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Autore: Ghostclimber    24/04/2020    3 recensioni
Gokudera è distratto.
Yamamoto è di cattivo umore.
Tsuna decide coscientemente di comportarsi da boss.
Tra tutte queste cose assurde, potrebbe anche succedere l'impossibile.
8059 e accenni TsunaxHaru
Genere: Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Haru Miura, Hayato Gokudera, Takeshi Yamamoto, Tsunayoshi Sawada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gokudera si svegliò da uno di quelli che lui chiamava “brutti sogni”.

Non si trattava di incubi, ma il problema era proprio questo: le immagini con le quali la sua mente gli riempiva il sonno erano così splendide che svegliarsi era il vero incubo. Perché nulla di quel che aveva creduto di vivere era reale, non era altro che un parto della sua mente stanca e ormai rassegnata all'idea che nulla sarebbe mai successo.

Dopo sei anni avrebbe almeno dovuto percepire dei segnali, no?

E invece nada, nisba, nulla, nothing, nåt, nanimonai, niets.

Gokudera si sedette sul bordo del letto e controllò la data sul cellulare: ventiquattro aprile, venerdì. -Merdaaa... proprio oggi è venerdì, cazzo! Fanculo!- beandosi della gran mole di parolacce che l'italiano comprendeva, si trasse in piedi e andò all'armadio. Sbatté ripetutamente la fronte contro l'anta, meditando di tramortirsi per saltare la riunione con il Decimo e con Yamamoto, poi desistette: sarebbero andati a cercarlo e l'avrebbero trovato steso a terra in mutande con un bernoccolo in fronte. E l'avrebbero portato in infermeria, sempre in mutande.

Per lo stesso processo mentale della definizione “brutto sogno”, sarebbe stato l'inferno.

Allungò una mano verso il completo gessato, poi si spostò di poco a destra e ne scelse un altro, blu scuro. Lo indossò sopra ad una camicia azzurrina, si guardò nello specchio e si fece coraggio. Uscì a passo deciso dalla propria stanza e a voce bassa si disse: -Avanti, Stupidera, non se ne accorgerà nessuno. Uno è scemo e l'altro ha cose più importanti per la testa.

-Ti ho sentito!- ululò Lambo, che dormiva nella stanza di fianco alla sua, -Ti sei chiamato Stupidera da solo! Lambo san l'ha sempre sa...

-Sparisci o ti devasto!- sbraitò Gokudera, poi si accorse dell'ora. Era in palese ritardo alla riunione, e non aveva ancora nemmeno fatto colazione. Corse lungo i corridoi della base, sperando di non sgualcire l'abito: era il suo preferito, anche se per un motivo decisamente idiota. Era blu.

-Decimo, chiedo umilmente scusa per il ritardo!- esordì entrando nella sala riunioni dove il Boss e Yamamoto lo aspettavano.

-Non c'è problema, Gokudera kun... possiamo cominciare, adesso che sei arrivato.- Gokudera non riuscì a prestare la minima attenzione per tutto il tempo. Continuava ad avere il sospetto di essersi dimenticato qualcosa, qualcosa di grosso, ma più cercava di ricordarsi cosa fosse e più la sua mente gli rimandava immagini del sogno fatto la notte precedente.

-I Varia hanno riportato informazioni dalla base Vongola di Roma, pare che...- la Colonna Traiana aveva forma fallica, pensò Gokudera guardando lo sfondo della foto che il Decimo stava proiettando sullo schermo a parete. Va bene, è una colonna messa lì in mezzo a una piazza, è un grosso tubo dritto, ma non è normale mettersi a pensare ai cazzi, uno in particolare, solo per quello.

-Dal comitato esterno invece arrivano buone notizie...- cominciò Yamamoto, protendendosi in avanti. La sua schiena si inarcò mentre lo faceva, e la giacca si scostò mostrando il fondo dei suoi pantaloni. Gokudera distolse lo sguardo e finì per fissare trasognato la penna che Yamamoto stringeva nella mano sinistra: luccicava di saliva, perché quell'idiota era il tipo di persona che ciuccia le biro quando non ha altro da fare. Freud avrebbe forse parlato di fissazione orale.

