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Autore: Tristan_and_Isolde    25/04/2020    1 recensioni
"Teneva duro per resistere ai brividi. A casa non sarebbe stata di certo meglio: gli avevano tagliato il riscaldamento dalla fine di settembre, perché non avevano più denaro per permetterselo. L’affitto, gli alimenti e l’acqua avevano un costo talmente alto che restavano sempre pochissimi spiccioli nel salvadanaio."
Sei anni dopo la costrizione del muro Annika riflette sulla sua vita in quella città sua e non più sua, in luogo che tanto ha amato e che ora odio, sentendosi costretta a restare, ma con un cuore che desidera partire.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Novecento/Dittature
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Berlino Est, novembre 1967

Il freddo stava aumentando con l’arrivo di novembre. Tutto stava diventando più cupo e denso. La città sarebbe stata ingoiata nell’oscurità della notte in poco tempo e pochi lampioni l’avrebbero accompagnata fino a casa. Si strinse nel suo cappotto, avvertendo il vento freddo punzecchiarle il collo. Teneva duro per resistere ai brividi. A casa non sarebbe stata di certo meglio: gli avevano tagliato il riscaldamento dalla fine di settembre, perché non avevano più denaro per permetterselo. L’affitto, gli alimenti e l’acqua avevano un costo talmente alto che restavano sempre pochissimi spiccioli nel salvadanaio. I loro stipendi erano miseri, nonostante suo marito passasse l’intera giornata a lavorare in fabbrica e fino a qualche mese prima anche lei aveva fatto lo stesso. Si erano fatti in quattro pur di tirare avanti in una città che da tempo non riconoscevano più come loro: erano nati a Berlino, erano cresciuti amandola e ora erano costretti ad odiarla. Tutta colpa di quell’orrendo muro grigio. Quello stesso muro che si stagliava dinanzi ai suoi occhi in quell’istante. La frontiera, il limite che non si poteva oltrepassare. Dall’altra parte stavano le loro famiglie, i suoi genitori, i suoi fratelli e tutto il suo passato. Anche quella laurea in medicina era un lontano ricordo, una parte di lei che non esisteva più. Chissà se i suoi cari pensavano mai a lei, se si chiedevano come stesse, se fosse viva, se fosse felice? Chissà se anche loro si dirigevano spesso alla frontiera come faceva lei? Voleva vederli, desiderava tantissimo sentire la voce di sua padre, vedere il viso di sua madre, voleva dire loro che le mancavano tantissimo, che voleva tornare da loro, ma non poteva: il grande muro impediva tutto questo. Erano cinque anni che viveva al di là del muro, lontana dai suoi affetti, e quei cinque anni l’avevano stravolta più di chiunque altro: non trovava la ragione per cui dovesse rimanere, ma partire era più rischioso del restare. Le strade di Berlino vuote, deserte, già parzialmente ghiacciate, i palazzi spesso diroccati, la gente con un espressione triste in viso. Tutti stavano soffrendo, ma non potevano cambiare, non potevano fuggire. La "striscia della morte" avrebbe impedito a chiunque di oltrepassare il muro. Si portò una mano al ventre sentendo il bambino muoversi. Sospirò leggermente rinvigorita da quella strana emozione. Non era ancora nato e già era una grossa fonte di preoccupazione: probabilmente avrebbero dovuto chiedere favori ai pochi amici che avevano, avrebbero dovuto scegliere cosa sacrificare, quale fosse il bene meno utile. Il sussidio dello stato avrebbe aiutato molto poco. Fissò gli occhi sul muro e le sembrò quasi di vederlo cadere. Non sarebbe mai accaduto, non avrebbe mai ceduto. Probabilmente sarebbe morta in quella città, probabilmente in inverno.

«Sei di nuovo qui!» Sospirò una voce alle sue spalle. «Ti ho cercata dappertutto!» Sospirò appoggiando una mano sulla sua spalla. Annika non osava spostare lo sguardo del muro, ma sentire la sua mano calda accarezzarle il viso la convinse ad ammorbidirsi un poco. Gli accennò un breve sorriso e lo guardò negli occhi. «Torniamo a casa, tesoro...» Disse sorridendole. Annika sospirò, poco convinta, e si lasciò trascinare dal marito a casa.

   
 
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