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Autore: leila91    20/04/2020    36 recensioni
«Pepper ha l’influenza, e tu non solo non intendi annullare la festa, ma vorresti addirittura preparare da solo il cenone?»
«Grazie per l’esaustivo riassunto, Rhodey,» replicò Tony, con tono ironico, «ma no, non da solo. Ho bisogno del vostro aiuto, soldati.»
Peter e Morgan, seduti anch’essi attorno al tavolo della cucina, lo guardavano rapiti: a Rhodey bastò un’occhiata per capire che i due erano già completamente irretiti dal piano di Tony e scosse la testa, rassegnato. Prevedeva un disastro.

(Post-Endgame // What if? // Quarta classificata al contest “Seasons Die One After Another” indetto da Laila_Dahl sul forum di EFP)
"Questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2022 indetti sul forum Ferisce più la penna"
Genere: Comico, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James ’Rhodey’ Rhodes/War Machine, Morgan Stark, Pepper Potts, Peter Parker/Spider-Man, Tony Stark/Iron Man
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Have yourself a Merry Stark-Potts Christmas
 



È una verità universalmente riconosciuta che, a prescindere da qualunque tentativo di prevenzione venga messo in atto, quando si avvicina il periodo di Natale e le persone cominciano ferventemente a organizzarsi per le feste, qualcosa debba inevitabilmente andare storto.
Se poi fra gli ingredienti risulta coinvolta una certa famiglia Stark-Potts, ebbene, tenetevi forte, perché il disastro è da considerarsi come un fatto implicitamente assicurato.
Si avvicinava la fine del 2023, anno che sulla terra sarebbe per sempre stato ricordato come quello nel quale i Vendicatori ebbero la loro riabilitazione definitiva, salvando non solo il pianeta, ma l’intero Universo, dallo sterminio premeditato da Thanos.
Tony Stark era quasi morto a causa delle radiazioni assorbite durante il suo eroico schiocco di dita; atto che aveva portato alla sconfitta totale del Titano Folle.
Per settimane l’uomo era rimasto in coma, sospeso fra la vita e la morte, vegliato dagli amici e dalla sua famiglia. Alla fine, era stata la sua testardaggine – come sempre, del resto – ad averla vinta: la gioia di Pepper e Morgan quando avevano potuto riabbracciarlo era stata tale da riuscire commuovere persino l’irreprensibile Nick Fury.
Fatta questa premessa, va quindi da sé che vi fossero decisamente parecchi motivi per celebrare le festività imminenti in maniera speciale.
E dato che il Natale, com’è ben noto, si passa in famiglia, i coniugi Stark-Potts avevano deciso di aprire con entusiasmo le porte a quelli che, a tutti gli effetti, consideravano come dei parenti acquisiti.
Il primo intoppo – se così si poteva chiamare – fu dovuto al rifiuto di May e Happy di unirsi a loro. I due avevano da poco intrapreso una relazione, con gran divertimento di Tony che non si era risparmiato battutine e allusioni, e volevano trascorrere il primo Natale insieme da soli.
 
Tuttavia, l’evento che diede effettivamente inizio al disastro, si verificò il 23 dicembre: la mattina dell’antivigilia infatti, Pepper si trovò costretta a letto da una tremenda influenza.


 
*
 
 
ETCIU’!
 
Tony fece di tutto per non ridere davanti all’ennesimo starnuto di sua moglie.
In genere Pepper aveva una salute ed una resistenza invidiabili: in più di dieci anni di frequentazione, fra cui quasi sei di matrimonio, Tony l’aveva vista ammalata solo in un paio di occasioni. Quella che ricordava meglio era quando aveva deciso di nominarla amministratore delegato delle Stark Industrie. Sorrise al ricordo.
 
