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Autore: Giuki Moon    24/04/2020    0 recensioni
Berwald è un ragazzo di strada: Non sta mai nello stesso posto per più di un giorno; almeno finché non incontra Lisa, una ragazza che prenderà un posto speciale nel cuore di Berwald e lo porterà a mettere in discussione il suo stile di vita. Riuscirà Lisa a convincere il ragazzo a stare con lei, o lui sceglierà di andare per la sua strada?
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 2P!Nyotalia, Svezia/Berwald Oxenstierna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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                          The Vagabond / Lisa
 
La prima volta che fuggii di casa avevo circa sette anni. Non ho mai conosciuto mia madre e tutto quello che so su di lei è che l’ ho uccisa io e che non avrei mai dovuto essere nato. Perlomeno, questo era quello che mi diceva sempre mio padre prima di iniziare a colpirmi con la cintura. Era l’unico modo in cui la usava in effetti: Se ne stava sempre in mutande e canottiera sulla sua poltrona, circondato di bottiglie di birra vuote da una parte e un pacco di nuove dall’ altra; ai miei occhi sembrava un orco dall’ alito pestilenziale. Così un giorno presi coraggio, impacchettai le cose che ritenni essenziali (un cappotto pesante, dei vestiti di ricambio, qualche panino e un sacco a pelo che trovai una volta che mi nascosi in soffitta per non farmi picchiare da mio padre) e me ne andai di casa.
Riuscii ad andare piuttosto lontano e per un po’ di tempo non mi accadde niente, finché un giorno non mi beccarono a rubare del cibo da un fast food ed i servizi sociali mi  spedirono alla mia prima famiglia affidataria. Non restai lì a lungo, mi trattavano in modo diverso rispetto agli altri bambini che avevano in affido: Quando si approcciavano a me pareva che dovessero prendere a mani nude delle braci ardenti o qualcosa del genere. Leggevo l’ agitazione mal nascosta nei loro occhi, forse a causa del mio comportamento schivo e del mio sguardo penetrante quando mi guardavano; ma io non volevo fargli paura: Cercavo invece di starmene zitto e buono e mi proponevo di aiutarli a fare piccole commissioni.
Una volta, quando pensavano che io stessi dormendo gli sentì dire che mi trovavano inquietante, che ero troppo silenzioso e solitario per essere un bambino e che si aspettavano che prima o poi gli avrei combinato una qualche catastrofe. Così decisi nuovamente di andarmene.
Alternai per molti anni la vita in strada alle famiglie affidatarie; da quelle scappavo sempre: All’ inizio sembrava andare bene, ma a un certo punto finiva come nella prima famiglia, e dato che non volevo creargli problemi me ne andavo.
A undici anni imparai a non dare troppo nell’ occhio passando da una mensa dei poveri all’ altra, dove se avevo fortuna riuscivano a procurarmi dei vestiti meno distrutti dei miei e un posto letto nel rifugio.
Non me ne sto mai nello stesso posto per più di un giorno, odoro di gas di scarico e di tutto quello che si può trovare per strada ed ho uno strato di fanghiglia addosso che ormai considero quasi una seconda pelle, direi che i miei capelli sarebbero biondo chiaro non fossero sempre sporchi. Magari una volta ti ho chiesto un passaggio in autostrada, o forse mi sono dato una ripulita nel lavello della tua cucina, chissà. Credo che potresti definirmi un vagabondo.
Non pretendo molto in fondo, mi basta semplicemente la promessa di qualcosa da mangiare a fine giornata: Sono solo un vagabondo in cerca di un posto dove passare la notte.
Avevo trovato un portico dove ripararmi, ma mi avevano cacciato da li e quindi per quella sera mi sarei accontentato dei cassonetti.
 Mi sentii toccare la spalla e mi girai assottigliando gli occhi, per mettere meglio a fuoco con quegli occhiali che mi avevano dato una volta gli assistenti sociali prima di mandarmi nell’ ennesima casa famiglia: Per me ormai non andavano più bene, ma erano comunque meglio di niente. Mi trovai di fronte ad una ragazza che a occhio poteva avere la mia età, diciannove anni quindi, più o meno. Aveva i capelli biondi a caschetto che le sfioravano appena le spalle esili avvolte nel vestito azzurro chiaro di cotone e mi guardava con quei grandi occhi blu sorridendomi gentile.
Mi porgeva incoraggiante una banconota di piccolo taglio e qualche spicciolo. Io me li misi in tasca a disagio: Me li aveva dati in mano e mi aveva sorriso. Da quanto non mi succedeva?
