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Autore: Dida77    24/04/2020    2 recensioni
Come le cose della vita, a volte, ti trascinino in luoghi sconosciuti.
Evanstan - Storia nata per caso tra i post del gruppo FB "Chris&Seb... Stucky is the way!"
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chris Evans, Sebastian Stan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La serata era fredda, umida, tipica di novembre, con quella pioggerellina sottile che bagnava ogni cosa e sembrava entrare fin dentro le ossa. Aveva perso il conto del numero di mani che aveva stretto, degli abbracci che aveva dato, degli autografi che aveva firmato a partire da quella mattina. I peluche, i disegni e i regalini vari delle fan riempivano ormai tre enormi sacchi: gli organizzatori avrebbero pensato a recapitarli nella sua camera di albergo. I muscoli ai lati della bocca gli facevano un male cane a forza di sorridere e un fastidioso mal di testa si stava facendo avanti da un paio di ore. L'antidolorifico preso meno di venti minuti prima non aveva ancora iniziato a fare il suo effetto.

Stava già pensando ad una solitaria serata nell'ennesima camera di albergo quando il cellulare aveva vibrato nella sua tasca tra una stretta di mano e una foto sorridente.

CE: Abbiamo finito un paio di giorni prima. Sono appena sceso all'aeroporto. Ti aspetto davanti alla convention. Macchina scura, finestrini oscurati.

Aveva sorriso. Quella sì che era una sorpresa. Gli faceva piacere vedere Chris. Erano all'inizio della loro... Cosa? Amicizia? No amicizia era sicuramente riduttivo. Non aveva un nome per etichettare il loro rapporto, o forse ce l'aveva e gli faceva paura. Avevano iniziato a frequentarsi da poche settimane e la maggior parte del tempo lo avevano passato separati, ciascuno impegnato dietro ai propri affari in giro per il mondo. In fondo si erano visti solo tre o quattro volte. Appuntamenti a due, travestiti da una pizza insieme con un collega. Non era successo niente a dire il vero, solo mani che si tenevano un po' troppo a lungo, qualche sorriso imbarazzato, due gambe che si sfioravano sotto ad un tavolo, chiacchiere tranquille, scambi di messaggi di whatsapp prima di dormire e tante farfalle nello stomaco. Un mare di farfalle nello stomaco. E la sensazione di poter abbassare la guardia, di potersi fidare di quel sorriso aperto e quegli occhi azzurri nascosti dietro ciglia lunghissime.

Ma alla fine di quella giornata infernale non era sicuro di aver la forza di poter affrontare un appuntamento del genere. Era ancora nella fase in cui voleva far colpo su Steve. Avrebbe voluto fare colpo con qualche battuta spiritosa, parlare di qualche argomento interessante e invece non aveva più nemmeno la forza di sorridere. Avrebbe dovuto dire di no, non avrebbe nemmeno avuto il tempo di farsi una doccia... Ma l'idea di passare l'ennesima serata da solo in camera non lo attirava affatto. All'inizio non avrebbe mai pensato che quel lavoro sarebbe stato così solitario, sempre in giro, senza riuscire a stabilire un rapporto vero con nessuno. Uno schifo da quel punto di vista.
Quindi aveva risposto semplicemente con un "Ok" e aveva ripreso a stringere mani e a firmare autografi.

La convention era durata un'ora e mezza più del previsto, quelle mani sembravano non finire mai... Quando si tirò su il cappuccio e uscì finalmente sulla strada dalla porta sul retro era convinto di non trovare nessuno. Stava già pensando al messaggio di scuse da scrivere, quando alzando gli occhi vide una macchina scura dai finestrini oscurati dall'altra parte della strada.
La guardò sospettoso per una manciata di secondi, fino a quando l'autista non uscì fuori e gli fece un rispettoso segno con il capo mentre faceva il giro attorno all'auto e lo aspettava in piedi vicino alla portiera posteriore.

"Prego signor Stan. Da questa parte."

Attraversò la strada con le mani in tasca e la testa incassata nel collo. Un po' per il freddo, un po' per l'imbarazzo. Santo cielo poteva essere un rapimento in grande stile...

Aperta la portiera un sorriso enorme lo accolse, insieme ad un piacevole tepore. Gli interni in pelle chiara erano estremamente lussuosi. Sul sedile posteriore Chris lo guardava sorridente con un libro in mano e il dito indice tra le pagine a tenere il segno.

"Ci sei riuscito. Ti avevano rapito gli alieni?"
La mano che Chris teneva tesa davanti a sé per salutarlo venne ritirata prima che lui potesse stringerla, giusto il tempo per essere sostituita con un abbraccio caldo e sicuro.

"Più o meno." Gli rispose stringendolo forte.

"Fatti guardare. Sembri sfinito."

"Sì, scusa se non ti ho scritto del ritardo. Come è andato il viaggio?"

"No." Rispose Chris con un sorriso, lasciandolo per un attimo perplesso. "Lo so come sono questo tipo di convention. Per oggi hai già parlato e sorriso abbastanza. Non serve che parliamo adesso. Ti racconto domani del viaggio e di come sono andate le riprese. Per stasera ho fissato in una steak house che conosco. Saletta privata così non ci disturba nessuno. Adesso mettiti comodo e rilassati, ci vorrà una mezz'oretta buona visto il traffico. E vieni qua che mi sei mancato."

Non si erano mai spinti in gesti così intimi, ma era stanco e non ebbe la forza di resistere alle braccia aperte di Chris che lo invitavano ad appoggiarglisi contro. Non ebbe nemmeno la lucidità di pensare a ciò che quel gesto poteva implicare. Sorrise, un sorriso timido e stanco e gli si appoggiò addosso, mentre Chris chiudeva il braccio attorno alle sue spalle e riapriva il libro con l'altra mano.

Rimasero in silenzio per tutto il viaggio. Il sorriso sul volto di entrambi. La pioggia sui finestrini.

   
 
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