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Autore: _Almach_    08/05/2020    4 recensioni
[Canon!verse Au - Hanahaki disease]
Petali blu.
Una manciata di petali blu lucidi di saliva.
Era questo che lo sconvolto sguardo argenteo pallido di Wei Wuxian stava osservando.
Pallido come le sue mani, netto contrasto con quel blu vivo scivolato sul palmo.
Uno, uno soltanto. Altri, in ordine sparso, poggiati sul pavimento della barca che lo stava trasportando.
Da solo, come quel petalo che teneva in mano, come vittima di una crudele ironia.
Lan Zhan… Il colore non poteva che appartenere a lui, un pensiero che gli causò una stilettata al petto come una paurosa conferma, ombra di consapevolezza ad avvolgere il suo animo, coprire quello spirito allegro che lo caratterizzava da sempre.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Lan Wangji/Lan Zhan, Wei Ying/Wei WuXian
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Note iniziali: L’Hanahaki è una malattia fittizia in cui la vittima tossisce petali di fiore quando soffre per un amore unilaterale. Termina quando l’amato ricambia i sentimenti o quando la vittima muore. Può essere curata attraverso la rimozione chirurgica, ma quando viene rimossa scompare anche ogni tipo di sentimento romantico della vittima nei confronti dell’innamorato.
 
 
Petali blu.
Una manciata di petali blu lucidi di saliva.
Era questo che lo sconvolto sguardo argenteo pallido di Wei Wuxian stava osservando.
Pallido come le sue mani, netto contrasto con quel blu vivo scivolato sul palmo.
Uno, uno soltanto. Altri, in ordine sparso, poggiati sul pavimento della barca che lo stava trasportando.
Da solo, come quel petalo che teneva in mano, come vittima di una crudele ironia.
Lan Zhan… Il colore non poteva che appartenere a lui, un pensiero che gli causò una stilettata al petto come una paurosa conferma, ombra di consapevolezza ad avvolgere il suo animo, coprire quello spirito allegro che lo caratterizzava da sempre.
Eppure, Wei Wuxian rise.
Rise con le gli occhi umidi di lacrime, stringendo la mano a pugno portandola vicino al petto, lì dove sentì il battito accelerato del proprio cuore.
Come poteva essere stato tanto stupido da innamorarsi di una persona come Lan Wangji, che non faceva altro che chiamarlo ridicolo, patetico, i cui occhi, quei meravigliosi occhi, ambrati si chiudevano in due fessure ogni volta che lo guardava?
Come poteva essere stato tanto stupido da farsi provocare ed espellere da Gusu? Da quello stupido, stupido pavone di Jin Zixuan per giunta.
Stava tornando a casa, da solo… Poteva essere tanto stupido da provare gelosia nei confronti di suo fratello? Lui che non aveva ricevuto alcuna punizione, che poteva restare e stare a contatto con Lan Zhan mentre lui non più.
Lan Zhan… Lan Zhan… Lan Zhan.
Più ci pensava, più la sua testa continuava a mormorare quel nome come una nenia, più il dolore al petto si amplificava… Poteva sentire nuovi petali graffiare la sua gola dall’interno nel tentativo di essere rigurgitati, petali che si sforzò di ingoiare nonostante facesse male. In qualche modo doveva farli sparire, nessuno doveva vederli! Era già fortunato a trovarsi nella parte chiusa della barca e che il timoniere non avesse sentito nulla, né chiesto quando l’aveva sentito ridere, ma non poteva rischiare. Mosse la mano per aprire la veste sul petto quanto bastava per far scivolare lì l'unico petalo che aveva in mano, poi, dandosi una spinta finì in ginocchio per raccogliere con foga quelli sparsi sulle tavolate. Gattonando, si spostò verso il retro dell'imbarcazione, dove non c’era nessuno, e li lasciò cadere sulla superficie spumosa dell'acqua.
Rimase in quella posizione qualche istante, il tempo per vederli sparire in lontananza prima di tornare dentro e tentare di riposare prima del suo arrivo ad Approdo del Loto.
Ah… Se avesse saputo che il fiore che aveva aggiunto al ritratto di Lan Zhan si sarebbe trasformato nella sua disgrazia più grande…
No, probabilmente lo avrebbe fatto ancora.
Non riusciva a rimpiangere nulla di quel mese passato insieme a lui, anche se adesso faceva male.
L’ombra di un sorriso incurvò le sue labbra mentre posava l’avambraccio sopra i suoi occhi.
La manica già umida di lacrime.
 
