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Autore: xingchan    16/05/2020    4 recensioni
"Rin si sentì avvampare al solo pensiero che avrebbe potuto vederlo senza nulla addosso da un momento all'altro - tanto che fu costretta a sorreggere la tazza che aveva portato con sé con entrambe le mani - ma il fatto che lui al momento si ostinasse a non andare oltre il semplice scambio di tenerezze prima o poi l'avrebbe mandata fuori di testa."
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Inuyasha/Kagome, Rin/Sesshoumaru
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Il senso della vita'
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Tutto in una notte



“Rin, ti ho lasciato della tisana nella teiera per questa notte.”

“Oh, g... grazie Jaken.”

“Hm? Cos'è? Il gatto ti ha mangiato la lingua?”

“No, è che non mi aspettavo che tu fossi tanto gentile con me.”

“Sappi che è stato il signor Sesshomaru ad ordinarmi di essere a tua completa disposizione anche oltre l'orario dei miei turni.”

“Ah, ecco. Dovevo immaginarlo.”

“Allora arrivederci.”

Jaken chiuse la porta d'ingresso quasi sbattendola, e Rin gli fece una linguaccia di rimando nonostante oramai il maggiordomo di casa Taisho non potesse più vederla.

La ragazza lanciò un sospiro amareggiato, mentre si versava una tazza della tisana che Jaken le aveva preparato, probabilmente con non così tanto amore.

Sicuramente per Jaken qualcosa si era incrinato nel momento in cui Rin aveva varcato la soglia di casa Taisho per rimanerci. Era l'unica spiegazione del perché l'uomo si comportasse come se lei fosse l'ultima persona sulla faccia della Terra, e non una semplice flessibilità dei suoi orari di lavoro.

Ma se Jaken la faceva sentire una completa estranea, con Sesshomaru era l'esatto opposto.

Lui si era dimostrato gentile fin dall'inizio, l'aveva cercata a lungo una volta conosciuta cercando di rimediare anche solo qualche ora soltanto pur di stare un po' insieme a lei; e dopo tanto tempo passato a frequentarsi, Rin aveva scoperto di essere diventata per lui qualcosa che, per quanto la imbarazzasse oltre ogni dire, corrispondeva a ciò che anche lei provava nei suoi confronti.

Per quanto la sua magione le incutesse un senso di inquietudine - probabilmente perché la maggior parte delle stanze erano spesso in penombra e non veniva usate, proprio come accadeva nelle case troppo grandi per una sola persona - il fatto che lì avesse vissuto a lungo la persona che amava la faceva sentire al sicuro.

Solo, non era abituata a quelle proporzioni abitative. Perciò, per quanto l'idea di scoprire quella casa stanza per stanza la entusiasmasse in un modo quasi maniacale, spesso il tempo giocava dei brutti tiri.

Era a casa di Sesshomaru soltanto da pochi giorni e impegnata com'era sul lavoro durante il poco tempo libero non era ancora riuscita ad esplorarla. Quell'antipatico di Jaken le aveva fatto vedere solamente alcune stanze, quelle che appunto venivano utilizzate di più, ma non aveva mai accennato all'eventualità di farle vedere una sezione della casa rimasta all'oscuro.

Decise di farlo in quel momento, almeno per qualche minuto, solamente per poter esaudire un desiderio che le sarebbe anche stato utile successivamente.

Se la parte abitata era abbastanza inquietante di notte, chissà quanto terrificante potesse essere quella semi abbandonata.

Sentì un brivido di eccitazione percorrerle la schiena mentre pensava che fortunatamente non era una di quelle ragazze che credevano nei fantasmi.

Portando la tazza con sé, uscì con entusiasmo dalla cucina per inoltrarsi esattamente dove Jaken aveva fermato la sua presentazione. Ma andando un po' più avanti la ragazza si rese conto che la pavimentazione assunse l'aspetto di lunghe assi di legno e che tutta la struttura si era letteralmente trasformata in una sorta di interno di un palazzo in stile giapponese.

Nessuno le aveva mai parlato di una parte della magione completamente in stile giapponese.

Ebbe qualche esitazione nel posare il piede sul legno, ma dopo qualche passo in penombra scorse una sottilissima linea di luce verticale di una porta scorrevole che ai suoi occhi sembrava un chiaro invito ad entrare.

Proseguì in punta di piedi, fantasticando di essere all'interno di un posto misterioso e pieno di pericoli. Non si era mai abbastanza grandi per giocare un po', soprattutto per lei che in un certo senso aveva dovuto crescere in fretta.

Essere sola con una nonna le aveva caricato addosso molte responsabilità fin dalla tenera età. Non era così strano per lei fare il pagliaccio una volta ogni tanto.

Arrivò finalmente alla porta, e la fece scorrere lentamente per permettersi di gettare una occhiata all'interno, attenta a non fare rumore.

Ciò che vide la colse del tutto impreparata.

Quella stanza era un dojo, rivestito completamente di legno - uno di quelli che oramai stavano scomparendo con l'incedere della modernità - e nel quale campeggiava la figura alta e possente di Sesshomaru. Era di profilo, con i capelli raccolti in una coda alta, gli occhi chiusi ed il viso concentrato. Rin vide chiaramente che aveva una spada di bambù salda in entrambe le mani, a mezz'aria, nell'atto congelato di puntarla davanti a sé.

