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Autore: Snegurocka    21/04/2020    1 recensioni
"Non posso fidarmi di te, Gwaine" le parole di Percival arrivano come uno schiaffo, taglienti come una lama e Gwaine si sente soffocare senza sapersi spiegare il perché di tanta sofferenza. "Qualunque cosa dirai adesso, domani te la sarai già dimenticata. Quindi risparmia il fiato."
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Galvano, Merlino, Parsifal, Principe Artù, Sir Leon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Disclaimer: i personaggi non mi appartengono bla bla bla
 
 Che dire, mi auguro che questo fandom sia ancora vivo e che qualcuno possa leggere questa piccola shot Perwaine.
 
I can't help fallin' in love

Quando Percival apre la porta se lo ritrova davanti, poggiato completamente contro la superfice legnosa, incapace di reggersi in piedi.
"Ehi Percy!" Esclama Gwaine ed il suo tono è alto, fin troppo entusiasta.
Percival gli fa spazio sull'uscio e con un cenno del capo lo invita ad entrare in casa, perché fuori sta piovendo, perché Gwaine è ubriaco e perché è bellissimo e non può farne a meno.
Gwaine si fionda dentro casa, con gli stivali bagnati e sporchi di fango, i vestiti inzuppati e i capelli appiccicati sulla fronte. Si stringe nelle spalle e si volta in cerca del suo amico.

"Che ci fai qui?" Domanda Percival quando gli si para davanti, e forse questa domanda avrebbe dovuto fargliela prima di farlo entrare in casa. Ma ormai è troppo tardi.

"Sono venuto a trovarti." La risposta di Gwaine è farfugliata, ha la bocca impastata dall'alcool e Percival deve lottare contro una piccola parte di se stesso che vuole sbatterlo fuori casa e tornarsene a dormire.

"È notte fonda, Gwaine" gli fa presente Percival, che è ancora in piedi al centro della stanza, con le braccia lungo i fianchi e solo un paio di pantaloni da notte addosso.

"Per dormire con te?" Cerca di rimediare Gwaine ed un ghigno malizioso sbuca sulle sue labbra mentre sposta dal viso i capelli bagnati. "Non vuoi dormire con me, Percy?" Aggiunge mentre avanza dei passi nella direzione del suo amico, dei passi goffi e incerti.
Gwaine calca sul nome di Percival, con la voce roca e bassa, raggiunge il cavaliere e lo fronteggia, spavaldo come sempre, con lo sguardo languido fisso in quello disorientato dell'amico.
Percival tentenna, è combattuto dalle moltitudini di emozioni che popolano la sua mente e si sente andare a fuoco la faccia, le spalle e tutto, per la troppa vicinanza di Gwaine. Poi sospira sommessamente e con lo sguardo basso pronuncia un flebile "sì, voglio" che sa essere sbagliato: perché Percival lo sa che Gwaine lo sta usando, sa che lo cerca solo quando si sente solo dopo essersi ubriacato e sa che è lui a permetterglielo.
Ma non può farne a meno.

Gwaine non gli offre più tempo per pensare e cattura le sue labbra in un bacio che lo porta lontano, lontano persino da se stesso, perché improvvisamente i pensieri cessano di esistere e nella sua mente c'è solo Gwaine e la sua bocca.
Percival ricambia quel bacio con la stessa foga, mentre circonda il corpo di Gwaine con le braccia possenti e lo stringe a sé.
Gwaine si sente piccolo tra le grosse braccia di Percival e continua a baciarlo, ancora e ancora, con una certa urgenza e prepotenza, con lingua e denti, senza mai staccarsi un momento, nemmeno per prendere aria. Nemmeno quando con un piccolo balzo circonda il la vita di Percival con le gambe, che sorride contro le labbra di Gwaine e cerca in tutti i modi di reggere quel ritmo estenuante ed esagerato, mentre si muove nella stanza cercando di raggiungere il letto a tentoni.
Una volta raggiunto, lascia cadere Gwaine sopra il letto e lo sente mormorare qualcosa in risposta a quel gesto, perché avrebbe voluto farlo contro la prima parete disponibile, in piedi e con i vestiti addosso.
"Fammi tuo, Percy." Il tono dissoluto di Gwaine, colpisce direttamente l'erezione di Percival che si sente così sbagliato nel provare quello che prova, perché sa di non essere ricambiato, non come vorrebbe.

