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Autore: Babbo Dark    12/05/2020    4 recensioni
[Omegaverse], [AU Teen Wolf/Mulan], [Omega!Stiles/Alpha!Derek], [tutti vivi], [tutti licantropi].
Stiles Stilinski è un Omega diciottenne il cui sogno principale è quello di rendere onore alla propria famiglia; la sua vita cambia drasticamente quando, a causa dell'invasione dell'esercito delle chimere, suo padre verrà chiamato alla guerra. Nel disperato tentativo di salvare padre e famiglia, Stiles rinuncerà a tutto e con l'aiuto del draghetto Mushu si imbarcherà nella sua impresa più difficile: passare per Alpha e arruolarsi nell'esercito della Contea.
A grande richiesta torna su EFP questa AU che pubblicai tempo fa, ho cercato di rendere onore sia alla precedente fanfiction (che purtroppo è andata perduta) che al Classico Disney; spero di aver fatto un buon lavoro!
Genere: Azione, Comico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski, Theo Raeken
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sterek in Disney... '
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Note iniziali: bimbe e bimbi di ogni età, ecco qualcosa che vi stupirà! Sì venite è proprio qui, l’aggiornamento di Babbo Dark! Questo è l’aggiornamento, questo è l’aggiornamento! Con due giorni di ritardo…

D:

Chiedo scusa a tutti per il ritardo ma gli ultimi giorni sono stati particolarmente pesanti; innanzitutto ho dovuto fare il bravo fratellone e aiutare un maturando con il percorso, inoltre, sono stato impegnato nel compilare e inviare numerose domande per i concorsi lavorativi. Insomma, due giorni da incubo!

Ma veniamo a noi! E bene sì, siamo giunti all’ultimo capitolo; domani ci sarà l’epilogo e finalmente questa storia sarà conclusa. Abbiamo lasciato il nostro Stiles sui monti, insieme a Heidi, ma adesso è giunto il momento di combattere!

Prima di lasciarvi alla lettura devo fare una precisazione riguardante l’ultimo capitolo: il comportamento di Derek; ammetto le mie colpe, pensavo di essere stato chiaro durante il capitolo ma a quanto pare non è così. Chiedo scusa a tutti, la prossima volta m’impegnerò per rendere le cose più cristalline possibili!

Derek sfregia Stiles in quel modo e poi lo abbandona lì per due motivi semplicissimi:
  1. Harris voleva il sangue dell’Omega, lo voleva morto; se Derek non fosse intervenuto, artigliandogli il volto, ci avrebbe pensato il consigliere stesso a ucciderlo o, peggio ancora, avrebbe fornito il nome dell’eroe agli enti di governo. Derek non poteva graffiargli il petto o il braccio, Harris non sarebbe mai stato contento, e quindi si è ritrovato ad artigliargli la faccia per salvarlo; sfregiato ma vivo.
  2. Derek lo lascia lì perché Stiles ha provato più di una volta di sapersela cavare in condizioni disperate; quando Aiden, Matt e Greenberg gli hanno finire il piede nella tagliola e poi lo scaraventano nel burrone è riuscito a tornare, inoltre, ha appena disintegrato l’intero esercito delle chimere con una singola mossa. Una persona del genere non ha alcuna difficoltà nel tornare indietro da sola, anche perché Stiles ha dalla sua Mushu non dimentichiamocelo.

Spero di essermi spiegato bene, in caso contrario non esitate a farmelo sapere! E scusate ancora per la poca chiarezza.
 

Buona lettura!
 




Il più raro e il più bello di tutti…
Capitolo Dodicesimo: La Chimera Originale

 
 


Le esplosioni dei fuochi artificiali riecheggiavano nell’aria notturna, illuminandola con i loro colori accessi e accompagnando le chiacchiere eccitate di cittadini e giornalisti che continuavano ad accalcarsi nella grande piazza del Municipio, costringendosi a fermarsi dietro le alte transenne posizionate alla meno peggio e all’ultimo momento; la voce di quanto accaduto si era immediatamente sparsa per tutta la capitale, ridestando i mannari dal sonno e facendoli accorrere numerosi alla proclamazione della loro vittoria. Lo stesso Sindaco Deucalion era stato interrotto bruscamente dalle proprie attività da un trafelato Alan Deaton che, informandolo di quanto accaduto sul sentiero sud del Valico, aveva insistito affinché si commemorasse immediatamente sia la vittoria sulle chimere che, soprattutto, l’arrivo degli eroi di guerra; quando il Sindaco uscì dal proprio ufficio, desideroso di parlare con qualche consigliere, si ritrovò davanti un soldato semplice trafelato ed eccitato che con parole confusionarie gli spiegò pressappoco quanto accaduto. L’Alpha fu costretto a piantargli gli artigli nella nuca per poter vedere con i propri occhi, più o meno, le vicende che avevano portato alla vittoria.

Fu una sorpresa per lui scoprire il destino di quel soldato che, liberato dalla presa artigliata, si massaggiava rudemente il collo ma quella non fu nulla se paragonato allo shock nell’apprendere la vera identità, nonché il destino, di quel ragazzo tanto coraggioso quanto folle che con le sue azioni aveva annientato in un sol colpo l’esercito nemico; Deucalion fu chiaro: Deaton doveva trovare quante più informazioni possibili su quel Stiles Stilinski.

Così, dopo aver ordinato agli organizzatori di cerimonie e agli agenti di polizia di preparare la piazza e sorvegliarla, si recò nelle proprie stanze per potersi lavare accuratamente, vista la pesante puzza di sudore e tabacco che avvolgeva il suo corpo, nonché indossare la veste tradizionale; stentava a credere di aver vinto la guerra in un modo così semplice, qualcosa nel suo istinto gli diceva che non poteva ancora permettersi di abbassare la guardia ma ben presto, udendo le grida festose dei suoi cittadini, si convinse ad accantonare quella voce fastidiosa, relegandola in un angolo buio della sua mente.

Alpha, Beta e Omega si accalcavano nella pizza, spintonandosi a vicenda per poter riuscire a vedere il plotone che, con le proprie gesta, li aveva liberati; per festeggiare adeguatamente l’evento Richard Sebro, titolare della “Lunar Fireworks”, aveva messo a disposizione del Municipio tutte le sue scorte di fuochi artificiali, i quali furono sistemati accuratamente nella torre nord del palazzo municipale. Giornalisti e cameramen si posizionarono contro le transenne in metallo e iniziarono a trascrivere tutte le informazioni che ricevevano, oltre che trasmettere in diretta quella che, sicuramente, sarebbe stata la notizia più importante per i prossimi anni; voci, chiacchiere e risate iniziarono ben presto a saturare l’aria, impedendo effettivamente a chiunque di poter udire attentamente qualsiasi cosa gli venisse detta o urlata.
Un rullo di tamburi riecheggiò nell’aria, mescolandosi con il vociare e con le prime esplosioni di fuochi, costringendo tutti in un silenzio innaturale; l’attesa e la tensione saturarono ogni angolo della piazza, gli occhi di tutti si puntarono verso l’inizio dello stretto sentiero che era stato appositamente creato e attesero. I battitori presero ad avanzare, rullando i propri strumenti per poi suonare l’inno della Contea mentre iniziavano ad avanzare; subito dietro di loro le majorettes camminavano lentamente, roteando i propri bastoni per poi lanciarli in aria e riprenderli al volo, stregando il pubblico. Il sorriso euforico sul volto delle ragazze sembrava rischiarare la nottata, portando i licantropi a sospirare pesantemente per il sollievo; ‘Se il Sindaco ha permesso a delle Omega di partecipare alla cerimonia, allora il pericolo è veramente passato…’ pensarono alcuni di loro per poi essere distratti dal rumore provocato dalla stoffa che sbatteva a causa dell’aria. Gli sbandieratori, infatti, avanzarono dietro le ragazze nella loro danza; le tute sgargianti, tinte con i colori delle varie periferie della Contea, mettevano in risalto la solida muscolatura di quei licantropi che con grazia ed eleganza ballavano dolcemente sotto le note dei tamburi, roteando e lanciando le proprie bandiere in aria. Una pesante tristezza avvolse l’intera piazza quando gli occhi degli osservatori si puntarono sui numerosi lupi completamente vestiti di nero che, invece di unirsi agli altri, marciavano lentamente tenendo la bandiera delle periferie cadute ben in alto; gli stemmi si muovevano pigramente nell’aria, arricciati nel delicato zefiro che aveva iniziato a soffiare su di loro.

Nuovamente il silenzio cadde su tutti, l’immobilità avvolse tra le sue spire qualsiasi movimento e i mannari si ritrovarono a chiudere gli occhi e portarsi la mano sinistra sul petto; lì, a pochi passi dagli sbandieratori, si trovavano i musici che, sollevando al cielo le proprie trombe, intonarono “Il Silenzio” in onore dei caduti civili e militari. Lacrime di dolore presero a solcare i loro volti mentre le tristi note raggiungevano le orecchie della Luna, costringendola a cadere in ginocchio sotto il peso della disperazione; lei stessa aveva assistito impotente alla morte dei suoi figli, accogliendo le loro anime tra le proprie braccia e cullandoli nel suo calore.

Anime innocenti e non furono strappate via dalla vita a causa di artigli corrotti e peccaminosi, il sangue fu sparso a fiumi sul terreno e vuoti incolmabili furono aperti tra le trame della società; padri e madri, nonni e nipoti, giovani e vecchi. Alpha, Beta e Omega. Tutti, indistintamente, persero la vita in quella follia e “Il Silenzio” era solamente il primo rispettoso saluto che la Contea faceva per commemorare tutti quei defunti.

