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Autore: Etace    02/05/2020    3 recensioni
Quarantena 2020.
Nel teatro pandemico del Covid19, Crowley escogiterà un metodo tutto suo per andare a trovare Aziraphale senza violare alcuna regola restrittiva e senza incorrere in alcuna sanzione.
Ispirato al video dedicato ai 30 anni dall'uscita di questo meraviglioso libro.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley, Gabriele
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Crowley aveva la cornetta del telefono in bilico tra l’orecchio e la spalla. Giustamente, si stava mettendo lo smalto nero sulle unghie ed era talmente stressato che perfino l'idea di rimandare la manicure a più tardi era motivo di irritazione.
Il telefono squillò mezzo minuto e poi una voce garbata e un po’ acuta gli rispose.
-Buongiorno, con chi ho il piacere di parlare?-
-Secondo te? Sono io, idiota- replicò subito Crowley con voce graffiante -Ascolta, io stasera esco. Ho deciso, basta. E non c'è niente che tu possa dirmi per impedirmelo! E... Se ti volessi unire a me… Puoi-
Aziraphale alzò gli occhi al cielo, mossa decisamente poco ortodossa per un angelo.
-Crowley, caro, mi hai fatto la stessa proposta stamattina- gli rispose pazientemente, a mollo nella sua vasca da bagno -Ne abbiamo già parlato e la mia risposta è sempre la stessa: no-
-Ma perché!- sbottò il demone, rischiando di far cadere la boccetta di smalto sul tavolo -Perché dobbiamo stare chiusi in casa anche noi? Ma che senso ha! Siamo immortali, quel virus non può contagiarci!-
-Ma noi siamo ospiti sul pianeta Terra, non padroni! Dobbiamo attenerci alle regole degli umani, non fare ciò che ci pare- gli rispose Aziraphale con voce petulante -Dobbiamo comportarci come loro, dobbiamo mimetizzarci tra loro e non dare l’occhio-
-Io non do nell’occhio. Tu dai nell’occhio-
-Oh, insomma-
-Io sono disperato, Aziraphale- esclamò Crowley, ribaltandosi sulla sedia con le gambe magre all'aria -È già la quarta volta che vado al supermercato questa settimana e ho tanta di quella roba che non so più dove metterla!-
Aziraphale ridacchiò.
-Non c’è niente da ridere!- esclamò Crowley -Andiamo, dieci minuti, una passeggiata intorno al mio palazzo e poi ci salutiamo-
-Crowley, lo sai che io abito troppo lontano rispetto a casa tua, non posso venire con te- gli disse dolcemente -Ma puoi  sempre farti il giro del palazzo da solo, magari mentre ti ascolti il tuo bepop, no?-
“Non è la stessa cosa…” pensò il demone, abbacchiato.
-Sì, ehm, penso di sì- mormorò, poco convinto.
Aziraphale parve captare la sua malinconia.
-Non essere così giù, Crowley- cercò di rincuorarlo -Presto questa pandemia finirà, i miei colleghi me lo hanno garantito-
-I miei invece mi hanno assicurato il contrario- borbottò Crowley, cupo.
-Figurarsi!- esclamò Aziraphale, con supponenza -Ora devo riagganciare. Sono nella vasca da bagno, non riesco a insaponarmi con una mano sola-
-Sei nella vasca!?- si animò immediatamente il demone, scattando in piedi -Ma sei nudo? Azi? Pronto? Pronto, ci sei ancora?-
No, Aziraphale aveva riagganciato.
Crowley lasciò cadere il cellulare sul tavolo e soffiò in modo così potente contro le sue unghie smaltate di fresco, che il tavolo e le sedie si ribaltarono a terra. Si guardò le unghie, ora decisamente asciutte, e ripensò alla telefonata di prima.
La verità era che aveva una bruciante voglia di vederlo.