«Non è giusdo,» biascicò la rossa, soffiandosi per la quinta volta il naso, «saranno passadi almeno quindici anni da quando ho preso l’uldima influenza.»
«È la maledizione di avere una figlia piccola, Pep,» ridacchiò Tony. «Quei marmocchi si passano più o meno qualunque cosa fra loro: influenza, vaiolo, peste bubbonica…»
Pepper si sistemò meglio il cuscino dietro la schiena e lo guardò in tralice.
«E perché tu invece stai bene?» borbottò senza preoccuparsi di suonare risentita.
«Privilegi da supereroe, immagino,» rispose Tony alzando le spalle. «Tieni duro, non durerà a lungo: nell’ultima frase sei già riuscita a pronunciare di nuovo correttamente le ti
«Spiritoso.» Pepper alzò gli occhi al cielo: «lasciamo da parte i problemi di dizione, ci sono questioni più urgenti da affrontare. È l’antivigilia e non riesco ad alzarmi dal letto! Mi spiace, ma forse è il caso di annullare la cena di doman-»
«Wow, wow, wow, un momento, tesoro! Non prendiamo decisioni affrettate sulla base di un semplice raffreddore.»
«Ho trentotto di febbre, Tony.»
 
«Inoltre ho paura che sia tardi per annullare gli inviti…»
 
L’espressione di Pepper si fece immediatamente sospettosa: «questo cosa significa?» chiese, alzando un sopracciglio.
«Ehr… Il ragazzino ci teneva a fare una sorpresa a Morgan.»
«Tony…»
«E temo proprio che…»

 Din don!
 
«Era il campanello quello che ho sentito?!»
«... sarà qui a moment-ehi, tempismo perfetto!»


 
*
 
 
«Fammi capire bene.»
Rhodey si passò una passò una mano sugli occhi: era arrivato poco dopo Peter, ed era stato accolto da un Tony in versione più esagitata del solito che gli aveva detto che…
«Pepper ha l’influenza, e tu non solo non intendi annullare la festa, ma vorresti addirittura preparare da solo il cenone?»
 
«Grazie per l’esaustivo riassunto, Rhodey,» replicò Tony, con tono ironico, «ma no, non da solo. Ho bisogno del vostro aiuto, soldati.»
 
Peter e Morgan, seduti anch’essi attorno al tavolo della cucina, lo guardavano rapiti: a Rhodey bastò un’occhiata per capire che i due erano già completamente irretiti dal piano di Tony e scosse la testa, rassegnato. Prevedeva un disastro.
 
«Possiamo mangiare il pollo fritto?» chiese la piccola di casa, gli occhioni scuri accesi da una luce speranzosa. Da quando aveva scoperto KFC, la sua passione per i cheeseburger era stata soppiantata – con leggero disappunto di suo padre – da quella per le prelibatezze del Colonnello Sanders. [1]
 
Tony fece una smorfia che cercò di mutare velocemente in un sorriso.
«Ehr… Magari un altro giorno, Maguna. Quest’oggi voglio fare di te una piccola chef stellata: ti va di aiutarmi a stupire la mamma preparando un delizioso arrosto di vitello con foie gras e-»
 
Morgan lo guardò con un’espressione schifata, e nemmeno gli permise di finire la frase.
«Bleah!» berciò la bimba, «che cos’è il fuaglà?»
Rhodey soffocò una risata nel tovagliolo ma si beccò comunque un calcio negli stinchi da Tony; Peter invece non sapeva più da che parte guardare o quale espressione facciale assumere.
Da un lato gli sarebbe piaciuto aiutare Tony, ma doveva ammettere di sentirsi più in sintonia con Morgan che con suo padre.
Cucinare bene non era mai stata una delle qualità di May: zia e nipote in genere si arrabattavano con ordinazioni di cibo cinese, pizze e cene fuori.
Ora come ora Peter avrebbe volentieri festeggiato il Natale con un’ordinazione straordinaria da KFC, piuttosto che con strani piatti della cucina francese.
 
«Voglio le patatine!» brontolò Morgan, incrociando le braccia e dando voce ai pensieri di quasi tutti i presenti. Si divincolò poi dalle braccia di Peter, scese dallo sgabello e scappò in soggiorno.
 
Tony si riprese abbastanza in fretta.
«D’accordo, lei è scusata. Ma non ammetto altre defezioni.»
Rhodey alzò gli occhi al cielo e Peter stava finalmente per aprir bocca ma il capo famiglia Stark non gliene diede la possibilità.
 
«Ok, truppa, il piano è questo.» Tony abbassò la voce e circondò le spalle degli altri due con fare da cospiratore. «Abbiamo esattamente…», guardò l’orologio, «... ventiquattrore per preparare la cena di Natale più strepitosa che Pepper abbia mai visto! Questa è la lista degli ingredienti che ci occorrono; vi voglio indietro con la spesa fra non più di due ore. Marsch!»


