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Autore: OrderMade96    03/05/2020    1 recensioni
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Crowley aprì gli occhi, ritrovandosi sospeso in piedi su un’infinita distesa di acqua cristallina.
Su di lui si stagliava un cielo immenso e azzurro, macchiato di soffici sporadiche nuvolette bianche che ricordavano ciuffi di ovatta.
Era già stato lì prima d’ora.
Alcuni sogni, apprese crescendo, avevano l’abitudine di ripresentarsi ciclicamente rispetto ad altri.
Questa volta sembrava esserci qualcosa di diverso dal solito però.
Aveva un ospite.
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Genere: Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Belzebù, Crowley
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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★ Iniziativa: Questa storia partecipa alla “The Writing Week” a cura di Fanwriter.it!
★ Tema: Good Omens
★ Prompt/Traccia:  Day7 - AU



LET'S MEET IN OUR DREAMS

 

Crowley odiava la sua vita. 

“Merda. Merda. Merda!” Imprecò, sbattendo le mani rabbiosamente sul volante. 

La macchina brontolò, sobbalzando per qualche metro prima di fermarsi definitivamente, andando in panne. Una nuvola di vapore si alzò dal cofano, non promettendo nulla di buono. 

Ci mancava solo questo. 

Gemette il ragazzo, rassegnandosi a scendere per controllare quale fosse il problema.

Una rapida occhiata al motore bastò a convincerlo che non ci fosse nulla che potesse fare. 

Non gli restava altro che rivolgersi a un carroattrezzi per farsi venire a prendere e sborsare bei soldoni al meccanico in seguito, prosciugando le sue misere finanze. 

Come se il suo conto non fosse già abbastanza in rosso al momento. 

La giornata non era cominciata nel verso giusto e non sembrava intenzionata a migliorare. 

La sveglia che aveva programmato sul cellulare non aveva suonato quella mattina, facendolo arrivare in ritardo per l’appuntamento con la signora Thompson. La donna lo aveva assicurato che cinque minuti di ritardo non costituivano un gran problema e lui gliene fu grato, nonostante già sapesse che il suo capo non sarebbe stato dello stesso avviso.

Quando i termini del contratto furono presi e la signora abbandonò l’ufficio, il ragazzo venne convocato in amministrazione in un batter di ciglia. 

Fortunatamente, riuscì a cavarsela solo con una lunga e frustrante lavata di capo. 

Lord Beelzebub, così l’ufficio aveva soprannominato il loro boss, sembrava essere insolitamente di buon umore quel giorno.  

Ma la sua fortuna era durata poco. 

Finì per versarsi caffè bollente sulla camicia, sbattè più volte il mignolo del piede contro gli spigoli dei mobili e trovò un importante file sul suo computer irrimediabilmente danneggiato, mandando così alle ortiche ore di lavoro.

Il carroattrezzi lo informò che non sarebbe arrivato prima di un’ora a causa di un incidente che aveva creato un ingorgo infernale.

Crowley ingoiò le proteste che avrebbe voluto fare, rassegnandosi alla sua infausta sorte. 

Decise di tornare a sedersi nell’auto mentre restava in attesa. 

Avrebbe potuto impiegare quel tempo per recuperare il lavoro trovato perso quella mattina, se solo la batteria del suo portatile non avesse segnato il cinque per cento. 

Bloody Hell. Maledisse, sbuffando. 

Finì per chiudere gli occhi, annoiato. 

Nessuno lo avrebbe rimproverato se avesse schiacciato un pisolino nel mentre, no? 

Crowley amava dormire.

La considerava la miglior medicina per i mali della vita che solitamente si divertivano ad affliggerlo. 

I suoi sogni erano sempre stati molto vividi. 

Una volta, quando era ancora un bambino nella ‘fase dei perchè’, chiese a sua madre come mai i suoi amici non ricordassero mai quello che sognavano durante i pisolini all’asilo mentre lui riusciva sempre a descrivere ogni singolo particolare delle fantasie che la sua mente dipingeva quando chiudeva gli occhi. 