Si sentiva depresso, chiuso ormai da mesi in casa in una perfetta e logorante solitudine. Non era abituato a stare senza compagnia, gli umani in qualche modo lo avevano sempre circondato, erano parte integrante della sua vita, vuoi per lavoro, vuoi per divertimento. E dormire... Beh, aveva già dormito otto giorni di fila, non gli andava più di dormire.
Decise comunque di scendere e fare una passeggiata nel quartiere intorno a casa sua. Prese gli occhiali da sole,  la mascherina, il cellulare e corse giù. Andare di nuovo al supermercato era fuori discussione, aveva perfino acquistato un kit per la prima infanzia con un maxi formato di pannolini pur di avere un pretesto per andarci. Ora aveva decisamente toccato il fondo.
Comunque scese le scale, aprì il portone e passeggiò per il quartiere che percorreva quotidianamente da due mesi a questa parte. Ormai, gli erano diventate famigliari perfino le erbacce e le crepe sull'asfalto.
Londra era quieta e deserta, del tutto irriconoscibile. Non c’erano automobili in circolazione, né biciclette, né pedoni screanzati che attraversavano la strada col semaforo rosso. Assurdo. Perfino l’aria era pulita e a Crowley venne subito in mente Pollution: il povero Cavaliere dell’Apocalisse stava sicuramente passando un brutto periodo.
In compenso, però, era pieno di umani con i cani.
Cani esausti, costretti a uscire in compagnia del cugino di terzo grado del padrone o di un disperato vicino di casa. C’era perfino una vecchietta con un gatto esterrefatto al guinzaglio.
Crowley pensò pigramente che poteva trasformarsi in serpente e che Aziraphale poteva fingere di portarlo a spasso. Avrebbero potuto finalmente scambiare due parole e i poliziotti umani non li avrebbero interrotti con la storia dell’autocertificazione o del “congiunto”.
Ma Crowley dimise subito l’idea: gli umani erano inspiegabilmente terrorizzati dai serpenti, e non osava immaginare come avrebbero reagito, se ne avessero visto uno al guinzaglio per le vie di Londra… No, non era fattibile.
Forse, doveva trasformarsi in un altro animale…
Crowley iniziò a passare in rassegna gli animali che amava di più: i coccodrilli, gli squali, i tirannosauri, gli unicorni, i varani… Ma poi scosse la testa. Era meglio optare per qualcosa di più piccolo e carino, qualcosa che non desse nell’occhio... Qualcosa come un lupo, magari. I lupi erano simpatici, ululavano e da affamati potevano anche mangiare un umano intero…  No, in effetti il lupo era meglio di no.
Un cane? Crowley si fermò di scatto. Gli umani adoravano i cani, le strade erano piene di cani!
-Ma certo!- gridò Crowley a voce alta, attirando l’attenzione dei passanti. Doveva trasformarsi in un cane e andare da Aziraphale! Era un piano perfetto!


 


Una settimana dopo…



 
Nell’angelica casa di Aziraphale si respirava un clima particolarmente festoso. Oggi era IL giorno, il momento più atteso della quarantena: l’arrivo del corriere. Quel giorno, finalmente, l’angelo avrebbe ricevuto in consegna un prezioso pacco pieno di libri preziosi. Inutile dire che non stava più nella pelle. Aveva fatto giusto un paio di miracoli affinché proprio il suo pacco ricevesse il bollo della consegna prioritaria e fosse spedito per primo, visto che erano libri provenienti dal Tibet e che avrebbero impiegato almeno un secolo per arrivare. In realtà, l'angelo aveva fatto anche un paio di miracoli sui monaci tibetani per convincerli a vederglieli, ma questo era un altro discorso… Aziraphale, dopotutto, si giustificava pensando che ogni miracolo che faceva, lo faceva a fin di bene: quei libri sarebbero stati molto più al sicuro esposti nella sua libreria, piuttosto che nei remoti e impenetrabili monasteri del Tibet…
Sussultò di gioia, non appena sentì qualcuno graffiare alla porta.