Quando le triste note cessarono il silenzio tornò a cadere pesantemente su di loro per minuti interi, commemorando nel modo più rispettoso possibile quei morti che non sempre avevano un volto o un nome da riportare a galla nella memoria; Deucalion fu il primo a rompere il silenzio, sollevando il capo e iniziando un piccolo, sonoro applauso che riecheggiò per tutta la piazza. Poco alla volta, accompagnando il saluto verso il cielo affinché ognuno di loro potesse udirlo perfettamente, i licantropi si unirono all’applauso; il rumore provocato dalle mani che si scontravano casualmente riempì tutta la piazza, sollevandosi al cielo e facendo piangere con ancora più intensità la loro madre eterea. Stavano commemorando i caduti quando avrebbero dovuto festeggiare ma la loro coscienza, la loro natura, gl’impediva di procedere senza aver pensato anche solo per un minuto a quelle vite spezzate; ci sarebbe stato tempo per le feste, sarebbe arrivato il momento dei funerali di Stato, ma in quel momento, in quella piazza satura di persone, quel piccolo e umile segno di rispetto era indispensabile.

Le trombe squillarono nuovamente, accompagnate poco dopo dal rullare ritmico dei tamburi, mentre le majorettes ricominciarono a marciare e lanciare i propri bastoni; gli sbandieratori ruggirono e ripresero a muovere le bandiere a ritmo di musica. Euforia e tristezza si amalgamarono nell’animo dei presenti, permettendogli di godersi la celebrazione della vittoria pur tenendo sempre a mente il prezzo che era stato pagato per quella folle guerra mossa contro di loro; e poi, alla fine, i consiglieri sindacali si manifestarono. Urlarono e ruggirono, muovendo le mani verso la folla e poi alle loro spalle, invogliando il pubblico a unirsi a quel coro di ruggiti e ululati; “Fate largo agli eroi!”, “Ecco a voi i salvatori della Contea!”, “Lunga vita al capitano Hale e al suo plotone!”, “Possa la Luna sorridervi sempre!”.

Derek odiò ogni singola parola urlata da quei due lupi. Lui non era un eroe, non aveva salvato niente e nessuno, non meritava quella festa; sperò con tutto se stesso che il suo arrivo nella capitale fosse avvenuto nel modo più silenzioso possibile, che non venisse organizzata all’ultimo minuto nessuna manifestazione pomposa come quella eppure… Lanciandosi uno sguardo alle spalle, l’Alpha notò gli sguardi abbattuti dei soldati che, come lui, non si sentivano degni di quelle parole; solamente Harris avanzava a testa alta, facendosi odiare ulteriormente da tutti loro, e Derek sperò con tutto se stesso che quella pagliacciata finisse subito.
‘L’unico che dovrebbe essere qui è stato abbandonato sulla neve… Avrei dovuto baciarlo, urlargli contro di aver trovato in lui il mio Compagno e invece…’.

Derek chiuse gli occhi di scatto e si piantò gli artigli nei palmi, desideroso di placare quel sordo dolore che gli attanagliava l’animo; il lupo nel suo petto ululava disperatamente, portandolo sull’orlo delle lacrime, ma non poteva permettersi di cadere in ginocchio in quel momento. Solamente nel buio del suo loft si sarebbe concesso quel beneficio, permettendo al dolore, alla tristezza e alla disperazione di avvolgerlo saldamente; aveva perso la sua anima gemella, aveva condannato il vero salvatore della Contea a una vita di abusi. Quale Alpha avrebbe mai accettato di legarsi con lui? Quei marchi indelebili avrebbero parlato chiaro, indifferentemente da tutto e tutti; una singola lacrima gli abbandonò gli occhi quando si rese conto che, alla fine, lui stesso era stato la causa della condanna a morte del suo Compagno.

Un ululato lo distrasse dai suoi pensieri, portandolo a incrociare lo sguardo con il gigantesco lupo di peluche portato da alcuni banditori; la pelliccia bianca si muoveva elegantemente a causa della strana danza fatta sotto di essa, la gigantesca testa raffigurante l’espressione rilassata del lupo oscillava pigramente a destra e sinistra, del tutto opposta agli scatti scoordinati del resto del corpo.

Sbuffando, Derek riportò l’attenzione davanti a sé e sospirò pesantemente. ‘Se solo lui fosse qui…’ pensò tristemente mentre avanzava sotto le grida della folla festante, incurante che l’oggetto dei suoi desideri si fosse appena materializzato dal nulla in un angolo della pizza; distratti dalla triste marcia del plotone, i cittadini non notarono la nube aranciata che si addensò lentamente alle loro spalle, saturando l’aria con la puzza di zolfo. Poco a poco l’immagine longilinea di Stiles iniziò a manifestarsi sempre più nitidamente finché, con un soffio di vento innaturale, la nube fu spazzata via rivelando il giovane mannaro infreddolito.

Stiles si ritrovò a sbattere gli occhi, confuso e frastornato da quanto gli era appena accaduto, e sbuffò sonoramente non appena Mushu sussurrò un divertito “Almeno non hai vomitato, capita quasi a tutti la prima volta…”; alla fine, scuotendo violentemente il capo, acuì i sensi e iniziò a sondare l’intera piazza, alla disperata ricerca delle chimere o, comunque, di qualche suo ex commilitone affinché potesse avvertirli di quanto visto prima. Il vociare e quel mix di odori fastidioso, la polvere da sparo dei fuochi artificiali gli faceva prudere il naso, lo costrinsero ben presto a desistere e con un ringhio mal trattenuto scattò in avanti, avvicinandosi rapidamente al primo licantropo disponibile.
 
 

«Signore, la prego mi ascolti!» disse Stiles verso un anziano Alpha che si limitò a folgorarlo con lo sguardo.

«Mi stai sporcando con le tue manacce…» sibilò il lupo prima di scuotere violentemente le spalle, facendo sgranare gli occhi del ragazzo che, sbuffando, si avvicinò a un giovane Beta.

«Il Sindaco è in pericolo! Le chimere stanno arrivando!» disse afferrando per le spalle il ragazzo per poi voltarlo di scatto; questo, però, illuminò le iridi e ringhiò minacciosamente prima di allontanarsi appena.

«Stupidi Omega…» sbuffò tornando a guardare la parata; Stiles spalancò la bocca, impossibilitato a credere a quel che aveva appena visto, e ringhiò prima di scattare verso una coppia di Alpha intenti a urlare a squarciagola.

«Signori, vi prego! Il Sindaco è in pericolo, siete tutti in pericolo, le chimere potrebbero essere già qui! Dov’è il capitano Hale?» le due donne però gli scoppiarono a ridere in faccia maleducatamente prima di sospirare appena, sussurrandosi a vicenda un “Omega…” che fece incupire il ragazzo «Andate al diavolo, tutti quanti!» tuonò inviperito prima di spintonarle con forza, facendole cadere a terra, per poi proseguire con violenza tra la folla, incurante dei ringhi e dei richiami che riceveva «Perché nessuno mi dà retta?!» disse avvicinandosi alle transenne e sgranando gli occhi davanti alla vista del grande lupo che danzava.

«Scusa ma hai detto qualche cosa?» borbottò Mushu perfettamente nascosto nel trench che Jackson gli aveva donato.

«Mushu…» borbottò il mannaro individuando finalmente le schiene dei suoi compagni.

«PRONTO?! SEI UN OMEGA ADESSO!» sbraitò il draghetto mentre lui salvata le transenne, incurante delle lamentele provenienti dal resto della folla.
 
 

Stiles atterrò elegantemente sul viottolo e scattò sul posto, eludendo le mani artigliate che si erano allungante per afferrarlo; non ci volle molto per raggiungere gli ex compagni e, soprattutto, superarli per poter raggiungere il capitano che, alla guida del plotone, marciava a testa bassa. Un coro di “Law!” si levò dalle bocche dei soldati, facendo sollevare di scatto la testa di Derek ma poi, non appena la figura pallida e accaldata dell’Omega gli si presentò davanti, sgranò gli occhi e increspò le sopracciglia; Stiles sbuffò sonoramente e afferrò la zip del trench prima di abbassarla di colpo mentre Mushu, borbottando, si nascondeva nei suoi pantaloni. Il pesante cappotto venne abbandonato a terra, permettendo a Derek di osservare le numerose cicatrici che abbellivano quel corpo scattante e muscoloso; Stiles schioccò le dita davanti all’altro, costringendolo a sollevare di scatto la testa, e incrociò i loro sguardi.
 
 

«Siete in pericolo, le chimere sono ancora vive.» disse iniziando a marciare accanto all’Alpha che, ancora irritato per l’umiliazione subita, voltò di scatto la testa e la sollevò «DEREK!» esclamò furibondo illuminando le proprie iridi.

«Sono state colpite in pieno da una valanga, neanche il miglior soldato potrebbe sopravvivere a una cosa del genere. Contando poi che sono precipitate in quel baratro.» rispose atono l’Alpha; Stiles però ruggì furibondo e avanzò di qualche passo, superando Derek e fermandosi davanti a lui, costringendolo a bloccarsi sul posto.

«Il Sindaco è in pericolo, voi siete in pericolo, tutta la città rischia di morire!» urlò mentre fischi e insulti iniziavano a uscire dalla bocca del popolo, diretti verso la sua figura; Derek però voltò nuovamente il capo di lato e sbuffò sonoramente.

«È impossibile.» rispose semplicemente Derek «Se vuoi una medaglia basta dirlo, non serve inventare certe stronzate.» disse incrociando le braccia al petto; Stiles però sgranò gli occhi e indietreggiò appena, ferito da quelle insinuazioni.