"Vieni qui solo perché hai bisogno di essere scopato, non è vero? Domani sparirai, come fai sempre" le parole gli escono senza poterle controllare, perché questa situazione va avanti da troppo tempo e lui è l'unico soffrirne. Il viso di Percival è ad una spanna da quello di Gwaine, che è steso a mezzo busto sul letto, mentre l’altro è seduto al suo fianco e lo guarda negli occhi scuri e lussuriosi che gli danno il tormento.

"No, non è vero" risponde Gwaine, con un risolino a tradire il suo tono, incapace di rimanere serio anche in certi momenti, poi raggiunge il viso di Percival con le dita e sfiora le sue labbra morbide. "Io ti voglio, tu mi vuoi, facciamola finita."

Percival cede alle carezze di Gwaine che adesso ha portato le dita tra i suoi capelli e le labbra prepotenti sul collo che saggiano la sua pelle calda, leccando e mordendo con una certa lascivia. Gwaine ci sa fare, conosce perfettamente i punti deboli di Percival, sa quali tasti toccare per farlo crollare ai suoi piedi e non perde l'occasione di farlo tutte le volte che lo vuole.
Gwaine inverte le posizioni, riesce a far stendere Percival sul letto, mentre lui si alza per potersi spogliare e ammucchiare i suoi vestiti in un angolo della stanza.
Siede a cavalcioni sul bacino del giovane cavaliere e si strofina con una certa urgenza perché la sua erezione richiede attenzioni e le richiede immediate. Le mani grandi di Percival sono ovunque sul suo corpo, accarezzano la sua schiena mentre le dita si stringono tra i capelli lunghi e ancora bagnati di Gwaine.
Gwaine tasta il busto muscoloso dell'uomo sotto di lui, depositando baci bagnati lungo lo sterno ed emette dei gemiti che suonano più come un lamento alle orecchie di Percival: l'attesa è estremamente snervante.
Ma quando finalmente Percival lo fa suo, lo fa senza remore, proprio come gli viene chiesto di fare, nessuna accortezza o delicatezza, così vuole Gwaine, il cui unico scopo è godere e raggiungere l'amplesso, senza sentimenti né altre frivolezze.
 
Gwaine si sveglia alle prime luci dell'alba, con la testa che sembra pesare un quintale e il senso di vomito che gli attanaglia lo stomaco. Non ricorda nemmeno di essere crollato sfinito sul petto di Percival. Cerca di districarsi da quella morsa che sono le braccia del cavaliere che gli circondano il busto e una volta riuscito, si cimenta nella ricerca dei suoi vestiti, trovandoli a giacere ancora bagnati sul pavimento.
Si veste in fretta ed esce di casa senza voltarsi indietro.

Quando Percival si sveglia, il sole è già alto nel cielo e sente una pressa fastidiosa sul petto, si rigira tra le coperte, sperando di sbagliarsi ma ancora una volta il materasso è vuoto, accanto a lui. Come sempre.
Percival si dà la colpa di tutto, non può far altro che sentirsi uno stupido, incosciente e innamorato. Profondamente innamorato, di un uomo che non lo ama e non lo avrebbe mai amato.
- - -
 