-Arrivo!- esclamò con voce allegra e squillante, precipitandosi alla porta. L’aprì, solo che rimase senza fiato: sulla soglia non c’era il corriere, ma un cane di grossa taglia, col pelo lungo e rossiccio, gli occhi gialli, molto famigliari…
-CROWLEY?!- esclamò, incredulo.
Il cane abbaiò e aprì le fauci, mostrandogli amichevolmente la lingua. Aziraphale non poteva credere ai suoi occhi.
-Ma che…? Ma che significa? Ti sei bevuto il cervello!?- gli domandò, aprendo la porta per farlo entrare. Il cane-Crowley trotterellò dentro, aveva l’aria di essere molto contento.
-Crowley!?- lo chiamò di nuovo Aziraphale -Oh, buon cielo! Ma... Mi vuoi spiegare, gentilmente?-
Crowley lo guardò e piegò il capo di lato, non riusciva a capire una singola parola di quello che il suo angelo diceva. Aziraphale continuava a blaterare con dei versi inarticolati e Crowley si immaginò che tutti i cani provassero la stessa sensazione di disagio e confusione ogni volta che gli umani si fermassero a parlare con loro.
-CJBEUBCFI! CROWLEY! SBWLIGWFISS!! GGGG§!-
Ma ehi, l’angelo aveva detto “Crowley!” pensò felice, scondinzolando leggermente. Il suo nome però lo capiva! Giusto quello, però.
Era un peccato che nella forma di cane non capisse l’umanese. Una volta aveva sentito in un documentario che, secondo un noto studio dell’università di non so chi, i cani capissero il tedesco.
-Angelo, prova col tedesco, perché non capisco una sola parola di quello che dici!- abbaiò Crowley, ma questa volta fu il turno di Aziraphale di assumere un’espressione confusa.
Poi si sentì un trillo esterno e acuto, qualcuno aveva suonato al campanello…
Crowley iniziò istintivamente ad abbaiare come un matto.
-CHI È?? ANGELO, STAVI ASPETTANDO QUALCUNO?? EH? È COSÌ, È COSÌ? CHI STAVI ASPETTANDO!? IO È DA UNA VITA CHE VOGLIO VENIRE A TROVARTI E TU MI DICI DI NO! IO LO AZZANNO, HAI CAPITO!?-
Aziraphale era sconvolto -Basta, Crowley, a cuccia! Smettila di abbaiare, scemo che non sei altro!- si piegò su di lui e gli afferrò dietro la testa, sul collo lungo e molto peloso -Calmati, è solo il corriere-
Quella vicinanza inaspettata e quelle mani calde su di lui ebbero un effetto calmante. Crowley smise di abbaiare e lo fissò con tanto d’occhi.
-Bravo- gli disse Aziraphale, alzandosi e andando ad aprire la porta.
Crowley sgusciò subito in mezzo alle sue gambe pasciute e, con suo sommo sollievo, notò che il disturbatore era una donna massiccia, con la mascherina chirurgica, una divisa rossa e un cappellino dello stesso colore. Una postina, evidentemente, che passò ad Aziraphale un pesante pacco imballato e una penna per apporre una firma.
Ma appena vide il cane, costei proruppe in un gemito di gioia, neanche avesse visto un unicorno con la criniera arcobaleno.
-E questo cagnone qui?- domandò subito ad Aziraphale, guardando CrowleyDog con gli occhi a cuoricino -Da quando in qua ha un cane, signor Fell?-
L’angelo sgranò gli occhi -Ehm, lui è… È...-
-È adorabile! Ma guardati! quanto sei carino!- esclamò la postina direttamente a Crowley che, senza rendersene conto, aveva iniziato a scodinzolare -Aww, ma guardalo!-
-Ehm, signora? È… È molto feroce, è un vero diavolo, farebbe meglio a non toccarlo-
-Un diavolo? Oh, questo cane è un angioletto, si vede lontano un miglio!- esclamò lei, convinta -Si fidi, faccio questo lavoro da vent’anni, so riconoscere un cane feroce quando lo vedo! Non è vero, bello?- sorrise a Crowley -Come si chiama?-
-Crowley- rispose Aziraphale con voce incerta -Guardi, dico sul serio, non…-
Ma Aziraphale non finì la frase perché l’impicciona aveva già iniziato ad accarezzare il suo migliore amico, che subito si era lasciato cadere a terra a pancia all’aria, ignudo come tutti i cani.
