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Autore: MoeniaDea    17/04/2020    2 recensioni
[crossover con "L'ombra del Vento"] [Montmartre OCs] Fjordor Dostoevskij sta per incontrare un informatore, che gli dovrebbe dire il luogo dove si trova il Libro. ma giunto all'appuntamento, scopre che, insieme a Francis Scott Fitzgerald è stato privato della fonte: un misterioso uomo, urlando il suo potere in spagnolo, ha rapito l'informatore. i due percorreranno binari paralleli attraverso l'Europa per ritrovare l'uomo.
Genere: Avventura, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Francis Scott Key Fitzgerald, Fyodor Dostoevsky, Herman Melville, Louisa May Alcott
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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 Capitolo 1: Una città europea.
 
Il suono del pianoforte si diffondeva nella villa abbandonata. La luce entrava nelle grandi vetrate della vecchia biblioteca, con al posto dei libri solo ragnatele e polvere, illuminando il vecchio tappeto e il pulviscolo che danzava nell’aria. Nonostante l’età, lo strumento era perfettamente accordato, la sinfonia prodotta aveva qualcosa di triste e melanconico, sposandosi col luogo.
L’uomo che suonava, avvolto stretto nel suo cappotto nero, muoveva le lunghe dita sui tasti. Continuò così fino a che il suo orologio da polso, col vetro scheggiato, segnò le undici di sera. Il pianista allora smise, chiuse la custodia della tastiera, e prese la candela sulla coda. Si mosse nella casa fino alle cucine, e da lì entrò in una piccola porta decorata con angeli e croci. Scese le scale oltre di essa, e si trovò nella cripta. Dentro ad essa, erano conservate due bare marmoree, di cui una per un bambino. L’uomo tolse la polvere dalle lettere dorate, e rimase a fissarle per un tempo apparentemente infinito.
Quando tornò dai suoi pensieri, decise di uscire. Tornò nella biblioteca, recuperò il suo cappello e indossandolo uscì nel parco della villa. Quando fu in strada, rimase ancora a fissare la strada prima di andare a prendere il tram. Ma un rumore di passi attirò la sua attenzione: una signora anziana, vestita interamente di nero, coi radi capelli bianchi in testa sciolti, lo fissava. Un movimento della testa dell’uomo permise alla luce della Luna di illuminargli il viso.
La donna sgranò gli occhi, le lacrime iniziarono a scendere. – Signorino… Julian.
- Hola, Jacinta. – rispose l’uomo, con un sorriso infernale.
Un freddo vento dal mare scacciò le ultime nubi dalla notte barcellonese.
 
*
 
Fuori dalle vetrate del locale si vedeva la galleria in stile di inizio '900, con la luce che filtrava dai lucernari e le persone che passeggiavano guardando le vetrine di negozi storici. Fëdor guardava fuori, e con l’indice destro fingeva di dirigere un’orchestra, cantando il motivo a bocca chiusa, pur di sopperire all’assenza di musica nel locale. Un cameriere si avvicinò e gli mise sul tavolo davanti la tazza col caffè, con affianco un dolcetto a forma di barca avvolto da stagnola dorata. Il russo scartò il cioccolatino e lo mangiò in due morsi. – Non mi son mai piaciute le nocciole – poi iniziò a bere la bevanda calda. – E a te... – un sorso.  – Calvino? –
- Amo le nocciole. – l’uomo dall’altro lato del tavolo sorseggiò il suo caffè, giocando con la carta del dolce. Osservò l’orologio al polso, corrucciando la fronte. – Forse è meglio che vada. Ecco l’indirizzo dove ci sarà l’incontro. Arrivato lì, mostra questo biglietto, ti faranno entrare nella cantina sotto al negozio e poi da lì potrai accedere al sistema fognario. È una vecchia galleria di epoca romana, usata ancora in periodo medievale. Ormai è usata solo per le acque piovane. – Prese dalla tasca della giacca il biglietto, e lo porse al russo.
Fëdor sorrise. – Non potevi portarmi in un luogo migliore.
L’italiano bevve dalla sua tazza. – Non sono affari miei, ma perché ti interessa così tanto quel libro?
- Che domande, per liberare il mondo dalla gente coi poteri. – il russo sorrise, e quel sorriso era come la lama di un coltello: fredda e affilata.
 
