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Autore: UnGattoNelCappello    13/05/2020    0 recensioni
Kei realizza durante il suo secondo anno di liceo che probabilmente è innamorato di Yamaguchi da quando ha dieci anni. Per quanto incapace possa essere a gestire la situazione, Kei prega almeno di non esserlo tanto quanto Hinata e Kageyama. Ma a quanto pare, è proprio così. *TRADUZIONE*
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kei Tsukishima, Shouyou Hinata, Tadashi Yamaguchi, Tobio Kageyama
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 11

Carino come un gatto

 

 

Il costante oscillamento di emozioni a cui Kei si sottopone ultimamente è disorientante. Preferirebbe essere apatico e distaccato; due cose che gli riescono molto bene. Sono le eguali metà che costituiscono il suo stato naturale. Invece, si trova costantemente preoccupato o invidioso o scontento.

L’invidia è la cosa peggiore. La chiamerebbe gelosia se la parola non gli lasciasse un sapore così acido in bocca.

Solo ora che Yamaguchi non è al suo fianco Kei si rende conto di come ha sempre dato per scontata la sua costante presenza. Vede Mamiko e Yamaguchi fianco a fianco e istantaneamente vuole prendere il suo posto. È stato così per tanti anni e che cosa le dà il diritto di mettersi lì adesso, dopo solo qualche settimana? Yamaguchi è così tenero e delicato e caldo e Kei vuole essere vicino a lui; più vicino di quanto lo sia Mamiko, o Hinata, più vicino di chiunque altro.

L’unico conforto che prova è sapere che lui sarà lì per Yamaguchi quando si lascerà con Mamiko, come un bravo amico dovrebbe fare. Lui sarà lì. Kei non sa quando arriverà quel giorno. Ma lui ci sarà. Sarà il miglior amico che Yamaguchi assolutamente si merita e Yamaguchi non lo lascerà mai come lascerà Mamiko perché le amicizie non finiscono così male come le relazioni.

Si tiene aggrappato a quella speranza anche quando questa cerca di scivolare via da lui.

 

________

 

“Ho delle qualità?”

Kei fa qualche altro passo prima di accorgersi che Yamaguchi ha smesso di camminare. Gira la testa per vedere Yamaguchi che lo osserva stringendo gli occhi contro il sole pomeridiano. La voce di Ukai fluttua attraverso le porte aperte di Sakanoshita quando ci passano davanti. Yamaguchi fa un cenno di saluto e Ukai ricambia con la mano libera dal telefono che tiene premuto al suo orecchio.

“Beh, certo,” risponde infine Yamaguchi. “Tutti hanno delle qualità, Tsukki.”

Kei fa un suono pensoso.

“Centra qualcosa la lista nel tuo quaderno?”

“Cosa?” esclama Kei con voce stridula.

Yamaguchi accenna una risata e dice, “Ci scambiamo gli appunti per studiare, Tsukki. Ho visto la lista. Sembra che tu non abbia avuto il tempo di riempirla, però.”

“Oh. Giusto.”

Se solo fosse quello il problema, pensa Kei.

Yamaguchi inizia a dire qualcos’altro ma si interrompe con un grido. Sfreccia oltre Kei verso la gatta nera che si muove furtivamente verso di loro. Viene sollevata e cullata nelle braccia di Yamaguchi un secondo dopo. Alzando il muso per guardare il suo rapitore, la gatta miagola felice.

“Ti ho tutta per me oggi,” le dice Yamaguchi, grattandole sotto il mento con l’indice. Lei fa le fusa come se l’avesse compreso e fosse del tutto estatica a quella prospettiva. “Sei un sacco divertente.” Kei ci mette un attimo a realizzare che sta parlando a lui e Yamaguchi continua, “In un modo molto pungente, sarcastico. Ma è l’umorismo migliore di tutti. E sei terribilmente intelligente. Intelligente con le cose di scuola, con i videogiochi, in campo. In un sacco di cose.”

Le guance di Kei si tingono di rosa come il cielo sopra le loro teste. Yamaguchi gli rivolge un grande sorriso. La gatta gli dà un colpetto sul torace con una zampa quando Yamaguchi smette di accarezzarla. Lui la sistema più su contro il suo petto e Kei si avvicina per farle una carezza esitante lungo il dorso.

“Sei bravo a pallavolo.”

“Anche tu,” gli dice Kei.