Al campo d'addestramento, Arthur sta duellando con Elyan, mentre Ser Leon, Percival e Gwaine attendono pazientemente il loro turno in un angolo del campo, con Merlin che osserva felice di non essere lui il bersaglio questa volta.
A fine duello, Ser Leon corre a complimentarsi col suo Re, commentando le tecniche utilizzare durante lo scontro, mentre Arthur si asciuga il sudore dalla fronte e afferra la borraccia che Merlin gli sta porgendo per bere dell'acqua.
"Gwaine e Percival, tocca a voi!" Il Re si rivolge ai suoi due cavalieri e con un gesto della mano li invita a prendere le spade e cominciare l'allenamento.
Gwaine non lo guarda nemmeno, sfodera la sua spada e lo supera per prendere posizione nell'arena. Percival rilascia un sospiro pesante e scrolla le spalle per alleggerire un po' la tensione accumulata, poi afferra l'elsa della sua spada e raggiunge Gwaine.
Il duello inizia, Gwaine attacca per primo, sferrando colpi decisi contro Percival che è attento a parare ogni colpo con la lama della sua spada.
Ma quando ad un tratto si ritrova a incrociare lo sguardo di Gwaine, con il viso ad una spanna dell'altro, Percival crolla, perché le immagini che li ritraggono insieme la notte precedente susseguono nella sua mente e fanno male al cuore del giovane cavaliere.
Gwaine approfitta di quel momento per sferrare il colpo decisivo, riuscendo a disarmarlo e a rubargli la spada.
Poi il cavaliere gli punta entrambe le lame al collo e gli sorride vittorioso e soddisfatto, prima di lasciar cadere la spada dell'altro sul prato e voltarsi verso il Re.
"Percival, che ti prende?" Il tono di Arthur è preoccupato, mentre raggiunge entrambi i cavalieri nell'arena e poggia una mano sulla spalla di Gwaine per complimentarsi.

"Mi sono distratto, Sire" ammette umilmente Percival, che si china a raccogliere la sua spada mentre Gwaine l'osserva di sottecchi, qualcosa gli attanaglia lo stomaco: è forse senso di colpa quello che sta provando?
"Riprovate, questa volta non accetto distrazioni."

Percival risponde con un cenno affermativo del capo e stringe tra le mani l'elsa della spada, sforzandosi di rimanere concentrato solo ed esclusivamente sul duello.
Gwaine, che ancora non riesce a spiegare cosa lo stia facendo sentire così male, si schiaffeggia mentalmente e attacca nuovamente per primo, con rabbia questa volta: perché non può minimamente accettare che possa sentirsi così nei confronti dell'uomo che non era altro se non la sua scopata occasionale.
Percival si difende, schiva ogni colpo prima di decidere di passare all'attacco e quando lo fa, crede di avere finalmente la situazione sotto controllo.
Gwaine gli rivolge uno sguardo che lascia intendere quanto fosse impreparato ad una reazione del genere e attacca con più foga di prima, riuscendo infine a ferirlo e buttarlo a terra: Percival geme di dolore all'impatto col suolo e rimane paralizzato per qualche istante.
Istanti che Gwaine decide di non sprecare e così getta la spada sul prato, disarma anche Percival prima di scagliarsi su di lui e cominciare a colpirlo a mani nude, sferrando pugni sul volto del cavaliere sotto di lui, che si dimena e non riesce a schivare tutti i suoi colpi.
"Che diavolo ti prende?!" urla Percival, con la bocca impastata di sangue e saliva.