Senza rendersene conto si era addormentato. La voce del timoniere lo aveva strappato alla tranquillità del sogno dove era scivolato, avertendolo che avrebbero attraccato al porto in una manciata scarsa di minuti.
Wei Wuxian si lasciò sfuggire un semplice verso di comprensione mentre l’immobilità del sonno stava lentamente lasciando il suo corpo concedendogli di fare brevi movimenti per riprendere l’attività muscolare: il braccio era sempre rimasto sul suo viso, a coprirgli gli occhi, e fu la prima cosa a scivolare via per permettergli di socchiudere le palpebre e, dalla sua posizione, mettere a fuoco il soffitto di legno della barca. Con un semplice movimento della schiena si sforzò di mettersi seduto e successivamente in piedi.
Era vero, erano praticamente arrivati ad Approdo del Loto. Non gli serviva uscire dalla barca per capirlo, gli bastava sentire le alte voci dei venditori che avevano l’abitudine di posizionare le loro bancarelle sul pontile principale del porto, loro primo approccio con la clientela che poteva arrivare in qualsiasi momento via mare come stava facendo lui. L’odore selvatico della vegetazione acquatica gli stuzzicò le narici rendendolo in qualche modo felice di essere tornato nel luogo che poteva chiamare casa, e fu proprio questo che lo convinse, finalmente, a superare quelle cortine viola, dopo essersi assicurato di non aver lasciato alcun petalo sfuggito al suo controllo, e a uscire all’esterno dove l’aria umida gli sfiorò la pelle del viso come una carezza lieve.
Con una serie di passi raggiunse la prua della barca per meglio osservare quello che si trovava di fronte al suo sguardo, accorgendosi di una figura che non vedeva l’ora di vedere per cui indietreggiò quel tanto che bastava a prendere la giusta rincorsa e compiere un balzo verso il vicino pontile senza attendere l’attracco della barca su cui stava viaggiando.
Atterrando in un modo elegante e senza nessuno sforzo si incamminò verso la persona che aveva attirato la sua attenzione rendendolo impaziente: la sua Shijie, Jiang YanLi.
Non la vedeva da qualche mese e, decisamente, aveva provato un senso di nostalgia nei suoi riguardi, soprattutto considerando che si era fatta ancora più carina e no, quello stupido pavone di Zixuan non la meritava… Ma non poteva dire a sua sorella che lo aveva preso a pugni perché il suo nome era uscito nel corso di una conversazione del tutto causale, cosa strana considerando che Wei Wuxian non perdeva tempo a vantarsi di aver trionfato in qualche rissa, ma questa volta era diverso: non poteva permettere al cuore di YanLi di soffrire, non dopo che anche lui si sentiva uno straccio per il medesimo motivo.
Dopo essersi scambiati qualche parola di circostanza, Wei Wuxian seguì la sorella adottiva verso l’interno della scuola, in particolare il campo di allenamento, lì dove la Signora Yu stava istruendo, a suon di severità e toni bruschi, i discepoli che erano rimasti. Bastò un semplice richiamo della figlia maggiore per far voltare il Ragno Viola di Yunmeng verso di lei, con uno sguardo purpureo tinto di rara dolcezza che si sciolse come neve al sole non appena notò la presenza di Wei Wuxian un paio di passi dietro di lei.
Il giovane cultore era ormai abituato alle occhiate cariche di odio, disprezzo e disapprovazione che riceveva da parte sua, erano ormai una costante da quando lo zio Jiang lo aveva portato all’interno della Setta trattandolo come il terzo dei suoi figli, ma questa volta era diverso… Erano occhiate che gli gettavano addosso un ulteriore carico da novanta di disprezzo per il semplice fatto che si era fatto espellere da Gusu e aveva lasciato scivolare un’ombra inevitabile sul loro nome, anche se comunque lì era rimasto Jiang Cheng, che si stava impegnando per affinare e rendere più forte la sua base di studi e di coltivazione.
