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Autore: ballerina 89    14/05/2020    2 recensioni
Sequel di “Un amico speciale”
Le avventure amorose della nostra piccola Hope continuano ma questa volta tali avventure non coinvolgeranno solo lei. Cosa succede quando il caro Killian si ritroverà a faccia a faccia con quello che in passato è stato il suo acerrimo nemico?
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Barbanera, Emma Swan, Hope Jones, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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  • non posso credere che finalmente riavremo la nostra libertà! - esclamò Killian entrando in cucina e andando a sedersi a tavola per gustare i fantastici pancake che sua moglie gli aveva preparato. Era una mattina di settembre, le vacanze estive erano ufficialmente terminate e questo portava con se un evento per tutti i genitori del mondo assai  importante: il primo giorno di scuola. - ma ci pensi love? da oggi per i prossimi nove mesi avremo tutta la mattinata per noi.
  • Io fossi in te eviterei di di gioire in questo modo! La tue figlie stanno scendendo e fidati se ti dico che non sono affatto di buon umore come te per questa grande giornata. - eh già... figlie!  All’incirca nove anni dopo la nascita della piccola Hope, mese in più mese in meno,  Emma e killian di comune accordo, dopo innumerevoli richieste anche da parte della piccola di casa, decisero di allargare la loro famiglia mettendo così in cantiere la loro secondogenita a cui venne dato il nome di Alice in onore della madre Killian. Due bambine diverse in tutto e per tutto tranne che per una cosa: il carattere. Hope mora occhi verdi, Alice  bionda occhi azzurri... il giorno e la notte visivamente parlando ma il loro carattere... beh il loro carattere era pressoché identico. Tutte e due amavano l’avventura, tutte e due adoravano mettersi in mezzo ai guai. Fortunatamente si portavano nove anni di differenza, quindi i guai di Alice erano assai più tranquilli rispetto a quelli di Hope che ormai era una ragazza di ben 15 anni,  altrimenti Emma e Killian sarebbero andati di sicuro ai matti nel giro di qualche tempo. 

Come annunciato le terroriste di casa Jones scesero in cucina qualche minuto dopo, Alice con il broncio arrabbiata con il mondo intero di dover iniziare la prima elementare, non vedeva la necessità di imparare a leggere, e Hope vestita e truccata in modo a detta dei suoi genitori a dir poco improponibile.

  • il tuo viso non è una tela su cui dipingere Hope mi sembra di avertelo già detto due giorni fa! Va a lavarti il viso! - le disse categorico Killian pur mantenendo un certo contegno.
  • Ma papà ho 15 anni.... 
  • ho detto vai! Adesso signorina! - rimarcò il suo concetto.
  • E visto che ci sei tesoro mettiti anche una giacca un po’ meno ribelle ok? - continuó Emma vedendole addosso un giacchetto di pelle nera con delle piccole borchie. Le stava divinamente, era la moda di quei tempi dopotutto, ma per la scuola non era esattamente il vestiario più adatto. 
  • Ma mamma tu indossi giacchetti di pelle in ogni occasione! 
  • Le mie non sembrano uscite dall’armadio di un cantante metal però!  Forza sbrigati che la colazione è pronta! 
  • Ok avete vinto vado a cambiarmi ma solo perchè non mi va di starvi ad ascoltare. voi iniziare pure a mangiare senza di me! Faccio colazione con Gideon! - e con l’ultima affermazione tornò in camera sua per cambiarsi. 

Uscì qualche minuto dopo rispetto all’orario che si era prefissata, non era nel suo programma il doversi cambiare più di una volta e senza ombra di dubbio non era in programma che dovesse consolare sua sorella la quale  era scoppiata in lacrime vedendola uscire. Era spaventata all’idea di dover iniziare la scuola e voleva che ci fosse anche Hope ad accompagnarla in classe a conoscere le sue maestre.

  • era ora che arrivassi! Che vuoi fare? Arrivare tardi anche il primo giorno di scuola? - la prese in giro il suo amico non appena la vide arrivare, di corsa, sul luogo dell’appuntamento. 
  • Finiscila Gideon non è proprio giornata! - sbuffò mettendosi a sedere e addentando la ciambella che il ragazzo aveva già preso per lei insieme al suo adorato cappuccino.
  • Che c’è? Tua madre ti ha buttata giù dal letto? 
  • Peggio! Mi hanno fatta cambiare come minimo 7 volte perché secondo il loro punto di vista non rispecchiavo la figura dello studente modello e come se non bastasse mia sorella ha avuto una crisi isterica a causa del suo  primo giorno di scuola elementare. - alzò gli occhi al cielo nel ripensarci. 
  • Non mi dire... un osso duro come la mia piccola e scalmanata Alice? - rise - comunque trovo che tu sia bellissima con questo outfit! Hanno fatto bene i tuoi a farti cambiare se questo è il risultato - Gideon era senza ombra di dubbio il più caro amico di Hope, erano inseparabili già ai tempi delle elementari ma crescendo il loro rapporto si è andato sempre più a consolidare. Dire che siano legati l’un l’altra  è dire poco ma c’è un piccolo sassolino nella scarpa del caro Gideon di cui Hope ignora l’esistenza già da un po’: lui è innamorato di lei da anni ma non è mai riuscito a confessarle il suo sentimento. Ci provò solo una volta, girandoci molto attorno tanto che lei non si accorse che lui stesse parlando prorpio di lei, ma la sua risposta fu che l’amore è qualcosa di cui lei non sente il bisogno: è uno spirito libero, funziona meglio da sola. Tale e quale a sua madre anche in questo. 
  • Lo dici solo perché non hai visto quello che avevo scelto di indossare!  Avrebbero guardato tutti me fidati! 
  • Ribadisco: hanno ragione i tuoi! Sei più bella acqua e sapone. 
  • Ti odio quando fai così sai!?? Sei mio amico, non loro.... smettila di elogiarli e raccontami qualcosa che mi faccia distrarre! 
  • Non ho nulla da raccontarti, ci siamo visti ieri sera! - constatò lui ricordandole che non si vedevano da sole poche ore. 
  • Tu hai sempre notizie quindi parla. - rispose  categorica lei. La mattina era iniziata male e voleva assolutamente distrarsi.
  • Davvero Hope non ho.... Aspetta!!! Ce l’ho! Ho qualcosa da dirti! - esclamò di colpo - questa mattina sul gruppo della mia classe è arrivata voce che avremo un nuovo compagno. Non so dirti nulla su di lui... a parte che sia un lui naturalmente. 
  • Un nuovo compagno all’ultimo anno? Chi è che che cambia scuola durante l’ultimo anno??? 
  • Qualcuno che si è dovuto trasferire? 
  • Solo un pazzo lo farebbe Gideon! O uno problematico.... o uno con i soldi! Chissà se è uno famoso! 
  • Hope smettila di fare supposizioni e sbrigati a mangiare! Siamo in clamoroso ritardo! 

Bevve il suo cappuccino al volo mentre per quanto riguarda la ciambella la finì strada facendo, erano davvero in ritardo e se non fossero riusciti a prendere l’ultimo autobus sarebbero arrivati a scuola un’ora dopo l’inizio delle lezioni. Sua madre l’avrebbe messa in punizione a vita come minimo visti i precedenti ritardi, per chiacchierare con i suoi amici, fatti l’anno precedente ma fortunatamente per lei riuscì a prendere, per il rotto della cuffia, l’autobus che la portò a scuola. 

Arrivarono che la campanella era già suonata da due minuti quindi per prendere i libri della sua prima lezione, la sua amica aveva già  preso gli orari per lei inviandoglieli via sms e per  correre in aula avrebbe avuto ancora altri tre minuti di orologio. Salutò Gideon con la promessa di vedersi all’uscita e correndo a più non posso si diresse al suo armadietto, prese i libri e si avviò a passo svelto verso la sua aula che fortunatamente non era molto distante da dove si trovava. Ringraziò la sua buona stella per essere riuscita ad arrivare per tempo ma prima di riuscite ad aprire la porta qualcuno, senza nessuna grazia, le venne addosso facendole cadere tutti i suoi libri. 

  • ma che diavolo fai!!!!! Sei cieco per caso?!?? - esclamò abbassandosi per raccogliere i libri e per guardare in faccia quel babbeo. - non si corre per i corridoi non te l’ ha mai detto nessuno? - il ragazzo davanti a lei non sembrava minimamente starla ad ascoltare. Prese velocemente i libri che gli erano caduti e senza dirle una sola parola riprese a correre per raggiungere la sua aula lasciandola blaterare da sola.

Nonostante quel piccolo incidente riuscì a non ottenere un ritardo sul registro, la sua insegnante arrivò con parecchio ritardo per sua fortuna, ma per tutta la giornata non riuscì comunque a seguire attentamente  le lezioni. Il suo cervello, non sapeva spiegarne il motivo, era fermo al ricordo di quel ragazzo che l’aveva quasi buttata a terra.

  Fortunatamente per lei, essendo il primo giorno di scuola le lezioni finirono abbastanza presto e in men che non si dica si ritrovò ai cancelli ad aspettare il suo inseparabile amico per tornare a casa. 