In lontananza, Arthur sta urlando contro di loro, mentre li raggiunge di corsa, seguito da Ser Leon che interviene tempestivamente per dividere i due cavalieri.
"Che cosa diamine state facendo?! È così difficile attenersi all'allenamento?!" Il tono del Re è isterico, confuso e sorpreso dall'atteggiamento deplorevole dei suoi cavalieri.
Ser Leon blocca le spalle di Gwaine, lo tira via e sta per beccarsi un pugno in faccia ma riesce a sferrarne uno prima di lui, stendendolo. Poi gli rivolge uno sguardo accusatorio e si affretta ad aiutare Percival ad alzarsi.
---
 
Merlin lo affianca mentre sono di ritorno all'armeria, tiene l'armatura e la spada di Arthur tra le braccia, e lo fissa preoccupato.
"Va tutto bene, Gwaine?"
Gwaine sembra rammaricato, si gratta distrattamente la nuca con una mano, poi gli rivolge un sorriso sbilenco, con il labbro spaccato e annuisce "Sì, ci vuole ben altro per stendermi."
Merlin non gli crede, ma non vuole insistere e scatenare una reazione indesiderata dell'amico, così annuisce e continua a camminare senza proferir parola.

Una volta all'armeria, Gwaine sistema ordinatamente la sua armatura, ripone la spada tra le armi e cerca con lo sguardo Percival, che dall'altro lato della stanza ha lo sguardo cupo e le spalle incurvate mentre cerca di sfilarsi la cotta di maglia.
Ser Leon entra nella sua visuale, ha un'espressione indecifrabile in volto e Gwaine lo vede avanzare nella sua direzione.
Gwaine fa finta di non vederlo, abbassa lo sguardo e sta per voltarsi e lasciare la stanza quando una mano gli afferra la spalla.
Rotea gli occhi al soffitto, sospira pesantemente e si volta verso Leon che lo guarda colpevole.
"Gwaine, aspetta"
Gwaine resta pazientemente in ascolto, sa che Ser Leon è un uomo nobile e giusto, ma non può fare a meno di essere arrabbiato e rancoroso nei suoi confronti. Dopotutto si era permesso di colpire il suo bel faccino.
"Mi dispiace averti colpito, ma tu non eri in te."
"Va tutto bene, Leon, mi piacerebbe poterti rassicurare con un sorriso, ma mi è un po' difficile al momento." La risposta di Gwaine giunge pungente alle orecchie di Leon, che non può far altro che annuire a labbra strette e abbassare lo sguardo.
Nel frattempo Percival era riuscito a cambiarsi e a sistemare l'armatura e adesso li stava superando, affiancato da Elyan per dirigersi da Gaius e farsi medicare le ferite.
Gwaine lo segue con lo sguardo, mentre Ser Leon gli sta rifilando ancora scuse del quale non sa cosa farsene e quando Percival gli passa accanto, Gwaine è costretto a deglutire più volte per l'agitazione.
"Ehi Percy" non sa nemmeno dove trova la forza di sussurrare il suo nome e stupidamente spera che l'altro lo abbracci, gli dica che va tutto bene e che lo perdona.
Ma Percival non lo degna di uno sguardo, tira dritto per la sua strada e lascia l'armeria.
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Due colpi.

Percival si sveglia e guarda in direzione della porta, grugnisce esasperato e scuote la testa.
Questa volta non cederà, non dopo quello che è successo. Non dopo quello che ha dovuto subire.
Volta le spalle alla porta d'ingresso e si sforza di tornare a dormire.