Eppure nessuna parola dalle labbra della matriarca. Semplicemente si alzò e si incamminò verso l’uscita del campo seguite dalle sue fidatissime cameriere, Jinzhu e Yinzhu, che mai abbandonavano il fianco della loro signora.
Il motivo di questo comportamento, a pensarci, fu alquanto ovvio: la presenza di Jiang Fengmian. Si stava dirigendo anche lui verso il centro del campo di addestramento e probabilmente la Signora Yu voleva evitare anche solo lontanamente di cominciare una discussione sul pupillo di suo marito.
Forse non si rendeva conto, o magari sì, che anche senza litigare la tensione era già alle stelle, emanante scintille esattamente come il suo anello, Zidian, che soleva rigirarsi sul dito come una sorta di tic nervoso…
E il fatto che praticamente lo facesse sempre era tutto dire.
Ma dato che non tutto il male viene per nuocere, Wei Wuxian riuscì finalmente a svuotare i polmoni dopo essersi reso conto di aver trattenuto il fiato senza alcuna ragione apparente. Incoraggiato da un sorriso del Patriarca Jiang, si mosse dal suo posto per andare a salutare, letteralmente buttandosi tra le loro braccia, i suoi shidi, che erano entusiasti sia di poter mettere fine a quella tortura a cui li aveva sottoposti la Signora Yu, sia di poter salutare il loro Da-shixiong che non vedevano da mesi.
Wei Wuxian fu ben lieto di essere accolto da questo loro entusiasmo, ma non appena cominciarono a menzionare il nome di Lan Wangji il dolore al petto ritornò più forte di prima, per fargli capire che c’era, era reale e non era stato un semplice brutto sogno senza conseguenze sulla vita vera.
Quanto era difficile dover indossare delle maschere per nascondere il proprio malessere interiore? Specialmente per una persona come Wei Ying che era per natura limpido, sincero e sempre pronto a tirare fuori il lato più scherzoso del suo carattere. Doveva ridimensionarsi ma non poteva permettere a nessuno di scoprire che cosa avesse preso possesso del suo animo.
Hai incontrato Lan Wangji?
Com’era la sua base di coltivazione?
Ho sentito che si potrebbe morire congelati a tre passi da lui, è vero?
Ed è anche vero che hai passato un intero mese a ricopiare le regole con lui?
, voleva dire loro. Sì, è tutto vero ma smettete di pronunciare quel nome, avrebbe anche voluto aggiungere o gridare in preda a chissà quale senso di frustrazione mal celato. Eppure non c’era cattiveria nella voce dei suoi shidi, non lo stavano travolgendo di domande unicamente per farlo soffrire, ma per un mero fattore di curiosità e Wei Wuxian, ingoiando ogni tormento, diede loro tutte le risposte che volevano vantandosi come solo lui sapeva fare. Esponendo il cuore aveva perso lo scontro ancor prima di iniziarlo.
Per quanto avesse piacere a stare in loro compagnia, Wei Ying sentì il bisogno di allontanarsi, provare a distrarsi con le attività che più caratterizzavano le sue giornate all'insegna della spensieratezza che, delle volte, sostituivano anche lo stesso dovere nei confronti delle pratiche di coltivazione. In un modo o nell’altro riusciva sempre a coinvolgere Jiang Cheng, ma lui non era lì e non sarebbe tornato prima di qualche mese, un anno ad essere generosi.
Parlando di attività, nella caccia ai fagiani non aveva rivali, motivo che lo spinse a recarsi nel bosco limitrofo a Yunmeng. Fionda in mano, canto in lontananza, pronto a colpire eppure… Eppure…
Posso portarti a Yunmeng a raccogliere i loti e cacciare fagiani.
Ricordo che lo colpì violentemente, una delle ultime frasi rivolte a Lan Zhan, uno dei tanti rifiuti.
Dolore sordo al petto. Il cespuglio vicino ricolmo di nuovi petali.
 