«SEI UN DEFICIENTE!» ruggì con tutto il fiato che aveva in corpo «LA MEDAGLIA TE LA PUOI FICCARE IN CULO PER QUANTO MI RIGUARDA!» disse furibondo, incurante delle offese che Alpha e Beta continuavano a gridargli da oltre le transenne «Theo Raeken è qui, pronto a strappare la gola del Sindaco! Hai detto che ti fidavi di Law e perché di Stiles no?!» chiese stringendo i pugni e piantandosi gli artigli nei palmi.
«Perché Stiles mi ha mentito fin dal nostro primo incontro…» sussurrò in risposta Derek sciogliendo la presa e abbassando il capo; Stiles sgranò gli occhi e scosse il capo, sbuffando sonoramente in risposta.

«Spero per te che sarai pronto a gestire l’imminente attacco…» borbottò impensierito prima di scattare verso destra, oltrepassando le transenne con un salto e riprendendo la corsa verso il Municipio; Derek sospirò e riprese ad avanzare, incurante dell’applauso proveniente dalla folla e né lui, né Stiles, si resero conto dello sguardo interrogativo messo su da Deucalion, il quale aveva assistito a tutta la scena dall’ampio pianerottolo posto alla fine della ripida scalinata.
 
 

La marcia riprese, per il giubilo del pubblico, eppure Derek non riuscì a ignorare le parole pronunciate dall’Omega e, nonostante il caos e il mormorio proveniente dal plotone, acuì i sensi alla ricerca di possibili intrusi; rumori e odori erano fin troppo mescolati e amalgamati per fargli capire qualsiasi cosa e nonostante l’attenzione prestata a tutto ciò che lo circondava non riuscì a identificare un possibile pericolo. Le chimere erano troppo numerose per potersi nascondere adeguatamente, senza contare che il loro approccio era distruttivo e fisico e non mentale e pianificato, inoltre il suo instino non gli sussurrava nulla, portandolo a impensierirsi man mano che avanzava; un ultimo rullo di tamburi sancì la fine del corteo, permettendo ai vari licantropi che ne avevano fatto parte d’inchinarsi davanti al Sindaco per poi abbandonare il vialetto tramite delle vie di fuga laterali.

Poco a poco Derek avanzò, arrivando davanti alla scalinata che l’avrebbe condotto davanti all’uomo più importante della Contea; trattenendo il respiro, e sperando con tutto se stesso che le parole di Stiles fossero vacue, iniziò a salire le scale mentre attorno a lui un pesante silenzio cadeva sulla folla festante. Sollevando gli occhi, Derek incontrò il dolce sorriso che Deucalion gli rivolse e deglutì rumorosamente quando, finalmente, arrivò a posare il piede sull’ultimo gradino; il Sindaco gli sorrise apertamente e gli mise una mano sulla spalla, stringendo appena la presa.
 
 

«Tua madre sarebbe stata orgogliosa di te…» sussurrò tristemente Deucalion mentre un’ombra calava sul suo sguardo, incupendolo istante dopo istante «So che mi odierai adesso ma… Mi dispiace, Derek…» l’Hale chiuse gli occhi e annuì, cercando disperatamente di non pensare al proprio lutto, e quando li riaprì illuminò le iridi.

«Porto buone notizie, signor Sindaco.» disse Derek sollevando il capo e gonfiando i muscoli «Theo Raeken e le chimere sono state eliminate.» un urlo euforico si levò dalle gole del popolo ma proprio in quel momento una risatina maligna raggiunse le loro orecchie, facendogli gelare il sangue nelle vene.

«Ti piacerebbe…» sussurrò una voce melliflua e pericolosa.

 
 
Un ruggito fendette l’aria, riecheggiando pericolosamente negli animi dei presenti e gelandogli il sangue nelle vene; i vetri tintinnarono, i lupi interiori di tutti uggiolarono terrorizzati e prima che qualcuno potesse rendersene conto l’enorme lupo danzante fu gettato malamente sull’esercito, accecandolo momentaneamente, mentre finalmente Theo scendeva dal tetto del Municipio e atterrava elegantemente alle spalle del Sindaco, stordendolo con un potente colpo alla testa. Ridendo sguaiatamente, Belasko artigliò la pelliccia sintetica che aveva indossato fino a qualche istante prima e illuminò le iridi d’azzurro; i lunghi artigli trasparenti divennero blu elettrico nell’istante stesso in cui le grida di dolore dei soldati iniziarono a straziare l’animo dei presenti. Le chimere osservarono attentamente il popolo riunito e terrorizzato prima di afferrare malamente il corpo di Deucalion, trascinandolo con forza all’interno dell’edificio e alla fine, sorridendo soddisfatto, Theo si chiuse le porte alle spalle e ordinò a Violet di presidiarla; non ci volle molto prima di raggiungere la sala principale della struttura, permettendo a Sebastian e Belasko di gettare malamente il corpo del mannaro su una sedia.

Afferrando le funi dorate che ornavano i vari drappi, le chimere legarono saldamente Deucalion e attesero pazientemente che questi si svegliasse mentre per tutto il silenzioso Municipio riecheggiavano i pesanti tonfi contro il portone principale.
 
 

***
 


Stiles non poteva crederci, non voleva farlo, eppure aveva osservato impotente le chimere mettere fuori combattimento, e con una facilità imbarazzante, un intero plotone di licantropi; dimenandosi nella presa di un paio d’Alpha, i quali lo avevano accusato di star rovinando la cerimonia, Stiles riuscì a liberarsi e atterrare facilmente quei mannari che si stavano condannando da soli a morte. Il ruggito di Derek riecheggiò nell’aria quando, finalmente, la scossa elettrica cessò di infierire sui loro corpi e artigliando quell’enorme pelliccia sintetica la scagliò lontano; rialzatosi in piedi, e avviata la trasformazione, l’Alpha ordinò di recuperare una delle statue di Artemide posata ai lati della scalinata per poi raggiungerlo mentre lui, furioso come non mai per non aver ascoltato le parole del ragazzo, iniziava a colpire pesantemente il portone con poderose spallate.

I colpi riecheggiavano sinistramente attorno a loro, attutendo lo scricchiolio del legno e delle ossa, e quando finalmente il plotone riuscì ad afferrare la statua si precipitò ad aiutarli; quell’ariete artigianale venne afferrato con decisione e trasportato rapidamente verso il portone chiuso per poi essere ritratto e spinto con forza contro il legno, bombardandolo con quanta più forza possibile.
 


«Non faranno mai in tempo…» sussurrò a se stesso Stiles prima di correre verso le transenne, saltandole elegantemente e ritrovandosi nuovamente nel bel mezzo del sentiero che aveva percorso insieme all’Alpha.
 


Correndo verso il gruppo, e cercando disperatamente di elaborare un piano, Stiles cambiò rotta all’ultimo minuto e cominciò a correre rapidamente attorno al Municipio, cercando disperatamente un qualsiasi punto in cui poter fare breccia all’interno della struttura e, soprattutto, nel minor tempo possibile. Sapeva, infatti, che era questione di minuti prima che il loro Sindaco perdesse la vita per mano delle chimere, come sapeva che era folle aspettarsi che non fosse stato messo nessuno a guardia delle porte, eppure non riusciva a elaborare nessuna strategia che potesse donare alla Contea la vittoria che tanto desiderava; il Municipio, infatti, era un’enorme struttura rettangolare che abbracciava interamente la piazza principale della Capitale, diramandosi a destra e a sinistra in alti edifici decorati con statue della Luna e colonne in cemento.
 


 
 
 


Nonostante le numerose finestre, infatti, Stiles era perfettamente consapevole che non potesse sfruttarle per penetrare all’interno della struttura; un singolo rumore sospetto avrebbe comportato la morte immediata del licantropo più importante della Contea, oltre che la sconfitta per tutti loro. No, lui cercava un appiglio abbastanza facile da raggiungere; stava per perdere la speranza quando arrivò sul retro dell’edificio. Lì, proprio davanti ai suoi occhi, si estendeva una piazza interna molto più piccola rispetto a quella in cui si erano accalcati i cittadini e, oltre a una cancellata che ne delimitava l’ingresso, era possibile raggiungere la porta posteriore del Municipio e, soprattutto, scalare le varie colonne per poter raggiungere il primo piano.
 
 

 
 
 


«Mushu, puoi materializzare gli abiti civili?» chiese mentre un sorriso euforico gli tirava le labbra e, ricevuto un mugolio d’assenso da parte del draghetto, lo fece uscire dai propri pantaloni e scattò sul posto, ripercorrendo la strada che lo avrebbe condotto nuovamente alla piazza principale, finalmente nella sua mente si delineò un piano perfetto; fortunatamente trovò i soldati ancora intenti a cercare di sfondare il portone con quell’ariete improvvisato e, ruggendo, attirò la loro attenzione «Da questa parte! So cosa fare!» urlò ricominciando a correre.
 

 
Il plotone lo fissò incuriosito e confuso ma alla fine riprese il proprio lavoro, abbattendo nuovamente la testa della statua contro la porta in mogano ormai scheggiata; nessuno prestò attenzione alle parole e ai gesti dell’Omega, fatta eccezione per un Alpha dalle origini messicane e con la mascella storta che, fissando intensamente il punto in cui l’altro era sparito, lanciò uno sguardo ai suoi amici. Un cenno d’assenso provenne da parte di Isaac e Jackson i quali, semplicemente, mollarono la presa sul marmo bianco e seguirono immediatamente Scott, che nel frattempo si era già incamminato; Derek osservò attentamente i tre licantropi, quelli che a tutti gli effetti potevano essere definiti disertori, eppure la mente continuava a ripetergli le parole urlate dall’Omega, ancora e ancora, costringendo il suo stesso lupo a ululargli disperatamente nel petto. ‘Dannazione!’.
 
