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Autore: Luinloth    03/05/2020    11 recensioni
Gli angeli sono scesi sulla terra e hanno soverchiato l’umanità, regredendola ad uno stato quasi medievale. Gli umani lavorano come schiavi alla costruzione di una torre, di diverse torri sparse intorno al globo, ma nessuno sa cosa succederà una volta che il loro lavoro sarà concluso. John Winchester è a capo di una delle cellule della Resistenza e Dean nei confronti degli angeli non ha mai provato altro che odio, per ciò che hanno fatto alla sua famiglia, per ciò che hanno fatto a Sam. Finché, un giorno, Castiel non viene assegnato al suo cantiere e tutte le certezze che aveva iniziano a sgretolarsi. Ma come gli ripete spesso suo padre, un umano non dovrebbe mai fidarsi di un angelo.
80% AU, 20% what if (vi assicuro che non è così complicato come sembra)
Dal testo:
«Perché?» […]
«Perché ho sempre creduto che non mi importasse» […] «Ma mi sbagliavo»
Genere: Angst, Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Disclaimer: storia scritta senza scopo di lucro, nessuno dei personaggi mi appartiene




1. La notte di sangue



Gli umani la chiamavano ancora la notte di sangue ma era vietato usare quel nome. Il primo ordine che avevano ricevuto era che quella notte venisse ricordata come notte della rinascita, o notte della purificazione.

Il secondo ordine era stato quello di sottomettersi.

Dean aveva quattro anni quando gli angeli erano discesi sulla terra e l’avevano rasa al suolo in dodici ore. I vetri della finestra della sua cameretta vibravano come se dovessero esplodere da un momento all’altro; le urla, dalla strada, gli facevano girare la testa; la mamma aveva provato a difendersi, a difenderli – che stupida – ed era bruciata assieme alla loro casa e al resto di Lawrence.

All’alba l’America non esisteva più.



16 ottobre 2008

È una fortuna che il marmo pesi cinque volte meno del piombo.

Glielo aveva detto il vecchio Caleb quando lui aveva compiuto dodici anni, al suo primo giorno nella cava.

Un buon diavolo il vecchio Caleb: a sentirlo parlare lo si sarebbe detto il più felice degli uomini. Raccontava barzellette e palpava il culo alle ragazze, e nessuno l’aveva mai sentito lamentarsi, nemmeno quando le funi della pietra che stava trasportando cedettero facendogli precipitare addosso quasi un quintale di roccia, sbriciolandogli le gambe.

Perciò, da allora, quando si preannunciava una giornata particolarmente di merda, Dean pensava al vecchio Caleb.

Una giornata come quella, per esempio.

«Dannatissimo marmo del cazzo!»

Il sudore scendeva giù a rivoli lungo la sua schiena. A ottobre, in Colorado, faceva decisamente troppo caldo. I cunei che avrebbe dovuto piantare in quella fottutissima crepa della roccia gli scivolavano tra le mani, aveva rischiato due volte di mozzarsi un dito e, come se tutto ciò non fosse già stato sufficiente a farlo bestemmiare, quella mattina Pamela era stata convocata da Uriel.

Il che poteva significare o che il bastardo piumato avesse improvvisamente deciso di concedersi un momento di svago con la donna più provocante del campo, (e considerando che Uriel avrebbe preferito strapparsi i genitali piuttosto che giacere con un’umana la cosa risultava piuttosto improbabile) o che si prospettavano guai. Guai grossi, a giudicare dal passo marziale degli angeli che l’avevano portata via.

Dean si fermò ad asciugarsi la fronte mentre Garth, pochi metri più avanti, ultimava il distacco del suo blocco.

«Ti serve aiuto?»

«Lascia stare» Garth era così magro che gli si contavano tutte le costole sotto i vestiti sudici «Se ti vedono te la fanno pagare»

«Come vuoi. Ci vediamo alla torre»

Svariate imprecazioni dopo, Dean terminò il suo lavoro. Assicurò la pietra a quella specie di carretto che gli consentiva di trasportarla, e si avviò grugnendo verso l’uscita della cava.