“Grazie, Tsukki. E conosci un sacco di informazioni random.”

“Non penso che quello conti come una qualità.”

“Hey, sei tu che me l’hai chiesto. Io dico che conta.”

“Va bene, va bene.”

“Sei calmo e onesto,” lista Yamaguchi, “e sei, tipo, la persona più fica che abbia mai incontrato nella mia vita. Ma quello già lo sai, e ogni volta che lo dico mi fa sembrare sempre di più uno sfigato.”

Una sensazione di profondo affetto ribolle nel torace di Kei e il ragazzo non si dà la pena di trattenere la sua risata. Gli si ferma improvvisamente in gola quando la sua mano incontra quella di Yamaguchi, quando entrambi si muovono ad accarezzare una piccola macchia bianca sul petto altrimenti nero della gatta. Yamaguchi sceglie invece di accarezzarla la testa e continua come se Kei non si fosse immobilizzato, le sue dita goffamente ferme a mezz’aria di fronte al muso della gatta.

“Sei maturo. Ordinato.”

“Maturo vuol dire noioso, no?”

Yamaguchi ignora la battuta di Kei e continua piano.

“Sei carino,” mormora.

Kei non è sicuro di aver sentito bene.

“Carino?”

“Mhm,” annuisce Yamaguchi, guardando risolutamente in basso.

Il cuore di Kei crolla.

“Carino tipo una ragazza?” chiede con la voce spezzata. I suoi pensieri si fanno frenetici: Carino come Mamiko? È per quello che mi hai baciato, allora?

Yamaguchi è subito allarmato visto che il tono di Kei è sempre, sempre fermo. Se prima Kei si era sentito trascurato, adesso si sente spinto così in secondo piano da essere completamente fuori fuoco. Yamaguchi l’ha appena complimentato per essere calmo, ma Kei vuole girarsi sui tacchi, tornare a scuola, e schiacciare palle contro il muro della palestra finché il suo braccio non diventa insensibile. Il ragazzo lentigginoso si muove più vicino a Kei così che le punte delle loro scarpe da ginnastica quasi si toccano. Inclina la testa per guardare verso di lui e non dice nulla finché non incontra lo sguardo di Kei.

“Che cosa?” chiede, del tutto stupefatto. “No, Kei.”

“Ah,” replica Kei perché sente di dover dire qualcosa.

“Carino… carino come un gatto.”

I due ragazzi abbassano lo sguardo alla creatura nelle braccia di Yamaguchi. I suoi gialli occhi a fessura penetrano Kei come se stesse decidendo se è d’accordo oppure no. Sono talmente vicini; il ciuffo ribelle di Yamaguchi oscilla con i respiri spezzati di Kei.

Un coro di ‘bip’ attenuati risuona dallo zaino di Yamaguchi.

“Puoi vedere chi è?” gli chiede preoccupato.

Kei gli gira intorno e cerca tra le cose di scuola di Yamaguchi finché non trova il suo telefono.

 

da: miko ✿

 

oggetto: Re: :) :)

troppo adorabile, davvero. heeeey, ci vediamo stasera? <3

 

Kei non ha mai detestato così tanto un numero e un segno del minore. Che cosa pacchiana, pensa.

“È Matsuda-san.”

“Che cosa dice?” chiede distrattamente Yamaguchi. Sventola la mano e muove le dita di fronte al muso della gatta nera e i suoi occhi pallidi seguono ogni movimento. Yamaguchi la osserva in adorazione.

“Vuole uscire con te stasera.”

“Che cosa ha detto esattamente?”

Kei sospira, “Troppo adorabile davvero. hey, vediamoci stasera. Minore di tre.”

Yamaguchi fissa Kei con le labbra contratte per un secondo prima di scoppiare e piegarsi in due dalle risate. Il rumore improvviso spaventa la gatta, che finalmente salta giù dalle braccia di Yamaguchi e scappa in un vicolo laterale al negozio. Lui continua, piegandosi per appoggiare le mani sulle ginocchia. Ride fragorosamente rivolto alla strada sterrata.

“Dio, Yamaguchi,” lo rimprovera Kei arrossendo, “non era così divertente.”

“Invece sì, Tsukki, invece sì! Minore di tre,” lo imita tremante da un altro attacco di risa. “Ti dovevi sentire!”

“Mi sono sentito.”