-Gokudera kun, sei tra noi?- chiamò il Decimo, e Gokudera emise un verso non compromettente, poi si ritrasse di scatto: perché la penna di Yamamoto stava venendo verso di lui?

Fu pungolato su una guancia dall'estremità ciucciata della penna e sbottò: -Ma che schifo, idiota del baseball! Prima ci sbavi e poi me la metti in faccia?

-Oh, non ci avevo fatto caso, scusa!- disse Yamamoto, poi rise. Gokudera colse uno strano sguardo del Decimo, ma non ebbe tempo di interrogarsene perché fu subito richiamato: -Gokudera kun, dovevi parlare con Hibari san, l'hai fatto?

-Sì, niente da segnalare. Nessun arrivo non previsto in città, nessun movimento sospetto.

-Ottimo, ci speravo. Ehi, ma stai bene?- il Decimo pareva preoccupato.

-Sto bene, Decimo, non dovete preoccuparvi per me! Ho solo dormito un po' male!

-Prendi una tazza di caffè.- Gokudera annuì, ma prima che potesse alzarsi un bicchiere di carta fu appoggiato di fronte a lui da Yamamoto, che gli rivolse anche un sorriso cordiale.

-Umpf.- lo ringraziò Gokudera distogliendo lo sguardo da lui; Yamamoto alzò gli occhi al cielo e tornò a sedersi dall'altra parte del tavolo.

 

Venticinque interminabili minuti dopo, finalmente il Decimo dichiarò chiusa la riunione. Gokudera, che aveva fatto davvero fatica a concentrarsi, trattenne un sospiro di sollievo; finì l'ultimo sorso di caffè e si alzò per andare a buttare il bicchiere, quando il Decimo lo richiamò: -Gokudera kun, posso dirti una cosa?

-Certo, Decimo!

-Stai davvero bene con il blu addosso!- un sorriso. Un improvviso attacco di panico. La stanchezza. Il caffè che gli si rivoltava nello stomaco.

Gokudera fuggì dalla stanza senza degnarsi di rispondere.

 

Tsuna camminò lentamente lungo i corridoi della base, chiedendosi dove potesse essersi andato a cacciare quel disastro del suo braccio destro.

C'era qualcosa che non andava in lui, ne era certo. Prima arrivava in ritardo, poi passava la riunione con la testa su un altro pianeta, infine scappava senza ribattere dopo un complimento. Normalmente sarebbe arrivato in orario, avrebbe rimproverato a Yamamoto di essere troppo poco accurato e avrebbe fornito lui stesso informazioni precisissime e dopo un complimento si sarebbe gettato a terra a ringraziare, o qualcosa del genere. Una delle sue scene da subordinato in venerazione che Tsuna segretamente adorava perché lo facevano sorridere.

L'avrebbe trovato e l'avrebbe convinto a dirgli che cosa diavolo gli passasse per la mente.

Girò verso la biblioteca, poi un rumore ritmico da un corridoio vicino lo attirò: sembrava che qualcuno stesse lanciando ripetutamente una pallina contro il muro. Un po' era irritante, e un po' era quel tipo di rumore che ispira compassione, il suono di un animo tormentato che non sa cosa farsene di se stesso.

In un cul de sac che un tempo portava all'esterno trovò Yamamoto che faceva esattamente quello che Tsuna aveva intuito: seduto a terra con la schiena contro il muro, faceva rimbalzare una pallina sul pavimento e sul muro opposto per poi riprenderla al volo quando tornava verso di lui.

-Yamamoto! Cos'hai?- chiese Tsuna, avvicinandosi. Era raro vedere l'amico senza il suo perenne sorriso in volto, e Yamamoto probabilmente lo sapeva bene: tentò infatti di sorridere, ma gli uscì male. Tsuna ne fu terrorizzato. Si sedette di fianco a lui, che ricominciò il suo gioco ripetitivo.

-Yamamoto... Takeshi... che succede?

-Niente, ho solo... voglia di starmene un po' qui.