  • eccoti qui finalmente! - gli disse non appena lo vide arrivare non facendo minimamente attenzione al fatto che non fosse solo.  -  Non puoi neanche immaginare che cosa mi è successo oggi! In pratica  un babbeo....
  • Aspetta! Mi racconterai tutto, ma prima devo presentarti una persona! - la interruppe. - lui è Jason! Il mio nuovo compagno di scuola. - bingo! Il “babbeo” a cui si riferiva un secondo prima era lo stesso ragazzo che campeggiava davanti a lei in quel preciso istante . - Jason  lei è Hope: la mia migliore amica. 
  • Piacere di conoscerti! - disse lui sorridendole e non smettendo di guardarla negli occhi.
  • Ah ma allora parli??? E io che credevo che fossi muto! Tze....
  • Come scusa??? - domandò non capendo 
  • Che c’è fai anche finta di nulla adesso? Non sei quell’idiota che mi è venuto addosso stamattina e non si è preso neanche la briga di chiedermi se mi fossi fatta male? 
  • Oohhh... sei... sei tu???? Ti ho trovata finalmente! - esclamò lasciandosi andare ad un sospiro di sollievo mentre Hope, al contrario, rimase a bocca aperta per quell’affermazione. La stava cercando?  - Scusami davvero sono stato un cafone lo riconosco ma cerca di capire: è stato il mio primo giorno di scuola in un istituto per me sconosciuto, non sapevo dove fosse la mia aula ed ero terribilmente in ritardo. 
  • Cosa intendi con “ti ho trovata finalmente”! - chiese lei senza alcuna vergogna senza neanche ascoltare la giustificazione del ragazzo davanti a se.
  • Ti ho cercata per tutta la giornata! Volevo scusarmi per il comportamento avuto e restituiti questo ma nella fretta non ho fatto caso a chi fosse la ragazza davanti a me! Credimi ho girato tutta la mattina fermando ragazze e chiedendo loro se le avessi accidentalmente travolte!  - rise per poi  prendere dallo zaino un libro che le consegnó - devo averlo preso per sbaglio mentre raccoglievo le mie cose. Scusami ancora per la mia pessima entrata in scena ok?
  • Va bene ti perdono ma solo perchè sei entrato nelle grazie di Gideon e non è semplice farlo! - rise per la prima volta da quando erano lì. - Piacere di conoscerti allora: come ti ha già accennato il mio “valletto” mi chiamo Hope! - si presentò da sola questa volta andando addirittura a stringergli la mano che lui, presentandosi a sua volta, le porse. Perse un battito, o meglio, il suo cuore sobbalzò non appena lui gliela strinse e dallo sguardo del ragazzo difronte a lei la sensazione provata per lui fu la stessa. Si guardarono negli occhi per una manciata di secondi senza separare le loro mani dopodiché, rendendosi conto di non essere soli, si risvegliarono dal loro stato di trance e tornarono a parlare con Gideon del più e del meno cercando di fissarsi il meno possibile. 
  • Visto che è  un forestiero lo accompagno a fare il giro della città, ti unisci a noi vero? - propose Gideon ma la risposta di Hope non fu esattamente quella che si aspettava.
  • Mi piacerebbe ma... devo declinare l’invito. Ho promesso che sarei tornata a casa con un regalo per mia sorella, sa è stato il suo primo giorno di scuola elementare - spiegò a Jason - quindi devo correre a comprargliene uno. Ci sentiamo per telefono Gideon!  - e senza aggiungere altro diede loro le spalle e si allontanò.
  • Però! Carina la tua amica! 
  • Guarda altrove nuovo arrivato... lei è mia! 

 

Il loro primo incontro fu un po così... come dire: strano. L’attimo prima erano due antagonisti, almeno da parte di Hope era così, l’attimo successivo qualcosa aveva sconvolto totalmente  i loro animi. Entrambi fecero finta di nulla, lei perché aveva paura, lui perché non intendeva deludere il suo amico al quale Hope piaceva da matti, ma come Emma aveva spiegato milioni e milioni di volte alla sua primogenita, al destino non si può sfuggire e prima o poi, volente o nolente, anche la cosa che più desideriamo evitare, se è destino, troverà il modo di manifestarsi. Tra Hope e Jason accadde esattamente questo: nonostante i due facessero modo e maniera di non passare troppo tempo insieme o per una cosa o per un’altra si ritrovavano sempre a chiacchierare tra di loro dimenticando tutto ciò che li circondava. Avevano la stessa cerchia di amici, non potevano non incontrarsi ma tra il parlare in gruppo e il ritrovarsi a parlare da soli di argomenti tutti loro ne passava di strada. A Gideon questo piccolo dettaglio non sfuggi, li vedeva interagire davanti i suoi stessi occhi ma nonostante la cosa lo disturbasse parecchio, Hope era solamente sua, non disse mai nulla per impedire ai due di continuare. Non si erano mai allontananti dal gruppo dopotutto, non erano mai usciti da soli e di conseguenza si auto convinse che non ci fosse nulla di cui preoccuparsi, a Hope i fidanzati non interessavano, lo diceva ogni singolo giorno per cui la sua non era altro che  un po’ di gelosia in eccesso. Provò a tranquillizzarsi e per un lungo periodo le cose andarono alla grande ma poi improvvisamente, da un giorno all’altro, le cose cambiarono drasticamente. Erano giunti alla fine dell’anno scolastico e come da tradizione era arrivato il tanto atteso ballo di fine anno. A nessuno della comitiva era mai interessato il ballo in se per se, non erano tipi da balli lenti o elezioni di re e reginette, anche per Jason era lo stesso, così nonostante quello sarebbe stato l’ultimo ballo per la maggior parte di loro, Hope era la più piccolina nel gruppo, decisero di non presentarsi in coppia come la maggior parte dell’istituto ma bensì in comitiva. “In questo modo ci divertiremo di più” esordi la stessa Hope con entusiasmo più convinta che mai... peccato che proprio lei fu quella che a metà serata cambiò idea o meglio, neanche lei sa come, forse per i troppi bicchieri di punch gettati nel suo stomaco,  si ritrovò ad essere esattamente come tutte quelle coppiette che aveva sempre schifato. 

Ballava con i suoi amici ad un lato della pista, lontano dai riflettori e dal casino generale, sorseggiava drink e faceva battutine sui vestiti più ridicoli che c’erano in giro, si stava divertendo come al suo solito poi Gideon la prese in disparte e con uno sguardo mai visto prima le chiese un ballo.

- è il mio ultimo anno da liceale quindi mi domandavo se.... si beh.... mi stavo chiedendo se ti andrebbe di concedermi un ballo! - neanche a farlo apposta parti un lento proprio in quel preciso momento.

  • Cosa? - sorrise - sul serio? Mi stai dicendo che vorresti scendere in pista ad ondeggiare a destra e sinistra su ritmi davvero patetici? 
  • Si, mi piacerebbe davvero ma solo se ad accompagnarmi in questa eroica impresa ci fossi tu! - le sorrise di rimando. - che ne dici: lo faresti felice un giovane diplomando? 
  • E va bene, hai vinto, ma non ti ci abituare ok? Lo faccio solo perchè sei tu! 

Hope odiava quei generi di balli, odiava le coppiette e di conseguenza tutto ciò che li riguardava ma per il suo amico non potè non chiudere un occhio. Sarebbe stato il suo primo e ultimo ballo, ne era fermamente convinta, non vi sarebbero state altre occasioni ma non appena le ultime note del brano smisero di suonare ecco che un’altra proposta giunse alle sue orecchie. Era ancora abbracciata a Gideon, il quale non sembrava ancora intenzionato a lasciarla andare quando Jason si avvicinò loro. 

  • guarda guarda cosa vedono i miei occhi... - esordì facendosi notare - ma che bei piccioncini...
  • Non ti azzardare a fare battutine ok? Potresti fare una brutta fine Jason Turner! - rispose subito Hope con i suoi soliti modi “gentili”. 
  • L’idea mi tenterebbe alquanto milady tuttavia sono disposto a trattare - la guardó maliziosamente - il mio silenzio in cambio del prossimo lento. 
  • Cosa??? No, scordatelo! È un ricatto bello e buono questo! Sai che odio ballare! 
  • Ma con lui hai ballato... - le fece notare.
  • Solo perché è il suo ultimo anno. 
  • E non lo è forse anche per me? Non facciamo parte della stessa comitiva? Cosa sono questi favoritismi? - la stava stuzzicando. Adorava farlo.
  • Non ho favoritismi! Non mi va e basta. - si giustificó. Naturalmente dietro quel rifiuto c’era altro, molto altro ma non poteva di certo confessarglielo. 
  • Non ti va è... O hai paura?!?! 
  • Paura...e di chi, di te? Tze...
  • Non di me ma... - si avvicinò al suo orecchio in modo che solo lei potesse ascoltare l’ultima parte della frase - ... di cosa provi per me. - divenne rossa in viso ma fortunatamente il buio in sala e le luci psichedeliche impedirono che gli altri vedessero. Non le era mai successo di arrossire in quel modo e neanche il suo stomaco aveva mai fatto le capriole come quando lui le aveva sussurrato quelle cose all’orecchio. Che accidenti le stava succedendo? - allora? Ho ragione vero? - doveva riprendere il controllo di se stessa, doveva trovare il modo di raggirare l’ostacolo.
  • Sei totalmente fuori strada credimi.
  • Allora accetta il mio invito! - propose ancora. - cos’hai da perdere?
  • D’accordo! Se ti rende felice...  - lasciò andare Gideon il quale non fu affatto felice che Jason avrebbe avuto il suo stesso privilegio di stringerla e si lasciò guidare dal suo nuovo partner nelle danze. Fu un ballo di gran lunga diverso dal primo, lei si sentiva diversa...non riusciva a spiegare neanche a se stessa cosa le stava succedendo ma il mix di emozioni che stava provando, sopratutto quando lui la guardava fisso negli occhi, le fecero sperare con tutta se stessa che il ballo finisse al più presto. 
  • Visto? Non era poi la fine del mondo. - esordì lui al nuovo cambio musica - e non sei per nulla una frana. 
  • Emh... si beh... non mi piace e basta ballare, non è una questione di non saperlo fare. - rispose prendendo le distanze - vado dal resto del gruppo ora, ho promesso alle ragazze una gara a base di punch: chi ne riesce a bere di più, non posso mancare. 

Quella della gara era una scusa, la verità è che voleva scappare a gambe levate da quella situazione che la faceva sentire in totale imbarazzo. Torno sul serio dal resto della comitiva e per quanto ci provasse,si sforzò con tutta se stessa,  si rese conto di non riuscire a distrarsi. Aveva un solo e unico pensiero in testa: Jason... i suoi occhi... le sue braccia... il suo respiro sul collo. Ripensava a quei quattro minuti vissuti sulla pista ancora e ancora e ogni volta aveva una reazione contrastante. Non lo sapeva spiegare, voleva scappare ma allo stesso tempo avrebbe voluto che lui la invitasse ancora, era tutto così confuso, spaventoso... ma allo stesso tempo era tutto così dannatamente bello. 