Yamaguchi continua a blaterare, “Per non parlare del fatto che non penso di averti mai sentito dire la parola ‘adorabile’ prima, mai in tutta la vita! Forse una volta. Forse una, Tsukki.”

Yamaguchi è assolutamente deliziato e deve essere contagioso perché gli angoli della bocca di Kei si alzano senza il suo permesso. Adesso Yamaguchi ha le mani libere, ma non fa alcuna mossa per riprendersi il telefono. Semplicemente ricomincia a camminare. Kei lo raggiunge e il suo pollice esita sopra lo schermo del telefono di Yamaguchi.

“Che cosa rispondo?” chiede.

“Dille che mi dispiace, ma Tsukki ed io dobbiamo studiare per il compito di domani. E aggiungi anche un paio di faccine tristi, per favore.”

 

a: miko ✿

 

oggetto: Re: :) :)

Studio con Tsukki. :(

 

È il messaggio più soddisfacente che Kei abbia mai mandato. Yamaguchi si sporge verso la sua spalla per controllare.

“Sembra che sono triste di studiare con te. E poi hai scritto solo, tipo, un quarto delle parole che ti ho detto.”

“Perdonami. Non so come mandare messaggi adorabili.”

“Ah! L’hai detto di nuovo!” gioisce Yamaguchi.

“Eh già.”

“Dillo di nuovo!”

“No.”

“Tsukki!”

Kei sospira, “Adorabile.”

Alle orecchie di Kei, più di qualsiasi altra cosa suona come un commento sull’attuale stato d’animo estatico di Yamaguchi; gli occhi socchiusi, il viso lentigginoso rosso di risate, le mani strette intorno alla manica di Kei come se potesse cadere a terra da un momento all’altro per un’overdose di felicità-indotta-da-Kei. Kei è talmente innamorato che sente che potrebbe cadere anche lui.

“Adesso dì, ‘minore di tre’.”

“Per chi mi hai preso, il tuo strano pappagallo ammaestrato?”

“Strano, di sicuro,” ridacchia Yamaguchi.

 

________

 

“Ho cancellato il tuo numero dal telefono di Bokuto-san,” dice Akaashi Keiji a Kei dopo la partita amichevole.

La sua voce è sorprendentemente calma anche dopo il giro di ricezioni a tuffo che la squadra del Fukurodani ha dovuto fare per aver perso contro il Karasuno. Kei si abbassa gli occhialetti sportivi intorno al collo e asciuga il suo viso con l’asciugamano che gli porge Kageyama passandogli accanto. Sbatte gli occhi quando Hinata scatta davanti a lui e Akaashi, a bordocampo della palestra. Si rimette gli occhialetti a posto. Il colpo di vento creato da Hinata fredda il sudore rimasto sul viso di Kei.

“Grazie.”

“Figurati. Mi dispiace per i messaggi.”

Kei gli lancia un’occhiata divertita. “Non fa niente.”

“Dovrebbe essere occupato a studiare o ad allenarsi,” sospira Akaashi, ma suona più intenerito che scontento.

“Ci si aspetterebbe così.”

Kei apprezza la compagnia di Akaashi, il ché è un raro avvenimento per lui. Ha una presenza tranquillizzante con cui i membri della squadra del Karasuno non sono in grado di competere (con l’eccezione forse di Yamaguchi). Parlare con lui ricorda sempre a Kei del campo estivo; del cocomero e del caldo implacabile, delle infinite corse su è giù per le colline, del modo in cui la luna aveva colpito il viso lentigginoso di Yamaguchi quando lui gli aveva urlato di smetterla di fare l’idiota.

Al lato opposto della palestra, Yamaguchi è in piedi accanto ai tre ragazzi del primo con le mani sui fianchi. Loro siedono a terra abbracciando le ginocchia con le braccia, e lo fissano con occhi larghi. Kei gli rivolge uno sguardo tagliente. Provate a dire anche solo una cosa negativa sul vostro vicecapitano, ora, pensa, vi sfido. Torna a rivolgersi al capitano del Fukorodani.

“I vostri ragazzi del primo sembrano pieni di energia,” dice Kei.

“Immagino di sì. Lavorano molto.”

Kei fa un suono d’assenso in risposta. Ennoshita raggiunge Yamaguchi attraversando la palestra e gli occhi dei ragazzi del primo sembrano quasi balzargli fuori dalle orbite. Tanaka e Nishinoya gli corrono vicino per scompigliarli i capelli.