"Percival, ti prego" dall'altra parte della porta, Gwaine lo sta chiamando. Percival riesce a capire che è ubriaco, anche questa volta. Come sempre.
"Vattene, Gwaine" risponde Percival, con gli occhi chiusi e le mani a coprire il volto indolenzito. Preme sulle ferite, causandosi dolore, per ricordare il male che Gwaine gli aveva fatto e continuava a fare.
"Non me ne vado. È buio pesto, sono disarmato e non riesco a tornare a casa."
Percival si alza dal letto, muove qualche passo in direzione della porta, ma si ferma sull'uscio di questa e vi poggia la fronte contro.
"Mi dispiace per quello che ho fatto" ammette Gwaine e per la prima volta in vita sua riconosce di essere sincero nei suoi confronti, nonostante l'alcool in circolo e la mancanza di lucidità. "Non mi riferisco solo a ciò che ho fatto durante l'allenamento..."
Percival si decide ad aprire la porta e Gwaine crede di perdere un battito perché la visione del suo amico, con il viso gonfio per le botte, gli stringe il cuore in una morsa. Gwaine fatica a restare in piedi e boccheggia, in cerca d'aria mentre le lacrime minacciano di rigargli le guance.
"A cos'altro ti riferisci?" E Percival è seriamente intenzionato a sapere cosa intende, stretto nelle spalle e poggiato contro lo stipite della porta, con un braccio a coprirsi lo stomaco, mentre l'altro è steso lungo il fianco.
Gwaine tentenna, consapevole di essersi messo in una situazione più grande di lui, eppure qualcosa lo spinge a continuare, perché vuole finalmente potersi liberare di questo groppo in gola soffocante. Vuole poter essere libero di esternare i suoi sentimenti, prendendone finalmente coscienza lui stesso.
Avanza un passo verso il cavaliere, stende un braccio nella sua direzione con l'intento di sfiorare il suo viso con le dita, ma Percival si ritrae ed entra dentro casa, voltandogli le spalle sconfortato.
"Non posso fidarmi di te, Gwaine" le parole di Percival arrivano come uno schiaffo, taglienti come una lama e Gwaine si sente soffocare senza sapersi spiegare il perché di tanta sofferenza. "Qualunque cosa dirai adesso, domani te ne sarai già dimenticato. Quindi risparmia il fiato."
"Perché hai dovuto complicare tutto?" Lo accusa Gwaine, alzando la voce, con il viso contratto in smorfia. Percival si volta di scatto a guardarlo con un'espressione interrogativa in volto. "Cosa intendi?"
"Noi stavamo così bene! Ma tu hai dovuto rovinare tutto con i sentimenti!" Gli sputa in faccia Gwaine, arrabbiato, perché nonostante tutto non può accettare di essersi innamorato davvero, alla fine.
"Tu stavi bene!" questa volta è Percival ad alzare la voce e stringe le mani in pugni, serrando la mascella e sospirando forte: è tentato dall’idea di volergli restituire il favore, picchiandolo fino a farsi sanguinare le mani, causargli lo stesso dolore. Se non può ferirlo emotivamente, può farlo fisicamente.
Ma Percival è migliore di così, è riflessivo, è paziente, ma soprattutto è innamorato.
"Puoi scoparmi ogni sera, fare di me quello che vu-" Le parole di Gwaine gli muoiono in gola, perché l’altro lo interrompe, sovrastando le sue parole col tono di voce alto.
"Non è quello che voglio!"
"E cosa diamine vuoi, allora?" E Gwaine conosce già la risposta, ma vuole sentirselo dire, perché tutti vogliono essere amati in fondo.
Ma Percival lo sorprende "Lascia stare, non capiresti!" Avrebbe potuto? Gwaine è troppo codardo per domandarlo a se stesso: non aveva mai amato nessuno, non vede perché avrebbe dovuto cominciare adesso.
"Sei solo uno stupido, Percival!"
Percival annuisce alle parole del compagno, poi gli rivolge una risata amara, priva di ilarità
"Lo so, perché mi sono innamorato di un uomo che mi ha solo usato, ferito e illuso, per tutto questo tempo."
"È così che ti senti?" La stessa fitta che lo aveva colpito al campo d’addestramento, sente lo stomaco attorcigliarsi ed un forte senso di nausea che si vuole attribuire all’alcool. Una mano si poggia istintivamente sul ventre, mentre l’altra va sul petto, come se si sentisse soffocare.
"Non c'è un giorno in cui mi sveglio e non mi sento una merda perché tu non sei qui al mio fianco dopo aver trascorso la notte insieme. Non c'è un giorno i miei pensieri non siano indirizzati solo ed esclusivamente su di te. Perché tu sei sempre nella mia testa, Gwaine." Percival non ha mai interrotto il contatto visivo con Gwaine, i suoi occhi azzurri sono pieni di lacrime che rigano silenziose le sue guance e lui non fa niente per fermarle.
Dopo quella che sembra un’eternità, finalmente Gwaine muove un passo in direzione del cavaliere, lo raggiunge e gli prende entrambe le mani nelle sue, che sono più piccole, le stringe e lo costringe ad allargare le braccia per potersi inserire tra queste e poggiare la fronte contro il petto nudo e muscoloso di Parcival, sospirando sulla sua pelle mentre si lascia circondare dalle sue braccia.
Perché in fondo Percival non può fare a meno di accoglierlo, perdonarlo e amarlo, per com’è. Gwaine riesce a rendersene conto soltanto adesso e si sorprende di quanto il cuore di Percival possa essere grande per poter amare uno come lui.
 