-Non me la racconti giusta. Dai, non farmi preoccupare.- Yamamoto sospirò. Senza guardare negli occhi Tsuna, con gli occhi fissi sulla pallina che continuava a far rimbalzare, parlò. Accompagnava ogni frase con un lancio: -Sono anni che provo a mettere in piedi un rapporto con lui. Cerco di parlargli. Di far finta che non mi faccia male quando mi insulta. Mi preoccupo per lui. - Yamamoto scagliò la palla con foga. Questa rimbalzò contro il muro opposto e finì lontano: -Sai cosa c'è? C'è che ha ragione lui. Sono davvero un idiota.

-Yamamoto...- tentò Tsuna. L'amico si alzò, ma ancora non lo guardò. Con gli occhi bassi chiese: -Secondo te è stupido decidere di mollare tutto perché non mi ha fatto gli auguri?

-Io...

-Lo prendo come un sì. Beh. Almeno resto nel personaggio.- senza aggiungere altro, Yamamoto si allontanò. Tsuna lo guardò andare via, chinarsi a raccogliere la pallina, sconvolto dalla rivelazione. Di certo Yamamoto era stato un campione a nascondere i propri sentimenti: lui, invece, era trasparente come un foglio di pellicola per alimenti. Quando aveva capito che i suoi sentimenti per Kyoko non erano altro che amicizia e che invece provava qualcosa di molto diverso per Haru era stato così bravo a nasconderlo che persino Ryohei, che notoriamente non era un pozzo di scienza, l'aveva avvicinato per dirgli che anche se non avrebbe sposato Kyoko sarebbe sempre stato come un fratello minore. Questo il giorno stesso in cui Tsuna aveva capito i propri sentimenti.

In fondo era un bene essere circondato da amici che lo difendevano, rifletté incoerentemente Tsuna, se l'avessero catturato avrebbe finito per rivelare qualsiasi cosa solo sbattendo le palpebre.

Abbattuto, Tsuna si alzò e tornò in cerca di Gokudera. Avrebbe voluto far qualcosa per far sentire meglio Yamamoto, ma non aveva idea di come muoversi, quindi tanto valeva cercare di capire cosa diavolo prendesse al suo braccio destro. Si cullò per un attimo nell'ipotesi che Gokudera avesse realizzato di essere innamorato di Yamamoto e si immaginò a fare da Cupido per i due. Si baloccò per un minuto buono con l'idea di farsi cucire uno striminzito costume da Eros da Haru, cosa che ovviamente sarebbe sfociata con lei che ammirava il suo corpo ben poco scultoreo e lui che la baciava. Visualizzò se stesso chinarsi su di lei e ricreare la posa della statua di Amore e Psiche e sospirò: non avrebbe mai trovato il coraggio di farlo.

Girò un angolo e si scontrò dolorosamente contro la spalla di qualcuno. -Decimo!

-Gokudera kun! Ti stavo cercando!

-Decimo, devo chiedervi scusa per il mio comportamento! Me ne sono andato senza salutare come un vero maleducato, non ho giustificazioni!- Tsuna colse al volo l'occasione: -E invece dovrai trovarle! Nel mio ufficio, adesso!- ordinò, sentendosi un idiota. Quando si comportava da vero boss si sentiva sempre un po' imbecille, gli sembrava di essere un ragazzino che gioca a far finta al parco pur essendo fin troppo cresciuto per quel genere di cosa. Fece strada verso il proprio ufficio tenendo la schiena dritta, sentendosi un po' più deficiente ad ogni passo imperioso, poi aprì la porta e fece cenno di entrare a un Gokudera così curvo su se stesso da sembrare rimpicciolito.

Si sedette dietro la scrivania mentre Gokudera si accomodava sul bordo di una sedia, prostrato, e attese. Dopo un paio di sospiri profondi, finalmente Gokudera aprì bocca: -Come l'avete capito?

-Capito cosa?- chiese Tsuna, cascando dalle nuvole.

-Che sono innamorato di Yamamoto.- sussurrò Gokudera.