 

 
***
 


Un pesante lamento provenne dalla gola del Sindaco il quale, poco alla volta, iniziò a recuperare i sensi; la testa gli doleva come non accadeva da tempo e piccole scariche elettriche, provenienti da qualsiasi cosa lo stesse tenendo fermo, gl’impedivano di sfruttare appieno le proprie forze. Lentamente aprì gli occhi per poi costringersi a richiuderli di scatto, infastidito dalla luce artificiale prodotta dalle lampade al neon appese sul soffitto; i sensi tornarono ad acuirsi, permettendogli di sondare la stanza in cui si trovava nella disperata ricerca di capire con precisione dove si trovasse e chi era con lui. Immediatamente l’odore di sudore gli colpì le narici, accompagnato da un lieve sentore di vischio e zolfo; alle orecchie gli arrivarono i suoni ovattati di tre battiti cardiaci, altrettanti sibili prodotti da diversi respiri e nonostante l’assenza di qualsiasi ricordo non gli fu difficile capire chi e cosa gli fosse successo. Alla fine, lentamente, aprì gli occhi e si scontrò con il volto malignamente sorridente di Theo Raeken il quale, con tutta la nonchalance di cui era capace, si era poggiato contro il lucido tavolo in noce dove primeggiava la cartina della Contea; dietro di lui, intento a fissare l’enorme stemma ricamato su un arazzo rosso, si trovava un seducente Alpha che non lo degnò di uno sguardo mentre, seduto accanto alla sedia su cui si trovava legato, una terza chimera gli sorrise malignamente e sollevò il cordone dorato che teneva stretto in mano. Gli artigli colorati e gli occhi aranciati imbestialivano ulteriormente quello che, già di natura, era un volto incline ai tratti mostruosi; Deucalion illuminò le iridi quando capì la doppia natura di quell’essere ma Belasko, semplicemente, strinse la presa e aumentò il voltaggio elettrico nella corda, facendolo sobbalzare visibilmente mentre un sibilo di dolore gli abbandonava le labbra.
 
 

«Signor Sindaco, quale onore…» prese a parlare Theo staccandosi dal tavolo «Sa, ho cercato così spesso di avere un appuntamento con lei ma alla fine sono stato costretto a fare questo…» disse imbronciandosi appena e avvicinandosi al mannaro che, in risposta, gli ringhiò rumorosamente per poi mostrargli le zanne acuminate «Andiamo Duc, posso chiamarti così vero?» domandò facendo ridere i due mostri; Deucalion si mosse rapidamente sulla sedia, cercando di liberarsi da quella ridicola corda che lo teneva prigioniero, ma una scarica elettrica più potente delle altre lo costrinse all’immobilità. Theo, però, scoppiò a ridere sguaiatamente e fece calare i palmi contro i braccioli della poltrona, avvicinandoglisi rapidamente e illuminando le proprie iridi «Duc, ho eliminato senza problemi i migliori generali che mi hai inviato contro, gente che ha passato tutta la sua inutile vita ad allenarsi, e che speranze speri di avere tu? Uh? Sei un politico, non un soldato…» disse carezzandogli lascivamente il volto con l’indice artigliato.

«Se speri di riuscire a piegarmi la testa ti sbagli di grosso, chimera.» rispose Deucalion incupendo lo sguardo «Quindi fa alla svelta e uccidimi, prima che sia io a spedirti all’inferno da cui provieni!» Theo corrucciò appena le sopracciglia in una pallida imitazione di un’espressione addolorata, facendo innervosire ulteriormente il mannaro, e prese a carezzargli lascivamente le labbra.

«Chissà come usi bene questa tua boccuccia con il tuo Omega…» sussurrò spingendo in dito sulle labbra, costringendo Deucalion ad aprire la bocca; lentamente, godendosi ogni istante di quell’umiliazione, Theo carezzò con l’indice artigliato la lingua del Sindaco, lodandolo per le sue doti.

«Sei proprio una puttana…» sibilò malignamente Belasko mentre Sebastian, voltandosi finalmente verso di loro, incrociava le braccia al petto e sospirava pesantemente; Deucalion sollevò le sopracciglia quando percepì l’artiglio sfiorargli la gola e aprì ulteriormente la bocca, facendo ghignare vittoriosamente la chimera.

«Non sai che ti farei!» disse lascivamente Theo per poi sgranare gli occhi davanti all’espressione vittoriosa messa su dall’altro e, prima che se ne rendesse conto, le fauci zannute del mannaro calarono sul suo dito, azzannandolo e tirandolo con furia mentre la chimera, urlando e bestemmiando per il dolore, cercava di tirarsi via; il volto di Deucalion fu tartassato dai pugni di Sebastian e dello stesso Theo, la corda iniziò a folgorarlo sempre di più e Belasko gli piantò gli artigli nel quadricipite destro, portandolo a stringere ulteriormente la presa. Il suono di ossa fratturare raggiunse le loro orecchie e con l’ennesimo strattone Theo si ritrovò a cadere a terra, l’indice strappato venne sputato via da un soddisfatto Deucalion mentre la chimera-kitsune si premurò di usare le sue abilità per cauterizzare la ferita del suo capo, permettendo a Sebastian di sfogare tutta la sua furia sul volto del Sindaco «FIGLIO DI TROIA!» tuonò furiosamente Theo sollevando di scatto da terra e scaraventando Belasko verso il tavolo in noce, il quale si distrusse all’impatto, per poi fare la stessa cosa su Sebastian, il quale colpì rumente una parete, facendo crollare l’intonaco sulla chimera «TI STAI DIVERTENDO?!» urlò fissando il volto violaceo del lupo che, sputando un grumo di sangue, osservò attentamente l’altro e sorrise sornione.

«Molto a dire il vero.» rispose con tranquillità prima di scoppiare a ridere a causa dell’ennesimo pugno ricevuto sul volto, il quale gli ruppe il setto nasale «Andiamo, Theo, sai fare meglio di così!» ringhiò Deucalion inclinando appena il capo da un lato «Insomma, i Dottori del Terrore non ti avranno mica reso così debole? Che delusione…» Theo ruggì con furia e lo colpì nuovamente, costringendolo a voltare di scatto il capo, e successivamente gli afferrò saldamente il volto con la mano integra, gli artigli premuti pericolosamente contro la pelle livida.

«Dimmi dove si trova il Nemeton.» ordinò seccamente la chimera, incurante dei versi doloranti scappati dalle gole dei due tirapiedi che si era portato dietro e che, lentamente, si stavano rialzando.

«Il Nemeton?!» disse il mannaro per poi scoppiare a ridere «Hai fatto tutto questo casino solamente per trovare quell’albero?!» Theo corrucciò le sopracciglia e ringhiò pericolosamente, affondando appena gli artigli contro la pelle gonfia.

«DIMMELO!» tuonò avviando la trasformazione ma Deucalion, nonostante tutto, non smetteva un attimo di ridere.

«Capo, forse qui non c’è un Nemeton…» disse Belasko osservando attentamente la reazione del Sindaco.

«Idiota, tutte le Contee hanno un Nemeton!» ringhiò Sebastian incrociando le braccia al petto.

«ZITTI TUTTI E DUE!» urlò Theo al culmine della furia «DOVE. CAZZO. SI. TROVA. IL. FOTTUTISSIMO. NEMETON. DI. QUESTA. MERDOSA. CONTEA.» Deucalion smise di ridere e fissò attentamente la chimera, per nulla intimorito dal volto trasfigurato che stava osservando.

«Il Nemeton è un albero potentissimo, reagisce al sovrannaturale e consente alla nostra natura mannara di esistere…» prese a parlare il licantropo come se nulla fosse «Se ho capito bene quello che vuoi fare, Theo, le tue azioni ti porteranno solamente alla morte.» disse illuminando le iridi «Assorbire l’energia di un Nemeton porta l’organismo a gravi scompensi e alla fine sarà il Nemeton stesso ad assorbire la tua energia vitale, uccidendoti.» Theo ruggì e gli graffiò con ferocia il petto, strappando la tunica che stava indossando e facendo schizzare il sangue lungo le pareti.

«DIMMELO!» tuonò nuovamente e Deucalion sospirò.

«Ok, va bene…» disse facendo sbuffare pesantemente le tre chimere «Non ne ho la più pallida idea…» Theo sgranò gli occhi e mollò la presa all’istante, arretrando di qualche passo; Sebastian e Belasko si lanciarono uno sguardo confuso per poi osservare il loro capo che, disorientato, si passò la mano mutilata sul voto trasformato «Vedi… Circa due secoli fa la Sindaca Marie-Jeanne Valet ordinò ai druidi presenti nel suo Municipio di lanciare un incantesimo sul nostro Nemeton.» Deucalion sollevò le spalle e sorrise euforicamente «Nessuno può trovarlo, Raeken, è lui a manifestarsi a coloro che ritiene più degni.» svelò. Un profondo ruggito abbandonò le labbra di Theo, riecheggiando in tutto il Municipio; rapidamente e furiosamente strappò le corde elettrificate che lo tenevano imprigionato e lo sollevò con forza prima di scagliarlo contro la parete, sfondandola e facendolo finire all’interno della sala principale. Deucalion tossì profondamente e sputò un grosso grumo di sangue mentre si rialzava ma Theo, raggiuntolo con foche falcate, lo afferrò per il collo e lo sollevò pesantemente da terra «Deluso? Io no… Sai, giusto un giorno prima che tu attaccassi il generale Hale e il suo esercito sono stato informato da lei stessa riguardo questa ipotesi e così mi sono messo immediatamente in contatto con gli altri Sindaci, ora tutti i Nemeton sono introvabili a te.» scoppiando a ridere, nonostante il dolore che percepiva, Deucalion riuscì ad osservare l’espressione furente messa su dalla chimera.