 La gente mi lanciava qualche centesimo addosso quasi senza guardarmi nelle mie giornate buone, e nessuno mi toccava mai se non per prendermi per il bavero e cacciarmi dal rifugio di turno, o al massimo qualche simpaticone che, non avendo altro da fare pensava bene di prendermi a calci finché non si stufava. Mi ripresi dalla sorpresa,  borbottai qualche ringraziamento e lei se ne andò salutandomi con la mano lasciandomi solo con il ricordo del suo profumo e i soldi con cui mi sarei potuto permettere una porzione di fish and chips e forse mi sarebbe rimasto ancora qualcosa.
Il giorno dopo per qualche motivo non me ne andai, forse speravo di vedere quella persona gentile di nuovo. Illuso. Me ne stetti li per buona parte della giornata aspettandomi di vederla, ma niente; fu solo quando avevo deciso di raccattare i miei quattro averi ed andarmene che sentii qualcuno sedersi accanto a me –Allora ci siamo rincontrati, eh? Io sono Lisa, piacere-  Alzai lo sguardo e vidi la persona per cui non me ne ero andato – Berwald - borbottai -Come scusa?- domandò lei inclinando leggermente la testa –Il mio nome è Berwald - spiegai brevemente e lei mi sorrise
–Beh, molto piacere. Sinceramente un po’ ci speravo di rivederti qui, o avrei dovuto mangiarle tutte io- mi rispose mettendomi tra le mani  un sacchetto di carta cerata.
Io guardai prima lei poi il sacchetto che emanava un lieve tepore e ne esaminai il contenuto. Dentro c’era  qualcosa che non avrei potuto permettermi neanche nei miei sogni probabilmente: Frittelle. La pastella dorata, l’ odore di fritto, il ripieno di crema che si intravvedeva da dove l’aveva iniettata la siringa, lo zucchero sulla superficie. Era troppo bello per essere vero, mi sentivo in colpa … O coinvolto in una truffa: Chi regala ad uno sconosciuto morto di fame un sacchetto di frittelle senza avere un secondo fine? Era strano così chiesi semplicemente –Perché?- Lisa mi guardò con aria interrogativa –Perché cosa scusa?- mi domandò ed io spiegai quanto quella situazione fosse assurda: Cos’ avrebbe pensato la gente a vedere una bella ragazza seduta tra la spazzatura a condividere dolci con un senzatetto? Un senzatetto a cui tra l’altro era capitato diverse volte di ritrovarsi a che fare con gente che gli aveva dato in tutta fretta il portafogli per poi fuggire spaventata e io li avevo solo guardati. Portafogli che poi portavo alla polizia, anche se forse a volte contenevano qualche spicciolo in meno di prima. Non ho mai voluto spaventare la gente eppure qualche volta mi capitavano queste situazioni, anche i barboni a volte mi cedevano il loro rifugio probabilmente per paura che li picchiassi.
Insomma una ragazzina come lei avrebbe dovuto essere spaventata da uno così, non stare li in quel buco con me. Lei scoppiò a ridere e mi rispose che semplicemente le era andato di farlo.
 In qualche modo mi convinse a stare in quella città ancora per un po’. Non so come ma Lisa aveva  innescato in me il desiderio di cambiare: Andavo ogni giorno a lavarmi la faccia alla fontanella del parco vicino a quello che era diventato il mio rifugio stabile,   cercavo dei lavori anche solo giornalieri, e lei veniva ogni sera a parlare con me, a raccontarmi della sua giornata. Mi stava vicina passandomi le dita tra i capelli e facendomi battere il cuore in modo innaturale, ed io mi sentivo ogni giorno più a disagio. Cosa ci trovava di così speciale in me? Mi aveva visto una volta sola e aveva deciso di addomesticarmi come si farebbe con un gatto randagio; non avevo fatto nulla di speciale per meritarmi quel curioso attaccamento da parte sua, a cosa dovevo quelle carezze e la sua testa posata sulla mia spalla? La sua vicinanza mi portava a vedere le cose più piccole e quotidiane, quelle a cui non avevo mai dato importanza, con occhi diversi facendomi riscoprire il mondo con la sua mano nella mia e non provando paura o vergogna nello stare  con uno come me.
 So di essere stupido, e sono consapevole di essere tanto brutto da spaventare le persone, e lei non  era di certo ne brutta ne stupida, anzi: Con i suoi lineamenti delicati, il carattere dolce e gentile e quel sorriso sincero ai miei occhi era come una figura angelica.
Se io fossi stato in lei mi sarei odiato: Se avessi vissuto una vita normale e agiata, se non avessi un aspetto intimidatorio che spaventa anche chi mi dovrebbe aiutare (come le persone di quelle case famiglia dov’ero stato); se fossi diverso da quello che sono effettivamente, io non mi avvicinerei a me insomma.