“E le vostre matricole?” chiede Akaashi.

Kei alza le spalle indifferente e l’alzatore ridacchia.

“Immagino che Karasuno abbia usato tutta la sua fortuna con le nuove reclute l’anno scorso, allora,” scherza.

Akaashi ritorna dalla sua squadra salutandolo con la mano e Kei gli fa un cenno in risposta prima di ispezionare la palestra con lo sguardo. Gli occhi gli cadono su Hinata e Kageyama, che gli si stanno avvicinano. O, piuttosto, Kageyama gli si avvicina; Hinata è attaccato al suo polpaccio e Kageyama avanza a fatica prima di piegarsi in due di fronte a Kei. Hinata lo guarda dal basso con un sorriso raggiante.

“Aiuto,” ansima Kageyama.

“Chiudi la bocca, non hai bisogno di nessun aiuto. Stai andando benissimo!” insiste Hinata.

“Voi due avete bisogno di essere riprogrammati.”

“Adesso chiede aiuto, Tsukishima, ma è stata una sua idea.”

“Volevo solo vedere se riuscivo a sollevarti con il piede, idiota. Non volevo che ti attaccassi a me come una stupida scimmia. È stato facile per i primi cinque minuti, ma adesso so–”

“Lo stai facendo da più di cinque minuti?”

“–adesso sono stanco. Mi si è addormentato il piede.”

“Beh, io sto comodo,” si lamenta Hinata.

Gli occhi di Kei trovano Yamaguchi. Tanaka gli sta parlando animatamente accanto alle panchine, gesticolando con le braccia.

“Kageyama-san! Pensi di riuscire a muoverti con me sul tuo altro piede?”

Kageyama sbatte le palpebre guardando Yushin che sembra essersi materializzato al fianco di Kei. Kei ha un fugace pensiero di mettergli addosso una campanella così da potere sempre avvertire quando si avvicina. E poi andarsene prima che arrivi.

“Sei troppo alto, probabilmente,” dice Kageyama.

“Sì, decisamente troppo alto,” aggiunge automaticamente Kei.

Hinata ridacchia da terra. Il sorriso tutto denti di Yushin vacilla solo per un attimo.

“Se lo dici tu! Tienimi un posto sul pullman più tardi, ‘kay?” gli dice vivacemente con un occhiolino prima di ritirarsi.

Kageyama lo guarda stoicamente.

“Il pullman ha un sacco di posti,” afferma con voce piatta, “perché dovrei tenergliene uno?”

Fa uno strillo quando Hinata gli dà una testata contro il ginocchio.

Kei viene improvvisamente tirato via dalla conversazione quando una mano fredda si stringe intorno al suo braccio. Incespica verso l’angolo della palestra dove viene tirato e alla fine si gira per vedere una faccia piena di lentiggini. Yamaguchi lo sta fissando con occhi inusualmente strabuzzati. Lascia andare il braccio di Kei e si passa le dita tra la frangetta marrone che gli si è attaccata alla fronte dal sudore.

“Che c’è?” chiede.

“Tanaka-senpai mi ha appena dato un preservativo.”

Che cosa?” esclama Kei.

“Un preservativo,” ripete Yamaguchi.

“Ti ho sentito,” sbuffa Kei. “Intendo perché?

“Hanno scoperto che ho una ragazza.”

Le parole di Yamaguchi, l’etichetta che ha dato a Mamiko, l’intera cazzo di frase fanno arricciare di disgusto le labbra di Kei. Alza velocemente la mano per aggiustarsi gli occhialetti nel tentativo di nasconderlo. Il punto del suo braccio che stringeva Yamaguchi un minuto prima inizia a pizzicargli.

“E quindi Tanaka-san ti ha dato un preservativo?”

“Sì.”

C’è un suono di plastica accartocciata e poi Yamaguchi stende il palmo verso di lui. L’oggetto brilla smorto sotto le luci fluorescenti. Kei non lo guarda. Non è sicuro di riuscire a sopportare la vista di Yamaguchi che lo fissa con occhi grandi e fiduciosi porgendo un preservativo a Kei come una proposta. Un getto di calore piomba in picchiata verso il suo addome. Kei mantiene uno sguardo saldo.

“Aspetta, che ci faceva lui con uno di questi?”

“Tira a indovinare, Tsukki.”

“No, grazie.” cerca di dire Kei in tono impassibile, ma la sua voce vacilla.