L’angelo arrossì come un pomodoro
-Crowley!- sibilò, imbarazzato a morte -Smettila! Razza di… Di scostumato!-
-È davvero una bestiolina adorabile!- esclamò la donna, continuando ad accarezzargli il ventre fulvo.
-Un diavoletto, decisamente!- le rispose l’angelo, coprendosi gli occhi con le dita.
Costei ridacchiò e si alzò in piedi, ricomponendosi e tornando a essere una creatura pensante.
-Scusi, ma quando vedo i cani perdo la testa. Soprattutto quando sono così adorabili come Crowley!- esclamò in falsetto, rivolta verso il demone, che scodinzolò di nuovo. Crowley, per inciso, non scodinzolava a posta, era una reazione spontanea, naturale, come quando da serpente faceva scattare dalla bocca la lingua biforcuta.
Aziraphale si schiarì la voce -Bene, se posso firmare la mia ricevuta…-
-Certo, prego, apponga una sigla qui-
Aziraphale disegnò una A molto arzigogolata, piena di riccioli e punte, e le restituì la cartelletta con tutta fretta.
-Grazie, mille- gli disse lei -Arrivederci signor Fell! E ciao, ciao, Crowley-
Aziraphale la salutò precipitosamente e sbatté forte la porta di casa, sollevato. Poi si voltò: Crowley era ancora steso sul pavimento a pancia all’aria.
-Ti sei divertito a stare sdraiato sul mio pavimento come un poco di buono!?- sibilò l’angelo, sconvolto e imbarazzato. L’espressione canina di Crowley ricordava vagamente un sorriso.
-Ti preferivo quando eri un serpente!- sibilò Aziraphale, indignato, prendendo il pacco nuovo e andandosi a sedere nella poltrona. L'angelo era evidentemente imbronciato. Crowley trotterellò e si sedette sulle quattro zampe proprio di fronte a lui.
-Puoi anche ritrasformarti, tanto non c’è più nessuno- gli accennò l’angelo guardando i libri nuovi, ma il demone non si mosse. Continuava a fissarlo con i suoi grandi occhioni gialli, come se fosse in attesa di qualcosa. L’angelo sollevò appena lo sguardo ma fece finta di niente. E intanto Crowley-dog lo fissava…
-Che c’è?- cedette Aziraphale pazientemente, con gli occhiali da vista calati sul naso. Crowley gli diede la zampa, solo che poi sollevò anche l’altra, e si ritrovò a sedere solo sulle zampe posteriori. Il suo muso appuntito e la faccia di Aziraphale ora erano alla stessa altezza, ora.
L’angelo non poté fare a meno di sorridergli -Ho capito perché non vuoi ritrasformarti. Sai di essere fin troppo carino con queste sembianze, non è vero?-
Come lo vide sorridere, Crowley sentì la strana, bruciante urgenza di leccargli tutta la faccia. La coda aveva iniziato a muoversi selvaggiamente, mentre le sue fauci lottavano per non aprirsi, continuava solo a leccarsi i baffi senza motivo. Non gli era mai capitato in vita sua, quando era serpente lo slancio più affettuoso che aveva avuto, era stato stringerlo forte fin quasi a strozzarlo.
Quando poi l’angelo gli accarezzò il capo e fece scendere una mano sul suo tronco, fino ad arrivare alla coda che ormai girava come l’elica di un aereoplano, Crowley dog non resistette, si sporse e lo leccò. Aziraphale rimase di sasso ma non fece neanche in tempo a toccarsi la guancia umida che l’altro ripeté il gesto con maggiore smania di prima. Crowley lo assalì, accecato, leccandogli tutta la faccia proprio come fanno i cani innamorati dei loro padrone.