Il russo arrivò al negozio indicato nel biglietto, lo mostrò e finalmente ebbe accesso alla galleria dell’incontro. Per lui, due cose accomunavano le città di tutto il mondo: il cielo e le fogne. Lui amava le seconde. Il commesso del negozio gli aveva detto di svoltare a sinistra e proseguire fino a che non avrebbe trovato un’altra porta di colore rosso.
Fëdor arrivò, ed entrando trovò un uomo alto e biondo, vestito elegante e dall’aria sperduta. Si guardava attorno disorientato, e appena fine il russo si spaventò. Nella stanza, illuminata da una lampadina ad incandescenza scoperta, vi era un tavolo di legno e due sedie rovesciate. Una pallottola era conficcata nel muro di fronte alla porta, e l’aria era pregna di puzza di fumo. Dostoevskij fece per andarsene, ma il biondo si schiarì la voce.
– Sei l’altro committente?
Il russo si voltò. – Sì, e quindi? Non vedi che la fonte è scomparsa?
L’uomo si sistemò la cravatta e porse la mano. – Francis Scott Fitzgerald. – Fëdor non ricambiò. – Ad ogni modo, ti stavamo aspettando quando un tizio vestito di nero è entrato e ha rapito la nostra fonte.
Fëdor sorrise. – Rapito?
- Ha urlato qualcosa tipo “La sombra del viento” e subito non ho più capito chi avevo davanti. Credo che il suo potere crei amnesia.
- O prosopagnosia.
Francis liquidò la questione col gesto di una mano. – Ad ogni modo, intendo scoprire chi è e perché ha rapito Sojiro.
- Sojiro?
- L’informatore. In tua attesa mi sono concesso due chiacchere. Non potevo certo aspettarmi un rapimento da un uomo così premuroso.
- O un finto rapimento.
I due uomini smisero di discutere a causa di un rumore di passi in avvicinamento. Sulla porta apparve Calvino. – Allora? Tutto fatto?
- No. – fu l’unica risposta del russo uscendo dalla stanza. L’americano lo seguì.
Calvino fissò la stanza, e prima di andarsene si avvicinò alla pallottola conficcata nel muro. Fuori aveva cominciato a piovere, e le acque del condotto iniziavano ad ingrossarsi.
 
*
 
L’auto attraversava il viale alberato, uscendo dal centro cittadino e diretta all’aeroporto. Calvino e Dostoevskij erano soli, con Italo che guidava. Procedevano lenti nel traffico della sera, mentre il cielo all’orizzonte si infiammava di rosso e giallo e lasciando intravedere Venere. Fëdor aveva spiegato l’accaduto al compagno, e lui di tutta risposta aveva pensato a chi poteva aiutarli.
La pallottola nella stanza era stata lasciata ad analizzare, e i risultati sarebbero arrivati solo il giorno dopo, quando sarebbero stati a Madrid.
- Manterrai la promessa, vero? – chiese all’improvviso Italo al suo compagno.
Il russo tirò fuori quel suo sorriso simile ad un coltello. – Puoi contarci.
 
*
 
Il gruppo iniziò a suonare Monk’s Dream – Take 8 mentre una giovane cameriera posava sul tavolo i due bicchieri di whisky, ognuno con quattro grossi cubi di ghiaccio, e tre bicchieri d’acqua, uno grande con ghiaccio e due piccoli senza.
La clientela del jazz bar era composta da molti adulti vestiti bene, e qualche giovane coppia. La vista delle grandi finestre era su una piazza frequentata da alcuni skater, raggiunti subito da altri giovani appena scesi da un pullman blu.
Francis e Hermann bevvero metà del loro bicchiere d’acqua prima di sorseggiare il whisky.
- Non male. – disse il biondo.
- Per niente. - rispose l’altro.
I due posarono i bicchieri in contemporanea, facendo tintinnare il ghiaccio. La band si lanciò nel pieno dell’esecuzione. Una nuova coppia entrò e un’altra, seduta vicino alla porta, la richiamò.
- Francis, cosa pensi di fare?
- L’uomo ha detto “Sombra del Viento”, sicuramente il suo potere. Come potremmo rintracciare un uomo sapendo solo questo?
Melville bevve un altro sorso del whisky e osservò il quartetto jazz continuare a suonare. – C’è un uomo, a Parigi, e nessuno meglio di lui conosce i dotati di tutta Europa. Da qui, con Moby Dick, possiamo arrivarci senza problemi in poche ore. – bevve un altro sorso. – Ma devi sapere una cosa su di lui: doveva essere il capo della Gilda al mio posto.
Fitzgerald sorrise. – E chi sarebbe questo?
- Hemingway.
Il biondo si chiuse nel silenzio per alcuni minuti, il tempo di sentir la fine dell’esecuzione. – Alcott, inizia a pensare dei piani. Nel frattempo, rechiamoci a Parigi, ma con calma: facciamo che arrivarci domattina.
Il gruppo iniziò a suonare Blue Monk.



Nota dell'autor
hola todos, benvenuti nella mia prima storia a capitoli ever (pubblicata su EFP, sia chiaro). un grande grazie a Frizzina per avermi consigliato (costretto) a lavorare a questo lavoro, dopo la mia flashfic. e anche a Time Wings per il supporto. VVB ragazze <3
questa storia è in parte nata durante la rilettura de "L'ombra del vento", uno dei miei romanzi preferiti. il mio obiettivo era narrare la storia di come Fjodor e Francis hanno saputo del Libro e la sua locazione a Yokohama, e visto che c'ero, aggiungere un po' di tragedie *arcobaleni*
ordunque, che dirvi: grazie per aver letto sta robaccia.
a presto,
MoeniaDea.
   
 
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