-EEEH?!- sbottò Tsuna, scattando in piedi. Gokudera indietreggiò d'istinto e disse: -Ma... ma... quel commento... sul blu che mi sta bene addosso...- arrossì fino alla radice dei capelli. Tsuna ci mise un attimo di più, ma poco dopo anche il suo viso assunse una bella tonalità simile. Blu come l'anello della Pioggia, Guardiano della Pioggia addosso al Guardiano della Tempesta... Tsuna non aveva idea di come funzionassero certe cose tra due maschi, ma scoprì che riusciva benissimo a farsene un'immagine abbastanza esplicativa.

Si sedette con cautela, come se temesse di vedersi scomparire la sedia da sotto, e disse: -Era solo un commento... come si dice...

-Estetico?- propose Gokudera, che improvvisamente sembrava trovare il soffitto molto interessante.

-Credo... di sì... cioè, il colore ti dona, tutto qui.

-Chiedo scusa, pensavo che voi voleste insinuare altro e... sì, mi ha preso il panico e... insomma, lo sapete anche voi, c'eravate.- Tsuna cercò di ragionare rapidamente.

-Sì, ma posso sapere cos'altro ti prende? Hai fatto tutta la riunione su un altro pianeta!

-Ho... fatto un sogno.- disse lentamente Gokudera, dopo una percepibile esitazione. Per un attimo Tsuna ebbe la tentazione di bloccarlo, di non farsi raccontare i dettagli, ma percepiva che per Gokudera era giunto il momento di aprirsi: forse, se non l'avesse fatto in quel momento, avrebbe finito per chiudersi in se stesso definitivamente. Lo lasciò parlare, sperando che il sogno non fosse vietato ai minori: -Niente di particolare, in realtà. C'eravamo solo io e lui che passeggiavamo per il centro di Namimori e ci tenevamo per mano. Solo che...- Gokudera sbuffò, -Solo che quando mi sveglio e mi ricordo che non è successo davvero... insomma, è dura.

-Se accetti un consiglio...- cominciò Tsuna, intravedendo una possibilità.

-Certo, Decimo, ditemi pure!- Tsuna storse il naso di fronte a quell'entusiasmo palesemente falso. Gli leggeva nella mente la frase “Ti faccio parlare perché sei il capo, ma dei consigli di uno che in tre anni non ha fatto un passo avanti me ne faccio ben poco”.

-Comincia col fargli gli auguri di compleanno.

-CAZZO!- sbottò Gokudera, -Ecco cosa mi stavo dimenticando! Che razza di idiota, volevo chiedere ad Haru di aiutarmi a fargli una torta, ma adesso ormai è tar...

-Gokudera kun! Vai! A fargli! Quei dannati auguri!- lo interruppe Tsuna.

-Giusto! Grazie, Decimo! Grazie! Grazie!- ululò Gokudera, inchinandosi ripetutamente, poi uscì di corsa. Al suo posto entrò Haru: -Tsuna san! Gokudera kun sta bene?

-Sì, è solo il solito fuori di testa.- ribatté Tsuna, poi realizzò. Era solo con Haru.

 

Yamamoto sollevò gli occhi dal libro che stava leggendo. Gli era parso di sentire qualcosa, forse un colpo alla porta, ma non ne era sicuro.

Sbuffò.

Sicuramente era stata una sua impressione, dettata dal fatto che aveva passato l'ultima mezz'ora a fantasticare su Gokudera che andava a cercarlo vestito solo della propria pelle e con un fiocco in testa. Fantasticare e non solo, ricordò a se stesso lanciando un fazzolettino appallottolato nel cestino della carta straccia, quando si dice la coerenza...

Il rumore si ripeté. Lieve, ma inequivocabile. Qualcuno stava bussando alla sua porta. Yamamoto si stampò in faccia il solito sorriso, quello che ultimamente sembrava pesare sempre di più, e si avviò alla porta: probabilmente era qualcuno che lo cercava per augurargli buon compleanno e lui non voleva far preoccupare nessuno mostrandosi giù di corda.

Aprì la porta e si trovò davanti Gokudera, con la cravatta allentata, i primi bottoni della camicia aperti e la giacca sbottonata. Il cuore di Yamamoto fece un balzo.

-Gokudera, ti serve qualcosa?- chiese. L'altro lo fissò con uno sguardo strano, sembrava quasi terrorizzato. Yamamoto rimase in attesa di una risposta.