 
*
 
 
L’unico macellaio di Fairburn [2] senza code chilometriche fuori dal negozio aveva un aspetto che, definire particolare, era un eufemismo.
Capelli brizzolati, un paio di baffi bianchi, occhiali da sole e un sorriso che Peter non avrebbe saputo definire in altro modo se non “da squalo”. [3]

«Accidenti, ma lo sa che lei assomiglia moltissimo all’autista del mio autobus? È pazzesco, portate anche gli stessi occhiali, e wow, lei sorride proprio come lui! Non è che per caso ha un fratello gemello che vive nel Queens? No perché-»

«PARKER, CHE NE DICI DI DARCI UN TAGLIO E PASSARE AGLI AFFARI?» strepitò Rhodey, ormai sempre più sull’orlo di una crisi di nervi e sempre meno convinto di poter sopravvivere a quel Natale.
Lungo tutto il tragitto per arrivare in città Peter lo aveva stordito con la sua parlantina e ubriacato di domande riguardanti lui, Tony, e come si fossero conosciuti.

(-La sua armatura è fighissima! Ma perché non ha gli stessi colori di quella del signor Stark?
- Wow, vi conoscete dal college?[4] Fighissimo! E com’era il signor Stark a quei tempi? Scommetto che deve aver vinto un sacco di premi per i concorsi del MIT!
- Il signor Stark mi ha raccontato che una volta avete la salvato la vita al Presidente! Fighissimo! Ma poi vi hanno dato una medaglia? Io non sono mai stato ringraziato pubblicamente, per fortuna, perché sarei una frana in cerimonie simili, zia May mi dice sempre che…)
 
Alla ventesima ripetizione della parola “fighissimo”, Rhodey era quasi arrivato al punto di rimpiangere Thanos e la pace a cui li aveva costretti per i cinque anni precedenti.
«Uh, sì giusto, signor Rhodes, mi scusi!» Peter interruppe lo sproloquio riguardante il possibile gemellaggio Fairburn-New York. «Allora, ci servirebbe un arrosto e-»
«Esaurito» fu la burbera risposta del macellaio.
Il sorriso di Peter vacillò: il ragazzo lanciò un’occhiata a Rhodey, che si limitò ad alzare le spalle, affatto sorpreso da quella risposta.
«Allora, ehm… Per caso avete un cappone?» tentò di nuovo Peter.
«Terminati.»
«Un tacchino?»
«Spariti.»
 «Un cervo?» Peter era sempre più in difficoltà e Rhodey non accennava a venirgli in soccorso, anzi: sembrava si stesse divertendo un mondo nel vederlo annaspare.
«Un cervo?!» Il macellaio assunse un cipiglio alquanto minaccioso. «Ascoltami bene, moccioso: da queste parti non mangiamo i cervi, sono come animali domestici per noi, mi hai capito?»
Peter alzò le braccia in segno di scuse e arretrò, intimorito. Sulla sua fronte ormai erano comparse diverse goccioline di sudore e Rhodey decise di avere finalmente pietà di lui.
«Senta,» disse, rivolgendosi al macellaio, «ci occorrerebbe della carne per preparare il cenone di Natale per cinque persone. Non le è rimasto proprio nulla?»
L’altro sbuffò: «secondo lei perché non c’è nessuno in coda fuori dal mio negozio? Ho esaurito tutto, la gente ha comprato l’occorrente per il cenone giorni fa. Temo che a meno che non cambiate menù vi toccherà ordinare cinese o qualcosa del genere.»
 
Rhodey per poco non scoppiò a ridere e quando incrociò lo sguardo di Peter, seppe che stavano pensando la stessa cosa.
 
A Tony questo non piacerà.