Nessuno sapeva perché mai gli angeli avessero deciso di giocare ai piccoli ingegneri nel bel mezzo del nulla, ma una cosa era certa: si trattava, a memoria d’ uomo, della costruzione più spaventosa mai vista. Più minacciosa di una piramide, più inquietante di Chichén Itzà, la torre proiettava la sua ombra cupa su tutta la pianura circostante innalzandosi per metri e metri, e non si sapeva ancora quale sarebbe stata la sua altezza definitiva.

Ogni giorno, tutti i giorni, 364 giorni all’anno, gli schiavi della cava dovevano estrarre dalla montagna almeno tre blocchi di marmo candido, trascinarli fino alla torre e infine imbracarli per poterli sollevare a cinquanta metri dal suolo, dove un altro gruppo di poveracci aveva il compito di lavorarli ed incastrarli perfettamente con gli altri.

Anche la parola schiavo era stata vietata. Servitori del cielo, così era stato ordinato che si chiamassero. Dean odiava l’ipocrisia degli angeli molto più di quanto non odiasse in quel momento il peso della roccia marezzata che gli spaccava la schiena.

All’ingresso del cantiere, Zaccaria lo aspettava con l’immancabile registro bianco tra le mani.

«Brutta giornata eh, Winchester?» lo apostrofò «A quest’ora eri già al secondo giro. Credo proprio che qualcuno dei tuoi protetti andrà a dormire con la pancia vuota stasera»

Dean strinse i denti e non rispose. I muscoli già gli bruciavano e di quel passo, al tramonto, sarebbe riuscito appena ad arrivare a quattro blocchi. Superato il numero minimo di tre, che era quello che gli permetteva di non essere puniti alla fine della giornata, ogni blocco in più corrispondeva ad una razione in più di cibo.

Dopo la notte di sangue, gli angeli avevano ucciso il bestiame, distrutto quasi tutti i campi coltivati e monopolizzato e razionalizzato i viveri: d’altronde, loro non avevano nessun bisogno di nutrirsi. Chi lavorava, mangiava. Gli anziani, i bambini, e gli uomini troppo deboli per occuparsi della costruzione alla torre mangiavano meno. Chi era troppo vecchio, o troppo malato, era esentato da ogni tipo di attività ma a quel punto le razioni erano talmente ridotte da non garantire nemmeno la sopravvivenza.

Dean arrivava a estrarre sei blocchi, nelle giornate buone, e se non fosse stato per lui Martin, il pastore Jim e i quattro cavalieri dell’Apocalisse – i quattro gemelli pestiferi che Meg aveva partorito due estati prima – sarebbero morti di fame già da un pezzo.

Zaccaria registrò il suo passaggio senza ulteriori commenti e lui proseguì fino ai piedi della torre, dove finalmente posò il pezzo di marmo, con un rantolo sollevato. Aveva quasi terminato l’imbracatura quando un mormorio concitato spostò la sua attenzione verso il gruppo di angeli che era appena comparso ai margini del cantiere.

Pamela camminava a tentoni, con le mani allungate davanti a sé. I capelli scuri le coprivano parzialmente la faccia, per questo Dean non lo notò subito.

Le avevano bruciato gli occhi. Due voragini nere, incrostate di sangue, avevano sostituito le sue magnetiche iridi chiare.

Il ragazzo dovette reprimere l’impulso di vomitare. Tirò al corda che segnalava agli uomini sulla torre di issare su la pietra, ma si accorse troppo tardi di non aver ultimato i nodi di sicurezza. A neanche cinque metri da terra le funi dell’imbrago si sciolsero, il carico iniziò a dondolare paurosamente e, prima che tentassero di farlo ridiscendere, piombò su alcuni blocchi ancora in attesa di sollevati.

«VIA!»

Lo schianto produsse una nuvola di polvere e schegge. Quando l’aria tornò abbastanza limpida, Dean vide le macerie inutilizzabili di almeno mezza dozzina di blocchi, compreso il suo, che gridavano vendetta. Gli uomini erano rimasti tutti illesi, ma questo agli angeli non era mai importato un granché.