Sua madre gli spiegò che era una caratteristica comune in famiglia e promise che, una volta che fosse stato abbastanza grande per capire, gli avrebbe rivelato lo scopo di quella dote. 

Purtroppo la donna non riuscì mai nell’intento, finendo con l’ammalarsi e morire quando Crowley aveva tredici anni. Il segreto andò perduto con lei e Crowley, rimasto senza parenti prossimi, fu inserito nel sistema. 

Rimbalzò da una famiglia all’altra finché non fu abbastanza grande da andarsene di casa e prendere decisioni per se stesso. 

Trovò due lavori part-time, finì in qualche modo la scuola e fu in seguito assunto in un ufficio, permettendosi con quel lavoro di pagare l’affitto di un monolocale e acquistare un auto, seppur usata.

Non era stato tutto rose e fiori, ma se l’era in qualche modo cavata. 

Crowley aprì gli occhi, ritrovandosi sospeso in piedi su un’infinita distesa di acqua cristallina. 

Su di lui si stagliava un cielo immenso e azzurro, macchiato di soffici sporadiche nuvolette bianche che ricordavano ciuffi di ovatta. 

Era già stato lì prima d’ora. 

Alcuni sogni, apprese crescendo, avevano l’abitudine di ripresentarsi ciclicamente rispetto ad altri. 

Questa volta sembrava esserci qualcosa di diverso dal solito però. 

Aveva un ospite.

A dieci metri di distanza, un altro ragazzo era fermo come fosse in attesa, lo sguardo rivolto all’orizzonte mentre gli dava le spalle.

Indossava una lunga giacca chiara e l’intera figura sembrava risplendere di un tenue bagliore. 

“Ciao?” Salutò incerto, cercando di attirare la sua attenzione.

“Oh!” Esclamò sorpreso lo sconosciuto, sobbalzando. “Ciao, mio caro. Non ti avevo sentito arrivare.” Ricambiò il saluto l’altro, cordiale. 

Quando si voltò, il bagliore sembrò attenuarsi fino a sparire, permettendo a Crowley di catturare altri dettagli dal suo ospite. 

Il ragazzo doveva avere all’incirca la sua età o giù di lì. I lineamenti delicati del viso potevano essere ingannevoli. 

Tutto nel suo abbigliamento urlava secolo scorso, in particolar modo la cravatta a farfalla dal motivo tartan che portava stretta al colletto della camicia.

Folti ricci dorati adornavano il capo del giovane come un'aureola, concedendogli un aspetto cherubico.

Ma la cosa che catturò maggiormente l’attenzione di Crowley furono i suoi occhi. Zaffiri splendenti, incastonati sotto folte ciglia pallide. 

“Cosa ci fai qui?” Chiese Crowley, incuriosito dalla sua presenza. 

“Sto aspettando qualcuno. E tu?” 

“Non ne ho la più pallida idea.” Rispose, facendo spallucce. “Chi stai aspettando?” 

“Bene vedi… è questo il punto. Non so esattamente chi io stia aspettando.” Ammise timidamente il biondo, sorridendo impacciato. 

“Scusa, ma questo non ha molto senso.” Fece notare Crowley, alzando un sopracciglio in confusione. 

“Lo credo anche io.” Sospirò concorde l’altro. 

“Quindi, resterai semplicemente qui, in attesa che questo qualcuno piova dal cielo?” Ironizzò Crowley, gesticolando animatamente come a ribadire l’insensatezza della situazione. 

L’altro ragazzo sembrò soppesare le sue parole, aggrottando la fronte.

“Potrebbe sempre emergere dal mare, chi può dirlo.”

“Hmh.” Crowley realizzò che non aveva tutti i torti.

Dopotutto erano in un sogno.