-Ehm... auguri?- disse infine, in tono interrogativo. Poi, aprì le braccia in un movimento che ricordava una specie di Fonzie un po' sfigato ed emise un soffio di risata imbarazzata. Yamamoto si morse un labbro, poi chiese: -Te l'ha detto Tsuna, non è vero?

-Ah, in effetti sì.- ammise Gokudera, grattandosi la nuca, -Però io...- Yamamoto non stette a sentire. Gli sbatté la porta in faccia, ferito e offeso. Tsuna aveva cercato di agire per il meglio, ma degli auguri forzati erano peggio che niente. Erano un insulto.

Yamamoto scivolò con la schiena lungo la porta e si sedette a terra, con le mani sulla faccia. Da quando era diventato così acido? Così pronto ad offendersi? Lui era quello che si lasciava prendere in giro perché sapeva che chi lo faceva gli voleva bene... o forse non lo sapeva, forse ci sperava e basta. E probabilmente lì c'era tutta la differenza. Poteva essere certo dell'affetto di Ryohei quando lui gli dava dello svampito all'estremo, poteva essere certo dell'affetto di Tsuna quando lui gli diceva che era sempre il solito, ma con Gokudera non poteva far altro che sperare che lui non lo odiasse poi così tanto.

-Ehi, sei ancora lì?- chiese una voce da fuori la porta. Yamamoto si obbligò a non rispondere. La voce di Gokudera tagliava come una lama, una spada affilata degna dello Shigure Souen.

-Beh, non è che puoi andare da qualche altra parte. Sei chiuso lì. Giusto.- Gokudera sembrava delirare. Yamamoto sbatté la nuca contro la porta, detestandosi per la preoccupazione che quelle frasi sconnesse e stranamente gentili gli stavano suscitando.

-Ma mi vuoi rispondere o no?!- sbottò Gokudera. Yamamoto sentì una lacrima scendere lungo una guancia e se la asciugò con rabbia. -Beh, senti. Fanculo. Ti lascio qui il tuo regalo. Ciao.- i passi di Gokudera si allontanarono lungo il corridoio; quando fu ragionevolmente certo che si fosse allontanato per bene, Yamamoto aprì la porta. Per terra c'era un piccolo pacchetto che pareva incartato da un troll e passato sotto ad uno schiacciasassi. Scosse il capo nel notare le renne che decoravano la carta, poi staccò con riverenza il nastro adesivo che chiudeva il pacco. All'interno c'era un polsino nero che a Yamamoto sembrò di riconoscere; se lo portò al viso e colse la traccia inconfondibile dell'odore di Gokudera, un misto di muschio bianco, esplosivi e acqua di colonia. Annusò profondamente, poi si rigirò l'oggetto tra le mani: che razza di significato poteva avere? Non era un semplice regalo “Alla Lambo”, come avevano battezzato i regali riciclati per il fatto che da bambino, per Natale, Lambo regalava a tutti roba trovata nei propri capelli. Insomma, Gokudera era estremamente possessivo nei confronti delle proprie cose, non avrebbe ceduto nulla di suo nemmeno per fingere di aver pensato ad un regalo.

Yamamoto si infilò il polsino al braccio sinistro e se lo portò al viso. Il profumo di Gokudera gli diede coraggio: sarebbe andato da lui e gli avrebbe chiesto spiegazioni.

 

Tsuna respirava a stento. Haru aveva capito che qualcosa non andava, si era chiusa la porta alle spalle e gli aveva chiesto cos'era successo.

Preso dal panico, Tsuna le aveva spiattellato tutto: Yamamoto innamorato di Gokudera, Gokudera innamorato di Yamamoto, lui che voleva improvvisarsi Cupido. Ora la fissava terrorizzato.

-Hahi!- trillò Haru, -Haru ci sperava tanto! Secondo te si metteranno insieme?

-Ah! Beh, dipende da...

-Oh, sono anni che li shippo tantissimo!- esclamò ancora Haru, interrompendolo.

-Sono anni che li che cosa?- Haru si portò le mani giunte al lato del viso e rispose: -Che li voglio vedere insieme! Haru muore dalla voglia di vederli che si baciano! Tu no, Tsuna san?