Era così bello che sembrava provenire da un'altra epoca.

Ma se quell'atteggiamento così austero e ammaliante allo stesso tempo aveva già attirato la sua completa attenzione, ciò che la colpì in modo del tutto particolare fu il suo abbigliamento da kendoka costituito da un paio di hakama blu notte e da un keikogi di un azzurro così tenue da sembrare bianco. I piedi e parte delle braccia nude rivelavano soltanto un poco dei muscoli che aveva celati sotto i vestiti.

Rin si sentì avvampare al solo pensiero che avrebbe potuto vederlo senza nulla addosso da un momento all'altro - tanto che fu costretta a sorreggere la tazza che aveva portato con sé con entrambe le mani - ma il fatto che lui al momento si ostinasse a non andare oltre il semplice scambio di tenerezze prima o poi l'avrebbe mandata fuori di testa.

Le sembrò di ritornare al momento del loro primo incontro. Anche allora Rin aveva in mano una tazza di tisana in mano e mille pensieri sconci a cavalcare liberamente nella sua testa.

Possibile che doveva sempre andare a finire con l'immaginarlo in quel modo? E pensare che non le era mai successo con nessuno prima di lui.

Da quando aveva definitivamente capito che lei era vergine, Sesshomaru cercava di non indisporla in alcun modo, e questa attenzione nei suoi confronti la apprezzava moltissimo, tanto che queste premure glielo facevano desiderare ancora di più.

Questione di pochi secondi e Sesshomaru cominciò a muoversi, a dare affondi sempre più veloci ed incredibilmente precisi, a schivare, a colpire di nuovo e a ritornare nella posizione di partenza, ritornando perfettamente immobile.

Rin continuò ad osservarlo incantata, riuscendo a stento a realizzare che quell'uomo così etereo era il medico con cui aveva cominciato a condividere la sua vita.

Una volta le aveva accennato qualcosa della sua passione per il kendo, ma la scoperta di un dojo all'interno della sua residenza con i suoi occhi le fece comprendere che Sesshomaru in fondo era un mondo tutto da scoprire, e non solamente un uomo disinteressato del mondo intero - tranne che a lei, ovviamente.

Rise deliziata a quel pensiero e a malapena si accorse che nel frattempo Sesshomaru era arrivato alla porta.

“Rin” la chiamò improvvisamente, senza darle tempo di comprendere che lui l'aveva ormai sentita arrivare da un bel pezzo “non è necessario sbirciare.”

Rin sussultò dalla sorpresa, tanto che fu costretta ad indietreggiare di due passi incerti. Ma non distolse lo sguardo dal suo, e continuò a bearsi tranquillamente del loro taglio fiero come se nulla fosse successo e stesse ancora lì a farsi una panoramica del suo corpo di nascosto.

Quasi nemmeno si rese conto che Sesshomaru vide la tazza nelle sue mani e la prese per tracannarla tutta d'un sorso. Quel gesto gli scoprì il collo muscoloso invitante, avvolto da mille goccioline di sudore. La testa alzarsi ed abbassarsi velocemente non le diede il tempo materiale per concedersi qualche altro istante di contemplazione.

“E... Ehi!” fu la debole protesta di lei, ma comprese con rammarico ed un pizzico di vergogna che era arrivata con molti, troppi secondi di plateale ritardo e con la testa fumante di vergogna.

Sesshomaru la vide riscuotersi e cercare di recuperare le briciole del suo autocontrollo. Ma ormai Rin aveva le guance rosse - troppo rosse - e non gli fu difficile immaginare cosa la sua testolina stesse pensando. Sorrise in modo impercettibile, in modo tale che si sollevasse soltanto l'idea delle estremità delle sue labbra, e riposta la tazza sul banchetto degli asciugamani le si avvicinò fino a raggiungerla e stringerla in un abbraccio.

Rin avvertì il calore dirompente di Sesshomaru circondarla completamente, la sua mano dura al tatto muoversi con delicata lentezza sulla sua schiena e, cosa più importante, la ragazza sentì una leggera contrazione delle sue stesse parti intime.

Il sangue le schizzò come una furia al cervello e del tutto incapace di reagire l'unica risposta razionale a quel turbinio di emozioni furono le sue mani imprigionate sul petto di Sesshomaru afferrargli con una forza fin troppo modesta la scollatura del keikogi.

Quella non era la prima volta che la abbracciava d'impeto, eppure grazie a qualcosa di inedito quella notte sarebbe stata diversa.

La ragazza si diede della stupida dentro di sé - ricordandosi mentalmente che un pensiero così idiota avrebbe dovuto segnarselo.

Forse queste considerazioni erano dovute al fatto che ora vivevano sotto lo stesso tetto, e che nonostante i loro turni lavorativi combaciavano perfettamente soltanto tre volte alla settimana non c'era giorno in cui Sesshomaru mancasse di lasciarle un bacio o una carezza prima di separarsi nuovamente da lei. C'era qualcosa di gentile in lui, e Rin era tremendamente lusingata dal fatto che dimostrasse quel lato soltanto a lei. Quel pensiero scivolato via quasi per caso le diede motivo di riflettere su eventuali relazioni di Sesshomaru antecedenti a quella che ora stava vivendo con lei - non era così ingenua da pensare che un uomo del genere non avesse mai avuto altre... compagnie, se non compagne.

