturando i manici di stoffa per impedire all’attacco di panico di fare breccia.

1… 2… 3… 4

- “Mi ero preoccupato.” - Quelle furono le prime parole che Tooru usò, evitando fare mosse avventate o stupide, dandosi il contegno del quale lui era naturalmente dotato. -”Voglio dire, sei libero di andare via quanto ti pare, ma mi ero preoccupato lo stesso.” - Nella sua mente le parole erano state formulate diversamente, con più cattiveria, ma quella era meglio riservarla a Kageyama quando lo avrebbe visto. Lui se la meritava tutta.

Conficcò le unghie nel palmo della mano per riportare la ragione dalla sua parte, scacciando via quell'istinto primodiale che usciva troppo facilmente negli alfa e, a Tooru, questa cosa non era mai piaciuta: Si riteneva, prima di tutto un essere umano, poi un alfa e questa parte non doveva mai prevalicare sul raziocinio.

-” E’ abbastanza ovvio uscire fare la spesa dopo una settimana: mangi tanto quando sei a casa.” - Eccolo lì. Ecco che gli occhi nocciola di Koushi si mostrarono e le parole uscirono da quelle labbra tenute ferme e in silenzio per tutto quel tempo. ” E al momento non posso tornare a casa. Preferirei trovarne un’altra dove trasferirmi.” -

Doveva forse festeggiare Oikawa per averlo sentito dire più di una sillaba?

Porse la mano al ragazzo, sorridendo soddisfatto, poggiando l’altra sul proprio fianco come a impostare una degna posa da Re e conquistatore. -” Per questa volta ti aiuto, anche se non te lo meriti” - E il tono che usò era più adatto ad un bambino che ad una persona adulta di 24 anni.

Ma quella, per lui, era stata una vittoria come madre natura.

 


 

 

 

-”Pagarmi l’affitto?”- Tooru inclinò il capo verso destra, lasciando cadere i capelli appena lavati e non asciugati da quel lato, ritrovandosi ad osservare Suga ai fornelli, che sembrava essere decisamente più tranquillo in quel momento in quello spazio che ben conosceva. Questo si voltò a sentire la sua risposta e annuì, più deciso. -”Sì. Sono andato alla scuola dove lavoro e ho portato tutte le carte per attestare che sono stato… male. - “Prese un profondo respiro e scostò lo sguardo, tornando ai fornelli. - “Così potrò pagarti anche l’affitto. Solo per il tempo di trovare un’altra sistemazione.”- Si affrettò di dire l’omega, concitato.

Oikawa non era della stessa decisione, tanto che si avvicinò al bancone della cucina, distante dall’altro di almeno due metri. ”Te la senti? Beh, una domanda nulla visto che ora sembra che tu riesca a pronunciare più parole assieme. Poi, non mi servi che paghi nessuno affitto. Tu cucini, a me sta bene così. E poi mi piace avere un’ombra domestica che cammina per casa.” - Non citò il fattore che quel posto era troppo caro per un insegnante.

In fondo lui, lavorando come sportivo per una squadra straniera, poteva di certo permettersi certi lussi, come l'avere una persona in più in casa o un appartamento decisamente grande, fin troppo, per lui che ci viveva da solo da ormai 2 anni.

Si ritrovò a sorridere come una statua quando l’altro gli lanciò uno sguardo di rimprovero, forse per quello che aveva detto, per il modo oppure aveva iniziato a leggergli nella mente.

- ” Insomma, è più facile comunicare così che con dei bigliettini lasciati in giro p-” Venne interrotto da Suga che continuò a guardarlo a quel modo poco convinto. -” Credo che tu stia peggiorando la tua situazione, Oikawa. Lo so che… sono stato complicato. Che non sono stato me stesso.” - tornò a cucinare, evitando di parlare ancora o di guardare l’altro perché, a lui essere un omega non gli era mai pesato, anzi: non ci aveva mai fatto caso.

Aveva vissuto fino a quel momento senza avvertire nessun peso sociale, nessun senso di inferità dovuta al suo fisico più minuto o i suoi lineamenti più delicati.

Aveva vissuto come una semplice persona a cui piaceva vivere in quel modo, godendosi ogni istante.

L’alfa fu tentato di avvicinarsi ma pensò che non fosse una grande idea per questo prese uno dei bigliettini puliti che avevano usato fino ad allora per scriverci sopra. Una volta fatto, lo piegò e modellò per formare un piccolo aereoplano che finì fra i capelli di Sugawara: questo quasi non cadde nella pentola dove stava cuocendo la cena, ma per sua fortuna, il ragazzo aveva ancora dei riflessi.

Sul biglietto vi era disegnata una faccina storpia, disegnata dalle abili mani di Oikawa, con una singola frase sotto.

Mi piace risolvere i Puzzle”

 

 

 


Note: grazie a chiunque sia giunto al secondo capitolo.
È la prima volta che scrivo una FF che vede questa coppia come protagonista, per non parlare del mondo omegaverse in generale.
L'importante è che vi abbia intrattenuto almeno un po'!
Enjoy.
  
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