  • terra chiama Jones! Ehi Hope... ci sei? - la riportò alla realtà dai suoi pensieri Gideon - che ti succede? Non ti stai divertendo? - non era da lei rimanere in disparte e non fare chiasso.
  • No, si, cioè... va tutto bene davvero solo che... ho bisogno di prendere aria! Fa troppo caldo qui! 
  • Ti accompagno! Aspettami prendo la giacca! 
  • No... non ce n’è bisogno! Vado da sola. 
  • Hope ma...
  • Gideon per favore! Non seguirmi! 

Raggiunse il cortile della scuola e andò a sedersi al loro solito ritrovo. Era sola, non vi era nessuno nel raggio di dieci metri e questo la rilassò ancora di più. Aveva bisogno di pace, silenzio... anche il semplice ridacchiare in sottofondo l’avrebbe fatta scattare. Rimase lì per un tempo indefinito, immersa nei suoi pensieri, poi qualcuno le si avvicinò. 

  • eccoti... ti ho cercata ovunque! - era Jason - che ci fai qui? Dentro sta iniziando la gara di cui tanto parlavi. 
  • Non sono in vena di gare in questo momento! Ho solo bisogno di aria fresca. 
  • Capisco ma questa non è un po’ troppo gelida? - non aveva poi tutti i torti, c’era un venticello assai gelido quella sera - Tieni metti questa! - si tolse la giacca che aveva indosso per poi mettergliela sulle spalle in un gesto davvero gentile. - così almeno non ti prenderai un malanno. 
  • Grazie... - sussurrò con un filo di voce e tornando ai suoi pensieri.
  • Posso sedermi qui accanto a te per cinque minuti? La musica lì dentro è troppo alfa e mi sta dando alla testa. - Hope non rispose ma non disse neanche di no quindi Jason lo recepì come un invito a restare. Non disse nulla, non voleva farla alterare, voleva rispettare i suoi spazi ma dopo ben oltre venti minuti di silenzio assordante, visto anche che la situazione non sembrava minimamente intenzionata a cambiare, decise di prendere la parola. 
  • Va tutto bene Hope? Mi sembri un po’ sottotono oggi. Non so... posso aiutarti in qualche cosa? 
  • Va tutto bene... - si limitò a rispondere sperando di far cadere li l’argomento. Di tutte le persone che conosceva lui era l’unico con cui non avrebbe voluto restare da sola in quel momento. 
  • Ci conosciamo da un bel po ormai e anche se non mi crederai sappi che ho imparato a conoscerti. Sei una caciarona Hope Jones e se te ne stai qui sola soletta a contemplare il cielo al posto di divertiti con i tuoi amici vuol dire che qualcosa ti turba. Non voglio sapere cosa ti succede se non vuoi dirmelo ma se c’è qualcosa che posso fare per risollevarti il morale sarei ben felice di aiutarti. Qualsiasi cosa davvero... anche un semplice consiglio. 
  • L’unica cosa che puoi fare per farmi stare bene e sparire da qui! - rispose in malo modo rendendosene conto quando ormai il danno era fatto. Jason capì di aver involontariamente esagerato e silenziosamente anche se gli dispiaceva lasciarla da sola fece per allontanarsi. - no aspetta! - lo fermò - scusami non... non volevo risponderti male è  che.... - scosse la testa - uff... non lo so neanche io cosa mi sta succedendo. Ti prego non... non te ne andare. 
  • Non me ne vado se è questo che vuoi tranquilla - tornò a sedersi vicino a lei ma questa volta non prese le distanze, no: si mise al suo fianco e come se fosse la cosa più naturale di questo mondo le avvolse un braccio intorno alla schiena. Non riprese l’argomento, rimase in silenzio a disegnarle dei delicati cerchi dietro la schiena per rilassarla, era tesa come una corda di violino e se anche non capiva il motivo voleva rendersi utile senza necessariamente stressarla ulteriormente. 
  • Ti è mai capitato di essere in conflitto con te stesso? - chiese lei a bruciapelo rompendo quel lungo silenzio - cioè... ti capita mai di non capire cosa ti sta succedendo? 
  • Più volte di quante tu possa immaginare. 
  • E come ci convivi? A me sembra di impazzire, non riesco a riconoscermi... mi sento intrappolata in un corpo non mio. Da piccola non ho mai avuto questo genere problemi, sono sempre stata una ragazzina schietta e diretta e poco importava se con le mie parole pungenti avrei ferito qualcuno... io ho sempre detto quello che pensavo. Crescendo ho imparato a trattenermi per evitare di deludere le persone ma sono rimasta sempre abbastanza diretta mentre adesso... beh... da qualche tempo a questa parte non riesco a fare nulla se non tormentarmi. Vorrei fare una cosa ma allo stesso tempo non la faccio perché forse potrebbe essere sbagliata, penso di provare qualcosa ma poi faccio finta di niente perché creerei solo casini....non so cosa voglio o forse ho troppa paura di ammetterlo.
  • Se ti dicessi che in questo preciso momento sto provando qualcosa di simile mi crederesti? Eh già... ho il cervello in confusione ma a differenza tua che credi di non sapere io so quello che voglio. Lo so da tanto ormai ma non riesco a fare quel passo che farebbe la differenza perché non voglio ferire nessuno. Desidero con tutto me stesso una cosa ma ho paura di rovinare tutto! 
  • Beh se sai cosa vuoi che ti importa degli altri! Fa star bene te? Prenditelo! Gli altri se ne faranno una ragione prima o poi! Io al posto tuo lo farei. 
  • E se mi si ritorcesse contro? Se si rivelasse un errore e così facendo rovinassi tutto? 
  • Ti rispondo subito: vuoi rimanere con il dubbio o tentare la sorte?  Fatti questa domanda, la risposta verrà da se. 
  • Però! Sei saggia. - disse ironicamente.
  • Quando si tratta degli agli si ma quando si tratta di me... 
  • un passo alla volta Hope! Stai crescendo ed è normale che vivendo esperienze nuove  le certezze di ieri vacillino. Non devi farti prendere dal panico. Pensa ad una cosa per volta e valuta. Fai nuove esperienze, prova ad andare oltre i tuoi confini, cosa può succedere di male? Nel momento esatto in cui ti accorgi di aver fatto una scelta sbagliata puoi sempre tornare indietro. Viviti la vita Hope, non pensare a troppi se o mah.... segui il tuo istinto, prova cose nuove. 
  • Però! Anche tu non sei male come consulente!  Mi sento già meglio. 
  • Questo significa che proverai a mettere in atto il mio consiglio? Smetterai di pensare a tutti i possibili problemi che potrebbero scaturire le tue azioni? 
  • Solo se tu metterai in pratica i miei! - non se lo fece ripetere due volte: si avvicinò con decisone al suo viso e con una delicatezza mai vista depositò un tenero bacio sulle sue labbra. Avrebbe voluto baciarla in maniera decisamente molto più intensa ma prima di farlo voleva capire se lei fosse del suo stesso avviso. Hope rimase sorpresa da quel gesto, non se lo aspettava minimamente  ma quello che più la lasciò senza parole fu scoprire che non le era dispiaciuto affatto, anzi... forse era una pazza a pensarlo ma secondo lei quel bacio era durato anche troppo poco. Non riuscì a dire o fare nulla se non abbozzare un mezzo sorriso, dettato anche dall’imbarazzo del momento, ma a Jason bastò quel piccolo segnale per avvicinarsi nuovamente a lei e regalarle finalmente un vero primo bacio. 

È in quel preciso istante che iniziò la loro storia d’amore ma insieme ad essa nacquero anche i primi problemi. Il povero Gideon ad esempio prese davvero male la notizia della loro relazione e per più di tre mesi non rivolse la parola a nessuno dei due rendendo così Hope triste come poche volte nella sua vita. Non aveva calcolato che si sarebbe potuta innamorate di Jason  così... su due piedi, per lei le relazioni non erano proprio contemplate, ma era accaduto e nonostante fosse dispiaciuta per la reazione esagerata del suo migliore amico non riuscì a reprimere i sentimenti per il suo Jason.  Lui le fu molto vicino in quel periodo e spesse volte, anche a sua insaputa, andò a parlare con Gideon cercando di trovare un compromesso per farli riavvicinare. Tutti tentativi inutili ma non poteva di certo criticare il suo ormai ex amico  per il suo modo di reagire anzi... Gideon era innamorato di Hope dalla notte dei tempi, tutti, lui compreso, lo sapevano ma nonostante ciò in soli nove mesi gliela aveva portata via. Non si sentiva in colpa, non era mai stata sua dopotutto, ma gli dispiaceva comunque vederlo star male in quel modo. 

Fu la distanza, le vacanze estive e l’inizio del college a far guarire Gideon. Si trasferì a Boston per sostenere i test di ammissione al collage che superò brillantemente ma prima di iniziare la sessione vera e propria si presentò a casa Jones per salutare quella che era stata la sua grande fiamma e che sperava, nonostante gli avvenimenti passato, potesse tornare ad essere la sua migliore amica. Avrebbe sempre avuto un debole per la sua Hope ma evidentemente non era la donna che il destino aveva in serbo per lui. Stando lontano da casa l’avrebbe dimenticata e con molta probabilità sarebbe riuscito a farsi una nuova vita. 

Passato il problema Gideon Hope tornò ad essere la solita ragazza spensierata di sempre e la relazione con Jason, la quale era stata un po’ messa da parte, riprese a gonfie vele. Iniziarono a conoscersi un meglio  e parlando del più e del meno un giorno, mentre lui la riaccompagnò a casa, scoprirono di essere già stati legati in passato. 