All'improvviso Sesshomaru chinò il capo fino ad arrivare lento e allo stesso tempo deciso alla linea del suo volto, finché Rin non avvertì il suo fiato accaldato a causa degli allenamenti appena sotto il lobo dell'orecchio.

Rin rimase immobile ad abbeverarsi di ogni secondo di quella magnifica sensazione, ma non paga si protese verso di lui sollevandosi con le punte dei piedi, sentendo poi finalmente la pelle del volto di Sesshomaru sfiorare con esasperante esitazione la sua. Il suo stomaco si aggrovigliò quando finalmente Sesshomaru si decise a raccogliere con delicatezza il suo viso con la sua mano, e nel momento in cui le baciò il collo le sembrò che il suo cuore stesse per scoppiare da un momento all'altro. Si aggrappò a lui, credendo di crollare goffamente sul pavimento come un sacco di riso, ma questo non fece altro che spingere Sesshomaru a leccarla piano con la lingua. Il respiro già corto della ragazza reagì con un gemito appena percettibile: si morse le labbra per reprimerlo, forse per mantenere quell'ultimo barlume di razionalità che le era rimasto, ma ogni tentativo di mantenersi lucida - o perlomeno di sembrarlo - fallì miseramente quando sentì i suoi denti posarsi delicatamente su di sé per morderla piano.

Sesshomaru la sentì soffiare piano il suo nome, trasformandolo in un suono dolce e pregno di desiderio. Con il braccio libero la avvolse del tutto, stringendola appositamente per arrivare con la mano al fondoschiena della ragazza.

Nel momento in cui Sesshomaru cominciò ad insinuare le sue dita nei suoi shorts, Rin tremò dalla sorpresa, ma sentì che il suo corpo non riusciva a farne a meno. Il suo addome si avvicinò a quello dell'uomo - o era stato lui ad attirarla a sé? - e cercò di ricambiare le sue effusioni sul suo collo con dei baci su ogni parte del viso del compagno che fosse alla sua portata.

Fu abbastanza - anche troppo - da indurre Sesshomaru ad esporre il suo petto per accoglierla. L'uomo percepì le morbide rotondità di Rin fremere contro di lui, mentre lei gettò una esclamazione divisa fra l'eccitazione e la sorpresa. Si impose di mantenere la calma, di guardarla negli occhi senza lasciar trapelare eccessivamente quanto fosse a corto di lucidità, ma non poté trattenersi. Avvicinò le sue labbra a quelle di Rin nuovamente, stimolandole con lente carezze della lingua finché lei non le schiuse del tutto, lasciando che si insinuasse nella sua bocca e saggiasse la sua lingua che nel frattempo non rimase affatto ferma, in una continua lotta che Sesshomaru voleva finire il più tardi possibile.

Per quanto la sua testa fosse completamente leggera, Rin avrebbe voluto dirgli quanto fosse troppo per lei, che se non le avesse dato tregua avrebbe anche rischiato di svenire con la testa in fiamme che si ritrovava, ma che lui si fermasse era l'ultima cosa che voleva in quel preciso momento.

Gli circondò il collo, incurante del sottile sudore che lo ricopriva, e rese quel bacio ancora più intenso, più totalizzante. Voleva che in qualche modo lui comprendesse che era pronta per lui e che non ci sarebbe stato niente che le avesse impedito di fare l'amore, nemmeno lui stesso.

Stava morendo di vergogna, era vero, ma cercare un contatto con lui ancora più deciso ed intimo d'un tratto sembrò qualcosa di estremamente naturale.

Sesshomaru si abbassò quel poco che bastava per afferrarle i glutei e sollevarla da terra con un gesto secco. Rin interruppe il contatto fra le loro labbra in un ansito sorpreso; e forse per non lasciarlo o forse per paura di cadere, le sue ginocchia istintivamente si strinsero con non poco imbarazzo attorno alla sua vita.

Sesshomaru non ricordava di essere mai stato così coinvolto dal punto di vista sessuale, ma nel breve lasso di tempo che prese ad osservarle le lunghe ciglia di ebano e le sue labbra rosse e gonfie si rese conto di essere completamente nelle sue mani, che oltre ad essere maledettamente e inconsapevolmente seducente e assuefante, Rin era anche in grado di farlo soccombere senza il benché minimo sforzo o volontà.

La osservò sorridere imbarazzata dalla sua stessa reazione e avvicinarsi con le guance arrossate fino ad avere la sua fronte unita alla propria e scambiare con lui il suo fiato, mentre con estrema lentezza Sesshomaru riuscì ad articolare due sole parole.

“Mi vuoi?”

In tutto il periodo in cui si erano frequentati, mai Rin aveva visto o udito così palesemente il desiderio di Sesshomaru per lei, né aveva mai visto i suoi occhi così rapiti e lucenti come in quel preciso istante. Aveva uno sguardo che non prometteva limiti per quella notte, soltanto tanta passione fino ad ora rimasta latente, e per lei che si sentiva allo stremo dopo tutti quei giorni ad attenderlo, dopo tutte le effusioni che si erano scambiati fin quasi a scoppiare, fu decisamente l'ultima goccia.