Yamaguchi si rinfila il coso nella tasca della giacca e scuote la testa da destra a sinistra. I capelli arruffati gli frustano le guance.

“Che faccio?” chiede.

Kei sbianca. “Lo stai chiedendo a me?”

Yamaguchi annuisce, le sopracciglia aggrottate con aria preoccupata.

“Yamaguchi, io,” inizia Kei con difficoltà, “A me neanche piacciono le raga– ehm, non avrei idea–”

Il ragazzo lentigginoso farfuglia qualcosa e copre velocemente con la mano le labbra di Kei. Odora di sale e della gomma della palla. La faccia di Yamaguchi è rossa come un rubino.

“Non quello. Non ti stavo chiedendo di quello. Che ne sapresti tu?” si chiede onestamente Yamaguchi. “Volevo dire che cosa ci faccio con il preservativo? Mi mette troppa ansia.”

Kei si sente un po’ imbarazzato dal fatto che Yamaguchi sia consapevole della sua mancanza di esperienza quando si tratta di sesso. Lui sa di essere stato il mio primo – e unico – bacio, pensa Kei, quindi perché dovrebbe pensare che ho fatto altre cose con qualcun altro? Kei non riesce neanche a immaginarselo. Non gli interessa farlo, in realtà.

“Glielo dovrei ridare e basta?”

“No, solo… buttalo o che ne so. Cazzo, Yamaguchi, non lo so,” impreca Kei, la sua voce sull’orlo di essere frenetica. “Perché mi stai dicendo queste cose, comunque?”

“Uh, perché ti arrabbi quando non lo faccio?”

Kei considera quell’affermazione. Si sente torturato dai dettagli che gli fornisce Yamaguchi eppure non vuole che gli nasconda niente. Quello gli farebbe ancora più male. Per quanto riguarda Kei, è nella merda qualsiasi cosa faccia e sta diventando sempre più difficile vedere la luce in fondo al tunnel. Pensa che forse dovrebbe semplicemente abituarsi all’oscurità. Forse alla fine svilupperebbe l’abilità di ecolocalizzare, come i pipistrelli. Non sarebbe male. La sua vista fa già abbastanza schifo, comunque.

Kei si forza a uscire dai suoi pensieri e ritornare nel presente. Yamaguchi lo guarda sbattendo le palpebre, il viso ancora arrossato dallo sforzo fisico. Kei sente l’impulso di premere insieme le loro fronti sudate.

“I pipistrelli emettono delle specifiche sequenze che gli permettono di ecolocalizzare. La frequenza che scelgono dipende dal loro ambiente e dal tipo di preda che stanno cercando,” riflette Kei.

Yamaguchi inclina la testa. “Fico,” dice.

Kei annuisce in accordo. Si schiarisce la voce.

“Pensavo avessi detto che ci pensavi un sacco a queste cose.”

“Cosa?”

“A baciarsi. E altro.”

“Tsukki,” espira Yamaguchi dopo un momento.

“Non è vero?”

“Sì. Ma non con – voglio dire, è solo che…” fa una pausa. “Questo è diverso.”

“Capisco,” dice Kei, anche se non è vero.

Ma non con cosa? Non con lei? Forse con me? Pensa avidamente Kei.

Spalanca gli occhi, bramoso. Ci sono delle funi che si attorcigliano intorno al suo stomaco e stringono forte. Potrebbe avvolgere Yamaguchi nelle sue braccia, ancora piuttosto doloranti dalla partita, e premere il viso contro il suo collo. Kei potrebbe mordere e succhiare la sua pelle scura salata di sudore, non del tutto certo di cosa fare ma consapevole di come sia piacevole per entrambi. Guarda Yamaguchi con uno sguardo fisso. Kei pensa che sia affascinante anche sotto le nauseanti luci della palestra. Si morde l’interno della guancia.

“Lo vuoi te?” gli chiede Yamaguchi, tirando ancora una volta il preservativo fuori dalla tasca.

“È una battuta?”

“Un tentativo di battuta.”

Kei sorride e scuote la testa, decisamente troppo affezionato al ragazzo di fronte a lui.

“Dallo a Hinata e Kageyama,” dice.

“Oh mio dio, no,” ride Yamaguchi. “Sarebbe terribile, Tsukki.”

“Ti sfido. Forza.”

“Oh, mi sfidi? Hai dodici anni?”