***
 
Seccato come poche volte nella sua intera esistenza, arrabbiato altrettanto. Erano questi i sentimenti che dominavano l'animo di Wei Wuxian mentre percorreva la strada principale per tornare verso Approdo del Loto. Aveva da poco lasciato la locanda a seguito di un incontro voluto da Wen Ning che, come se non bastasse e con suo sommo sgomento, si era portato dietro la sorella come per avvalorare la tesi che la sua perseveranza nei confronti della sua malattia lo avrebbe di certo condotto verso un punto di non ritorno, una caduta in un abisso senza fine dal quale non sarebbe più riuscito a risalire. Non voleva aiuto, Wei Wuxian, non lo voleva e soprattutto non lo aveva chiesto, stupendosi del fatto che, a quel mondo, ci fossero degli impiccioni a suoi pari.
Una settimana prima si era svolta la conferenza di dibattito, istituita dalla Setta QishanWen, con relativa competizione di tiro con l'arco.
In quell'occasione, incontrò Wen Qionglin mentre era alle prese con una sessione di esercitazione in solitaria, e di certo non avrebbe mai potuto immaginare di sentirsi male proprio di fronte a lui nell’attimo stesso in cui sentì, in lontananza, Lan Xichen chiamare il nome del fratello.
Non aveva ancora visto Lan Wangji, eppure era bastato il suo semplice nome per fargli accelerare il battito cardiaco, farlo piegare in preda al dolore e vomitare nuovi petali, il tutto sotto lo sguardo sconvolto del giovane Wen che si era precipitato al suo fianco tentando di essergli d'aiuto in qualche modo.
Lo aveva minacciato di non dire niente a nessuno, ma Wen Ning in cambio gli aveva imposto di non prendere parte alla gara, di non sottovalutare la situazione specialmente se era presente colui che era anche la causa scatenante di questo suo malessere.
Quel giorno le due Giade dei Lan si classificarono, rispettivamente, al primo e secondo posto.
In quel frangente Wen Ning non aveva esitato a dargli una mano, ma Wei Wuxian non avrebbe mai immaginato che si trattasse del fratello minore del famoso medico di Qishan, Wen Qing, che probabilmente era anche uno dei migliori medici del mondo della coltivazione. Certo, doveva capirlo da solo che quel ragazzo dall’aria timida e balbettante non sarebbe stato in grado di occuparsi di questo caso da solo, d’altra parte a Wei Ying bastò osservarla appena entrato all’interno della locanda per saggiarne l’autorevolezza di sguardo e parole.
Devi operarti.
Se non hai intenzione di dichiararti, è la tua unica strada.
Certo, l'operazione rappresentava la strada battuta, quella più facile da intraprendere, eppure mai l'avrebbe presa in considerazione.
Il suo desiderio di vita voleva vagliare diverse possibilità.
Eppure, se in amore vince chi fugge, lui era il migliore dei codardi.
Poteva andare da Lan Wangji, sbattergli in faccia l’entità dei sentimenti che provava, sperare magari che lui provasse lo stesso e salvarsi. Sicuro quanto ingenuo.
Era convinto che Lan Zhan lo odiasse, che magari si fosse dimenticato di lui visto tutto il tempo passato senza vedersi, senza parlarsi? Non lo avrebbe ricambiato, ma forse aiutato perché era tremendamente nobile esattamente come lui. Tremendamente stupido.
 
All’interno della sua stanza regnava il silenzio, anche troppo silenzio. La gente intorno a lui si era accorta da un po' che la sua vivacità e voglia di far guai era stata sostituita da una calma insolita, come se le continue sgridate e punizioni della matriarca Jiang fossero finalmente servite al suo scopo: far mettere al capo discepolo la testa al suo posto. Nessuno però si domandava cosa gli stesse succedendo, perfino Jiang Cheng che era colui, insieme alla sorella, che lo conosceva più di tutti e che si accorgeva relativamente subito se qualcosa non andava. Dal punto in cui era poteva ben udire la voce lontana di Jiang WanYin provenire dal campo di allenamento, coperta dal clangore di spade, corde d'archi in tensione e frecce scoccate.
Avrebbe potuto unirsi a loro, Wei Wuxian, eppure aveva preferito ritirarsi in quella stanza adesso avvolta da una calda penombra, sdraiato sul suo letto con il braccio sinistro dietro la testa, a mo’ di supporto, e quello destro alzato davanti al suo sguardo. La sua mano si stava rigirando non un solo petalo, ma il fiore completo. La gola ancora bruciava per lo sforzo fatto a tossirlo, sensazione di soffocamento tale da temere il peggio della sua sorte. Se stava cominciando a tossire fiori interi voleva dire che la malattia stava peggiorando, e se stava peggiorando non gli rimanevano che due strade da percorrere. Forse era arrivato il momento di smettere di tergiversare. Più ci pensava e più le parole del medico di Qishan gli pesavano addosso come macigni, non riusciva a respirare come si deve e si sentiva impazzire eppure, guardando il fiore che aveva in mano, un lieve sorriso sbocciò anche sulle sue, di labbra.
Genziana blu. Nonostante il simbolo della Scuola fosse il loto a nove petali, le conoscenze del mondo floreale di Wei Wuxian erano molto scarne. Ciononostante, un giorno aveva trovato la sua Shijie all’interno di uno dei padiglioni che si affacciava sul lago di loti, immersa in quella che non era altro che la lettura di un tomo sulla flora e di tutto ciò ad essa affine. Caso volle fosse arrivata proprio al paragrafo di quel fiore in particolare che, come significato, aveva proprio la determinazione. Nonostante Wei Wuxian non fosse granché interessato si era fermato comunque accanto alla sorella adottiva, pendendo dalle sue labbra mentre lei gli narrava di una leggenda letta in quel momento e che aveva trovato essenzialmente adorabile, una leggenda che tornò alla mente del capo discepolo non appena si ritrovò ad ammirare con maggiore attenzione il fiore che stava continuando a rigirarsi in modo insistente tra le dita.
 