Non gli rispose a parole - come avrebbe potuto? Oramai dalla sua bocca sarebbero usciti solamente dei balbettii sconnessi - ma con una mossa coraggiosa seppure tremendamente incerta si tolse la maglietta, rimanendo in reggiseno.

Ammaliato dal morbido incavo dei suoi seni, Sesshomaru tirò un sospiro prima di posare un bacio sul suo sterno. Rin mugugnò un poco, ma gli permise di affondare ulteriormente il viso nel suo petto, e con movimenti lenti della lingua tracciò una scia di fuoco che scendeva verso il basso. Percepì l'imbarazzo di Rin farsi strada nelle sue braccia, incerte se attirarlo a sé oppure lasciarlo fare senza intervenire, ma nel mentre sentì le sue dita insinuarsi fra i suoi capelli, raggiungere il nastro che li teneva legati e sfilarlo del tutto.

Fu come ritornare allo stato primitivo del suo essere, come passare dall'austerità che lo aveva sempre caratterizzato - anche sul piano sessuale - ad una cocente fiamma stavolta alimentata da un senso di assolutezza che gli faceva perfino dimenticare il suo nome.

Fino a quel momento soltanto la rabbia gli donava quella sensazione, ma mai l'amore.

Non avendolo mai sperimentato sulla propria pelle prima d'ora, pensava di non arrivare ad esserne sensibile. Era futile, con effetti deleteri, spesso non lasciava alcun barlume di razionalità nonostante fosse un misero sentimento dettato da una mera circostanza, forse il più infimo, nel quale soltanto gli sciocchi come suo padre potevano cadervi.

Eppure non esisteva alcuna scusante che reggesse al cospetto degli occhi grandi e brillanti di Rin e della sua semplicità, tanto meno a quel rossore soffuso sulle guance e a quell'espressione a metà strada fra lo stupore e l'aspettativa.

Nel momento in cui Sesshomaru si avvicinò a lei per stuzzicarle le labbra con la punta della lingua, si udì il campanello di casa iniziare a suonare insistentemente.

“Q... qualcuno sta suonando alla tua porta...”

La voce tenue di Rin gli diede motivo di credere che lei si considerasse troppo coinvolta per interrompere un momento come quello, eppure d'un tratto lei voltò il capo, attirata dalla continua scampanellata furiosa che proprio non voleva saperne di lasciarli in pace.

Era sera inoltrata, Jaken se n'era appena andato, e Sesshomaru non era solito ricevere visite, tanto meno inopportune come si stava dimostrando di essere quella.

Si chinò per lasciare delicatamente Rin a terra non mancando di esternare la propria contrarietà, e si avviò a passo svelto verso l'ingresso.

La ragazza lo seguì, mentre cercava a tastoni la maglietta lasciata sul pavimento. Sentì montare la curiosità nonostante anche lei fosse lievemente infastidita dall'interruzione. Chissà chi doveva essere a quell'ora della notte.

Sesshomaru aprì la porta con movimenti nervosi, e fu solo in quel momento che Rin si rese conto che fuori stava per piovere. Ma non fu quello a catturare completamente la sua attenzione.

La persona che aveva suonato era un ragazzo dall'aspetto decisamente più giovane di quello di Sesshomaru, con dei capelli lunghissimi esattamente come i suoi ma con un atteggiamento molto più spigliato del suo.

Al di là di una vaga somiglianza che li rendeva stranamente simili, sembrava conoscerlo da sempre.

“Scusami tanto, ma io passo la notte qui.”

Entrò con noncuranza, grattandosi la testa con un'aria assonnata e stanca.

“Inuyasha, che cosa ci fai qui?”

Sesshomaru lanciò una smorfia di disappunto, ma l'altro sembrò totalmente indifferente al fatto che fosse contrariato. Piuttosto, si rese immediatamente conto che dietro la figura slanciata di Sesshomaru si nascondesse una ragazza.

“Kagome mi ha buttato fuori” rispose Inuyasha.

“E dovevi venire qui?”

“... e cosa diamine dovevo fare, secondo te?”

“Andare da tua madre, è ovvio.”

“Nah, casa di mia madre è troppo lontana. E poi era molto più divertente il pensiero di infastidire te o Jaken. Ma vedo che non siete soli, qui.”

Inuyasha ritornò strategicamente a focalizzare la sua attenzione su Rin, e Sesshomaru se ne sentì profondamente irritato. Di certo avrebbe preso a canzonarlo, e non avrebbe smesso per un po' di tempo.

Ma Inuyasha non era più interessato a lui, e con il suo tipico atteggiamento confidenziale si avvicinò alla ragazza e le porse la mano.

“Sono Rin.”

“Ciao, Rin!” le disse, con un sorriso stampato in faccia. “Io invece mi chiamo Inuyasha e purtroppo sono suo fratello minore.”

“Fratellastro” lo corresse Sesshomaru.

“Fa' lo stesso.”

“Fratello?” chiese Rin, dapprima perplessa, poi sempre più entusiasta. Prese la mano di Sesshomaru, e con un tono decisamente divertito lo rimproverò bonariamente.

“Perché non mi hai mai parlato di un fratello?”