«Vediamo se davanti al tuo popolo parlerai…» sibilò minacciosamente Theo lanciandolo contro l’ennesima parete e spedendolo nel suo stesso ufficio, costringendolo a scontrarsi violentemente contro la propria scrivania «Bloccate le porte e presidiate questo buco, nessuno deve disturbarmi.» ordinò prima di raggiungere Deucalion per poi afferrarlo malamente e tirarlo in piedi «Parla bell’uccellino o zio Theo ti aprirà la gola…» sibilò minacciosamente dirigendosi verso le ampie finestre che lo avrebbero condotto sull’ampio balcone che si affacciava sulla piazza principale.
 
 

***
 
 
E sarai veloce come è veloce il vento!
E sarai un Alpha vero senza timori!
 


 
«LAW!» Stiles, intento a indossare una maglia rossa, si voltò verso l’origine di quelle voci e sorrise nel vedere i suoi amici corrergli incontro «Qual è il piano?» domandò Scott sorridendogli e posandogli una mano sulla spalla.
 
 

 
E sarai potente come un vulcano attivo!
Quell'Alpha sarai che adesso non sei tu!
 
 


«Per prima cosa cambiatevi, poi vi mostrerò come recuperare la freccia.» i tre mannari si lanciarono uno sguardo euforico e si apprestarono a ubbidire; ben presto le divise militari vennero lanciate al suolo e le armi di famiglia nascoste attentamente sotto quelle vesti civili, rendendoli perfettamente pronti per l’inizio di quella missione «Ora fate come me.» l’Omega afferrò una lunga sciarpa abbandonata a terra, immediatamente imitato dagli altri tre, e si avvicinò a una delle colonne; l’abito venne fatto passare dietro il cemento e avvolto strettamente tra le mani ma, proprio mentre si apprestavano a iniziare la scalata, la voce di qualcuno raggiunse le loro orecchie.

«Dovrò cambiare gioco allora…» Stiles si voltò di scatto verso Derek il quale, sorridendogli, afferrò una maglia e la fece passare dietro alla colonna prima di annuirgli appena; sorridendo trionfante, l’Omega iniziò la scalata e, sorridendo al “Senza veleno è tutto più facile” di Jackson, raggiunse rapidamente quello che a tutti gli effetti sembrava un corridoio esterno del Municipio.
 
 

 
E sarai veloce come è veloce il vento...
E sarai un Alpha vero senza timori!
E sarai potente come un vulcano attivo!
Quell'Alpha sarai che adesso non sei tu!
 
 


Il rumore di pareti infrante e ruggiti riecheggiò nel silenzio che li avvolgeva, portandoli ad accelerare il passo nel modo più silenzioso possibile, e nessuno di loro si accorse della presenza di Mushu che, appostato nell’ombra, scagliava un incantesimo che rendesse impossibile percepirli; il draghetto sgattaiolò dietro il gruppo per poi arrampicarsi sul corpo di Stiles, correndo a nascondersi sotto la maglia mentre l’Omega sorrideva vittorioso.

I lupi si mossero agilmente verso la porta sulla sinistra e fu uno shock per loro scoprire che Isaac, durante i primi anni dell’adolescenza, venne stato arrestato per aver infranto la proprietà privata dei suoi vicini; finalmente nel cuore del Municipio, il piccolo esercito seguì i borbottii e i rumori provocati dalle due sentinelle messe di guardia al traforo provocato da Theo, tuttavia, lo sbuffo provocato da una terza chimera li costrinse a fermarsi davanti a una lunga scalinata che portava all’ingresso principale dove, seduta sui primi gradini, si trovava Violet. Isaac e Scott si guardarono attentamente, annuendo l’uno all’altro, e imbracciando pugnale e daga si avvicinarono di soppiatto alla Beta mentre Derek, Jackson e Stiles proseguivano il loro percorso; udire l’urlo di dolore della chimera li fece sperare per il meglio ma poi, subito dopo, il ruggito di Isaac li raggiunse facendoli temere per la sorte del soldato.
 
 

«Mushu, fai un incantesimo e togli tutte le serrature alle porte.» sussurrò Stiles, un sibilo così tenue da poter essere sentito solamente dal draghetto che si affrettò ad annuire e obbedire «Ok, ecco il piano…» disse nascondendosi dietro un muro e osservando di sottecchi Sebastian e Belasko, immobili davanti al muro sfondato «Io e Scott distraiamo quei due e li facciamo fuori mentre tu, Derek, entrerai nell’ufficio del Sindaco e lo salverai prima di fuggire a gambe levate. Se tutto va bene dovremmo affrontarlo da solo e saremmo un esercito contro di lui…» i due Alpha annuirono e Derek avviò la trasformazione.

«Domande?» chiese rivolto ai due.

«Questo vestito m’ingrassa?» domandò Jackson prima di ricevere uno scappellotto sulla nuca da parte dell’Hale.

«Andiamo.» sussurrò l’Omega mettendosi in piedi e sorridendo apertamente, immediatamente imitato dall’amico.
 

Lentamente, i due uscirono dal loro nascondiglio e iniziarono a ridacchiare tra loro; l’attenzione delle due chimere fu immediatamente catturata dalle loro figure in avvicinamento ed entrambe gli ringhiarono minacciosamente. Stiles, però, avanzò di qualche passo e sbatté le palpebre un paio di volte, sorridendo e ridacchiando dolcemente; finalmente, Belasko annusò a fondo il suo odore e ghignò maliziosamente iniziando a massaggiarsi rudemente il cavallo dei pantaloni, incurante dello sguardo furioso che l’amico gli rivolse.
 
 

«Omega…» sussurrò Sebastian dopo qualche attimo.

«Concubini del Sindaco Deucalion…» rise Stiles portandosi una mano a nascondersi la bocca, immediatamente imitato da Jackson.

«Racchi i concubini…» borbottò Sebastian squadrandoli attentamente.

«Ehi bellezza…» sussurrò Belasko a Jackson il quale, cercando di non essere visto, si portò una mano sul retro dei pantaloni fino a sentire il freddo metallo del suo pugnale seghettato «Me lo fai un sorriso?» chiese carezzandogli il volto per poi sgranare gli occhi «TU NON SEI UN OMEGA!» urlò furibondo per poi spalancare la bocca, la lama del pugnale profondata in profondità nell’addome.

«LICANTROPI BASTARDI!» tuonò Sebastian avviando la trasformazione.
 
 

La chimera si preparò per saltare addosso all’Alpha, che nel frattempo aveva rotto il naso dell’avversario con un pugno ben assestato, ma non appena scattò sul posto ricevette in pieno volto un colpo potente e calibrato da parte di Stiles; la mazza chiodata sprofondò all’interno della carne, spaccando le ossa e facendo schizzare sangue e fluido oculare ovunque, sporcando le pareti e i vestiti dell’Omega stesso che, ringhiando, si voltò di scatto verso l’altra chimera per poi sgranare gli occhi. Jackson, infatti, era stato lanciato con forza contro la parete di fronte e a causa dell’impatto aveva perso i sensi; Stiles osservò Belasko sfilarsi dall’addome il pugnale seghettato e ruggire con ferocia verso di lui, gli artigli illuminati e il volto trasformato dalla furia.

Stringendo la presa sulla mazza chiodata, il mannaro si preparò allo scontro e scattò sul posto caricando il colpo mentre, dietro di loro, Derek saltava finalmente dentro il traforo nella parete; ignorando quanto accadeva attorno a loro, Belasko afferrò saldamente il manico e ghignò, una scarica elettrica si sprigionò dalla stretta e percorse rapidamente l’arma, facendo urlare di dolore Stiles. L’Omega cadde pesantemente al suolo, il corpo scosso dagli ultimi spasmi elettrici, e la puzza di carne bruciata iniziò a saturare l’aria; frastornato, vide la chimera avvicinarsi pericolosamente a lui e sollevare il pugnale di Jackson, preparandosi a dargli il colpo di grazia, ma proprio quando tutto sembrava finito accadde qualcosa.

Mushu saltò fuori dal suo nascondiglio e soffiò una lingua di fuoco direttamente sul volto del nemico il quale, urlando per il dolore, si allontanò di qualche passo portandosi la mano libera sulla pelle ustionata; Stiles sorrise vittorioso e afferrò nuovamente la propria arma di famiglia prima di rialzarsi lentamente dal suolo, i muscoli indolenziti per l’attacco subito e la mente ancora offuscata dal dolore. Vide il proprio guardiano mordere con forza lo stinco della chimera e sputare nuovamente del fuoco sui vestiti, incendiandoli all’istante; Stiles finalmente tornò in sé e scosse violentemente il capo, accantonando ogni dolore, prima di impugnare saldamente la mazza e scattare in direzione del mostro.

Il suono prodotto dagli spuntoni contro le ossa riecheggiò nelle orecchie del mannaro, quel fastidioso scricchiolio gli fece accapponare la pelle, e osservò il sangue schizzare violentemente dalla ferita mentre il corpo della chimera veniva lanciato con forza contro la parete; l’impatto gli fracassò definitivamente il cranio, facendo schizzare la materia grigia fuori dalla scatola cranica. Lentamente, il corpo senza vita di Belasko cadde al suolo, lasciandosi dietro una scia sanguinolenta mentre drago e lupo si lasciavano scappare un verso disgustato; proprio in quel momento, però, il ruggito di dolore di Derek gli raggiunse le orecchie ma, nonostante il rumore provocato dal combattimento di Scott e Isaac contro la terza chimera, Stiles decise di recarsi immediatamente dal capitano al fine di aiutarlo il più possibile contro il vero nemico.
 
