Prologo
Il rumore degli spari avrebbe provocato agitazione ovunque, o meglio, in ogni luogo che non fosse il 221b di Baker Street.
Sherlock si annoiava, nulla di insolito. John leggeva una storia alla piccola Rosie, la bambina sembrava essersi talmente abituata agli spari che non sembrava farci realmente caso. C’era stato un periodo, un terribile periodo subito dopo la morte della moglie di John, nella quale non riusciva a sopportare anche solo l’idea di rivedere Sherlock. Ora si rendeva conto che non poteva avere nessun’altra alternativa, una vita senza di lui equivaleva ad una vita mortalmente monotona e questo era il motivo principale del suo ritorno in quell’appartamento, lì dove tutto aveva avuto inizio.
-Ti serve davvero un caso.- disse John chiudendo il libro, Rosie si era ormai addormentata tra le braccia del padre.
-Tu dici?- sbuffò il consulente. Era annoiato, pulito da mesi e anche la pistola sembrava aver esaurito i colpi, decisamente una pessima combinazione.
-Già. Magari prima che Mrs. Hudson si lamenti ancora di come tratti i suoi muri.-
-In tal caso i suoi muri non dovrebbero istigarmi.-
Sherlock si alzò dal divano solo per sedersi teatralmente sulla sua poltrona, mettendosi così faccia a faccia con l’amico.
-Da quando la colpa è della vittima?- chiese John in modo sarcastico. Sherlock annoiato poteva anche sembrare fastidioso, ma doveva ammettere che lo divertiva. Era inoltre consapevole che il coinquilino era incoraggiato da questo suo essere divertito, non tutti avrebbero accettato di buon grado il suo comportamento, ma John Watson non era “tutti”.
-A volte potrebbe anche esserlo.- ipotizzò con aria di sufficienza e ritornò a sbuffare assumendo la stessa espressione che Rosie assumeva quando John la obbligava a mangiare le verdure, un broncio che qualcuno avrebbe anche potuto definire “adorabile”.
-E questa è una di quelle?-
-Perché nessuno si decide a commettere un bell’omicidio?- sbottò, si sentiva di umore davvero pessimo quel giorno.
-Già, davvero egoista da parte loro. Ma forse hanno un po’ pietà di noi- sorrise John accarezzando i capelli della figlia –dovremmo prima organizzarci con lei, sai? Intendo in modo definitivo.-
-È una pessima idea!-
Sherlock scattò subito in piedi, guardandolo oltraggiato: come aveva anche solo potuto pensare una cosa del genere, quella bambina era parte integrante della loro squadra!
-Non sai nemmeno cosa stavo per proporti!- protestò il medico, pur mantenendo un tono moderato per non svegliare la figlia.
-Oh, credi davvero?- alzò gli occhi al cielo –non voglio una tata a casa mia. Una persona estranea che si prende cura di Rosie. E se fosse una minaccia?-
-Te ne accorgeresti subito, Sherlock.- rispose calmo, con fare ovvio. Era ovvio che si sarebbe accorto di una qualsiasi cosa fuori posto di qualsiasi persona si azzardasse a entrare nel loro appartamento. Era ovvio che la cravatta fatta in quel determinato modo significasse che quella persona tradiva il coniuge ed era stramaledettamente ovvio che Sherlock lo capisse senza esitazione.
-Ma possiamo prendercene cura noi, come sempre!-
A John si sciolse il cuore nel vederlo protestare in quel modo, sapeva quanto Sherlock tenesse a Rosie e tutta quella reticenza nel farle avvicinare qualcuno ne era una prova.
-No, non possiamo- sospirò appena con un leggero sorriso sulle labbra –metterò un annuncio sul blog.-
-Vuoi davvero che sia un nostro fan a prendersi cura di lei? Nel nostro appartamento? Andiamo, hai avuto idee più intelligenti.- disse lasciandosi ricadere nuovamente sulla propria poltrona, con le gambe su un bracciolo e la schiena appoggiata all’altro, una posizione apparentemente molto scomoda, ma al consulente investigativo sembrava andar bene.
-Bene, metterò un annuncio normale in anonimo. Se ti farà stare più sicuro sarai presente ad ogni colloquio.-
La verità che sapevano benissimo entrambi, era che anche John si sarebbe sentito infinitamente più sicuro nello scegliere con lui qualcuno che si prendesse cura della sua bambina, mai l’avrebbe lasciata ad una persona qualsiasi e Sherlock sembrava davvero divertirsi nel trovare i lati più scabrosi della vita degli sconosciuti in una sola occhiata.
-Bene.- concordò infine, seppur non del tutto convinto.
-Perfetto.-
-Ottimo.-
Incredibile, pensò John, come si ostinasse sempre ad avere l’ultima parola su tutto.
Il compromesso era più che ragionevole. Ancora una volta tutti avrebbero avuto quel che volevano: John qualcuno di affidabile al quale lasciare Rosie e Sherlock la sua, seppur minima, distrazione. Chissà se gli sarebbe bastata per lasciare in pace quel povero muro.
-John?- lo chiamò alzando appena la testa che altrimenti sarebbe stata a penzoloni.
-Dimmi.-
-Mi passi le munizioni sul tavolino?-
-Sherlock!-
Ma quella era solo una comune giornata al 221b di Baker Street.
Angolo dell’autrice
Salve a tutt*, è la prima volta che scrivo in questo fandom. Sinceramente sono molto nervosa, non sono certa di ciò che uscirà fuori da tutto questo. Fatemi sapere cosa ne pensate, sono riuscita ad incuriosirvi un po’?