  • mi fai entrare o anche oggi hai una scusante? - gli disse malizioso.
  • Jason non insistere per favore, ne abbiamo già parlato, non... non ancora! 
  • Come vuoi dolcezza ma almeno hai parlato con i tuoi di noi? - le diede un bacio - Sanno almeno che esisto? 
  • Abbiamo affrontato l’argomento! Mamma è tranquilla papà un po’ meno ma sono sicura si abituerà presto all’idea. - quella era senza ombra di dubbio una bugia, Killian non si sarebbe mai abituato al fatto che un ragazzetto, di un paio d’anni più di lei,  girasse intorno a sua figlia, ma non voleva di certo far scappare il suo fidanzato a gambe levate dicendogli che il padre avrebbe voluto trafiggerlo con l’uncino. 
  • Almeno  questo! - riprese a baciarla, prima un bacio dolce poi uno decisamente più passionale, erano nella loro bolla di sapone, si erano dimenticati addirittura di essere davanti la casa dei Jones e in mezzo ad una strada. Stavano dando spettacolo ma fortunatamente qualcuno intervenì prima che il caro Killian se ne accorse. Una ormai gigantesca palla di pelo corse in direzione di Hope iniziando a strusciarsi sulla sua gamba in attesa di coccole. 
  • E tu chi sei?!?! - chiese Jason accarezzandolo - non dirmi che questo è il famoso gattino che al telefono sento sempre miagolare. - Hope annuì - non sei un gattino come sostiene la tua padroncina, sei un elefante! Ma quanto mangi?!?!
  • Mangia il giusto quando ci sono io te l’assicuro, tutto quel grasso in eccesso è dovuto a mia sorella che ogni tanto gli regala il suo cibo. Le ho raccontato la storia di come l’ho trovato e lei adesso gioca ad imitarmi. Lo riempie di pane e nutella nonostante io gli dica di non farlo. 
  • Seriamente?!?! Pane e nutella? 
  • Ho fatto l’errore di dirgli che da bambina lo nutrivo così quando non c’erano gli adulti e ora lo fa anche lei. 
  • Abbiamo in comune più cose di quanto immaginassi. - rise nel sentirla raccontare quel comico evento. - Anche io da piccolo trovai un gattino in uno dei viaggi in barca con mio padre. Aveva i suoi colori all’incirca ed era tutto spelacchiato. Io e una bambina che conobbi a quei tempi ci prendemmo cura di lui e lo nutrimmo a suon di pane e nutella. Si chiamava Roger! Chissà che fine ha fatto. - sorrise ripensando ai tempi andati. 
  • Roger? Lo avevi chiamato Roger? - annuì ridendo, non era di certo un nome tipico da dare ad un gattino. - nome insolito lo so mah...
  • Posso farti una domanda strana Jason? Vieni da Boston mi hai detto... come... si beh... come conosci Storybrooke? Intendo dire... di tante cittadine e metropoli perché proprio un paesino che non è segnato neanche nelle cartine geografiche?
  • È una domanda indiretta per chiedermi se conosco la magia e se ci credo? - alzò un sopracciglio non capendo il vero nesso di quella domanda - Conosco le stranezze di questa cittadina Hope tranquilla. - le fece l’occhiolino
  • No non è  per questo! Volevo sapere se... si beh... se hai visitato altri mondi oltre a Storybrooke... sai che siamo collegati ad altri regni immagino...
  • Che sono tutte queste domande adesso tesoro? Ci stavamo baciando se non ricordo male e la cosa non mi dispiaceva affatto. 
  • Ti prego rispondimi è importante! 
  • Si sono stato in altri regni: Camelot, foresta incanta... mio padre mi ha portato anche a Neverland una volta, esperienza da non ripetere credimi. 
  • Sei stato nella foresta incantata? 
  • Ero molto piccolo ma si! Potremmo andarci un giorno se ti va. Non ricordo un gran che devo essere onesto ma è di sicuro il posto più bello che abbia mai visitato! Foreste infinite, un porto da sogno e c’è addirittura il castello dei charming. A me non interessano molto i castelli ma ad una principessa come te potrebbero. È davvero molto bello e per dirlo io che sono un maschilista, come dici sempre tu, è  tutto dire. Sai che una volta riuscii addirittura ad intrufolarmi nel loro Castello? Avevo conosciuto una bambina particolare che per qualche ragione che ora mi sfugge era lì.  sapeva tirare di spada a soli 7 o 8 anni incredibile vero? Ora che ci penso è proprio con lei che trovai Roger. Ne ero perdutamente innamorato, credo sia stata la mia prima cottarella innocente, mi piaceva giocare con lei e non immagini neanche la sofferenza di dover partire e lasciarla. - raccontò lasciando Hope totalmente senza parole - tranquilla tesoro non fare quella faccia, ho occhi solo che per te adesso! Non essere gelosa! - la prese in giro vedendo l’espressione del suo viso  ma lei non sembrò minimamente ascoltare quelle sue ultime parole - Hope tesoro... è tutto ok? - chiese serio.
  • Emh... si! Tutto ok mah.... aspettami qui ok? Torno in un baleno. - corse in casa a tutta velocità e torno da lui qualche minuto dopo con una grande scatola. - Guarda cosa ti faccio vedere! Lo sai anche anche a me da bambina piaceva molto giocare a duellare? - disse estrapolando una spada in miniatura. - mi allenavo con questa.
  • Mah... questa... oddio è incredibile io ne avevo una simile sai? L’aveva fatta mio padre per me dove... dove l’hai trovata?!? Non credevo ce ne fossero di simili... a parte quella che regalai a....
  • Me l’ha regalata un bambino! Lo stesso che mi ha regalato questa! - estrapolò dalla tasca dei jeans un nastrino rosa con una conchiglia attaccata ad esso e dei nomi incisi al suo interno: Jason e Hope - ah... prima che mi dimentichi... il mio gatto si chiama Roger. 
  • A...Aspetta un secondo! Tu sei.... tu sei quella Hope? - chiese con gli occhi fuori dalle orbite 
  • A quanto pare... 
  • Sapevo che prima o poi ti avrei incontrata ancora! - le si avvicinò e senza darle modo di parlare o fare altro riprese a baciarla. Amava la Hope che aveva conosciuto in quell’ultimo anno ma sapere che lei era la stessa che gli aveva per la prima volta fatto battere il cuore era a dir poco emozionante. - Oh.... la mia pulce! 
  • Le regole non sono cambiate mio caro: chiamami ancora una volta  pulce e finisci dritto oltreoceano! 

Cosa dire... aveva ragione sua madre, alla base del cerchio della vita c’è il destino... il destino unisce, il destino divide... il destino ti fa rincontrare. Era felicissima di aver incontrato nuovamente il suo Jason ed era più felice che mai che adesso il loro rapporto era di gran lunga migliore rispetto a quello che avevano in passato. Certo, le sue paure e le sue insicurezze non erano ancora andate vie, ci sarebbe voluto del tempo, ma accanto al suo Jason era sicura che tutto sarebbe andato per il meglio. 

Si frequentarono per un anno all’incirca, vivendo alla giornata, facendo nuove esperienze e non pensando ad altro se non a loro due. Stavano bene insieme e nonostante fossero solamente degli adolescenti innamorati sentivano entrambi che tra di loro ci fosse qualcosa di piu del semplice amore giocabile. Di comune accordo decisero di far incontrare i loro rispettivi genitori, volevano rendere,  anche se forse troppo presto,  la loro relazione ancora più ufficiale ma si resero conto ben presto che quella fu una pessima idea. 

Killian fu contrario a questa cena fin dall’inizio, sua figlia aveva 16 anni, non voleva che si immischiasse già in relazioni di un certo peso ma la sua signorina sapeva bene come convincerlo e ricordandogli del passato, della storia della nave pirata su cui il suo fidanzato viveva da bambino, lui si convisse a presenziare ma solo per capire di più su chi sua figlia stesse frequentando. 

  • spero per te che venga da una buona famiglia e che non sia figlio ad uno di quei marinaretti da quattro soldi che ho incontrato nei miei viaggi altrimenti faccio modo e maniera che questa storia finisca al più presto! Meriti di meglio che gentaglia tesoro mio.
  • Papà per piacere non farmi fare figuracce ti prego! A me non interessa nulla della storia della sua famiglia. Io voglio stare con Jason perché mi fa stare bene, il resto non conta.
  • Conta per me però! Mi spiego... la famiglia è il biglietto da visita di una persona tesoro mio e se....
  • Ok ok ok facciamo così allora, conoscili e a fine serata ne parleremo in separata sede solo tu ed io e la mamma. Per favore papà - lo supplicò con i suoi occhioni - non mettermi in imbarazzo.
  • D’accordo principessa faremo a modo tuo! Spero solo ne valga la pena.
  • Grazie papà sei il migliore! - lo abbraccio con forza. - vedrai che andrà tutto bene, non te ne pentirai. 

Un messaggio arrivò sul cellulare di Hope avvertendola che Jason e la sua famiglia era appena arrivata al ristornate. Loro erano ancora nel parcheggio, visto il confronto padre figlia pre-cena, ma si affrettarono a raggiungere il locale e in cinque minuti furono li... faccia a faccia con la realtà. 

Avevano scelto il terrazzo di un piccolo ristorantino per la serata e fortuna volle che oltre a loro non ci fosse nessun’altro  o come minimo sarebbero stati sulla bocca di tutti per mesi. Per quale motivo? Beh... diciamo semplicemente che nessuno si aspettava quella che fu a tutti gli effetti una spiacevole rimpatriata. Hope con la sua famiglia entrarono nel locale sorridenti, Hope li aveva minacciati di farlo, ma neanche il tempo di un piccolo saluto a Jason che gli animi di tutti cambiarono ed entrambi i ragazzi si ritrovarono a fronteggiare con le espressioni glaciali dei rispettivi familiari... dei loro papà in particolar modo.