 

«Mushu, aiuta Jackson a risvegliarsi!» ordinò pulendosi grossolanamente il sangue presente sul volto con la maglietta sporca «Poi va da Scott e Isaac!» ordinò oltrepassando il traforo ed entrando nell’ufficio del Sindaco mentre, dietro di lui, Mushu lanciava un incantesimo sul mannaro svenuto.
 
 
***
 
 

Un sospiro incredulo abbandonò la gola della folla terrorizzata quando i loro occhi si puntarono sulla figura malconcia del Sindaco il quale, tossendo un grumo di sangue, sputò volgarmente a terra e fissò la chimera accanto a lui; Theo ruggì con tutta la forza che aveva in corpo e gli portò la mano artigliata contro la gola, preparandosi a sgozzarlo davanti a tutti. Ignorò i rumori provenienti alle sue spalle, convinto com’era della superiorità delle chimere, e ghignò malignamente quando percepì la puzza di paura e tensione saturargli le narici; il suo destino si stava finalmente per concretizzare, aveva passato tutta la vita a prepararsi per quell’evento e oramai non gl’importava più di niente.

Ricordava perfettamente tutto il dolore subito dai numerosi esperimenti dei Dottori, così come ricordava tutte le altre cavie morte; solo lui era riuscito a sopravvivere, era stato in grado di accettare i cambiamenti che il proprio corpo aveva subito e ne andava fiero. Rubare il potere del Nemeton presente nella propria Contea fu semplice, appagante quasi, e solamente quando i Dottori del Terrore affinarono la tecnica e gli fornirono un potente esercito di chimere si decise a ucciderli; uno dopo l’altro i para-scienziati caddero sotto la sua ingordigia, ogni vita spezzata del Branco aumentava le sue abilità e alla fine si ritrovò a gestire un esercito di mostri.

E ora, davanti a quegli inutili licantropi, stava finalmente per mettere la parola fine a quella faccenda; sotto la Luna sarebbe diventato finalmente un vero Alpha, il licantropo contro cui nessuno avrebbe potuto avere la meglio, e con il sorgere del Sole sarebbe iniziato il suo dominio.
 
 

«Finito di riflettere sulla tua vita?» domandò in un ghigno Deucalion che, accorgendosi dell’alienazione dell’altro, attese pazientemente il ritorno delle proprie abilità; Theo, però, gli mostrò le zanne e strinse la presa, pregustandosi la deliziosa sensazione del sangue che insozzava le sue mani.

«Dov’è nascosto il Nemeton?» il Sindaco roteò gli occhi e si lamentò rumorosamente, incurante dello sguardo furioso dell’altro «Inchinati a me e dimmi dove si trova questo fottuto albero!» tuonò pericolosamente; la pelle iniziò a macchiarsi con striature nerastre sempre più evidenti mentre gli occhi pian piano stavano diventando rossi. Deucalion percepì gli abiti della chimera tendersi e trapparsi mentre la muscolatura del mostro s’ingrossava e irrigidiva; sotto i suoi occhi, il mannaro vide quel ragazzo apparentemente normale alzarsi imponentemente su di lui, trasformandosi nel mostro che realmente era e mostrandosi finalmente in tutta la sua orribile forma. Il volto si trasformò in muso, ispido pelo nero spuntò sulla sua pelle ormai completamente oscurata; le gambe, trasformatesi in possenti e minacciose zampe, strapparono gli abiti mentre gli artigli si allungavano e acuivano, trasformandosi in letali pugnali in grado di tranciare anche l’acciaio più puro «INCHINATI A ME!» urlò con una voce sdoppiata e profonda; quello a parlare non era più Theo Raeken il licantropo, né Theo Raeken la chimera. Quello ad aver parlato era il male più puro e pericoloso.

«Per quanto ululi forte, una montagna non si piegherà mai al vento.» gli rispose pacatamente Deucalion, grado per esser riuscito a controllare la sua voce; aveva riconosciuto quel mostro, aveva studiato la leggenda che lo riguardava. Quello davanti ai suoi occhi era la riproduzione del primo licantropo mai esistito, colui che con le sue azioni portò quasi all’estinzione l’umanità; la Bête du Gévaudan, il mostro mitologico che aveva dato inizio alla licantropia nel mondo…

«FOLLE!» tuonò la Bête prima di scoppiare in una profonda risata «Cosa pensi di ottenere, eh?! Io ti ucciderò comunque…» sibilò minacciosamente avvicinandosi al volto del mannaro, che deglutì rumorosamente.

«Fallo pure ma non avrai mai il Nemeton di questa Contea!» rispose a testa alta Deucalion «Il Sole tramonterà su di te, demone infernale, e con l’alba rischiarerà le tenebre che hai creato.» Theo ruggì, costringendo il Sindaco a chiudere gli occhi e allontanarsi di scatto; il rumore di vetri infranti riecheggiò attorno a loro ma poi, come il pianto di un bambino esploso nel silenzio più pesante, giunse anche lo scoppio di un’arma da fuoco.
 


 
 


«Che cazzo…» Derek, le mani strette saldamente attorno alla propria pistola e le braccia puntate contro il nemico, sgranò gli occhi quando vide quel demonio; gli sparò al petto, sperando di eliminarlo nel modo più veloce possibile, ma il proiettile si conficcò nei muscoli. Percepì il proprio lupo guaire di terrore quando Theo incrociò il suo sguardo e ringhiò, facendogli gelare il sangue nelle vene; Derek percepì l’intinto di abbassare la pistola e mostrargli la gola per poi cadere in ginocchio, talmente era terrorizzato da quel mostro, eppure, scuotendo con forza il capo, illuminò le iridi e sparò ancora. Colpo dopo colpo il caricatore fu svuotato contro il corpo della Bête la quale, come se nulla fosse, gettò di lato in corpo indebolito del Sindaco e prese ad avvicinarsi all’Alpha, ghignando minacciosamente quando lo vide sostituire il caricatore.
 



 
 
 


«Sarà un onore per me spedirti all’altro mondo, così come ho fatto con tua madre!» nuovamente il caricatore fu svuotato contro la Bête e per ogni colpo esploso Derek si ritrovò ad arretrare sempre di più; testa, torace e addome furono letteralmente bombardati con quei proiettili di strozzalupo e argento ma nulla sembrava scalfire il corpo del mostro.
 
 

Ringhiando irritato e terrorizzato da quella svolta, l’Hale lanciò la pistola contro il corpo mostruoso della creatura e avviò la trasformazione; scattò sul posto, preparandosi all’impatto, ma la Bête si limitò a sollevare la possente zampa per poi colpirlo con forza al fianco destro, lanciandolo letteralmente dall’altra parte del balcone. Impattando contro la ringhiera in metallo e ringhiando per il dolore, Derek si rialzò e ruggì con tutta la sua forza, preparandosi a un nuovo scontro, ma prima che potesse fare alcunché la Bête saltò e gli fu addotto, schiacciandolo con il suo peso e conficcandogli gli artigli nell’addome; un guaito di dolore si liberò dalle labbra dell’Hale mentre un singhiozzo gli gorgogliò in gola. Sentiva il sangue riempirgli lo stomaco e cadere copiosamente sul pavimento, i sensi si fecero immediatamente ovattati e poco a poco i tratti umani presero il posto di quelli mannari; la morte stava per avvolgerlo tra le sue spire, permettendogli di abbandonare quel mondo che lo aveva visto crescere e trovare il suo Compagno. La Luna stessa urlò disperata quando vide quel demonio sollevare l’enorme zampa e prepararsi a squarciargli la gola ma poi, come al rallentatore, qualcosa attirò la sua attenzione e si ritrovò a gridare euforica; lì, proprio dietro la Bête, Jackson e Stiles erano arrivati sul balcone.
 
 

«Scusi signor Sindaco!» sussurrò Jackson afferrando con forza il corpo indebolito del mannaro prima di tirarselo sulle spalle per poi avvicinarsi a uno dei tanti cavi telefonici che collegavano il Municipio al ripetitore «Si stringa a me!» ordinò a Deucalion che si limitò a ubbidire, abbracciandogli il corpo con gambe e braccia mentre Stiles gli sfilava il coltello dalla cinta.

«Andate, io lo distraggo!» disse l’Omega voltandosi verso la Bête e deglutendo rumorosamente, terrorizzato da quella vista; Jackson annuì e si sfilò la cintura prima di farla passare oltre il cavo e, afferrate saldamente le due estremità, si lanciò verso il basso. Stiles sorrise quando finalmente i due mannari raggiunsero il palo e iniziarono la discesa e conficcò la lama del pugnale contro il cemento, tagliando il filo e facendolo cadere pesantemente nel vuoto; voltandosi nuovamente contro il demonio, percepì il battito sempre più debole di Derek e ruggì con tutta la sua forza. La Bête si bloccò all’istante e si voltò, osservando attentamente quell’Omega che lo aveva sfidato «Certo che sei proprio brutto!» lo derise avviando la trasformazione «La valanga che ho scatenato ti ha fatto proprio male!» la bestia sgranò gli occhi e si voltò osservando attentamente tutto ciò che gli succedeva attorno.

«Dov’è il Sindaco?!» sbraitò facendo sobbalzare visibilmente Stiles.