Si narra che sulle montagne vivesse una giovane cultrice molto bella e dai profondi occhi blu di nome Lóng Dǎn. La gente raccontava avesse rubato il blu del lago vicino per i suoi occhi. Erano voci insistenti quelle, tanto che il primo ad arrabbiarsi fu il lago stesso, le cui acque cominciarono a riempirsi di risentimento come se si stesse preparando a vendicarsi da un momento all’altro. Gli spiriti dei monti dissero però agli spiriti del lago che la cultrice cantava divinamente ed era una buona idea farla diventare una di loro. Mentre si trovava vicino al lago, venne da loro avvicinata in tal senso, ma ella rifiutò perché non sopportava il solo pensiero di lasciare la sua famiglia. Ancora una volta il lago si arrabbiò, le acque si aprirono e ne uscì il dio protettore di tutte le superfici d’acqua presenti al mondo, che rimase folgorato dalla bellezza della giovane. Questo chiese a Lóng Dǎn di divenire sua moglie, ma ancora una volta ella rifiutò ed il dio, furioso di essere stato respinto, innalzò un’onda che trascinò nell’acqua la cultrice e la uccise. Quando gli spiriti dei monti scesero a valle, per magia sulle rive del lago sbocciò un fiore azzurro, come azzurri erano gli occhi di Lóng Dǎn1.
 
Apparentemente era un racconto semplice, per certi versi anche banale, ma la sua Shijie lo aveva raccontato con un tale fervore che rimase impresso nella sua mente in modo inevitabile. La genziana, Lóng Dǎn, poteva collegarla benissimo alla figura di Lan Wangji: viveva sulle montagne, non aveva gli occhi blu ma di una splendida tonalità dorata, e la sua voce era corposa come poteva essere del vino. Certo, non lo aveva mai sentito cantare, a malapena proferiva parola, ma non poteva che pensare che il bel canto fosse una delle caratteristiche degli appartenenti al clan di Gusu. Non aveva senso iniziarli alle arti strumentali se ad esse non ci abbinavano anche il canto, o almeno questo era quello che pensava lui.
Quindi quale doveva essere la parte di Wei Ying in quella leggenda? Quella del dio pronto a vendicarsi per il suo amore non corrisposto, oppure quello degli spiriti che volevano che la cultrice si unisse a loro senza conseguenze nefaste sulla sua sorte? Probabilmente rivestiva la parte di entrambi senza saperlo, anche se mai nella vita avrebbe desiderato la morte di colui che, per come la vedeva lui, non lo avrebbe ricambiato nemmeno in due vite.
Wei Wuxian, finalmente, abbassò il braccio. Contrariamente a quello che si poteva pensare, non lanciò il fiore in qualche angolo buio, ma anzi con quei petali, ancora leggermente umidi, cominciò a sfiorarsi la pelle del petto lasciata scoperta dalla veste, un lento discendere verso il basso.
Il silenzio venne riempito di sospiri e bassi ansiti.
 