  • mamma, papà... questa è Hope, la mia fidanzata, vi siete intravisti qualche volta lo so ma volevo presentarvela ufficialmente - esordì Jason cercando di ignorare quello strano clima di tensione.  
  • È un vero piacere conoscerti Hope, Jason non fa altro che parlare di te! - disse la signora Turner andando a stringere la mano alla ragazza davanti a se mentre il suo consorte a differenza si limitò ad un breve cenno del capo. Non è che non volesse salutarla, il punto è che era troppo concentrato su altro in quel momento per farlo.
  • Molto lieta di fare la vostra conoscenza signori Turner - regalò loro un amorevole sorriso - con il vostro permesso vorrei presentarvi la mia famiglia: lei è la mia sorellina Alice - presentò lei per prima ma solo perché era sgattaiolata dai suoi genitori per raggiungere Hope e di conseguenza era proprio lì difronte a loro - lei è la mia mamma Emma e lui è...
  • Uncino.... - continuò per lei il padre di Jason - chi non muore si rivede! 
  • Barbanera... - si limitò a rispondere lui con la stessa aria di sfida usata dall’uomo davanti a lui. Eh già... il signor Turner non era altri che l’acerrimo nemico del capitano Killian Jones: barbanera. 
  • Non mi dire... lasci che la tua dolce, angelica  bambina esca con il mio figliolo? Mi stupisco di te mano mozza... non conosci il codice dei pirati? Non temi per la sua.... - lo stava volutamente istigando ma prima che Barbanera potesse terminare o che Killian riuscì a replicare Jason si mise in mezzo chiedendo delucidazioni. 
  • Aspettate un attimo: voi due vi conoscete???? Papá lo hai chiamato... lui è..... - gli morirono le parole di bocca. L’unica cosa che riuscì a fare fu guardare la sua ragazza che era di gran lunga più spiazzata di lui - Hope tuo... tuo padre è capitan uncino???? 
  • Propio così figlio di un lurido pirata! - rispose Killian per lei - e tu signorina, dopo tutto ciò che ti ho raccontato hai anche il coraggio di immischiarti in mezzo a questa gente???? 
  • Io... io non... non sapevo che... Jason!!!!!! - si rivolse a lui - mi hai mentito??? Hai detto di fare di cognome Turner ma se tuo padre è...
  • Ho ereditato il cognome di mia madre, ho conosciuto mio padre che avevo già quattro anni.  Non ti ho mentito Hope.
  • Conosci la loro storia però... conosci i trascorsi tra tuo padre e il mio... perché non mi hai detto niente in tutto questo tempo! Perché? 
  • Hope io ignoravo che tuo padre fosse capitan uncino! 
  • Come è possibile! Lo conosco o tutto in città! 
  • So chi è  per sentito dire, non l’ho mai incontrato e non ho mai conosciuto il suo vero nome. Mio padre lo ha sempre chiamato con questo appellativo, uncino, mai con il suo vero nome! So che ha un uncino al posto della mano, che ha la più bella nave di tutti i reami e che tra lui e mio padre è guerra aperta da sempre. Non so altro. Te lo giuro Hope, è la verità. - le parole di Jason sembravano sincere e anche il suo sguardo lo era ma Hope non era ancora convinta. Jason aveva aperto un nuovo argomento di dibattito non volendo e lei non poteva fidarsi ciecamente di lui se prima non rispondeva alla sua domanda
  • Roger.... hai chiamato quello che ora è il mio gatto Roger in onore di una cosa che prima o poi avresti stretto nelle tue mani... che cosa Jason? A cosa aspiri fin da quando eri bambino? - dritta al punto, era andata dritta al punto. Ricordava quella piccola confidenza fatta da bambini ma non ne aveva mai capito il significato, non fino a quel momento almeno.
  • Hope non crederai che... 
  • rispondi e basta! 
  • non ho problemi a dirlo, l’ho chiamato così in onore della Jolly Roger ma ti giuro che non ti stavo nascondendo nulla. Se me lo avessi domandato in qualsiasi momento non avrei di certo mentito: ignoravo a chi fossi figlia perché nasconderlo? Sto con te perché mi piaci Hope non per una stupida nave! Te lo giuro questo! Sei la cosa più importante che ho, esclusa la mia famiglia, farei di tutto per te e ora che lo so posso giurarti su quello che ho di più caro che mai e poi mai ti priverei di una cosa che ti rende felice. Credimi di prego... - si sarebbe messo anche in ginocchio per lei, l’amava sul serio ed era in buona fede, ma prima che facesse gesti troppi plateali sua madre intervenne invitando tutti a sedersi.
  • Nessuno di noi si aspettava questo colpo di scena e immagino siamo tutti un po’ su di giri per questo ma non mi sembra giusto rovinare la cena organizzata dai ragazzi solo per delle vicende legate al  passato non trovate?  Si sono conosciuti, si sono piaciuti e innamorati a prescindere dalla storia delle loro famiglie... chissà magari è un segno che ci viene mandato per arrivare finalmente ad un trattato di pace. 
  • Concordo con la signora Turner - aggiunse Emma - godiamoci la cena e cerchiamo di andare oltre le apparenze e il passato ... mettiamoci una pietra sopra, proviamoci almeno, i nostri ragazzi non devono arrivare a farsi la guerra solo perchè in passato noi ce la siamo fatta. Meritano di vivere la loro vita e se si amano è giusto che vivano il loro amore senza impedimenti. Dobbiamo sostenerli, non metterli l’uno contro l’altro. 

I due brevi monologhi ebbero buon esito e senza esitazione, quasi come se fossero appena stati bacchettati, sia Barbanera che Killian andarono a sedersi invitando così anche il restante della comitiva a fare lo stesso. Nessuno dei due aveva voglia di buttarsi il passato alle spalle, anzi... bramavano entrambi uno scontro epico ma avevano un punto debole purtroppo: le loro rispettive mogli e a quanto pare non solo Killian, ma anche il suo acerrimo nemico, non sapevano tener loro testa.  

Per tutta la cena ci furono battutine su battutine tra i due, nessuno di loro, nonostante le occhiataccie che ricevettero ogni volta, riuscì a tener la bocca chiusa. C’è da dire che nonostante ciò però si trattennero, non diedero spettacolo e non rimarcarono il passato, no... per farlo stavano aspettarono che i due giovani, si allontanassero.

 Desideravano mettere i puntini sulle i, stabilire delle regole, Killian in particolare modo lo voleva per la sicurezza della sua bambina, ma nessuno aveva in mente una scusante valida per far allontanare i due giovani. Ci pensò la piccola Alice a dare l’idea. Si era fatto tardi per la piccola di casa, erano le 23:30 e lei era solita andare a nanna non più tardi delle 21:30. Era visibilmente stanca ma nonostante sua mamma la tenesse sulle sue ginocchia per provare a farla rilassare un pochino la bambina stava lottando con tutte le sue forze per restare sveglia e mangiare il dolce. Non dovette attendere molto, il dessert venne servito poco dopo ma sfortuna volle che il dolce presentato non era di suo gradimento. 

  • non mi piace! Fa schifo la marmellata! - esclamò arrabbiata.
  • Non si dice che schifo, lo sai! - la rimproverò sua madre - assaggialo, magari ti piace. 
  • No no no no. Voglio il gelato! 
  • Amore qui non hanno il gelato. - provó a spiegarle - posso chiedere se hanno un dolce al cioccolato però. Va bene? 
  • Voglio il gelato!!!! Voglio il gelato!!! Papino voglio il gelato!!! - corse da suo padre visto che da Emma non avrebbe ottenuto ciò che desiderava. Era sempre la stessa storia con quella piccoletta: quando riceveva un no da uno dei genitori correva immediatamente ad aggraziarsi l’altro. - Papino comprami il gelato ti pregoooo!!!! - Killian stava quasi per sciogliersi ma poteva davvero farlo davanti al suo acerrimo nemico? Non dovette scoprirlo fortunatamente in quanto qualcuno andò in suo soccorso. 
  • Jason! Perché tu e Hope non accompagnate questa bella signorina a prendere un bel gelato? Immagino che vi starete annoiando qui a tavola e con la scusa potete parlare e anche chiarirvi meglio non trovate? Avanti andate e mi raccomando Jason: fai l’uomo. - che tradotto in gergo genitoriale stava per: paga tu. 
  • Tranquilla mamma, so come si fa! 

I due ragazzi, con a seguito la piccola peste si allontanarono permettendo così ai più grandi di dare sfogo ai loro dubbi e alle loro perplessità sulla giovane coppia.

Con la scusa di prenderlo alla nanerotta la  anche loro presero  un gelato e approfittarono del fatto che  Alice fosse impegnata a sporcarsi viso, vestitino e capelli con il cioccolato per chiarire, senza che lei sentisse, la sfuriata di poco prima. entrambi arrivarono alla conclusione che non sapendo gli uni degli altri non aveva senso continuare a litigare, nessuno aveva mentito a nessuno e in fondo Jason era stato sincero fin dall’inizio nei riguardi della Roger: avrebbe voluto metterci mano. 

  • Ti prometto che non accadrà, non ti priverò della tua nave Hope. È una promessa questa. 
  • Jason...
  • Mi basti tu per essere felice, non mi serve altro davvero. Quello è sempre stato il sogno di mio padre, io da bambino volevo semplicemente imitarlo. Di navi ne posso avere quante ne voglio, anche di più moderne, ma di Hope ce n’è una sola e io voglio tenermela stretta. - le accarezzò il viso per poi darle un tenero bacio a fior di labbra.
  • Credi che i nostri genitori smetteranno mai di farsi la guerra??? - chiese lei non immaginando che una cena avrebbe portato a tanti casini.
  • Conoscendo mio padre non credo ma forse parlandoci... 
  • e non credi che la jolly possa essere un problema adesso??? Tra te e tuo padre intendo.
  • Non devi assolutamente preoccuparti per questo. Mio padre non è un tuo problema. Ti ho giurato di non portartela via e intendo mantenere la promessa. Costi quel che costi. - la vide che stava lì lì per replicare ma non gliene diede modo. La baciò con passione con l’intento di farle capire che non scherzava e perché no, anche per zittirla.
  • Hope e Jason si danno i bacini...... Hope e Jason si danno i baciniiii..... - canticchiò la piccolina saltellando sulla panchina dove poco prima era seduta. - Hope e Jason si... - Hope le tappò la bocca con la mano e dopo aver provato a ripulirla alla meglio, si era completamente sporcata, mettendola a cavalluccio sulle spalle di Jason tornarono dai loro genitori i quali, non accorgendosi del loro rientro continuarono liberamente a inveirsi conto su questioni passare dando nel vero senso della parola il peggio di loro. Barbanera e Killian in particolare modo diedero spettacolo, le due donne come al solito cercarono di calmarli. Allontanarono Alice mettendola a giocare seduta sui gradini con il telefono di Hope per paura che sentisse mentre loro attenti a non farsene accorgere origliarono tutta la conversazione. I loro genitori avevano davvero esagerato quella sera, ci mancò poco che si prendessero a pugni,  ma non avendolo fatto in loro presenza, non volutamente almeno, loro avrebbero dovuto far finta di nulla. 