 
*
 
 
Le cose a casa Stark non andavano meglio.
La cucina era ormai ridotta a un disastro: Tony aveva fatto del suo meglio, sfogliato ogni libro di ricette a disposizione, sfruttato ogni congegno elettronico e persino scomodato Friday ma non era riuscito a preparare un antipasto che fosse uno, per non parlare dei contorni.
Il lavandino era pieno di padelle e c’erano macchie di cibo – e Tony non osava immaginare cos’altro – su due delle tre pareti.
Era assurdo quanto la fisica quantistica non avesse alcun segreto per lui, ma l’arte dell’usare un frullatore o un minipimer gli fosse totalmente estranea. Tony rimpianse con tutto il cuore l’assenza di Happy, che sicuramente in quel momento stava sfornando chissà quali prelibatezze per May.
Come ciliegina sulla torta, aveva litigato con Morgan.
L’unico aspetto positivo riguardava il fatto che a Pepper fosse scesa la febbre.
La donna, all’oscuro dei disastri culinari di suo marito, si era riaddormentata.
Tony era pericolosamente sul punto di ammettere che la sua idea, dopotutto, non era poi un granché e che forse era il caso di dare forfait.

«Si può sapere cosa diavolo hai detto a Morgan?!»
Tony si voltò a quella esclamazione per trovarsi di fronte un Rhodey in versione lievemente alterata, con le mani strette a pugno sui fianchi.
«Se stai cercando di imitare Pepper ti mancano un paio di attributi fondamentali.» rispose, dandogli deliberatamente le spalle e ignorando la domanda.

«Tony, dico davvero!» berciò Rhodey, «non abbiamo neanche fatto in tempo a mettere un piede in casa, che tua figlia si è fiondata piangendo fra le braccia del ragazzino, dicendo che il suo papà è cattivo e racconta bugie.»

Tony sospirò, mentre quelle parole gli provocarono una fitta al petto. «Adesso dov’è?» chiese, stropicciandosi gli occhi.

«Peter l’ha portata in riva in lago e credo sia riuscito a calmarla: le ha promesso di farla giocare con le “ragnatele magiche”.» L’espressione di Rhodey si ammorbidì un po’. «Allora? Vuoi raccontarmi cos’è successo? O preferisci che lo chieda alla cucina?» ironizzò, guardandosi intorno.

«Ehr…» Tony, sviò il suo sguardo, «Morgan non accennava ad aiutarmi, io ero agitato per tutta questa faccenda, Pepper continuava a tossire e credevo sarebbe soffocata. Non lo so, a un certo punto credo di aver reagito così male quando Morgan mi ha tirato addosso della farina che temo di averle detto… che Babbo Natale non esiste.»

«TONY!»

«Lo so, lo so, sono una persona orribile.»

«Più che altro al momento sei fortunato che tua moglie non ne sappia ancora nulla.»

«Rhod, ascolta, ho fatto un casino e se vorrai prendermi in giro per i prossimi dieci anni, lo capisco. Accetterò tutti i tuoi futuri “te l’avevo detto”. Ma adesso dobbiamo assolutamente risolvere questa situazione, pertanto potresti, non so, lasciare da parte per qualche momento quell’espressione di disprezzo felino e darmi una mano?!»

Rhodey alzò gli occhi al cielo, ma non era più arrabbiato: «va bene, senti, accantoniamo l’idea della cena. Se vuoi almeno in parte fare pace con Morgan, credo che ordinare del cibo da un fast food potrebbe essere un buon piano d’attacco, senza contare che risolverebbe gran parte dei nostri problemi. Per quanto riguarda Babbo Natale sono a corto di suggerimenti, a meno che tu non voglia travestirti, salire sul tetto e…»

S’interruppe nel notare come sul viso di Tony fosse comparsa un’espressione affatto rassicurante.

«Ok, qualunque cosa tu stia pensando, de-pensala subito!» esclamò, alzando le mani.

«Troppo tardi!» ghignò Tony, mentre Rhodey si era ormai pentito delle sue parole, «per quanto allettante sia l’idea di un Iron Klaus, credo di averne avuta una anche migliore.»
«Friday!»  esclamò poi, spostandosi verso il salotto, «attiva il Protocollo Estorsioni