"Andrai via domattina?"
"No" la risposta di Gwaine è tempestiva "No, Percy, non me ne andrò" e scuote la testa, mordendosi il labbro con forza per cacciare indietro le lacrime.
Poi Percival lo guida verso il letto, si prende cura di lui: lo spoglia, gli bacia ogni lembo di pelle che riesce a raggiungere con le labbra, senza farsi troppo male e una volta sotto le coperte lo stringe a sé.
Gwaine non ricorda nemmeno quando è stata l'ultima volta che qualcuno lo avesse trattato così: come se fosse qualcosa di prezioso. Si sente al sicuro tra le braccia dell'amico, che lo tengono stretto mentre le dita di Percival giocano con le ciocche lunghe dei suoi capelli, cullandolo. E poi il suo respiro caldo contro l'orecchio, il suo petto nudo contro la schiena, l'intreccio delle loro gambe. Tutte piccole attenzioni e accortezze che Gwaine non aveva mai concesso a nessuno, ma Percival era la persona giusta. Poteva fidarsi di lui. Da sempre.
 
L'indomani Percival fa fatica a ridestarsi dal torpore del sonno, apre gli occhi stanchi e gonfi, si rigira nelle coperte, mentre stende un braccio per tastare l'atro lato del letto ed è già terrorizzato all'idea di scoprirlo vuoto, ma con sua enorme sorpresa vi trova il corpo nudo e rilassato di Gwaine, ancora dormiente.
Percival sorride, ancora assonnato e nonostante il dolore fosse dappertutto sul suo viso, si ritrova a sorridere, felice dopo così tanto tempo. Stringe il suo cavaliere tra le braccia, lo sente gemere qualcosa nel sonno e poi ricambiare la stretta, ancorandosi a lui.
Percival non osa svegliarlo, resta in silenzio per tutto il tempo, ad osservarlo dormire e sospirare felicemente, fino a quando non lo vede sbattere le ciglia più volte prima di rivelare i suoi grandi occhi marroni.
"Sei qui" ed il sorriso di Percival è abbagliante e bellissimo
"Sono qui, Percy, smettila di fissarmi" grugnisce Gwaine, stropicciandosi gli occhi proprio come farebbe un bambino
Percival non può fare a meno di ridacchiare, quasi in imbarazzo, ha le gote colorate di rosso e nasconde il viso tra i capelli di Gwaine sparsi sul cuscino.
"Sei qui." Continua a ripetere
Gwaine si sente in aria, come se volasse, ha il cuore leggero e avverte un calore irradiarsi su tutto il petto, il che lo fa sentire meravigliosamente bene e allora lì capisce: quello è l'amore, tra le braccia di Percival che non sembra minimamente intenzionato a lasciarlo andare.
"Non posso credere di aver rinunciato a tutto questo, finora."



Notes:
Hi guys! 
Avevo già pubblicato la versione ENG su Ao3 ma ho pensato di postare anche quella italiana, qui. 
Grazie a chiunque sia arrivato fin qui e... fatemi sapere cosa ne pensate.
Bacetti
 
  
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