Tornarono al piano di sotto con una piccola Alice ormai nel mondo dei sogni e dopo aver mandato un sms alle loro mamme informandoli che li avrebbero aspettati direttamente fuori, senza rientrare, attesero che finissero di litigare. Tornarono nelle rispettive case ma anche qui, almeno per quanta riguarda la famiglia Jones, le polemiche non erano ancora terminate. Emma e Killian si assicurarono che entrambe le loro figlie fossero nelle loro stanze per poi prepararsi due bicchieri di rum e continuare a chiacchierare sul dondolo che avevano nel porticato. 

  • Non voglio che mia figlia lo veda ancora!  Non mi sembra così difficile capire il perché. 
  • Killian lo so mah... non.... non puoi impedirle di vivere le sue esperienze.
  • Posso eccome!!! Sono suo padre! Per il suo bene posso. 
  • Non stiamo parlando di un’assassino, di un ladro o di un qualsiasi poco di buono, sarei d’accordo con te in quel caso ma non è così. Jason è un bravo ragazzo, l’ha sempre trattata con i guanti fin da quando era piccola, non possiamo attribuirgli colpe che non sono sue. 
  • E chi ti dice che non sia tutta una presa in giro? Chi ti assicura che lui in realtà non sapesse già tutto? Ci hai pensato??? Avvicinare la figlia di capitan uncino per ottenere il loro tesoro. No... no Emma... Non posso permettere che succeda. Non posso assolutamente permetterlo. 
  • Lo fai per la nave? Temi che te la portino via??? - chiese esasperata credendo fosse quello il problema principale. Quando si trattava di barbanera Killian diventava davvero esagerato. - Killian fregatene della jolly Roger per una volta nella vita, ti prego! c’è di più di una stupida nave in gioco. 
  • Non mi interessa nulla della nave Emma. Che se la prendessero pure se li rende felici. L’ho già barattata una volta mi sembra, lo rifarei altre centomila volte se servisse per salvaguardare il bene della nostra famiglia.
  • E allora? Qual è il problema!
  • Sono terrorizzato all’idea che feriscano mia figlia. L’idea che la stiano raggirando per ottenere i loro sporchi comodi mi tormenta, non voglio che le spezzino il cuore, lei è la mia bambina.... 
  • oooh Killian.... non devi preoccuparti, Jason non lo farebbe mai. Si vede che è un ragazzo sincero, le vuole bene. 
  • Non puoi saperlo con certezza! forse lui non lo farebbe, ma che mi dici di suo padre?  l’hai visto??? A quello non interessa nulla di niente e di nessuno, passerebbe sopra la sua stessa moglie se servisse ad ottenere ciò che vuole e lo stesso farebbe con suo figlio. Non immagini neanche di che cosa è in grado di fare quell’uomo, pensi sul serio che se si trovasse a dover scegliere Jason sceglierebbe una fidanzatina al posto della sua famiglia??? Io non credo, chi lo farebbe, chi volterebbe le spalle alla sua stessa famiglia? Io non di certo quindi dammi retta Emma... è meglio che quei due smettano di vedersi. - concluse il suo punto di vista.
  • Diamogli una possibilità almeno, monitoriamolo e vediamo che succede. Al primo campanello d’allarme sarò la prima a mettermi in mezzo e a troncare la cosa. Non voglio che riceva una delusione d’amore, anche se prima o poi questo accadrà, ma non voglio neanche essere io a dargliela. -replicò lei.
  • Continuo a pensarla in mondo diverso ma so che non faresti mai del male alla tua stessa figlia quindi una settimana posso anche concedertela. Ma solo una: non un giorno di più. - Emma rise a quella sua stramba richiesta,  una settimana non sarebbe servita a un bel niente ma pur di farlo rilassare un pochino, era teso come una corda di violino, non commentò oltre e fece finire lì la conversazione. Ne avrebbero riparlato in un secondo momento. 

 

Da quella disastrosa cena passarono all’incirca tre settimane e in nessuna occasione Killian provò a riprendere l’argomento di quella sera, non che avesse cambiato idea o non gli interessasse più, al contrario, è solo che sua figlia non gli diede modo di preoccuparsi più di tanto. Passava le sue giornate in casa a studiare e non chiese neanche mezza volta di uscire ne con le amiche ne con quel poco di buono di Jason come adorava chiamarlo lui. Quel suo scuola casa, casa scuola lo aveva tranquillizzato parecchio ma non aveva tranquillizzato sua moglie che al contrario vide la cosa come un campanello d’allarme. Fece finta di nulla inizialmente, si limitò ad osservare la situazione da lontano per un paio di giorni poi, vedendo altre piccole cose fuori dagli schemi decise, dopo aver detto la sua a Killian, di prendere la situazione di petto e provare a fare quattro chiacchiere con Hope. 

Aveva detto di non voler essere disturbata perché aveva molto da studiare ma non appena Emma entró nella sua stanza la trovò stesa sul suo letto e con le lacrime agli occhi. 

  • Hope tesoro, è tutto ok? - chiese gentilmente andandosi a sedere accanto a lei. 
  • Sto bene mamma ma lasciami sola per favore! - rispose senza neanche guardarla negli occhi. 
  • Se vuoi essere lasciata sola non stai poi così bene amore mio ... a te non piace isolarti... . - le fece notare sperando di ottenere successo. - senti, non voglio sapere nello specifico cosa succede, lo sai che non sono una di quelle mamme, ma se almeno mi dessi una dritta potrei quantomeno smettere di essere in pensiero. Centra la scuola? Hai discusso con qualcuno? Parlami ti prego... sono sicura che ti sentirai meglio.
  • Io non credo.
  • Provaci... tentare non costa nulla no? 
  • Ho lasciato Jason!  - confessò lasciando sua madre spiazzata... quella era l’unica cosa che non si sarebbe aspettata. 
  • Ah... beh... mi dispiace piccolina, non immaginavo.... - adesso era in imbarazzo... non sapeva come comportarsi, le aveva detto che non si sarebbe intromessa, che non sarebbe entrata nello specifico dei suoi problemi e ora tutto quello che voleva fare era tartassarla di domande per saperne di più. Hope era innamorata persa di quel ragazzo, lo si vedeva anche dal suo semplice modo di affrontare la giornata, per lasciarlo doveva necessariamente essere successo qualcosa e lei voleva scoprire cosa... voleva escludere che le paure di suo marito fossero in realtà veritiere. - Non... non so come comportarmi sarò sincera, vorrei che ti confidassi con me ma non voglio obbligarti. La ferita forse è ancora troppo fresca... - si prese qualche secondo per riflettere su cosa dirle. - Prenditi il tempo che ti serve, quando sarai pronta a parlarne, semmai vorrai farlo, io sarò ben felice di ascoltarti. - le si avvicinò ulteriormente per baciarle la fronte come quando faceva da piccola per poi allontanarsi e lasciarla sola. - riposati adesso ok? Sono proprio nella stanza accanto se...
  • È successo tre settimane fa mamma.. l’ho lasciato tre settimane fa e no! Non ha fatto nulla di male. - neanche questa confessione si sarebbe aspettata. Lo aveva dunque lasciato lei di sua spontanea volontá? E per quale ragione? 
  • Mmmh... ti sei resa conto di non provare i suoi stessi sentimenti? - non riuscì a non fare domande, fu più forte di le. La vedeva star male e questo la mandava in bestia. Fortunatamente a lei non sembrò dispiacere.
  • Io sono innamorata di lui mamma... 
  • e allora? Per quale motivo hai deciso di lasciarlo? - non le rispose. - Hope tesoro... il tuo umore è sotto un treno già da un po’ di giorni e di sicuro il motivo è lui, quello che non capisco però è il perché se davvero lo hai lasciato tu, stai così male! Si ok può dispiacerti ma tra il dispiacersi per una persona e il piangerci sopra ce ne passa. In più mi hai appena detto di esserne innamorata quindi scusa la franchezza ma qualcosa non torna amore mio. Se si è comportato male con te non devi coprirlo lo sai vero? Se...
  • Sono stata io mamma è la verità! Era la cosa migliore da fare... lui non c’entra nulla. 
  • Era la cosa migliore da fare per chi? Non per te immagino visto come sei ridotta.
  • No.. non per me! - confermò l’ipotesi di sua madre mettendole una piccola pulce nell’orecchio. 
  • E allora per chi??? Dimmelo Hope, magari posso aiutarti. 
  • Per papà! Ecco l’ho detto!!!! - esclamò guardandola finalmente negli occhi. - Quando io e Jason siamo tornati al ristorante la sera della cena, dopo aver portato Alice a prendere il gelato, non è vero che vi abbiamo aspettato di sotto. Siamo saliti in terrazzo e vi abbiamo visti litigare.... o meglio... abbiamo visto papá e Barbanera litigare. Loro si odiano mamma...
  • E allora??? I problemi di tuo padre non devono di certo ricadere su di te. Loro sono loro, tu e Jason siete altro. Non potete smettere di vedervi solo perché tra i vostri padre non corre buon sangue tesoro.... - l’abbracciò - e neanche tuo padre vorrebbe questo posso garantirtelo. 
  • Non è  vero mamma... papá non vuole che io mi veda con Jason e tu lo sai bene. 
  • Perché è geloso dici? Tuo padre per te e tua sorella sará sempre geloso ma non per questo tu o lei dovete smettere di vivere.
  • Non c’entra la gelosia e tu lo sai quindi non far finta di cadere dalle nuvole. - alzò un pochino i toni accusandola.  Emma rimase per un attimo senza parole non capendo a cosa si stesse riferendo e Hope, vedendola confusa, non ci pensò un secondo a rinfrescarle la memoria. - ho origliato la tua conversazione con papà quella sera quando siamo tornati a casa. Non volevo te lo giuro, ma poi è stato più forte di me. 
  • Mmh... sorvolerò, ma solo per questa volta,  sul fatto che ti sei messa ad origliare ma ancora non riesco a capire cosa ti abbia spinta a lasciarlo. 
  • Davvero mamma? Mi prendi in giro???? Vi ho sentiti!!!! 
  • Cosa hai sentito? Perché posso assicurarti che la nostra conversazione è andata per le lunghe, abbiamo parlato di tante cose. 
  • Ho sentito quanto bastava. Papá è terrorizzato all’idea che Jason sia in combutta con suo padre per rubargli la jolly. È ossessionato e terrorizzato al tempo stesso che gliela portino via....io... io non credo che Jason mi mentirebbe ma non potrei mai perdonarmi se questo accadesse ok? Non mi perdonerei mai di spezzare il cuore a papà!!! - ed eccola riprendere a piangere. 
  • Hope non dici sul serio vero? Della nostra conversazione hai capito questo? Che a tuo padre interessa solo ed esclusivamente la sua nave? - non sapeva se scoppiare a ridere o se rimanere seria. - tesoro tuo padre stravede per te, lui non...
  • Lo so che mi vuole bene mah...
  • Niente ma! Ascoltami attentamente... quella sera tuo padre ha espresso la paura che Jason possa essere in combutta con suo padre per prendere la jolly, è vero questo ma evidentemente non hai ascoltato tutta la conversazione o non saresti arrivata a questa sciocca conclusione. La paura di tuo padre non è la nave, che gliela portino via, tutt’altro.... lui teme per te! Non sopporta l’idea che Jason potrebbe usarti per ottenere i suoi scopi. È per questo che è contrario alla vostra relazione, ha paura che tu soffra. - Hope ascoltò attentamente le parole di sua madre ma non proferì parola, la lasciò continuare. Aveva visto giusto come al solito, non era rimasta ad ascoltare tutto, era fuggita poco dopo colpita dalle parole di suo padre. - Hai letto il libro che ti ha regalato Henry quante volte? Un milione? Quante volte ti sei fatta raccontare la storia di me e tuo padre da piccola? Non ricordi il piccolo dettaglio che per trovarmi barattò la sua adorata Jolly? Tuo padre sará anche ossessionato da quella nave, più che ossessionato considerato il fatto che ne parla come se fosse una persona, ma niente batte la sua ossessione nei confronti della sua famiglia. Non siamo al primo posto nella sua scala delle priorità Hope e quando si tratta di noi il resto per lui non ha più importanza. 