“Perché non lo ha mai digerito” le spiegò Inuyasha. “Certo, a lei avresti potuto dirlo tranquillamente, mi sembra. Non è un caso che tu sia qui, di notte, e per di più con dei vestiti indosso.”

“Lei vive con me” lo ammonì Sesshomaru “e dal momento che ora sei venuto a saperlo, ti proibisco di dirlo a mia madre. Deciderò io quando e come farlo. Tutto chiaro, Inuyasha?”

“Quindi è...”

“Sì.”

Inizialmente Inuyasha fu stupito da quella piacevole novità, ma poi emise un fischio di apprezzamento e sorrise all'indirizzo della giovane.

“Terrò il segreto, davvero. Potete stare tranquilli. Non avrei mai detto che ti saresti affezionato a qualcuno fino a questo punto” commentò poi all'indirizzo di Sesshomaru.

Il fratello maggiore non rispose, cacciando dalle labbra soltanto un verso di sdegno che sembrava quasi un ringhio.

Qualcuno oltre Jaken era venuto a conoscenza della sua fidanzata o compagna - sorrise fra sé, pensando a queste parole - e la qual cosa lo aveva messo in uno stato di lieve disagio. Non per il fatto che ci fosse qualcuno che avesse sciolto quello che tutti reputavano fosse un cuore di ghiaccio - ciò era decisamente secondario - ma perché ora doveva aspettarsi da un momento all'altro che sua madre lo onorasse della sua presenza dopo tanto tempo.

Dopo il rifiuto di quell'assurdo matrimonio combinato a cui voleva costringerlo, se avesse saputo che c'era qualcun altro nella sua vita lo avrebbe tartassato a vita. Ma soprattutto ,avrebbe cercato in tutti i modi di allontanarli con il potere della sua lingua biforcuta accompagnata al suo elegantissimo sarcasmo.

E Sesshomaru, questo non voleva permetterlo.

Di per sé il suo maggiordomo Jaken cercava sempre di redarguire Rin come se fosse una bambina a cui era strettamente necessario insegnarle di stare al suo posto in quanto teoricamente “inferiore” allo status di cui godeva Sesshomaru fin dalla nascita. Ma se a questo inconveniente poteva rimediare da sé ricacciando puntualmente Jaken al suo posto, con sua madre la situazione cambiava drasticamente dal momento che ricopriva un ruolo più autorevole.

D'altro canto però, essere racchiusi in un guscio tenendo all'oscuro la sua famiglia per sempre non sarebbe stato giusto nei confronti di Rin. Lei in fondo aveva il diritto di fare la conoscenza di tutti, esattamente come aveva fatto Kagome a suo tempo, ma soltanto quando la situazione sarebbe maturata, e quando lei non avrebbe più dato peso alle parole altrui sentendosi poi scoraggiata e propensa a lasciarlo.

Avrebbe fatto di tutto per scongiurare la loro separazione, a meno che lei non avesse voluto per cause di forza maggiore.

“Sei più nervoso del solito, Sesshomaru. Non è che ho interrotto qualcosa?!”

Solo dalla battutina ironica di Inuyasha e dall'improvviso rossore di Rin Sesshomaru si rese conto di aver stretto la mano a pugno fino a sbiancare le nocche, così cercò di allentare immediatamente la tensione dei suoi muscoli e togliersi il fratellastro davanti agli occhi dirigendosi a passo svelto verso l'interno della casa, in direzione delle scale.

“Solo per questa notte” disse soltanto. “Domani mattina non voglio trovarti qui.”

“Non ci tengo a restare, lo sai.”

“Felice di saperlo.”

In quello che sembrava tutto fuorché un teatrino - a giudicare dai toni seri che aveva preso quella conversazione - Rin cercò di mitigare l'atmosfera, o perlomeno di renderla meno pesante per Inuyasha.

“Ti va' della tisana? E' già pronta!”

“Certo, grazie.”

Ormai con la figura ingombrante di suo fratello lontana dalla sua vista, Inuyasha si concesse la libertà di seguire Rin in cucina, sedendosi ad una sedia del tavolo pronto a saperne di più su quella faccenda.

Solitamente non era interessato alle vicissitudini di quel principino perfettino, ma poteva perdersi l'occasione di carpire più informazioni su quell'evento decisamente unico?

Ovviamente no.

“Da quando sei qui?”

“Da qualche giorno, in realtà.”

Rin si sedette al tavolo, porgendo una tazza al ragazzo e posandone un'altra davanti a lei. La prima cosa che Inuyasha notò fu la tranquillità della giovane con cui eseguiva questi gesti, come se avesse abitato lì da sempre.

“Ti trovi bene?”

Gli venne tremendamente spontaneo chiederlo, e si sorprese come una semplice domanda di circostanza come quella potesse assumere un significato così intricato quando si trattava della compagnia di Sesshomaru.

“Beh, è un po' presto per dirlo con certezza” rispose lei, non senza pensare all'astioso comportamento di Jaken. “Però Sesshomaru sta facendo del suo meglio.”

“Davvero? Si comporta bene con te?”

“Benissimo!” disse lei, e davanti al suo tenue rossore e al suo sorriso vagamente languido Inuyasha si sentì in qualche modo rassicurato.

“Quindi se non è lui il problema deve esserlo Jaken.”