-Non… Mmph! Crow… !- l’angelo serrò forte le labbra, sentendo la lingua lunga e liscia dell’altro lambirlo perfino lì. Lo afferrò per la collottola per allontanargli il muso, rosso come un papavero, ma Crowley sembrava impazzito. Continuava a sporgersi e a muovere la lingua verso di lui come se fosse indemoniato.
-Ma dico che ti prende? Sei impazzito!?- lo sgridò, imbarazzato -Oh, smettila! Ruffiano che non sei altro… Oh, cielo, Crowley, basta! Mi fai il solletico!-
Intanto, qualcuno aveva bussato alla porta. Una bussata garbata ma stranamente presuntuosa.
Gabriel e Sandalophon erano alla porta, Gabriel aveva una lettera ripiegata con su scritto la formula chimica del vaccino per il virus, che Aziraphale avrebbe dovuto insinuare nella mente di un ricercatore… Gabriel bussò di nuovo, con più vigore, ma il principato a quanto pare era occupato. L'arcangelo forzò un sorriso e alzò le sopracciglia verso Sandalophon. Al terzo tentativo, sollevò i suoi pantaloni perfettamente stirati, si schiarì la voce e diede un potente calcio contro alla porta, scardinandola.
-Che pazienza- esclamò poi, lisciandosi il completo ed entrando con le mani dietro alla schiena, seguito a ruota da Sandalophon.
Ma appena raggiunse il salone con passi felpati, sussultò.
Aziraphale era in ginocchio e stava accarezzando la pancia di Crowley dog, stando ben attento a non sconfinare troppo in basso, visto che aveva l’impressione che la coda di Crowley si muovesse più velocemente, ogni volta che succedeva.
-Demone malvagio! Chi è il mio piccolo, dolce, demone malvagio?-
-Misericordia!- esclamò Gabriel, spaventandoli tutti e due -È la cosa più… Più depravata che io abbia mai visto in vita mia!-
Aziraphale rimase raggelato e a quel punto Crowley tornò nelle sue sembianze umane.
-E quante cose depravate avresti visto in vita tua, per curiosità?- gli domandò quest'ultimo, sornione.
Gabriel gonfiò il petto -Nessuna, naturalmente. E non osare rivolgermi la parola, tu, serpe immonda! Quanto a te- si rivolse severamente ad Aziraphale, puntandogli gli occhi viola addosso -Ricordati che il passo per fare un tuffo nell’inferno è breve, molto breve, Aziraphale!-
L’angelo biondo si irrigidì -Sì, ehm… Lo so. Chiedo umilmente scusa-
-È stata colpa mia- intervenne Crowley in sua difesa, alzandosi in piedi -Sono stato io che ho iniziato-
-Certo che hai iniziato te, siete sempre voi a iniziare- sibilò Gabriel -Ciò non toglie che Aziraphale è tenuto a reagire in un certo modo, non a farsi leccare come un lollipop!-
-Un cosa, signore?- domandò a quel punto Sandalphon, confuso.
-Un lollipop- ripeté Gabriel con tono ovvio, ma l’angelo tarchiato fece un’espressione perplessa -Avanti! Un chupa-chupa? Lecca-lecca?-
-Oh, sì. Ho capito- annuì l’angelo Sandalphon, contento -Grazie, signore-
-Dovere, Sandalophon-
Aziraphale e Crowley si scambiarono un’occhiata basita e divertita al contempo.
-Comunque- Gabriel tornò a rivolgersi ai due ineffabili -È chiaro che ci nascondete qualcosa. Siete stati fortunati che l’Apocalisse si sia rivelata un pasticcio, perché altrimenti avremmo approfondito le vostre condotte e sareste incorsi in gravi sanzioni disciplinari… Gravissime-
-Gabriel, dove è la tua mascherina?- lo interruppe Crowley.