Si sentì un vero schifo per aver creduto che a suo padre interessasse più la sua nave che la sua felicità e sapeva che avrebbe dovuto scusarsi con lui anche solo per averlo pensato ma rimaneva un ulteriore problema da risolvere… Jason. Lo aveva lasciato in malo modo, accusandolo di volerla usare per arrivare a suo padre e poi alla jolly, non gli aveva dato modo di replicare, di spiegarsi, lo aveva etichettato come uno schifoso bugiardo ed era corsa via. Si era pentita l’istante successivo e dopo le parole di incoraggiamento di sua madre sarebbe voluta correre a riprenderlo ma la tormenta non era ancora passata: nonostante si fidasse di lui, non le aveva mai dato modo di dubitare, non sapeva dire con precisone se le paure di suo padre fossero vere o meno, lei avrebbe giurato di no ma i suoi genitori difficilmente sbagliavano.. decise di attendere ancora qualche altro giorno, poi magari avrebbe affrontato la questione di petto con il diretto interessato ma prima di farlo Hope sentiva di chiarire con il suo papá. Non avevano litigato, molto probabilmente neanche immaginava i motivi che la spingevano a voler parlare con lui, ma si sentiva di farlo, si sentiva in difetto nei suoi confronti per tutte quelle cose che aveva ingenuamente pensato e di conseguenza voleva scusarsi.

Pensò a tutta la notte a cosa dirgli, si vergognava di ciò che aveva pensato, suo padre non le aveva mai dato modo di dubitare del suo affetto e dopo una nottata praticamente insonne, il giorno seguente all’uscita della scuola si recò direttamente al porto, senza passare da casa, dove sapeva di trovarlo. Vedendola li inizialmente si preoccupò, non era solita passare da quelle parti mentre lui lavorava, ma poi ricollegò le parole di sua moglie  che gli dicevano che Hope aveva bisogno di parlare con lui e si tranquillizzò nell’immediato. 

  • Tesoro ma che bella sorpresa! Come mai da queste parti? - chiese facendo finta di nulla. Anche se forse immaginava non voleva dare la certezza a sua figlia che sua madre gli avesse messo la pulce nell’orecchio.
  • Ho portato il pranzo! Speravo... si beh.. speravo che avessi una mezz’oretta da dedicarmi. Vorrei parlare con te di una cosa ma se sei troppo occupato....
  • Occupato? Per pranzare con te? Scherzi vero? Non mi perderei mai una chiacchierata con la mia adorata figlioletta vieni!!! - le disse indicandole il tavolinetto che era proprio poco distante da lui - va bene se ci sediamo qui? 
  • È  perfetto!!! - rispose andando ad adagiare il sacchetto con le cibarie sul tavolo per poi apparecchiare. Mangiaronoin silenzio, senza dire nulla di particolarmente rilevante. Parlarono più che altro della scuola, degli amici, della piccola Alice e di tutte le marachelle che combinava.... parlarono di tutto eccetto l’argomento principale che Hope avrebbe voluto affrontare e questo le fece capire che forse suo padre sapeva qualcosa. - lo sai già non è vero??? 
  • So cosa?
  • Sai già quello che devo dirti?
  • Mmh... no, a dire il vero no.
  • Sul serio? La mamma non ti ha detto nulla? Nulla nulla? - domandò non credendo possibile una cosa del genere.
  • Mi ha accennato al fatto che tu e Jason avete rotto, mi ha detto che secondo lei sentissi il bisogno di parlarmi ma finisce qui... non mi ha detto nient’altro. - la ragazza annuì ringraziando mentalmente sua madre per essere rimasta al suo posto facendole gestire la situazione da sola. - che c’è che ti turba Hope? Posso leggerlo dai tuoi occhi che qualcosa non va.
  • Ecco vedi... non è semplice parlartene.... io... io mi vergogno un po’! 
  • Ehi tesoro... non c’è nulla di cui tu ti debba vergognare, sono tuo padre, a me puoi dire tutto! 
  • Lo so mah... credo di aver sbagliato su tutta la linea questa volta e mi sento uno schifo... non ho ragionato attentamente, mi sono soffermata solo alle apparenze e ho finito per infangare tutto. Mi dispiace papà, mi dispiace davvero...
  • Tesoro vorrei poter rispondere e tranquillizzarti ma sei stata un tantino criptica e... beh non ho capito poi tanto. - la vide abbassare lo sguardo. - Non vergognarti, non ti giudicherò lo sai, vedrai che non appena avrai tirato fuori il tuo problema ti sentirai subito meglio. Fidati di me. 
  • Ok... - si prese del tempo per elaborare un discorso di senso compiuto -  ho ascoltato la conversazione tua e della mamma... quella su Jason, suo padre e la nave, non l’ho ascoltata tutta in realtà, solo la prima parte e... si beh... ho dedotto che tu stessi proteggendo la jolly, che preferissi la tua nave piuttosto che sapermi felice con lui, che ti importasse più di lei che di me. 
  • Oh... Hope....
  • Mi ha fatto male pensare questo, io ci tengo tanto a te e per non farti soffrire, visto che so quanto tieni alla Jolly, ho rinunciato ad una cosa per me importantissima. È per questo motivo che ho lasciato Jason, pensavo che salvando la tua nave tu saresti stato felice e....e.... lo so che ti ho deluso pensando queste atrocità e mi... 
  • Non una parola di più! - la interruppe vedendola con le lacrime agli occhi. - Hope tesoro va tutto bene.
  • Tu sei deluso da me.... niente va bene.
  • Io non sono deluso amore mio, non potrei mai esserlo. Non hai fatto nulla di male, se hai pensato queste cose la colpa non è  tua, è mia! Io ti ho spinto a pensare. È vero, non hai sentito tutta la conversazione, ma evidentemente i discorsi fatti in precedenza, il sapere che tra me e Barbanera non scorresse buon sangue, la mia gelosia nei confronti del tuo amico hanno fatto si che tu arrivassi a questa conclusione. Sono felice che tu me ne sia venuta a parlare, non deve essere stato semplice suppongo e credimi se ti dico che sono veramente fiero di te. Hai ragione... ho parlato della jolly come se fosse la mia unica ragione di vita, in passato lo è stata sul serio, ma credimi se ti dico che per una volta nella vita la mia jolly è stata un motivo per cui aver paura e non per andarne fiero . Barbanera aspira ad impossessarsi di questa nave dagli inizi dei tempi e questo purtroppo amore mio non cambierà mai. La mia paura era che ti potessero raggirare solo ed esclusivamente per mettere le mani sul tanto ambito bottino e ti giuro che mai e poi mai mi sarei perdonato per questo. È questo l’unico motivo per cui non ho fatto altro che parlarne ma ho sbagliato: ho dato per scontato che Jason fosse come suo padre non lasciandogli neanche la più piccola possibilità di dimostrarmi il contrario. L’ho etichettato senza conoscerlo ferendoti involontariamente... forse dovrei essere io a chiederti scusa, non il contrario. Lo hai lasciato per rendere felice me ma da che mondo è  mondo è un padre che deve rendere felice sua figlia...non viceversa. 
  • Papá non...
  • Tu vuoi bene a Jason? Ti fa stare bene?  Ti fidi di lui? - annuì - allora, anche se vado contro ad ogni mia regola di padre super geloso ti dico che devi dargli un’altra possibilità. Se la merita davvero. 
  • Non.. non credo lui sia dello stesso avviso! L’ho trattato malissimo, l’ho insultato, l’ho mortificato... credimi papà, lui non vuole più vedermi. 
  • Io non credo sai? Non dovrei dirtelo ma se guardi in direzione del porto - gli indicó un punto ben preciso - vedrai un giovanotto seduto su una panchina in attesa di poter far due chiacchiere con te. - gli fece l’occhiolino. 
  • Jason??? - esclamò riconoscendo anche se di spalle. - Lui... che... che ci fa qui? 
  • È venuto a parlare con me qualche ora fa, voleva un confronto tra uomo e uomo. Mi ha detto che ti avrebbe inviato un messaggio, credevo fossi qui per vedere lui inizialmente, ma a quanto pare non ha ancora avuto il coraggio di premere invio. 
  • Avete parlato? Che cosa vi siete detti, che ti ha detto lui? E tu??? - suo padre e il suo ex fidanzato avevano parlato a tu per tu? Non poteva credere alle sue orecchie. 
  • Credo che qualsiasi cosa tu voglia sapere te la dira lui. Ora va e da a quel poveretto una seconda possibilità.
  • Una seconda possibilità?? Papà ti senti bene? 
  • So che sembra strano ma sto bene tranquilla... non ti ci abituare però, tornerò ad essere un papà super geloso molto presto. - si diedero un grande abbraccio dopodiché, incoraggiata ancora una volta dal suo vecchio, si diresse verso quello che un tempo era il suo ragazzo. Se ne stava seduto su una panchina con il cellulare in mano a tormentarsi se inviare o meno l’sms alla ragazza per cui aveva perso la testa. 