 
*
 
 
Pepper sbatté le palpebre, sul viso un’espressione di felicità mista a stupore, ed entrò nella sala da pranzo debitamente addobbata per l’occasione.
La mattina della Vigilia la febbre era scesa del tutto e giunta l’ora di cena alla donna era tornata una fame da lupi.
Tony era accanto a lei e la sorreggeva per sicurezza.
Se da un lato Pepper trovava esagerate, se non inutili, quelle attenzioni, dall’altro ne era intenerita e si godeva quelle premure.
«Wow…»  mormorò la donna, guardando la tavola apparecchiata, le candele e le luci attorno alle finestre. Fuori inoltre aveva cominciato a nevicare, il che aggiungeva un tocco quasi magico all’atmosfera.
 «Tesoro…  È bellissimo. Sono strabiliata.»
«Ho avuto un piccolo aiutino,» rispose Tony, sorridendo e accennando a Rhodey e Peter che li attendevano in piedi nella sala.
«Mamma!»  squittì Morgan, correndo verso di lei con l’intento di abbracciarla, e finendo semplicemente per avvinghiarsi attorno alle sue gambe.
«Ouf! Tanti auguri, tesoro.» le disse Pepper, prendendola in braccio, «hai aiutato anche tu papà?»
La piccola annuì, ma voltandosi verso l’interpellato s’imbronciò appena e gli fece una linguaccia, segno che non lo aveva ancora perdonato del tutto.
Tony cercò di non dare peso alla cosa: si trattava di pazientare ancora un pochino, prima dell’arrivo di un ospite a sorpresa…

«Allora, che ne dite di cominciare? Ho una fame!»  esclamò Rhodey, rompendo inevitabilmente la poesia del momento.
Appena sua madre la rimise giù, Morgan gli diede man forte, impaziente, incrociando le braccia e battendo il piedino a terra, ritmicamente.
Peter accompagnò Pepper al suo posto e la fece accomodare. Quando lei, come ringraziamento, lo baciò su una guancia, il ragazzino diventò bordeaux fra l’ilarità generale di tutti.
Tony ne approfittò per scompigliargli i capelli e bisbigliargli un “grazie di aver consolato Morgan”, ridendo di gusto del suo imbarazzo.
Dopo di che si sedette accanto a Pepper e la cena di Natale a base di pollo fritto, cheeseburger, ed altre delizie espressamente ordinate da KFC poté avere inizio.


 
*
 
 
Una quarantina di minuti più tardi la frequenza con la quale Tony guardava l’orologio era decisamente aumentata, passando da una volta al minuto a una ogni venti secondi.
Pepper si chinò verso di lui: «va tutto bene?»  chiese, alzando un sopracciglio. Era abituata agli strani comportamenti del marito, ma sperava che almeno a Natale avrebbe saputo tenere a bada la sua parte più nevrotica.
«Uh, sì,» rispose Tony, ma senza convinzione e come se non la stesse ascoltando nemmeno, «ancora cinque minuti, all’incirca…»
«Cinque minuti a cosa, esattamente?»  il tono di Pepper si stava facendo sospettoso.
«Shh!»  l’ammonì Tony, «parla piano, è una sorpresa per Morgan.»
L’interpellata per fortuna non si era accorta di nulla, intenta com’era a parlottare con Peter.
«Sorpresa?» Pepper aggrottò la fronte. «Tony, davvero, cosa stai combinand-»
 
Din don!
 
«Vado io!»  esclamò Tony, mentre le teste di Peter e Morgan erano schizzate su con un’espressione di pura curiosità al suono del campanello. Pepper diede una sbirciata a Rhodey la cui mimica facciale però diceva “Non guardare me, io non ne so nulla!
Tony tornò in sala di lì a poco, seguito da un personaggio decisamente ben noto, con una folta barba bianca e vestito di rosso.
 «Gente!»  esclamò Tony, «guardate un po’ chi è venuto a trovarci.»
«Babbo Natale!»  urlò Morgan, completamente in estasi, correndo ad abbracciare l’omone.
 
Era una scena a dir poco commovente e Peter ne approfittò per recuperare la macchina fotografica che si era portato dietro, ed immortalare il momento.
Scattò una foto anche a Tony e Pepper che osservavano quasi con venerazione la loro figlia, attaccata a mo’ di koala a quell’ospite inatteso, incuranti del fango e della neve che avevano inzaccherato tutto il tappeto del salotto.
 