-Qual...cosa del genere, insomma, mi farebbe piacere se...

-Oh, Tsuna san! Sarebbe bellissimo! Oh, se potessero fare dei bambini, sarebbero bellissimi!

-Oddio, questo non me lo voglio immaginare...- mugugnò Tsuna con voce cupa, mentre Haru gli si gettava al collo: -Tsuna san, te li immagini a giocare con i nostri bambini?- Tsuna tornò di botto alla realtà. Il viso di Haru era a poca distanza dal suo e forse lei percepì che c'era qualcosa di diverso dal solito perché si zittì: Tsuna la fissò a lungo negli occhi, poi si decise.

Si sporse in avanti e la baciò.

 

Gokudera non era in biblioteca. Non era in cucina, non era al piano dove c'erano le stanze per gli allenamenti, non era in camera sua, non era in sala riunioni, non era nemmeno in lavanderia. E non era uscito, perché il sistema non aveva rilevato il suo passaggio.

Yamamoto stava per darsi per vinto, quando lo scorse seduto per terra di fronte alla porta dell'ufficio di Tsuna. -Yo, Gokudera!- chiamò. L'altro sobbalzò e si portò entrambi gli indici davanti alla bocca, poi fece: -Shhh!- Yamamoto gli si avvicinò.

-Cosa succ...- dall'ufficio provenivano suoni inequivocabili. Yamamoto arrossì.

-Il Decimo è lì dentro con Haru. Pare che abbia finalmente trovato il coraggio.- spiegò Gokudera in un sussurro concitato, -Io sono qui per evitare che qualcuno li interrompa.

-È un bel gesto.- ribatté Yamamoto, allo stesso volume di voce.

-Non sento un cazzo.- Yamamoto si avvicinò a Gokudera, gli tenne la testa ferma con una mano e gli ripeté all'orecchio: -Ho detto che è un bel gesto.- mentre si scostava, ebbe l'impressione che Gokudera strofinasse la guancia contro il palmo della sua mano, ma scacciò la sensazione. Si sedette di fianco a Gokudera, volutamente troppo vicino, e vide lo sguardo dell'altro posarsi sul polsino, in evidenza grazie alle maniche arrotolate della camicia.

Dall'ufficio di Tsuna venne un verso decisamente esplicito. Gokudera arrossì e Yamamoto si coprì la bocca con una mano per non mettersi a ridere; quando fu sicuro di avere un minimo di controllo, sussurrò: -Superamento del porno point, rivisitato.- gli occhi di Gokudera divennero lucidi e di colpo Yamamoto ricordò di avere sospettato spesso che fosse innamorato di Tsuna. Lo vide mordersi una mano e si diede dell'idiota, poi si accorse che Gokudera stava ridendo. D'istinto lo trasse a sé e l'altro cominciò a ridacchiare istericamente contro il suo petto. Il cuore cominciò a battergli all'impazzata, e qualcosa prese vita nelle sue parti basse quando Gokudera, negli spasmi delle risate, perse l'equilibrio e gli affondò il viso nell'addome.

-Ehm... Gokudera...- chiamò a voce bassissima. L'altro si mosse ancora e Yamamoto desiderò sprofondare in un abisso senza fondo quando lo avvertì che si bloccava, con la faccia premuta contro il suo inguine rigonfio. -Miseria...- gemette. Gokudera si alzò e si sedette composto sui talloni. Con espressione seria, si portò le mani alla cravatta e la allentò ulteriormente, la tolse e la appese alla maniglia della porta: -Sai cheti dico? È grande abbastanza per cavarsela da solo.

 

Con la mano di Yamamoto stretta nella propria, Gokudera camminò rapidamente verso la propria stanza, tirandosi dietro l'altro. Lo scaraventò all'interno, chiuse a chiave la porta e si voltò a guardarlo. Yamamoto era caduto sul suo letto e lì giaceva scomposto, con la camicia fuori dai pantaloni, le maniche arrotolate e un rigonfiamento inequivocabile nei pantaloni.

-Cosa vuol dire il tuo regalo?- lo freddò Yamamoto, il petto che si alzava e si abbassava rapido.