Rin lasciò che un sospiro triste le attraversasse le labbra, ma si sentì rincuorata del fatto che qualcuno fosse riuscito a comprendere la situazione. Essendo un membro della famiglia di Sesshomaru, Inuyasha doveva conoscere bene le dinamiche che intercorrevano fra Sesshomaru e Jaken, e averle in qualche modo spezzate la gettava seriamente nello sconforto.

“Non sopporta che qualcuno sia riuscito a spodestarlo dal cuore del suo amato padrone” commentò Inuyasha, con un'aria di sufficienza che avrebbe dovuto almeno in parte mitigare i timori di Rin. “Peccato che Sesshomaru lo ucciderebbe alla minima occasione favorevole, altro che cuore!”

La ragazza finalmente sorrise spontaneamente, e si concesse uno sguardo di gratitudine rivolto ad Inuyasha, il quale ricambiò con un sorriso ironico e rassicurante al tempo stesso.

“Quel demonietto non ti darà più fastidio del dovuto se Sesshomaru non glielo permetterà. A proposito,” riprese il ragazzo “capisco che non sono di suo gradimento, ma sparire così mi pare un po' troppo!”

“Probabilmente è in bagno a farsi una doccia” ipotizzò la ragazza. “Giusto qualche istante fa era nel dojo ad allenarsi.”

“Sempre a combattere, quell'idiota.”

“Non sapevo che fosse addirittura un artista marziale!” esclamò nel frattempo lei con un cinguettio felice. “L'ho scoperto proprio adesso!”

Rin stava dimostrando fin troppo entusiasmo, eppure al di là di quell'assurda reazione euforica Inuyasha non poté fare a meno di pensare che Sesshomaru stava realmente rendendo felice qualcuno.

Il maggiore dei fratelli Taisho però, in quel momento era tutto fuorché contento. Era in collera come poche volte era capitato nella sua vita, e se prima aveva cominciato gli allenamenti con la prospettiva di un bel getto di acqua tiepida a ristorarlo, ora sentiva più che mai il bisogno di una doccia ghiacciata.

Aveva assolutamente bisogno di smaltire quella che avrebbe potuto essere la prima di una lunga serie di notti indimenticabili con Rin, disgraziatamente interrotta da quel fratellastro che gli era piombato in casa come se fosse una persona particolarmente attesa, da quelle parti.

Entrò nella cabina, e prima che potesse anche solo formulare il pensiero di chiuderla il getto freddo lo investì in pieno, riuscendo in parte ad anestetizzare il desiderio e la rabbia senza spegnerli del tutto. Probabilmente le cose sarebbero degenerate una volta a letto con Rin - dal momento che dormivano insieme - ma d'altro canto era più o meno certo di riuscire a resistere almeno finché Rin non gli avesse fatto comprendere apertamente di voler fare l'amore con lui.

Espirò tutta l'aria calda dal suo corpo in un ennesimo tentativo di calmarsi, mentre con movenze decisamente più frettolose e meccaniche recuperava un cuscino dall'armadio della biancheria di riserva accanto al bagno: l'unico atto di gentilezza che quell'idiota avrebbe mai avuto da parte sua.

Inuyasha, dal canto suo, credeva davvero che fosse riuscito nel malsano intento di intrufolarsi in casa di Sesshomaru per metterlo nelle condizioni di arrabbiarsi gratuitamente, e il fatto che ci fosse una ragazza con lui - una ragazza con cui d'ora in poi avrebbe diviso il tetto - rendeva la cosa ancora più divertente.

Per una volta, le sfuriate di Kagome erano servite a farlo divertire con un risvolto del tutto inaspettato: che Sesshomaru avesse a cuore qualcuno al punto da accoglierlo all'interno del suo territorio a primo acchito era stata una scoperta al limite dell'assurdo, ma anche decisamente piacevole.

Bevve l'ennesimo sorso dalla tazza godendo dei suoi bei pensieri che però furono soppiantati dalla figura seminuda di suo fratello, con uno sguardo che non presagiva niente di buono.

Sesshomaru arrivò in cucina con un solo asciugamani a coprirgli le parti intime, e con un cuscino stretto in una mano che senza alcun dubbio era destinato ad Inuyasha.

Rin rimase senza fiato a quella visione, e per qualche istante si beò delle gocce di acqua che gli carezzavano il viso e che scendevano dalle ciocche dei suoi capelli lunghissimi per poi solcare i muscoli del suo petto; e quando ne vide alcune perdersi nel tessuto di spugna che gli circondava i fianchi, la ragazza avvampò come successo già qualche istante prima che Inuyasha arrivasse.

Lo sguardo fisso sul fratello poi, così terribilmente insofferente, per qualche strana ragione lo rese ancora più distante, appunto per questo ancora più bello ed etereo.

Doveva immediatamente distogliere lo sguardo, altrimenti il suo cuore non avrebbe retto.

Rin a malapena riuscì a ritornare in sé quando Sesshomaru lanciò il cuscino sulla faccia di Inuyasha, poi l'uomo si avviò a passo spedito verso la sua camera da letto.

“Forse è meglio che dorma un po'” disse Inuyasha, alzandosi e sistemandosi il cuscino dietro la testa, su uno dei divani del salone, per nulla turbato dell'atteggiamento del fratello.

“Anch'io vado a riposarmi un po'.”

“Allora, buonanotte Rin.”