Gabriel lo guardò male -La mia cosa?-
-La tua mascherina- ripeté Crowley, con un sorriso perfido -Non ascolti il telegiornale? Non leggi i quotidiani? Non puoi scendere sulla Terra senza mascherina, lo sanno tutti, è una regola basica e di primaria importanza. Anche Belzebub ieri si è presentata con la mascherina… E tu, no? Hmm, non ci siamo, Gab. Belzi non sarà tanto contenta quando lo saprà…-
I due angeli parvero subito preoccupati, in particolare Gabriel, che era arrossito.
-Questo… Questo è semplicemente assurdo- balbettò Gabriel, imbarazzato -Io non sono tenuto a mettere proprio niente! Aziraphale? Questo è il vaccino per il virus- gli sbatté una busta dorata sul pavimento -Andiamocene, Sandalophon. Non voglio stare in questo pianeta un secondo di più!-
Crowley li guardò allontanarsi con un sorriso malefico e scintillante sulle labbra. Si voltò verso Aziraphale, ma notò subito che il suo amico era indignato.
-Sei contento?-  sibilò infatti, irritato -Mi hai fatto fare la figura del maniaco davanti ai miei colleghi! Oh, Cielo, chissà cosa penseranno adesso!-
-Maniaco, stavi solo accarezzando il mio bel pelo…- mormorò Crowley, leggermente imbarazzato
-Ma poi, si può sapere cosa ti ha preso?- gli chiese Aziraphale -Mi hai leccato tutta la faccia, neanche fossi stato un bignè!-
Crowley alzò le spalle e spostò il peso da un piede all’altro -Ero un cane, i cani lo fanno…-
-E poi perché sei venuto qui?- continuò l’angelo, indignato -Cosa non ti è chiaro della frase “restate tutti in casa”, Crowley?-
Il demone abbassò lo sguardo e alzò le spalle altre due volte, rammaricato dalla sua durezza.
-‘cusa- mormorò, scrollando le spalle una quarta volta -Mnvado-
Aziraphale sospirò, guardò il muro e poi guardò lui con la coda dell’occhio.
-Aspetta!- lo fermò all’ultimo momento -Ormai sei qui… E... Beh, non puoi fare un percorso così lungo fino a casa tua. Tanto vale che resti-
Crowley rimase stupefatto -Posso restare?-
-Ma sì. Tanto questa casa è grande e io passo tutto il giorno giù in libreria, quindi… Beh sì, puoi restare- gli disse velocemente, voltandosi per non guardarlo -Anzi, mi servirebbe un demone da guardia, visto che sono entrati i ladri e mi hanno rubato gli incassi già una volta-
Crowley stirò appena le labbra ed ebbe di nuovo la forte urgenza di baciarlo, solo che da umano era decisamente più gestibile rispetto che da cane.
-Grazie, angelo-
-Prego, caro. Ma non toccare niente, per cortesia- gli disse -E non andare in camera mia-
-Perché non posso andare in camera tua?- domandò subito Crowley, curioso.
-Perché… Perché ci sono le mie cose private- gli rispose, chiudendo la porta a chiave con un cenno della mano -E vorrei che restassero tali-
Crowley annuì -D’accordo. Me ne sto qui, guardo la tv-
-Ma io non ho una tv-
-Ora ce l’hai- gli indicò il nuovo maxi schermo al plasma, appena comparso accanto a un nuovissimo impianto stereo di nuova generazione. Aziraphale guardò i due oggetti nuovi e poi gli scompigliò teneramente i capelli.
-Demone che non sei altro!-

 

 
Sei mesi dopo…



 
Aziraphale si guardò intorno, casa sua era semplicemente irriconoscibile. In questi mesi erano lentamente comparsi oggetti nuovi e la presenza di Crowley si era fatta sempre più radicata e ingombrante. Ora nel suo salotto grigio perla c’erano moltissime piante, delle sedie pacchiane simili a troni imbottiti, un ritratto della Gioconda, poster di musicisti (probabilmente bepop) e molto altro che di certo non gli apparteneva. Crowley stesso era sdraiato sul suo divano e aveva la testa appoggiata sulle sue gambe.