“No. Ma loro sì. Mentalmente.”

Si girano entrambi a guardare la coppia in questione. Sono in piedi vicino a Tanaka e Nishinoya, quest’ultimo con le braccia intorno al torso di Hinata mentre lo solleva faticosamente in aria. Kageyama è giusto qualche passo più in là, con le mani tese in avanti come a prepararsi ad afferrare il rosso non appena Nishinoya inevitabilmente collassi. Tanaka batte le mani come se stesse guardando un’esibizione particolarmente divertente.

“Non darò un preservativo a dei dodicenni,” dice Yamaguchi, “mentali o altro.”

“Come vuoi.”

________

 

Kageyama ha ragione; di solito c’è un’abbondanza di posti a sedere sul pullman. Ma non quando Ukai insiste nel farsi prestare dall’altra scuola molteplici imbottiture per i pali della rete finché il Karasuno non riesce a sostituire i propri. Le imbottiture occupano l’intera ultima fila del pullman, forzando quindi alcuni compagni di squadra a sedersi in tre nei posti doppi e in due nei posti singoli.

Nishinoya s’infila a forza accanto a Yamaguchi, spingendolo conseguentemente contro Kei e Kei contro il finestrino del bus. C’è posto accanto a Tanaka, ma Kei ha il presentimento che a Nishinoya andasse semplicemente di dargli fastidio.

“Posso sdraiarmi sulle vostre gambe, se per voi è meglio,” suggerisce il libero.

“Non ce n’è bisogno. Stiamo bene.”

“Sicuro, Tsukishima? Sembri un po’ scomodo.”

Se solo Nishinoya sapesse quanto in realtà sia confortevole sentire la coscia di Yamaguchi premuta contro la sua, e il calore dove i loro fianchi sono premuti. Sospira rumorosamente in risposta al suo compagno di squadra. Yamaguchi li guarda scettico.

“Perché stai lì in piedi?” chiede Kageyama.

“Sto aspettando che sposti le mani.”

“Per cosa, idiota?”

“Così posso sedermi in braccio a te?” replica Hinata come se fosse una domanda ridicola.

“Cosa? No! Non qui,” farfuglia Kageyama.

Kei ridacchia alla sua scelta di parole e subito Yamaguchi lo colpisce alle costole con il gomito. Yushin si volta dal suo posto in testa al pullman, con l’aria di voler suggerire qualcosa. Kei gli rivolge un’occhiataccia e il ragazzo del primo rimane saggiamente in silenzio.

“Preferiresti che mi sedessi in braccio a qualcun altro?” chiede Hinata, portandosi le mani sui fianchi. Kageyama si incupisce all’istante. Al suo silenzio, Hinata ruota su sé stesso e dice, “Yamaguchi, possa sedermi in braccio a te? Noya-san – no, aspetta, mi sa che ti schiaccerei. Senza offesa. Tsukishima, tu che dici?”

“No,” risponde Kei.

“Ma l’hai detto tu che siamo amici!”

“Il ché non si traduce in ‘prego, sentiti libero di sederti su di me’.”

“Ah no?” domanda Hinata. Accanto a Kei, Yamaguchi nasconde una risatina dietro la mano.

Kageyama afferra Hinata per la giacca e lo tira giù sulle sue gambe. Hinata ha un’aria soddisfatta, la stessa che ha dopo aver eseguito una finta con successo; come se avesse raggiunto un obiettivo importante. Rivolge un sorriso raggiante a Nishinoya quando quello gli fa un segno in su con il pollice.

“E va bene. Ma stai fermo,” ordina Kageyama.

“Perché?”

“Perché se ti muovi, ti prendo a calci.”

“Perché?”

“Perché te lo meriti.”

“Perché?”

“Perché sei un idiota.”

“Perché?”

“Dio, ti prego, fallo smettere,” geme Kei.

Yamaguchi gli dà delle pacche compassionevoli sul braccio. Nishinoya ruggisce una risata prima di iniziare uno stimolante gioco di ‘punzecchia-la-spalla-di-Tanaka”. Tanaka si gira e gli dà un colpo in testa da sopra il sedile ogni singola volta, come un dannato gioco di schiaccia-la-talpa. Kei pensa distrattamente a quanto sarebbe bello avere una mazza.

Distoglie lo sguardo dal finestrino per vedere Yamaguchi che colpisce i tasti del suo telefono. Nishinoya sporge la testa oltre la sua spalla per sbirciare apertamente quello che digita.