 

“ mi eviti da settimane e non sai quanto questo mi faccia stare male ma non posso biasimare la tua scelta.. al tuo posto molto probabilmente avrei fatto lo stesso. So che ti chiedo tanto ma ho bisogno di parlarti almeno un’ultima volta… non negarmi questa possibilità ti prego, ti prometto che poi, se vorrai, sparirò per sempre dalla tua vita!”

 

  • Dovresti premere invio o dubito che il messaggio arrivi a destinazione. - esclamò Hope alle sue spalle facendolo sobbalzare. 
  • Hope?!?!? Hope che...che ci fai qui??? 
  • Ci vivo? Quella è la mia seconda casa se non ricordi... - sorrise leggermente per poi sedersi accanto a lui. Ci fu un momento di imbarazzo in cui nessuno dei due osò proferir parola ma poi fu Hope, grazie alle parole di suo papá,  a trovare il coraggio per rompere il ghiaccio. - Non... non avrei dovuto impicciarmi lo so ma prima non ho potuto fare a meno di notare che il messaggio sul tuo cellulare era indirizzato a me. - prese un respiro - Hai ragione ti stavo evitando ma non voglio più farlo. Voglio risolvere questa cosa con te una volta per tutte e guardare avanti... qualsiasi cosa questo comporti ma tu devi essere onesto con me ok?voglio la verità. 
  • Ti ho sempre detto la verità Hope... giuro, non ti ho mai mentito e la cosa non cambierà di certo oggi. 
  • Sono stata avventata, non ti ho dato modo neanche di capire cosa stesse in realtà succedendo... sono piombata da te come se niente fosse e ti ho sputato tutto il mio veleno addosso. Avrei dovuto affrontare la situazione in maniera diversa, me ne rendo conto solamente adesso purtroppo è di questo ti chiedo scusa.
  • Non devi giustificarti con me, non più almeno. Non avevo capito cosa fosse successo inizialmente, pensavo che qualcuno ti avesse messa contro di me ma poi... poi ho preso di petto la situazione e ho provato a scoprire la verità. Ho parlato con mio padre e forse per la prima volta nella mia vita sono stato diretto. Ho chiesto lui se i suoi obbiettivi fossero cambiati dopo aver saputo di noi ma la sua risposta è stata un no secco. Intende andare avanti per la sua strada e non gli importa nulla se per farlo ferirà il suo stesso figlio. 
  • Jason...
  • Aspetta, non ho finito. Abbiamo litigato a lungo, ho provato in ogni modo possibile a fargli vedere il mio punto di vista ma è stato inutile. “Che sia in questa vita o in un’altra, io mi prenderò ciò che mi spetta... con o senza di te”... ha detto testuali parole e alla fine mi ha messo davanti ad un bivio.. o sto con lui o sto contro di lui... è per questo che sono venuto qui oggi a parlare con tuo padre. - Hope rimase senza parole nell’ascoltare Jason e non sapeva se essere dispiaciuta per il suo “amico” o per il fatto che presto suo padre avrebbe dovuto affrontare l’ennesima battaglia. Forse più la seconda inizialmente
  • Jason io.. io capisco non... non devi giustificarti con me per le parole di tuo padre... quello che conta è che tu fino ad oggi non mi abbia mai mentito. Posso convivere con l’idea che il mio ex farà una guerra contro mio padre ma non posso convivere con l’idea che per tutto questo tempo tu mi abbia presa in giro sapendo i piani di tuo padre. - spiegò cercando di restare lucida e non farsi sopraffare dalle emozioni. Avrebbe voluto piangere, sfogare la rabbia e la delusione in quel modo ma non era di certo quello il momento più adatto per farlo, non davanti a lui. 
  • Te l’ho già detto, non ti ho mai mentito. Fino a quella sera non sapevo neanche che fossi la figlia di capitan uncino e poi.. beh per me non è cambiato nulla scoprendo che lo fossi o non ti avrei fatto quella promessa quella stessa sera. 
  • Sei molto carino... grazie, davvero... dopo quello che ti ho fatto passare non merito di certo tutta questa delicatezza... e poi hai avvisato mio padre di cosa potrà accadere a breve e... beh ti ringrazio anche per questo. Deve esserti costato molto fare questa soffiata al “nemico”alle spalle di tuo padre ma è un gesto che apprezzo davvero: forse non potremo stare insieme, non riuscirei mai a stare con qualcuno che anche se indirettamente o per obbligo si schiererebbe contro la mia famiglia, ma dopo questa assurda guerra forse potremmo tornare ad essere amici... - si avvicinò a lui per dargli un bacio sulla guancia dopodiché si alzò e provo ad allontanarsi. Per lei era sufficiente: si erano chiariti, ora anche se sarebbe stato difficile la loro vita sarebbe andata avanti. 
  • Hope aspetta! - la fermò prima che fosse troppo tardi, aveva esitato un po’prima di richiamarla. - ecco vedi... non... non ho ancora finito. - gli sudavano le mani e il cuore gli batteva all’impazzata per l’agitazione e per un momento si trovò a constatare il fatto che parlare con Killian fu senza ombra di dubbio più semplice. - Sono venuto a parlare con tuo padre non per dargli una semplice soffiata! Sono venuto a mettere le cose in chiaro. Io ti amo Hope e so che siamo ancora giovani e tutto quello che vuoi, tuo padre me lo ha ricordato per oltre venti minuti, ma io non voglio rinunciare a qualcosa a cui tengo davvero, a qualcosa che mi fa sentire vivo, solo perché la mia famiglia ha altri progetti.
  • Lo so Jason mah...
  • Mi sono schierato contro mio padre! Alla sua domanda se fossi con lui o contro di lui ho risposto contro! Ho tutta l’intenzione di mantenere la promessa fatta a te e tutelare ciò a cui tengo quindi te lo ripeterò ancora una volta: non permetterò a nessuno di portarti via parte della famiglia, la jolly in fondo da come la nomina tuo padre deve essere come un membro della famiglia per voi... 
  • non... non voglio che tu ti metta contro la tua stessa famiglia Jason! Non...
  • Ormai è tardi, ho già deciso. lotterò con tutte le mie forze per impedire a mio padre di vincere e lo faccio per te Hope, perché sei la cosa più bella che mi sia capitata. L’ho capito fin da ragazzino che eri speciale e non voglio perderti. Mio padre mi ha allontanato da te già una volta, portandomi via dalla foresta incantata, non lo farà di nuovo. Naturalmente tuo padre mi ha proibito di accompagnarlo in questa missione, non mi vuole che mi abbassi ai loro livelli, ma ha detto che se rimarrò sulla terra ferma senza mettermi nei guai allora sará ben felice di darmi una possibilità. - ascolto poco e niente le sue ultime parole, si concentrò su quella meravigliosa dichiarazione d’amore che aveva appena ricevuto. La considerava speciale, l’aveva sempre considerata speciale e ancora una volta l’aveva messa al primo posto. Era stata una vera stupida a lasciarlo andare via, le cose si sarebbero potute risolvere in maniera diversa, ma ripensandoci bene forse quella lontananza aveva giocato ad entrambi: li aveva portati a capire che il loro rapporto non era cosa da poco. Non perse altro tempo e non appena finì di blaterare, per lei l’ultima frase era solo un chiacchiericcio inutile, lo afferrò con decisione e lo baciò con passione. Avevano perso troppo tempo e ora sentiva il bisogno di rimediare.

Tutto avvenne davanti gli occhi Killian il quale aveva deciso, anche se a distanza, di restare a controllare la situazione. Sarebbe voluto accorrere a dividerli non appena li aveva visti scambiarsi quel primo bacio, non era di certo un bacetto casto, ma per una volta nella vita, l’unica molto probabilmente, decise di chiudere entrambi gli occhi e tornare a lavorare. Quel ragazzo aveva dimostrato seriamente di tenere a sua figlia e come gli aveva detto già in precedenza meritava sul serio una possibilità. Sarebbe stata dura, era gelosissimo di Hope, ma per il suo bene avrebbe fatto qualsiasi cosa, anche questo.

  
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