«Ma… Aspetta,» si accigliò in seguito la bimba, una volta che si fu staccata dall’omone, «perché non sei sceso dal camino?»
 «Perché ci sarebbe rimasto incastrato,» bisbigliò Tony, ma per fortuna nessuno lo udì, mentre invece “Babbo Natale” adduceva come scusa il fatto che non voleva sporcare Morgan di fuliggine.
Pepper da parte sua si accorse in quel momento di una seconda figura più minuta, semi nascosta dietro Tony, e che Morgan non aveva notato.
Ci mise un attimo a riconoscerla, ma quando lo fece si allungò verso di lei per abbracciarla calorosamente.
 

 
*
 
 
«Ho bisogno di alcol,» sbottò Tony, esausto.
«A chi lo dici, dà qua,» fece eco Rhodey, strappandogli dalle mani una bottiglia di tequila e versandosene una porzione generosa.

Mentre Morgan aveva insistito per mostrare al nuovo arrivato tutti i suoi giocattoli, costringendo Peter a salire in camera con loro, gli adulti si erano rifugiati in cucina con la scusa di bersi un caffè.
Cosa che effettivamente May e Pepper avevano fatto, a differenza degli altri due.

La rossa rideva ancora di gusto: quando aveva visto la zia di Peter spuntare da dietro Tony, aveva capito immediatamente chi si nascondesse sotto il travestimento di Santa Klaus.

«Avresti dovuto sentire come borbottava durante il tragitto per venire qui,» May si asciugò gli occhi, «si può sapere come hai fatto a convincerlo a fare una cosa simile?» chiese, rivolta a Tony.
«Io?»  fece lui, serafico. «Assolutamente nulla, lo ha fatto per amore di Morgan.»
«Tony…»
«Uff, andiamo, Happy ha lavorato per me per più di dieci anni, sul serio pensate che non abbia del materiale compromettente che lo riguarda a disposizione?»

Le labbra di Tony si piegarono in un ghigno al ricordo della chiacchierata avvenuta il giorno prima, durante la quale aveva minacciato di mostrare alcune foto di Happy vestito da panda, a zia May. Si trattava di materiale proveniente da un Martedì Grasso del 1998, niente meno.

«Ho seriamente paura a chiedere cos’altro tu abbia inserito in quel Protocollo Estorsioni.»  borbottò Rhodey a bassa voce, per non farsi sentire dalle due donne.
«Beh, perlomeno così abbiamo potuto festeggiare il Natale tutti insieme, uh?» Tony cambiò argomento con fare conciliante, passando un braccio attorno alla vita di Pepper per attirarla a sé. E Morgan mi ha perdonato, soggiunse fra sé.
«Ben detto!»  Rhodey gli batté una mano sulla schiena, «il prossimo anno propongo di estendere l’invito anche a Rogers, mi sto già pregustando una vostra battaglia a colpi di sciarada!» 

E l’espressione di puro terrore sulla faccia di Tony segnò l’apice delle risate della serata.





 
 
Note:
[1] Harland Sanders, il celebre signore barbuto che ha fondato la catena di KFC. Per saperne di più https://kfc.it/la-storia-del-colonnello/
[2] Citando Wikipedia “Fairburn è una città degli Stati Uniti d'America, situata nello Stato della Georgia e in particolare nella contea di Fulton.”
Ed è anche la location della casa di Tony e Pepper in Endgame ^^
[3] VI PREGO DITEMI CHE SI CAPISCE CHE E’ UN CAMEO DI STAN LEE.
[4] Che Rhodey e Tony si siano conosciuti al college, mi dicono essere canon. Tuttavia, io ho appreso questa cosa leggendo la bellissima long “You had to make it weird” di Lightning, che consiglio caldamente <3
 
Per quanto riguarda l’ultima frase di Rhodey, essa presuppone il fatto che Steve, in questo what if, sia poi tornato nel presente.
 
Spazio autrice:
Se siete arrivati alla fine di questo delirio fluffloso non ho altro da dirvi se non… grazieeeee <3
Spero vi abbia divertiti 😊
Ringrazio Laila per aver indetto il post e avermi assegnato come pacchetto “Natale in famiglia + genere comico”: spero di averlo sfruttato bene 😊
La dedico a MusicDanceRomance perché è adorabile e gliel’ho promesso <3
Alla prossima!
Bennina
   
 
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