“Buonanotte, Inuyasha.”

La giovane lasciò il salone spegnendo la luce, e si concesse un sorriso.

Inuyasha si era dimostrato piacevolmente sorpreso del fatto che ci fosse qualcuno con Sesshomaru, e nonostante le schermaglie che si erano verificate fra i due non c'era stato niente di eccessivamente violento. Forse perché c'era lei nei paraggi, o comunque erano soliti limitarsi a scambiarsi frecciatine e niente di più.

Era ancora sovrappensiero quando entrò in camera da letto, perciò sobbalzò quando trovò Sesshomaru di spalle completamente nudo armeggiare all'interno dell'enorme armadio.

Come se fosse dotato di volontà propria, il corpo della ragazza si appiattì contro la porta chiusa, di contro però si scoprì del tutto libera di scandagliare con lo sguardo ogni centimetro di quella pelle, di quei muscoli gonfi e tesi. Sentì di andare a fuoco dalla testa ai piedi, soprattutto ora che erano finalmente da soli.

Ora più che mai avrebbe volentieri abbandonato tutte le sue paure per lui, e il tenue fremito delle sue gambe lo stava ampiamente confermando.

Avrebbe tanto voluto che accadesse qualcosa di eccitante, che le mani di Sesshomaru andassero oltre l'incavo dei suoi seni o delle sue gambe, che il suo corpo possente accogliesse finalmente il suo.

D'altronde prima che arrivasse Inuyasha non erano lì lì per arrivare a...?

Il suo cuore si sentì improvvisamente debole, in balìa di tante sensazioni che aveva già avuto modo di sperimentare. Credette davvero di essere sul punto di avere un infarto, e forse la sua audacia un giorno o l'altro le avrebbe giocato brutti tiri.

“Vieni, Rin.”

La voce di Sesshomaru la riscosse da quel turbinio di emozioni, e Rin lo ritrovò già disteso sul letto con indosso la camicia del pigiama, in attesa che lei lo raggiungesse per potersi accoccolare a lui come facevano ormai da qualche notte.

Dapprima rimase alquanto delusa - quand'è che si era vestito?! - ma poi riacquistò il solito entusiasmo e si precipitò fra le sue braccia. Immediatamente percepì il calore del suo petto ancora una volta e le sue braccia stringerla a sé. Si sentì felice, al limite dell'estatico, come se avesse una specie di febbre che però non faceva male.

Ma mentre alzava il viso verso di lui si rese conto che Sesshomaru aveva una espressione lievemente accigliata, per quanto non le apparisse distante.

La ragazza poggiò piano la sua mano sul petto di lui, all'altezza del cuore, per poi cercare di scaldare l'atmosfera carezzandolo lievemente, fin dove la sua intraprendenza riuscisse ad arrivare in quel momento. Quando però Sesshomaru sembrò non recepire il suo messaggio fra le righe, Rin osò baciargli la base del collo, morbidamente, con fare innocente - forse troppo innocente - al quale l'altro rispose con quella che rassomigliava ad una nervosa scrollata di spalle.

In un altro momento Sesshomaru avrebbe ricambiato senza pensarci due volte, ma ora per non considerarla minimamente doveva essere tremendamente arrabbiato.

“Non mi baci più?!”

Il suo mormorio deluso sembrò sortire il suo effetto, perché l'uomo si voltò verso di lei con una espressione perplessa. Ma Rin non ebbe il tempo di fare alcunché, perché con una sola mossa si ritrovò sotto di lui, con le labbra rudemente incollate alle sue ed una coscia di lui che Sesshomaru aveva strategicamente insinuato fra le sue gambe, strusciandola appena contro la sua intimità.

La giovane arrossì furiosamente, ma nonostante l'imbarazzo rispose al suo bacio con trasporto sorridendo fra sé ma conservando anche quel pizzico di paura che spesso, durante alcune serate più o meno inequivocabili con Sesshomaru, aveva provato.

Decise di ignorarla, così come decise di mettere da parte la vergogna. Allentò il bacio soltanto per riacquistare quel barlume di lucidità necessaria per posare di nuovo la sua mano all'altezza del cuore di Sesshomaru. Sentirlo battere così forte, al punto da percepirlo facilmente con il tatto appena al di sotto della sua pelle, le procurava una tenerezza incontenibile.

“Non pensare neanche lontanamente che non voglia baciarti” rispose lui ansante, una volta interrotto il contatto.

Gli gettò le braccia al collo visibilmente stordita, con un desiderio nuovo ad incendiarle il bassoventre, ma per qualche strana ragione Sesshomaru stavolta la strinse nuovamente soltanto per invitare la sua testa a posarsi sul suo petto per poi carezzarle piano i capelli.

“Non credo sia il momento” spiegò, e furono parole che non avrebbe mai voluto pronunciare quella notte, tanto meno alla persona che gli faceva letteralmente perdere la testa con la sua sola presenza.

“E' per via di tuo fratello?”

Sesshomaru avrebbe voluto sorridere. La perspicacia di Rin era una delle cose che apprezzava di più di lei. Ma era troppo irritato per dimenticare che appena al di là di un paio di pareti Inuyasha stesse beatamente ronfando come se lì dentro non corresse alcun pericolo di vita.