Era tranquillo e sereno, proprio come se fosse a casa sua.
-Oh, andiamo! Baciatevi e fatela finita!- commentò con voce graffiante una serie tv di Netflix -Ma per… Per qualcuno! Perché non si mettono insieme e basta? Sono tre stagioni che aspetto!-
-Crowley?-
-Aspetta, angelo!- lo fermò Crowley, con gli occhi fissi sulla tv -Forse ci siamo!-
-Caro, non credi che sia arrivato il momento di tornare a casa tua?- continuò Aziraphale e il demone spostò subito lo sguardo verso di lui - Insomma, la quarantena è finita da qualche mese ormai e, beh, non sei più costretto a stare qui… No?-
Crowley si alzò a sedere e si grattò la testa, a disagio.
-Ngh…-
-Crowley, non fraintendermi- si spiegò subito l’angelo, sentendosi arrossire -Io sono molto felice che tu sia qui, però… Ecco, capisco se vuoi andare via. So di essere molto pigro e noioso, non voglio che tu ti senta obbligato a restare-
Crowley sgranò gli occhi, incredulo. Obbligato a restare?
-Ma non è che mi sento obbligato, mmmh… A me va bene restare, se a te va bene- replicò subito, impacciato -Insomma, Aziraphale, come fai a non capire che… Sono secoli che…-
-Che?- lo imboccò Aziraphale, aggrottando le sopracciglia.
“Che ci provo con te” pensò il demone, senza avere il coraggio di confessarlo ad alta voce.
-Niente…- borbottò, spostando di nuovo lo sguardo sulla tv -Oh, no. Mi sa che mi sono perso il bacio-
Ma poi Crowley avvertì una mano morbida e calda sulla guancia, girargli delicatamente il viso verso destra. Aziraphale lo baciò sulle labbra e chiuse gli occhi, e quando si staccò, trovò Crowley a fissarlo con le pupille serpentine dilatate.
-Ora lo hai recuperato- gli disse dolcemente, godendosi la sua espressione -Mi piaci talmente tanto, ma talmente tanto che me ne vergogno, Crowley-
Crowley esitò, senza parole. Guardò davanti a sé, pietrificato, annichilito, incredulo. Alzò un dito ma poi cambiò idea e tacque.
-Angelo? So cosa nascondi in camera tua- proruppe tutt’in una volta, agitato -Ho visto quei libri che hai sotto il cuscino lo stesso giorno in cui sono venuto qui. Anche noi possiamo fare tutte quelle cose, io le ho già provate con gli umani-
-So che possiamo farle- lo sorprese Aziraphale -Beh, che c'è? Solo perché sono un angelo, non significa che io non abbia mai… Come dire… Messo il segnalibro in mezzo alle pagine, no?-
Crowley rimase a bocca aperta. -Tu hai…!? Quante volte!?-
-Oh, buon cielo- ridacchiò Aziraphale, divertito.
Crowley gli diede le spalle, risentito e, se possibile, ancora più sconvolto. Perché non gli aveva mai detto nulla? Perché si irrigidiva e si comportava come una pudica educanda, ogni volta che gli aveva anche solo accennato l'argomento?
-Via, Crowley… Lo facevo a fin di bene. Gli umani hanno bisogno di un aiuto anche in questo, a volte-
-Figurati!- brontolò -Sempre santo tu-
Aziraphale lo baciò sul collo, cogliendolo del tutto di sprovvista -Non giurarci… Cagnolino-


 
Note
Ciao a tutti ;)
Ho scritto questa storia dopo aver ascoltato lo speciale per il trentennale di Good Omens, che tra parentesi ho adorato! Spero che vi sia piaciuta e vi abbia divertito, cerchiamo di sdrammatizzare... È meglio...
A presto,

E.
Ps. amo i cani (e tutti gli animali) da morire... Mica si vede? xD
   
 
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