***
 
 
Non si sa come si fosse convinto a ritornare ai Meandri dopo tutto quel tempo passato lontano da quel posto pregno di regole, ma nello stesso modo con cui era arrivato voleva riprendere quella barca, o montare sulla spada, e tornarsene ad Approdo del Loto. Si era fermato in una locanda della cittadina fluviale di Caiyi per prendere quello che, in determinati tipi di occasioni, considerava come una sorta di coraggio liquido: il Sorriso dell’Imperatore. Non aveva mai trovato un liquore capace di eguagliarlo, e probabilmente per rompere il ghiaccio con Lan Wangji avrebbe pure potuto scrivergli per chiedergli qualche barattolo in dono.
Al solo pensiero, Wei Wuxian, scoppiò a ridere attirando l'attenzione di buona parte dei commensali seduti ai tavoli vicini, probabilmente pensavano fosse già ubriaco nonostante non avesse svuotato ancora la prima giara che aveva davanti.
L’alcool è proibito. Probabilmente l'ex compagno di studi gli avrebbe scritto questo, o magari non risposto affatto. Era talmente complicato comprendere la Seconda Giada, a meno che non ti chiamassi Lan Xichen, come aveva fatto a innamorarsene e prendersi questo malanno? No, decisamente non era ancora in grado di donare a se stesso una risposta. O almeno, era davvero necessario farlo?
Nell’uscire dalla locanda si rese conto di avere un altro problema: come fare per accedere ai Meandri delle Nuvole? Ricordava che bisognasse avere o un invito oppure un lasciapassare di giada, e lui non aveva ne l'uno e né l’altro, e come se non bastasse non aveva scritto mezza riga di lettera per informare del suo arrivo.
Certo, era sempre stato dell’opinione che le cose improvvisate fossero le migliori, ma probabilmente anche questo andava contro le regole.
Stupida Gusu con i suoi stupidi dettami.
Wei Wuxian era famoso per averne infrante ben tre non appena ci aveva messo piede, di certo non si sarebbe fatto alcun tipo di scrupolo in un momento per lui così importante. Magari così avrebbe incontrato subito Lan Zhan. Veloce e indolore, nessuna perdita di tempo.
Aveva deciso di non usare Suibian per arrivare fino alla scalinata principale, ma di affrontare quel lungo sentiero di montagna con la forza delle sue gambe, un modo come un altro per riflettere sul da farsi e ammirare quello splendido paesaggio al tempo stesso. Per quanto fosse un luogo troppo rigido per uno spirito libero come lui, non aveva mai negato che, man mano che si saliva ad un’altitudine maggiore, la nebbia e le basse nuvole gli conferivano l’aspetto di un reame incantato che sapeva, al tempo stesso, di immortalità.
Fu proprio nei pressi del famoso muro della disciplina che Wei Wuxian arrestò il proprio cammino, non perché fosse stanco, ma perché una voce alquanto conosciuta lo portò a nascondersi dietro il primo albero utile per non farsi scoprire. Non sapeva perché lo stesse facendo, ma si ritrovò a pensare che la fortuna sorridesse davvero agli audaci. Sporgendosi un po' dal tronco notò senza alcuna fatica Lan Xichen con accanto… Lan Wangji. Era passato troppo tempo dall'ultima volta che aveva avuto modo di vedere la Seconda Giada di Gusu così da vicino, visione tanto abbagliante da fargli male non solo alla vista, ma anche al petto. Iniziò a sentire delle fitte oltre al forte battito del suo cuore fin dentro le orecchie. Si costrinse alla calma, non poteva permettersi di stare male proprio adesso, non con il suo obiettivo così vicino.
Eppure, osservando bene, l'espressione di Lan Huan non era delle più felici, cosa strana considerando che aveva sempre un dolce sorriso stampato sulle labbra. Sembrava preoccupato, e Wei Wuxian si sforzò di capire meglio cosa stesse dicendo verso il fratello minore che, come al solito, era una maschera inamovibile e senza emozione alcuna.
Dovresti dichiarati.
Meglio tentare che rimanere col dubbio.
Una tempesta si era abbattuta contro Wei Wuxian. Una tempesta che era partita lenta ma che si scatenò intorno a lui ad una velocità mai vista. Sperava di non aver capito bene, eppure quelle parole erano chiare come la luce del sole: Lan Wangji era innamorato.
Lan Zhan era innamorato.
Quel maledetto pezzo di ghiaccio era riuscito a sciogliere il proprio cuore con qualcuno. Si sarebbe dichiarato e ricambiato perché via, c’era davvero qualche folle a questo mondo capace di rifiutare un ragazzo perfetto e nobile come lui?
E quanto era stato ingenuo a pensare che una persona come lui, che altro non aveva fatto che creargli problemi, potesse interessargli? Altro non avrebbe voluto fare se non scoppiare a ridere, si sentiva davvero patetico e non poteva cadere più in basso di così.
Ma andava bene così, almeno adesso sapeva di avere una sola freccia sicura al proprio arco, anche se questo non toglieva il fatto che si sentisse davvero male e già sapeva della patina lucida a pizzicare i suoi occhi sebbene, si stesse costringendo a non versare nemmeno una lacrima.
Lanciò un ultimo sguardo alla coppia di fratelli: dovevano aver finito di parlare, perché Lan Xichen stava tornando indietro mentre Lan Wangji si stava dirigendo verso di lui…
Certo, probabilmente stava lasciando i Meandri per andare a dichiararsi alla sua persona speciale. Ebbene, se doveva morire, tanto valeva fare un tentativo dettato da quella disperazione unita a rabbia che stava attraversando il suo animo.
Attese fosse vicino all'albero prima di uscire allo scoperto, afferrare la sua bianca veste e sbatterlo con forza contro il tronco. Prima ancora che Lan Zhan potesse realizzare qualcosa, si ritrovò le roventi labbra di Wei Ying contro le sue, un bacio duro, arrabbiato ma, al tempo stesso, tremante e impacciato. Non durò che pochi secondi quel contatto e, alla stessa velocità in cui l'aveva attaccato, si staccò, sfoderò Suibian e volò via da quel posto senza voltarsi indietro.
Primo e ultimo bacio.
Eroico coraggio di un feroce addio2.
Non vi era pioggia a bagnarlo, ma soltanto lacrime.
 