-Volevo che tu avessi qualcosa di mio.- ribatté Gokudera.

-Perché?

-Perché così sai quello che non riesco a dirti.- Yamamoto si alzò e lo prese per il collo della camicia; Gokudera dovette alzare gli occhi per guardarlo, e così facendo si trovò a distanza di pericolo dalle sue labbra. -Se non mi baci adesso, dovrò ucciderti.- disse Gokudera.

-Mi piace vivere.- rispose Yamamoto, poi le sue labbra catturarono quelle di Gokudera in un bacio possessivo. Milioni di frasi che non avrebbe mai detto trapassarono la mente di Gokudera mentre rispondeva entusiasticamente al bacio:

“Fai l'amore con me, subito, prendimi!”

“Sei sempre dannatamente perfetto qualunque cosa fai”

“Potrei morire felice qui e ora”

“Abbracciami, abbracciami e fammi sentire vivo”

Alla fine, ciò che disse fu sciocco, inutile e banale: -Ehi, vacci piano, scemo del baseball. Non sgualcirmi il vestito, è il mio preferito.

-Ah sì?- ribatté vago Yamamoto, concentrato sul raggiungere la casa base. Gokudera ridacchiò pensando che i tanto amati paragoni con il baseball che usavano nei film americani per definire i vari traguardi delle relazioni gli si addicevano davvero.

-Sì. È blu.- disse Gokudera, sperando che Yamamoto capisse. Il moro si bloccò, poi sfilò la giacca a Gokudera e la appoggiò su una sedia. Gli slacciò la camicia e gli cosparse il petto di baci mentre gli slacciava i pantaloni. Gokudera lo lasciò fare, imbambolato. Nessun segno di comprensione da parte dello scemo del baseball, e lui non voleva semplicemente fare sesso. Avrebbe voluto mettere in chiaro le cose prima di cominciare, ma era come sempre restio ad aprirsi e aveva il sacro terrore di pronunciare quelle due piccole paroline.

-Yama... Takeshi, io...- cominciò, ma Yamamoto lo zittì mettendogli un dito davanti alle labbra. Gokudera tacque: tra le sue mani si sentiva di burro.

-Shhh... fai silenzio, Hayato. Mi devo concentrare.

-Ma...

-Ti amo anch'io.- disse Yamamoto. Gokudera sgranò gli occhi e cercò di dire qualcosa, ma emise solo un vago pigolio. Yamamoto gli leccò il collo e gli sussurrò all'orecchio: -E adesso taci, che voglio battere un homerun con la squadra rossa.

 

 

 

 

 

Fiu.

Finita in corner poco prima dell'ora di cena.

Girovagando per la Reborn Wiki (sono nuova di qui ma recupero in fretta) qualche settimana fa avevo notato la data del compleanno del nostro scemo del baseball (Gokudera dalla regia: -Se la smetti di scrivere basket tutte le volte ci fai un piacere- oh ma è proprio il caso di spiattellare tutti i miei sfasi mentali?) e avevo cominciato questa fic.

Poi la mia migliore amica mi ha passato tutte le canzoni e sono andata in fissa con i Varia.

Poi mi è venuto in mente Belphegor che faceva le treccine con Fran e mi sono distratta.

Poi mi sono dovuta riportare in pari con la stesura di una long su Slam Dunk.

Poi mi sono messa in testa di mettermi a cucire e ho fatto tre giorni a progettare roba.

Poi oggi sono passata di qui e per fortuna valechan91 ha un senso delle date più sviluppato del mio. Mi è apparso Ryohei che urla “me ne sono dimenticato all'estremo!”, mi sono stragoduta la sua fic e poi ho sistemato questa. E vivaddio che ho trovato un finale, coi finali ho sempre il dubbio.

Per chi non fosse ferrato con i cliché dei film americani, “battere un homerun” significa saltare i passaggi bacio-palpeggiamento-petting e passare direttamente al pezzo forte.

Spero abbiate apprezzato (Yamamoto dalla regia: -Io sì!), se vi va battete un colpo!

E buon compleanno al nostro scemo del baseball!

XOXO

 
   
 
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