«È la volta buona che finisci scuoiato vivo, ragazzino» gli sibilò qualcuno all’orecchio. Un leggero fruscio, e Alastair e la sua giacca azzurrognola di Collaborazionista entrarono nel campo visivo di Dean.

«Fottiti, traditore»

Alastair rise. Sgobbava anche lui nella cava, fino a qualche anno prima, finché non aveva deciso di abbandonare la Resistenza e di schierarsi con gli angeli. A causa del suo tradimento erano state giustiziate dodici persone ed era stato davanti alle loro pire funebri che Dean aveva giurato di ammazzarlo.

«Chi è stato?»

Il tono di Zaccaria gelò persino il sorrisetto di Alastair. Dean incrociò lo sguardo di Garth che gli faceva segno di no con la testa cercando di non farsi notare.

«Chi è stato?»

Se un colpevole non fosse saltato fuori subito sarebbero stati puniti tutti, era già capitato altre volte. Dean inghiottì un bolo di saliva, si separò dal resto degli uomini e si portò davanti all’angelo, abbassando la testa.

«Winchester. L’avevo detto che oggi era una brutta giornata»

Zaccaria iniziò a girargli intorno come uno squalo con la sua preda.

«Hai letteralmente fatto a pezzi il lavoro dei tuoi compagni, nonché il tuo: si potrebbe sapere il perché?»

Lui non rispose subito. Fu un’esitazione d’un manciata di secondi, ma Zaccaria non aveva mai amato i tentennamenti.

La frustata che gli arrivò sulle gambe lo fece cadere in ginocchio.

«Ti ho fatto una domanda Winchester»

«Mi-mi sono distratto, signore»

«E che cosa ti avrebbe distratto mh?»

Non gli era consentito alzare la testa, ma Dean non riuscì ad impedire al suo sguardo di spostarsi fugacemente verso Pamela. Abbastanza a lungo perché l’angelo se ne accorgesse.

«Capisco… È per la tua amichetta, quindi» commentò sarcastico «Credimi, nessuno di noi ha voglia di rovinare un servitore del cielo, specialmente quando è così…interessante»

Era una fortuna che Dean tenesse gli occhi puntati a terra, perché il solo immaginare l’espressione viscida che Zaccaria stava rivolgendo alla donna gli metteva addosso una rabbia incontenibile.

«Lo sai perché è stata punita?»

«No, signore»

«L’abbiamo sorpresa a leggere» l’irritazione nella sua voce era palpabile «Pensavamo che l’ultimo libro fosse stato bruciato due anni fa ma a quanto pare questo campo cova molte più serpi in seno di quante ci aspettassimo. Tu sai leggere Winchester?»

«No, signore»

«Bene. Bene. Un inaspettato punto a tuo favore. Adesso alzati»

L’angelo si accorse solo allora del resto degli schiavi, che si erano fermati a osservare la scena col fiato sospeso.

«Tornate a lavorare, voialtri! Non c’è niente da guardare qui!» abbaiò. Alastair fu l’unico ad allontanarsi sorridendo, fischiettando a bassa voce.

«Non so di quanti vestiti tu disponga, Winchester, ma ti consiglio di togliere la maglietta»

Dean obbedì. Pamela era ancora lì, immobile ai margini del cantiere, e da quando si conoscevano non gli era mai parsa tanto bella e tanto miserabile. Poi Zaccaria alzò la frusta, e la sua vista si appannò.




Suo padre lo aspettava nella catapecchia di lamiere che ormai chiamavano casa da quando lui aveva cinque anni. Una stanza col pavimento di terra battuta, tre materassi e un mucchio di coperte in un angolo, tre secchi di zinco e un vecchio baule. Proprio un bell’affare, insomma.

«Garth mi ha detto cosa è successo»

Dean avrebbe solo voluto buttarsi su uno dei materassi e dormire fino all’autunno successivo ma un movimento del genere sarebbe stato azzardato e decisamente più doloroso di quanto avrebbe potuto sopportare.