Il dolore al petto era diventato qualcosa di indicibile, di insopportabile. Non sapeva ancora come avesse fatto a volare da Gusu fino a casa in queste condizioni, ma in lui non vi fu altro che sollievo quando i suoi piedi sfiorarono quella terra che lui conosceva così bene. Gli angoli delle sue labbra erano di colore blu pallido, sporche di quei petali che aveva vomitato lungo il viaggio e che avevano rilasciato il colore per colpa di misto di lacrime e saliva. Non aveva ancora avuto modo di guardarsi, ma non gli serviva uno specchio per sapere quanto il suo aspetto fosse pietoso. Lo poteva vedere nello sguardo che i commercianti di Yunmeng gli stavano lanciando. Voleva gridar loro di godersi quel triste spettacolo, che tanto sarebbe tornato presto al suo antico splendore, ma doveva arrivare nella sua stanza e mandare quella tanto temuta missiva a chi si era offerto di aiutarlo a fuggire da quel suo oblio.
Arrivò nei pressi del campo di allenamento principale dove suo fratello, Jiang Cheng stava facendo pratica di spada osservato da Shijie che tra le mani aveva un piccolo vassoio di legno con una tazza di ceramica fumante. Probabilmente stava aspettando che il fratello minore facesse una pausa prima di avvicinarsi a lui e permettergli di dissetarsi. Jiang Yanli era sempre così premurosa con loro, e lo si vedeva anche da questi piccoli gesti. Fu lei ad accorgersi per prima della presenza di Wei Wuxian che salutò con un sorriso carico di profondo affetto. Non aveva detto a nessuno che sarebbe andato a Gusu, si era addirittura svegliato prima del sorgere dell’alba per cercare di non metterci più di dovuto. Considerando il fallimento della sua missione non si era neanche attardato più del dovuto e questo gli aveva permesso di non far nascere alcun tipo di sospetto nei suoi familiari adottivi. Già, il fallimento… Mai nella vita si era sentito con questo senso di sconfitta a pesare sul petto, qualcosa di intangibile che aumentava di intensità ad ogni passo finché non fu costretto a fermarsi a metà strada. No, non era decisamente il dispiacere a farlo sentire in questo modo. Sentiva il corpo bruciare come quando si ritrovava a vomitare petali o fiori interi, ma questa volta era diverso: iniziò a boccheggiare come se sentisse il bisogno di aria all’interno dei polmoni, cosa che non riusciva a far arrivare, la sua energia spirituale era come bloccata e non stava riuscendo a donargli quel minimo sollievo che gli servisse.
Pallido come poteva essere un cencio, dall’angolo delle labbra cominciò a colare un rivolo di sangue.
Il suo corpo ormai privo di ogni forza cadde a terra in mezzo alla terra e alla polvere.
L’ultima cosa che sentì furono il rumore di una tazza in frantumi e urla che chiamavano il suo nome.
 