Se entrambi potevano camminare sull’acqua, sicuramente qualcuno sarebbe potuto schizzare fuori dall’acqua.  

“Bene. Ti farò compagnia allora. Non c’è molto altro da fare qui, in ogni caso.” Borbottò Crowley, lanciando una rapida occhiata intorno a loro per vedere se qualcun altro nel mentre avesse deciso di apparire magicamente. 

Un sorriso raggiante fece capolino sul viso viso angelico del suo nuovo ‘amico’.

“Grazie, mio caro! E’ molto gentile da parte tua.” 

Crowley sibilò un avvertimento.

“Non dirlo. Io non sono gentile. Non mi conosci nemmeno.”

In tutta risposta l’altro ragazzo allungò verso di lui una mano, per nulla intimorito. 

“Allora mi piacerebbe conoscerti, mio caro ragazzo, mentre siamo qui a farci compagnia a vicenda.” 

Gli strinse la mano, borbottando per essere stato preso così in contropiede. “Mi chiamo Crowley.” 

“Piacere, Crowley. Il mio nome è…” 

Un sonoro bussare lo fece rizzare sul sedile. 

Si strofinò gli occhi assonnati, voltandosi verso il finestrino con cipiglio. 

Un uomo dai capelli radi e la folta barba, stava masticando una gomma a bocca aperta, mettendo in mostra due file fi denti storti e ingialliti, fissandolo annoiato. 

Doveva essere il carroattrezzi, realizzò quando il suo cervello riuscì a liberarsi dalla foschia del sonno. 

Che tempismo. Ringhiò mentalmente, passandosi frustrato la mano tra i capelli vermigli. 

Nel giro di pochi minuti, la sua auto fu caricata sul rimorchio e messa in sicurezza. 

Mezz’ora più tardi stava finalmente consegnando le chiavi della vettura al suo meccanico.

Riuscì a tornare a casa solo a tarda sera, completamente sfinito. 

A togliergli le ultime forze fu l’autobus ricolmo di gente. 

L’unica nota positiva in quella sinfonia di sfortunati eventi, era che l’indomani sarebbe stato il suo giorno di riposo, perciò avrebbe potuto dormire fino a tardi. 

Optò per crollare a letto a dormire appena fosse riuscito a strisciare nel pigiama, storcendo il naso verso la cucina al pensiero di doversi mettere anche solo a pensare a cosa prepararsi da mangiare. 

Affondò nei morbidi cuscini, sgusciando sotto le coperte che lo accolsero in un abbraccio amorevole. 

Il mondo poteva far schifo, ma fortunatamente c’era il suo amato letto a prendersi cura di lui! 

Crowley sbadigliò, chiudendo gli occhi. 

Il pensiero volò subito verso lo strano ragazzo che aveva sognato quel pomeriggio.

Se fosse stato anche minimamente credente, Crowley avrebbe potuto scherzare sul fatto di aver ricevuto la visita di un angelo in sogno. 

Decise che, non sapendo il suo nome, ‘angelo’ sarebbe potuto essere un epiteto appropriato per riferirsi al ragazzo.

Sorrise, abbracciando un cuscino mentre si addormentava beato. 

Chissà se avrebbe di nuovo sognato l’angelo in futuro. 


NOTE DELL'AUTRICE:
Eccoci qui, dopo aver superato anche l'ultimo giorno! Quasi vorrei pattarmi la spalla da sola per essere sopravvissuta alla settimana, non mi aspettavo di riuscire ad essere talmente perseverante. 
L'AU in dè che ho cercato di scrivere potrebbe sembrare senza nè capo nè cosa, poichè ho deciso di lasciare molte porte aperte per una possibilità di riprendere la storia in futuro, se ne avrò voglia. E' più un capitolo introduttivo, se vogliamo. Spero comunque risulti intrigante e piacevole da leggere.
Detto ciò nella quiete della mia quarantena, again. Ciao! 

 
   
 
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