Ero davvero sorpreso che non mi odiasse, perché ci provavo, ci provavo davvero a migliorarmi, ed ogni giorno che veniva da me e mi trattava nel modo più vicino all’ affetto che avessi mai provato non potevo fare altro che chiedermi “Perché?” e a dirmi che io non mi meritavo tutto quello, non meritavo tutto quell’ affetto e quelle attenzioni, di essere guardato davvero come una persona e non come una parte integrante della spazzatura in cui vivevo “Perché fa tutto questo? Perché viene sempre da me e si preoccupa per uno sporco vagabondo? Non merito affatto Lisa”.
Ogni volta che veniva a trovarmi ero sempre un po’ più consapevole che lei voleva che io restassi li nel suo mondo, ma non potevo. Cosa avrebbe mai potuto offrirle uno come me? Uno che era tanto se riusciva a mettere qualcosa sotto i denti a fine giornata e che si giocava costantemente la vita a carte col destino, rischiando di essere investito da una macchina o di ritrovarsi con un cancro ai polmoni per i troppi gas di scarico inalati ogni giorno, cosa le avrebbe mai potuto dare?! Chi avrebbe voluto dare un lavoro ad uno che non aveva nemmeno frequentato le medie e gli avrebbe potuto fregare i soldi alla prima occasione? Sapevo benissimo che nessuno si sarebbe mai preso la briga di reinserirmi nella società, a parte Lisa stessa forse; ma solo il suo aiuto non sarebbe stato sufficiente ed il massimo che io potevo offrirle era una vita di strada che avrebbe sicuramente odiato.
Decisi di andarmene ufficialmente la notte di ferragosto: Ero arrivato nella città di Lisa verso la fine di luglio ed il fatto di essere rimasto per così tanto tempo nello stesso posto mi faceva sentire irrequieto, era quasi un bisogno fisico quello di andarmene di li. Quella sera Lisa mi portò a vedere i fuochi d’artificio sulla sponda del piccolo lago artificiale nel parco vicino al mio rifugio. Avevo sempre pensato che i fuochi fossero delle sciocchezze per far spendere soldi alla gente e divertire i mocciosi ma quella sera, con la testa di Lisa appoggiata sulle mie ginocchia ed i fuochi che esplodevano e si riflettevano sul lago capii che quella nostra strana relazione era come lo spettacolo a cui stavo assistendo: Tutto era partito con un botto improvviso e inaspettato che poi era esploso in bellissime scintille colorate che però non erano destinate a durare per più di qualche istante prima di essere inghiottite da un cielo scuro e senza stelle. Quello spettacolo mi spinse a dare retta a quella vocina che mi pungolava ogni giorno da quando ero arrivato in quella città e che mi suggeriva di lasciare quel posto il prima possibile, ma che io avevo sempre ignorato perché troppo preso dal desiderio di stare con Lisa.
Così la mattina seguente me ne andai. Le cose erano semplici:  Lei non meritava affatto uno come me, ed io partii senza dirle niente per il suo bene; volevo farla soffrire il meno possibile.
Sto pensando a lei ora, mentre faccio l’autostop in autostrada chiedendomi quale sarà la prossima città in cui dormirò. Sono più che certo che non tornerò indietro, non lo faccio mai. Al massimo cercherò un riparo, mi fermerò un po’ per dormire in pace; ma ti do un consiglio: Non chiedere mai ad un vagabondo di restare, perché non lo farà.    

 ANGOLO AUTRICE: Salve a tutti ^.^. Ho scritto questa storia prendendo ispirazione da queste canzoni di cui vi lascio il link in caso siate curiosi  https://youtu.be/xa4nhhc4ftg  https://youtu.be/7CZ3jXEDgbk. Quando ho ascoltato Lisa (primo link) ho pensato fosse adatta per una SuFin: Anche nel canon quasi tutti i personaggi sono spaventati(?) da Svezia e Finlandia è il primo a non esserne intimorito e ad instaurare un rapporto con lui e mi ci vedo Berwald a fare questo tipo di pensieri. Lisa se non si fosse capito è Nyo finlandia che dato che Hiramuya sensei non ci ha dato un suo disegno o nome come per altri personaggi me la sono inventata di sana pianta, l' ho descritta poco ma spero vi piaccia comunque :). Vagabond invece mi è servito essenzialmente per dare un contesto alla fic. Sinceramente non ho classificato la storia come song fic perchè A)Non so se può definirsi song fiction se è basata su più di una canzone B)Nelle song fic che ho letto l'autore inseriva il testo originale e poi ci costruiva sopra il racconto; io invece ho preso un po' a random le parti che mi servivano delle canzoni per poi costruirci su (spero che questa frase non sia troppo contorta o.O) Se volete darmi delucidazioni su questo mio dubbio e dirmi che ne pensate della storia mi fareste molto felce :) Ringrazio in anticipo tutti quelli che hanno letto ^.^. Giuki Moon 
   
 
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