***
 
Pioveva.
Non poteva esserci clima diverso, non con quel senso di disperazione e tristezza che dimorava nel cuore di tutti. Yunmeng da sempre era rappresentata dal colore viola, ma quel giorno era avvolta nel bianco: bianchi erano i festoni che rivestivano ogni angolo della scuola Jiang, come bianco era il colore delle vesti che tutti indossavano.
La Sala della Prova di Spada era stata riadattata per ospitare un feretro di medie dimensioni, con delle offerte poste dinanzi ad esso… Altro non erano che il cibo che amava mangiare di più. Bastoncini di incenso bruciavano e, vicino a un braciere, i due fratelli Jiang erano inginocchiati nel tentativo di bruciare dei soldi di carta. Il volto della figlia maggiore era nascosto da un velo bianco, ma non serviva guardarla negli occhi per constatare che stesse piangendo, il suo corpo era scosso da singhiozzi continui.
Solitamente quel tipo di rito funebre non veniva dedicato a chi aveva umili origini, e lui non era che un figlio di un servo, eppure il patriarca Jiang aveva insistito per onorare colui che aveva preso con sé e che aveva cresciuto alla pari degli altri due figli. Tra le braccia stringeva la spada che gli aveva regalato, una spada senza più un padrone e che venne poi poggiata al fianco del feretro come se potesse servire al giovane defunto per affrontare, senza problemi, il viaggio nel regno dei morti. Chissà che non fosse già insieme ai suoi genitori pronto a ridere e scherzare insieme a loro, una risata che mancava a coloro che erano rimasti in vita con un grande dolore e pena nell’animo, dolore per non aver fatto in tempo a salvarlo, una colpa che avrebbe pesato per sempre.
 
 
All’ingresso principale di Yunmeng, Lan Wangji.
In mano un petalo rosso ormai spento.
 
 
 
 
 
 
 
 
1 Lóng dǎn(龙胆): Genziana; è una leggenda italiana, già esistente, su questo fiore che ho riadattato per rendere funzionale alla trama.
2 Verso proveniente dalla canzone “L’ultimo bacio” di Carmen Consoli.
 
 
 
Angolo Autrice:
 
Ma salve gente u.u
Nella guerra all’ultima angst tra Athe e Lilith volevo dare anche io un mio piccolo contributo, anche perché non potevo continuare ad essere una semplice spettatrice a vita.
E scrivendo queste righe mi chiedo come loro facciano a concepirne una dietro l’altra senza sforzo alcuno, perché? Perché questa OS non solo è la più lunga che io abbia mai concepito ma è stata anche la più difficile da scrivere e che mi ha prosciugato di ogni energia mentale.
Ma va beh… piuttosto, come va? Siete ancora vivi giunti alla fine?
Che dire? L’hanahaki era un tema che mi ispirava da morire e la WangXian si prestava piuttosto bene. In buona parte di quelle che ho letto era sempre Lan Wangji quello a soffrirne, ma qui ho voluto rendere Wei Wuxian protagonista di questo amore non ricambiato e che lo ha portato lentamente alla sua rovina.
Certo, ce lo avevano entrambi… per l’altro *coff* quindi sarebbe bastato che Lan Wangji fermasse Wei Wuxian dopo quel bacio per scongiurare quel bad ending inevitabile.
Quanto mi odiate dopo questo plot twist? Io mi odio, e anche tanto…
Bene dai… mi tocca salutarvi, ma prima ci tengo enormemente a ringraziare Athe per essersi prestata a farmi da beta e che mi ha consigliato a più riprese su come andare avanti durante la stesura di questa OS. Grazie perché mi ha ripreso ma sempre con amore <3 Preziosissima.
 
E bon, alla prossima ff <3
   
 
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