John immerse un panno sorprendentemente pulito nell’acqua di uno dei secchi e lo invitò a sedersi accanto a lui.

«Fammi vedere»

«Papà non…»

«Dean, fammi vedere»

Il ragazzo si sedette, sospirando. Si sfilò la maglia e dovette mordersi il labbro per trattenere un gemito: la stoffa si era attaccata alle ferite. Quando il padre cominciò a lavargli via il sangue e il sudore dalla schiena gli venne quasi da piangere per il sollievo.

«C’era anche Alastair oggi» ironizzò invece, fingendo noncuranza «A giudicare dal colore osceno con cui gli angeli hanno deciso di vestire i Collaborazionisti si direbbe che li detestino più di quanto non detestino noi»

John non colse nelle sue parole il tentativo implicito di cambiare argomento.

«Non devi farti notare, Dean» mormorò cupo «I Collaborazionisti ci tengono il fiato sul collo, hai visto cosa hanno fatto a Pamela. Immagino che la spiassero già da un po’»

John Winchester era a capo della cellula della Resistenza del Colorado. Il movimento di lotta armata contro la tirannide angelica era stato fondato subito dopo la notte di sangue, ad opera di un gruppo di umani riusciti a scampare allo sterminio e all’asservimento. Erano stati soprannominati gli Occulti. Nessuno sapeva chi o quanti fossero, né dove si trovassero, se avessero un quartier generale o agissero in solitaria, si sapeva soltanto che neanche gli Arcangeli erano mai stati in grado di trovarli. Secondo le teorie più accreditate si trattava di sensitivi, e si diceva che fossero capaci di leggere l’enochiano e che conoscessero rune e sigilli capaci persino di uccidere gli angeli.

Ogni gruppo di ribelli faceva riferimento ad un Occulto, di cui solo il leader conosceva il nome e il modo per potercisi mettere in contatto. Suo padre era il depositario di tale segreto praticamente da quando Dean aveva memoria.

Completamente immerso nei propri pensieri, il tocco delicato sul suo braccio lo fece sussultare.

«Aprimi questa per favore» l’uomo gli porse una bottiglietta di vetro scuro.

Gli angeli avevano mozzato la mano destra di John quattro anni prima. Non potendo più lavorare nella cava, e non rientrando esattamente nelle simpatie dei capi, era finito a pulire le latrine. Bobby non smetteva di prenderlo in giro da allora ma a lui non importava. Finché Dean e la Resistenza rimanevano in vita avrebbe accettato anche di lucidare la torre con la lingua.

«Ora ascoltami figliolo» iniziò a spalmargli l’unguento sulla schiena «Da oggi in poi voglio che tu faccia ancora più attenzione del solito. Zaccaria ricorda il tuo nome e questo già basta a farmi preoccupare: se entri nel mirino dei Collaborazionisti sei spacciato. Sono stato abbastanza chiaro?»

«Sì, papà»

Il tono di John si velò di malinconia.

«Oggi si sono presi gli occhi di Pamela, non voglio che domani facciano del male anche a te» la sua voce s’incrinò.

«Non posso perdere un altro figlio»

Dean si sentì pizzicare tutta la faccia. Ricacciò indietro le lacrime mentre suo padre finiva di medicarlo e si puliva le mani nell’acqua del secchio.

Nel vecchio baule c’erano ancora i vestiti di Sam, assieme a quella fotografia sbiadita che né lui né suo padre avevano il coraggio di bruciare.



2 novembre 2008

Nel giorno della Celebrazione tutti gli uomini venivano esentati dal lavoro. Paradossalmente, quella era l’unica occasione in cui Dean avrebbe preferito trasportare blocchi fino a farsi scoppiare i polmoni piuttosto che doversene stare lì, in piedi, ad aspettare che gli Arcangeli e il loro seguito di galline celesti si degnassero di fare la loro comparsa.