«Al sicuro!» rispose prontamente l’Omega «Ora, Theo, devo farti cadere addosso un’altra valanga, spaccarti il cranio come ho fatto con i tuoi amichetti o te ne vai a fanculo da solo?» la bestia ruggì con tutta la furia che aveva in corpo e sotto gli occhi sbalorditi di Stiles crebbe ulteriormente; gli occhi passarono dal rosso all’azzurro mentre la testa mostruosa sfiorava il soffitto, il pavimento iniziò a creparsi sotto il suo stesso peso e l’Omega desiderò ardentemente che un fulmine colpisse in pieno quel mostro pur di non affrontarlo.

«SEI STATO TU!» tuonò la Bête; l’aria vibrò violentemente a causa di quel suono sinistro, la folla s’inchinò rapidamente portandosi di scatto le mani sulle orecchie mentre Stiles, deglutendo, sollevava fieramente il capo.

«Io, piccolo indifeso Omega, ho provocato quella valanga.» ammise illuminando le proprie iridi; il demonio ruggì nuovamente e Stiles scattò sul posto, allontanandosi il più possibile da lui.
 
 

Sentì le pareti crollare a causa dello scatto del mostro e nonostante continuasse a guardarsi alle spalle, incontrando solamente il vuoto del Municipio, sapeva perfettamente che gli era alle calcagna; i piedi sembravano sfiorare appena il pavimento a causa della corsa furiosa e prima che se ne accorgesse si ritrovò a svoltare a destra e a sinistra nel disperato tentativo di seminare il nemico. L’intero Municipio sembrava vibrare sotto i pesanti tonfi delle zampe della Bête, il sinistro suono degli artigli graffiava e squarciava le mattonelle portando Stiles ad aumentare il più possibile la propria corsa; improvvisamente, dalla parete alla sua sinistra, giunsero i suoni di mura crollate e l’Omega fece appena in tempo a scattare prima che quel demonio la sfondasse, abbattendosi con forza contro gli antichi mobili che adornavano quel lungo e buio corridoio.

Il ruggito della bestia gli riecheggiò nel petto e Stiles scattò di lato nel momento esatto in cui una zampa artigliata piombò violentemente contro il pavimento, sfondandolo con una facilità impressionante; ‘Un secondo di troppo e sarei stato gelatina di licantropo…’ pensò terrorizzato prima di scattare nuovamente verso destra, ritrovandosi a oltrepassare una serie di uffici completamente vuoti. Alle sue spalle si materializzò Mushu nello stesso istante in cui la Bête sfondò l’ennesima parete, avvicinandosi rapidamente ai due; il draghetto urlò terrorizzato e, non appena il mostro caricò l’ennesimo colpo, inspirò a pieni polmoni. Sentì il fuoco divampargli nel petto e accrescere secondo dopo secondo, caricandosi e incendiandosi sempre di più, e non appena fu soddisfatto si protese verso il muso furente della bestia; un’enorme lingua di fuoco gli abbandonò la gola, scontrandosi perfettamente con il mostro che ruggì di dolore quando le fiamme gli bruciarono gli occhi, costringendolo a sbagliare il colpo e soprattutto ad arrestare la sua corsa furibonda.
 
 

«QUAL È IL PIANO?!» tuonò Mushu osservando la Bête ringhiare e dimenarsi; la vide scuotere il capo e ruggire di furia, preparandosi nuovamente a riprendere l’inseguimento.

«QUESTO È IL PIANO!» rispose Stiles svoltando per una ripida scalinata che l’avrebbe condotto all’ultimo piano dell’edificio; i gradini vennero saliti quattro a quattro mentre, dietro di lui, la bestia piantava gli artigli nel pavimento per poter frenare la sua corsa e svoltare in direzione della preda.

«ATTENTO!» Mushu lanciò un rapido incantesimo contro il calcinaccio che il mostro gli lanciò contro, facendolo precipitare rapidamente al suolo, e successivamente sputò una nuova fiammata che colpì la zampa artigliata del nemico «CHE VUOI FARE?! SCAPPARE FINCHÉ NON SI STANCA?!» chiese osservando la bestia ruggire; Stiles, però, si fermò di scatto e osservò qualcosa fuori dalla finestra. Finalmente un piano abbozzato si delineò nella sua mente «HO CAMBIATO IDEA! SCAPPA! SCAPPA!» tuonò il draghetto osservando la bestia ricominciare a correre.

«MUSHU, IL FUOCO!» Stiles afferrò il corpo del guardiano e se lo spostò davanti al volto, permettendogli di vedere la torre satura di fuochi artificiali per poi scattare nuovamente lungo il corridoio.

«CAPITO!» disse Mushu smaterializzandosi in una nube di fumo arancione mentre, dietro di lui, la Bête tentava di colpire l’ennesima volta l’Omega; fu un’occhiata lanciata alle sue spalle a salvare Stiles in quanto, non appena vide la zampa artigliata piombargli contro, piegò le ginocchia e saltò qualche metro.
 
 

Atterrò pesantemente nello stesso istante in cui il pavimento venne sfondato dal colpo e, riprendendo la corsa, svoltò a sinistra mentre il ruggito del demonio riecheggiava nuovamente tra le pareti del Municipio; alla fine, sbuffando per lo sforzo, buttò il busto in avanti e prese a correre a quattro zampe, aumentando la propria velocità e raggiungendo rapidamente l’ennesimo corridoio. Occhieggiando una delle tante finestre infrante, Stiles sorrise e si nascose dietro una delle varie colonne decorative poste all’interno del corridoio; la statua di Artemide alla sua destra lo copriva parzialmente dagli occhi della bestia ma quel dettaglio faceva parte del suo piano, aveva bisogno della sua forza per poterla eliminare.

Quando finalmente la vide spuntare, un ghigno gli tirò le labbra e rapidamente si posizionò davanti alla colonna; la Bête si fermò e ruggì con tutto il fiato che aveva in corpo e, nonostante la corsa devastante, sembrava che nulla potesse stancarla. Stiles inspirò profondamente e cercò di calmare il proprio cuore, sperando con tutto se stesso che quel piano andasse a buon fine e non si ritrovasse morto proprio all’inizio di tutto; il demonio si sollevò sulle zampe posteriori, ergendosi in tutta la sua mostruosa presenza, e solo in quel momento l’Omega notò i pesanti sbuffi di fumo nero che si sollevavano pigramente dal suo corpo apparentemente indistruttibile.
 
 

«Ci siamo stancati di giocare? Uh?» chiese avvicinandosi lentamente alla preda, pregustandosi l’odore e il sapore del suo sangue; Stiles, però, avviò la trasformazione e si accucciò appena, preparandosi allo scontro «Interi eserciti e generali mi hanno affrontato, sono stato sepolto da una valanga e poco fa ho eliminato senza problemi un Alpha. Cosa credi di fare tu? Piccolo, insignificante Omega?» domandò per poi scoppiare in una grossa e profonda risata; il tono sdoppiato della voce cavernosa, così innaturale e demoniaco, terrorizzò Stiles come niente nella vita. Quell’essere era veramente l’impersonificazione dell’inferno… «D’accordo allora, giochiamo!» la Bête scattò sul posto e allungò una zampa artigliata, pronto a squarciare e dilaniare il corpo di quello stupido licantropo che gli aveva messo i bastoni fra le ruote; Stiles, però, rimase perfettamente immobile e attese pazientemente il momento esatto per scattare.
 
 

I lunghi artigli neri come la pece si trovavano a una decina di centimetri di distanza da lui e, ruggendo, scattò di lato un attimo prima che gli penetrassero nel petto.

L’impatto fu devastante.

La zampa artigliata si conficcò in profondità nella colonna, crepandola immediatamente, e a causa della forza eccessiva messa nello scatto il corpo della Bête si ritrovò a oltrepassarla con facilità, finendo per scontrarsi contro la parete opposta; il muro crollò sul demone mentre la colonna cadeva sotto il suo stesso peso, schiacciandolo sempre di più.

Con il fiato mozzato dalla paura, Stiles si sollevò e corse rapidamente verso quel foro appena creato per poi arrampicarsi agilmente sopra il tetto del Municipio; era perfettamente consapevole che una cosa del genere non avrebbe messo KO la chimera, se non c’era riuscita una valanga di certo non potevano farlo dei calcinacci, e muovendosi il più rapidamente possibile avanzò sulle tegole mentre, sotto di lui, la Bête si sollevava e ruggiva di furia.

La corsa venne bruscamente interrotta, staccando e facendo volare giù un paio di tegole, e Stiles si voltò di scatto verso la torre nord del palazzo; un sorriso genuino gli tirò le labbra quando si rese conto di trovarsi sulla traiettoria esatta e, sperando che il proprio guardiano avesse appreso pienamente il piano, indietreggiò lentamente al fine di avere maggiori chance di vittoria. Non si trovava in un videogioco, non poteva ricominciare dall’ultimo check-point, quella era la vita vera e se il piano avesse fallito lui e tutta la Contea sarebbero stati uccisi; la lingua scattò a inumidirgli le labbra ma appena spostò il piede, indietreggiando di un ultimo passo, il tetto tremò violentemente rischiando di fargli perdere l’equilibrio.

Con un ruggito, il demone sfondò il tetto proprio dietro di lui; atterrando pesantemente a pochi centimetri di distanza dal traforo che aveva creato e crepando le tegole su cui le possenti zampe erano impattate.

La Bête ruggì e fissò attentamente la propria preda.
 
 

«Game Over.» disse con voce profonda mentre Stiles si voltava, portando immediatamente la mano sinistra contro il manico della propria arma di famiglia «Cosa credevi di fare? Uh?» chiese issandosi sulle zampe e facendosi scrocchiare il collo «Io sono la Bête du le Gévaudan, sono la Chimera Originale, nessuno può pensare di competere con me…» ringhiò pericolosamente; Stiles, però, ruggì e sfilò la mazza, impugnandola con entrambe le mani e preparandosi a colpire.