“A chi scrivi?”

“A Miko-chan.” Tap-tap-tap.

“Oh, la tua ragazza,” canticchia Tanaka sporgendosi dietro di lui.

Kinoshita si gira dal posto di fronte a quello di Yamaguchi e dà una sbirciata.

“Cosa?” chiede. Tap-tap.

“Cosa, cosa?” Yamaguchi interrompe il suo messaggio per guardarlo.

“Hai una ragazza? Ma io pensavo che voi…” Kinoshita si interrompe indicando Kei con il dito.

Kei desidera che il suo sedile avesse un pulsante di espulsione. Yamaguchi ha un aspetto similmente intrappolato. Ennoshita tossisce imbarazzato dal suo posto accanto a Kinoshita e il ragazzo del terzo anno sobbalza come se qualcuno gli avesse dato un pizzico. Gli sale un rossore sulle guance. Kei torna a guardare fuori dal finestrino per paura che sia evidente il modo in cui si scalda il suo viso.

“Volevo dire, non lo sapevo! Em, – ah, è carina?” balbetta.

Yamaguchi ci mette più di qualche secondo per rispondere. Ritorna lo sguardo al telefono e ricomincia a digitare, ma non prima di aver lanciato un’occhiata a Kei. Kei fa finta di non essersene accorto.

“Sì,” risponde, “è carina.”

“È sexy,” elogia Nishinoya.

“Hey,” Yamaguchi lo rimprovera con un’occhiataccia.

“Ti stavo facendo un complimento!”

“Ah, è così che funziona?” borbotta Kei rivolto al finestrino.

“Sì, Yamaguchi. Ottimo lavoro,” dice Tanaka. “Neanche Tsukishima può negare che sia un capolavoro. Vero?”

Kei si sente come un animale in gabbia. Hinata si muove agitato sul grembo di Kageyama, gli occhi sgranati come se stesse per assistere a uno spettacolo teatrale.

“È carina,” dice in tono piatto.

“È carina, o è carina?” chiede Tanaka alzando su e giù le sopracciglia.

“Idiota, smetti di muoverti così tanto,” ordina improvvisamente Kageyama.

“Non riesco a non farlo!” insiste Hinata.

Kei è sollevato che l’attenzione non sia più su di lui.

“Non ci riesci? Ma che sei, un lattante?”

“Magari lo sono.”

“Smettila di contorcerti o…” Kageyama fa un respiro mozzato e guarda Hinata con aria seria, “… o ti butto giù.”

“Non che non lo farai, Kageyama!”

“Sono molto, molto serio.”

“Penso che potrebbe farlo, Hinata,” si agita Yamaguchi.

Kageyama aggiunge impazientemente, “Siediti fermo e basta.”

“Lo dici solo perché ti stai eccitando,” lo prende in giro il roscio.

Kageyama sembra stressarsi per una moltitudine di motivi diversi.

“Non fare lo schifoso,” dice.

“Sei tu quello schifoso, te lo sei fatto venire duro per un lattante.”

“Fatemi scendere dal pullman,” insite Kei con urgenza, “torno a casa a piedi.”

Ennoshita si alza in piedi e si gira verso di loro così rapidamente che Kei è sorpreso che la sua schiena non si spezzi in due. Nel processo colpisce la testa di Kinoshita con il braccio e non sembra neanche esserne dispiaciuto. Tutti quanti conoscono abbastanza bene la faccia incazzata del loro capitano ormai, e nel pullman scende il silenzio. Anche la voce di Yachi si affievolisce dalla prima fila, dove sta parlando con i ragazzi più giovani.

“Basta così,” sbotta. “State seduti composti e fate finta di essere normali fino a che non torniamo a scuola, o vi giuro che butto questo pullman giù dal primo dirupo che vedo. Chiaro?”

“Chiaro,” esclama in coro la squadra.

“Chikara, non sei neanche tu che guidi.”

“E va bene,” parla a Nishinoya, “allora faccio fermare il pullman, vi prendo uno per uno, e vi porto io personalmente in braccio fino al primo dirupo che troviamo. E poi vi ci butto dentro, uno per uno. Suona meglio così?”

“Solo un pochino,” risponde Nishinoya.

Ennoshita alza gli occhi al cielo e si risiede con un sonoro, profondo sospiro.

  
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