Il 2 novembre ricorreva l’anniversario della notte di sangue e ogni anno, in quella data, la Corte faceva visita al cantiere per controllare l’andamento dei lavori. L’ispezione sarebbe stata forse anche tollerabile se non fosse stata preceduta dall’inquietante, e quantomai repellente, sfilata degli Arcangeli.

L’intero campo era stato ordinatamente schierato a sinistra della torre. Il corteo sarebbe passato affianco a loro, abbastanza lontano da scongiurare un possibile attacco diretto alla Corte, abbastanza vicino perché i volti degli Arcangeli fossero ben riconoscibili.

Dean era finito proprio in prima fila. Poco più dietro Garth, nei suoi vestiti migliori. Per la Celebrazione erano obbligati ad indossare abiti puliti, preferibilmente senza toppe o rammendi, ma nessun accorgimento sarebbe bastato a nascondere il fatto che i loro non fossero altro che stracci.

Una nebbiolina luminosa si levò sull’orizzonte.

Gli angeli marciavano in un silenzio di cimitero. Il respiro scomposto degli uomini era un frastuono da mercato al confronto.

Giacca bianca, pantaloni bianchi, camicie di seta: nemmeno la polvere osava sfiorare quei corpi immacolati, così assurdamente uguali a quelli umani, eppure così diversi.

Gli Arcangeli camminavano a metà del corteo. Michael era il primo, dopo di lui Gabriel. Raphael non c’era.

A differenza dei suoi fratelli, Lucifer si guardava attorno con un sorrisetto beffardo, appena dietro di loro. Si muoveva molleggiando, le mani nelle tasche dei pantaloni, e non condivideva l’atteggiamento tronfio ed impettito degli altri angeli. Sembrava piuttosto un bambino particolarmente monello al seguito di due genitori noiosi.

Dean strinse i pugni dietro la schiena e sperò che suo padre, nelle ultime file, fosse finito sufficientemente lontano da non riuscire a distinguere Lucifer dal resto della Corte. Se avesse perso anche la mano sinistra non avrebbe più potuto lavorare nemmeno nelle latrine.

Gli Arcangeli passarono davanti a lui senza un fruscio; soltanto quando lo ebbero superato, Dean tornò a respirare.

Alto, moro, il volto contratto in un’espressione corrucciata che gli increspava la fronte e gli angoli degli occhi, procedeva con sicurezza, lo sguardo fisso davanti a sé, eppure sembrava non vedesse l’ora di andarsene.

Il ragazzo non ricordava con esattezza tutti i volti degli angeli della Corte, ma quello era più che sicuro di non averlo mai visto: il suo aspetto era troppo appariscente per non averlo mai notato prima.

Non fece in tempo a domandarsi chi fosse, perché, in quel preciso istante, l’angelo girò la testa e lo guardò. I suoi occhi erano due brandelli di notte stellata, ed erano di un blu così intenso e profondo che temette di annegarci dentro.

Dean sentì un brivido scorrergli su e giù lungo la spina dorsale.

Pericolo.





Ciao a tutti e ben arrivati.
Questa strana trama mi frulla in testa da un bel po’. Come avrete visto dalla descrizione non so bene come definire questa storia, qui non ci sono cacciatori né mostri e l’unica presenza soprannaturale sono i nostri tanto amati(?) angeli. A me piace considerarla una AU ma temevo di essere troppo pretenziosa xD, mi rendo conto che nello scrivere non riesco ancora a staccarmi completamente dall’universo originale.
Spero però di avervi incuriosito almeno un pochino. La storia è divisa in tre parti e stavolta mi impegnerò nell’essere puntuale negli aggiornamenti, che saranno ogni sabato.

README: Nel corso della storia ci saranno svariati riferimenti ad argomenti delicati e un buon numero di episodi di violenza più o meno gratuita. Non ci sarà mai niente di dettagliato o di morbosamente descrittivo, ma mi sembrava giusto avvisarvi.

Se questo primo capitolo vi è piaciuto e vorrete lasciarmi una recensione piccina piccina ne sarò taaaanto felice.
Ci vediamo sabato prossimo, stay safe!

   
 
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