«Per me puoi anche essere Thanos, rimani sempre un demone pezzo di merda.» sibilò pericolosamente il mannaro stringendo maggiormente la presa; sotto di lui la folla iniziò a ruggire e urlare il suo nome, la piazza ben presto si riempì di urla d’incitazione ma Stiles le ignorò. Non poteva assolutamente permettersi di sbagliare.

«Io sono ineluttabile…»
 
 

La Bête sollevò di scatto una zampa artigliata e ruggì con tutto il fiato che aveva in corpo, preparandosi a porre fine a quell’inutile teatrino, ma Stiles ruggì a sua volta e, piantando ben saldamente i piedi contro il tetto, roteò di scatto il corpo caricando il colpo con tutta la forza che possedeva; ciò che accadde, per Stiles, avvenne al rallentatore: la mazza chiodata impattò violentemente contro il volto del mostro, la forza del colpo esplose e l’argento di cui era fatta vibrò violentemente mentre il muso demoniaco veniva forzato a spostarsi di lato. Ma poi, improvvisamente, qualcosa andò storto; l’argento si surriscaldò e prima che potesse ritirarla per infliggere un nuovo colpo si spezzò.

Il rumore provocato dal metallo spaccato riecheggiò nell’aria, la testa con gli spuntoni cadde pesantemente contro il tetto, rimbalzando un paio di volte, mentre Stiles sgranò gli occhi e fissò orripilato quello che, a tutti gli effetti, era diventato un paletto d’argento; la Bête scoppiò in una fragorosa risata, sollevando di scatto il capo e dando sfogo a tutte le emozioni che provava nell’animo. Una zaffata di zolfo raggiunse il naso di Stiles che, sollevando lo sguardo, osservò il draghetto materializzarsi sul tetto con un enorme razzo legato sulla schiena; Mushu corrucciò lo sguardo e incantò l’arma, permettendole di fluttuare autonomamente a mezz’aria, e soffiò una lingua di fuoco sulla corta miccia, accendendola.

La mente di Stiles, a quell’informazione, elaborò un nuovo piano; la mazza era andata distrutta eppure, grazie allo spacco che la tagliava diagonalmente, poteva ancora essere usata. Il demone prese un profondo respiro e tornò a guardare il ragazzo, incurante di ciò che gli capitava attorno; la rabbia e la furia avevano preso il sopravvento su di lui, oscurandogli la mente e portandolo a ignorare tutto tranne quel piccolo Omega che aveva osato sfidarlo.
 


«Game. Over.» ripeté sollevando nuovamente la zampa.

«Puoi giurarci.» disse Stiles ruggendo e roteando l’arma prima di sollevarla appena; rapidamente, imprimendo in quella disperata mossa tutte le proprie energie, fece calare l’estremità spezzata sulla zampa sinistra della Bête, la più vicina a lui.
 
 

Il colpo non andò a buon fine, visto che la mazza terminò di spezzarsi, ma a Stiles non importava; sfruttando la posizione accucciata scivolò di lato e vide il razzo partire a gran velocità, dirigendosi rapidamente verso l’ampia schiena del demonio.

Il demone si voltò di scatto nello stesso istante in cui il razzo lo colpì in pieno, sollevandolo di peso dal tetto e spedendolo dritto verso la torre nord; ruggendo e sbraitamento nel disperato tentativo di artigliere quell’arma, la Bête colpì in pieno i numerosi barili di polvere da sparo che Mushu aveva posizionato sopra il tetto della torre.

Stiles si rialzò e corse verso il drago, che nel frattempo aveva iniziato a esultare per la riuscita del piano, e lo afferrò malamente per il corpo serpentino prima di tirarselo addosso.
 


«VIA!» urlò avvicinandosi al margine del tetto mentre, dietro di lui, udiva l’ultimo ruggito del demonio.
 


L’esplosione fu devastante.

Il boato riecheggiò per tutta la Capitale, infrangendo i pochi vetri ancora intatti e colpendo violentemente tutti i mannari; Stiles fu investito dall’onda d’urto e si ritrovò a precipitare nel vuoto mentre, sopra di lui, pezzi di legno, carne e cemento volavano in aria. La puzza di pelo bruciato iniziò a spandersi rapidamente su tutta la folla, unendosi perfettamente a quella di carne ustionata e polvere da sparo; il cielo si colorò con le luci provenienti dai fuochi artificiali, i quali erano stati sparati immediatamente in aria non appena il razzo esplose in una nuvola di fuoco.

Aveva vinto, finalmente Theo Raeken era stato sconfitto.

Probabilmente si sarebbe sfracellato al suolo ma non gl’importava, tutto in quel momento assunse un’importanza secondaria; improvvisamente, però, qualcosa fermò la sua caduta e Stiles si ritrovò stretto tra le braccia possenti e toniche di un Alpha.
 
 

«Oh, un angelo è caduto dal cielo! Questo è il mio giorno fortunato!» l’Alpha gli sorrise maliziosamente e sollevò le sopracciglia, mostrandogli perfettamente le iridi azzurre «Dimmi, creatura paradisiaca, tuo padre era un ladro? No, perché ha…» lamentandosi rumorosamente e roteando platealmente gli occhi, Stiles diede un sonoro pugno contro il naso dello sconosciuto per poi cadere al suolo, visto che l’Alpha aveva immediatamente mollato la presa.

«Non ho proprio la pazienza per giocare all’Omega carino con te!» ringhiò Stiles sollevandosi da terra e ignorando l’Alpha che, invece di prendersela o offenderlo, scoppiò in una sonora risata «Stupidi Alpha…» borbottò allontanandosi.

 

Voleva sapere come stavano i suoi amici e Derek, doveva accertarsi che fossero ancora vivi e tutti in salute, e solo successivamente sarebbe sparito dalla circolazione; correndo lungo il perimetro del Municipio, giunse ben presto davanti all’intera piazza e sorrise sollevato quando vide l’esercito ferito ma ancora in vita. James aveva una cicatrice sulla fronte e Simon un braccio rotto ma per il resto stavano tutti bene.
 
 

«Law!» voltandosi di scatto, il sorriso gli crebbe enormemente quando notò i suoi amici corrergli incontro per poi stringerlo in un caldo abbraccio «TU SEI L’ALPHA PIÙ ALPHA CHE IO ABBIA MAI CONOSCIUTO!» urlò euforico Scott baciandogli la fronte.

«L’ALPHA PIÙ PAZZO CHE IO ABBIA MAI CONOSCIUTO!» si aggiunse Isaac per poi scoppiare a ridere, appoggiandosi pesantemente sulle spalle dell’Omega che si unì a lui.

«Smetterai mai di dimostrare che ce l’hai più grosso di noi?» sghignazzò Jackson dandogli poi una poderosa pacca sul braccio.

«Stiles!» Derek avanzò lentamente verso di lui; il volto pallido, quasi cinereo, metteva ancor più in risalto i suoi occhi verdi, così vivi e lucidi da far mancare il respiro al ragazzo «Pazzo di un lupo!» sussurrò quando gli fu vicino e solo in quel momento Stiles notò le bende parzialmente nascoste dalla maglia stracciata e la mano sinistra di posta su di essa, come a lenire il dolore che sentiva «Ti devo la vita… Di nuovo…» disse posandogli la mano libera sulla spalla e sorridendogli dolcemente, venendo immediatamente imitato dall’Omega.

«ADESSO BASTA!» Harris si avvicinò a loro furibondo, la trasformazione avviata e un pericoloso ringhio nella voce «FARÒ IO QUELLO CHE L’IDIOTA NON HA SAPUTO FARE SUL VALICO!» tuonò sollevando una mano artigliata; quel che accadde, Stiles lo definì sempre come un qualcosa di estremamente rapido e lento al tempo stesso. In pochi attimi Scott, Isaac e Jackson avevano colpito con forza il corpo del Beta, scaraventandolo lontano da loro e costringendolo a impattare contro il muro del Municipio.

«Io ti uccido!» ruggì Derek estraendo gli artigli e avanzo di qualche passo ma poi, all’improvviso, un potente ruggito riecheggiò sulle loro teste. Avevano tutti dimenticato Deucalion.

«SILENZIO!»

 
 

Note finali: raga, che capitolo! Lo so, sono superbo nello scrivere queste note ma che capitolo! Vi chiedo scusa se troverete degli errori grammaticali, anzi vi invito a segnalarmeli qualora li trovasse, ma ho riletto talmente tante volte questo capitolo che sicuramente mi saranno sfuggiti; quindi scusate in anticipo.

Che dire? Beh, beh, beh! (Fa la pecora…) possiamo dire senza alcun’ombra di dubbio che il nostro Stiles si sia redento e Harris ha avuto quel che meritava 3:-D

Derek si è salvato, la storia non poteva finire con la sua morte, no? No.

Inizialmente il capitolo era suddiviso in due parti ma la cosa non mi piaceva, non sapevo proprio dove spezzarlo, e così l’ho lasciato unito; lo so, ventitré pagine sono tante ma non ho potuto fare altrimenti.

Ora ci manca solamente la premiazione dell’eroe… Non vedo l’ora che sia domani! (Anche se posso leggerlo quando voglio ^^”)
 

Prima di lasciarvi, anche perché devo aggiornare “A light in to the darkness” e anche quello è un capitolo mostruoso, vorrei ringraziarvi; grazie per star leggendo questa storia, grazie per averla inserita in una delle categorie di EFP e soprattutto grazie a Linn86, BestiaRara, vampirbloodlove, Naruto Namikaze Uchiha ed Emoglobyna per aver recensito lo scorso capitolo!
 

Grazie mille a tutti e domani!
 

Babbo Dark
   
 
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