“Fratellastro, Rin” precisò a fatica, con un lieve tono di conferma.

“E' una brava persona! Sembrava davvero felice di... noi.”

Mentre Rin galleggiava allegramente nelle sue considerazioni, Sesshomaru non poté fare meno di notare che probabilmente la ragazza aveva ragione.

Inuyasha sembrava perfino contento che ci fosse qualcun altro oltre a lui e a Jaken a popolare quella magione immensa.

Inoltre, a dispetto della sua lingua lunga e alla sua fastidiosa inclinazione a fare scherzi di pessimo gusto - specialmente al suo indirizzo - non aveva battuto ciglio quando gli era stato intimato di non dire niente a nessuno. Principalmente era stato questo a fargli abbassare la guardia nei suoi confronti.

“Comunque, grazie.”

“Hm?!”

“Grazie per avergli detto di non dirlo subito a tua madre. Sai, è che... non mi sento pronta.”

“Non pensare che non voglia, desidero solo trovare il momento adatto per farlo.”

“Se lo ritieni opportuno, per me va bene.”

“E' una donna alquanto particolare, semplicemente non voglio che lei ti infastidisca...”

Rin lo guardò per qualche istante con uno sguardo preoccupato.

“Potrebbe?”

Sesshomaru lasciò per un po' che il silenzio parlasse al suo posto, rendendosi conto che l'espressione di Rin diventava via via sempre più tesa.

“Non sarebbe molto piacevole per me se dovesse tentare di allontanarti...”

Non permise alle sue paure di concretizzarsi ulteriormente, perché non era in quel modo che voleva esprimere i suoi sentimenti per Rin. Lo avrebbe fatto, certamente - quanto poteva essere importante per lei sentirsi dire la parola amore? - ma non con l'ombra nivea di sua madre ad aleggiare sulle loro teste.

Non aveva mai sentito la necessità di ottenere approvazione da nessuno in qualsiasi cosa facesse, e non l'avrebbe cercata ora che una persona aveva così radicalmente cambiato la sua vita e che a sua volta l'aveva cambiata a lei.

Quando Rin si strinse a lui, avvicinando la sua bocca alla guancia per potergli lasciare un bacio, Sesshomaru ebbe la sensazione che le sue paure in fondo, fossero quasi completamente infondate.

In tutta sincerità, la ragazza non sapeva come replicare a parole. Davvero sua madre era così... perfida? Certo, lui non scherzava con il suo atteggiamento freddo nei riguardi di ogni cosa che avesse vita propria ma aveva spesso dimostrato che non era affatto così come lo si dipingeva in un primo momento. Ma la madre era davvero in grado di arrivare a separarli?

“Tu non pensarci...” mormorò Sesshomaru, prima che gli occhi di Rin si chiudessero per la stanchezza. “Per quel che mi riguarda...”

Il campanello suonò di nuovo, svegliando la giovane di soprassalto e cogliendo di sorpresa l'uomo.

Quella notte proprio non ci sarebbe stato un briciolo di pace, e con questo pensiero a mandargli il sangue al cervello Sesshomaru scattò in piedi come una molla.

Ora non avrebbe risposto più delle sue azioni, specialmente se al di là della porta ci fosse stato Jaken.

A malapena si rese conto che Rin aveva lasciato la camera da letto, stavolta senza seguirlo. Probabilmente aveva percepito la sua rabbia, soprattutto quel senso di frustrazione che malgrado una volta a letto con lei non era riuscito a farsela passare del tutto.

Arrivò all'uscio con passo marziale, pronto a sferrare il più potente pugno che la sua mano avesse mai provato a sperimentare, ma rimase alquanto interdetto quando vide Kagome sulla soglia, con un ombrello pieghevole a ripararla dalla pioggia battente che minacciava pericolosamente di arrendersi al forte vento notturno.

“Ciao!” disse con un sorriso, cercando di tenere a bada la sua chioma scura dalle intemperie.

Sembrava felice di vederlo mentre lui a dire il vero un po' meno, ma non l'avrebbe di certo fatta restare sotto la pioggia ancora per molto. Se era lì probabilmente stava cercando quell'accozzaglia di ossa e sarcasmo di Inuyasha.

Si fece da parte, invitandola implicitamente ad entrare, e dopo qualche secondo che si concesse per pensare Kagome chiuse l'ombrello, mentre l'altro non attese la domanda della ragazza - anche perché in verità era fin troppo ovvio il perché fosse lì.

“Se stai cercando quella nullità, è qui a ronfare della grossa.”

“Oh, sì” rispose lei, tirando un sospiro di sollievo. “Lo sapevo. Oh, grazie!” esclamò quando Sesshomaru le fece cenno di lasciargli la giacca e l'ombrello.

Inizialmente si era dimostrato freddo con la fidanzata del suo fratellastro, reputandola semplicemente fastidiosa, ma Sesshomaru suo malgrado aveva imparato a conoscere meglio Kagome anche grazie a quelle che sua madre e la sua matrigna amavano definire riunioni di famiglia. Peccato che quell'espressione era soltanto un espediente per parlare di emerite sciocchezze, come addobbare la casa per Natale, dove andare in vacanza durante i mesi estivi o semplicemente per scambiarsi consigli di varia natura.

Per quanto Higurashi non fosse da meno, dal momento che anche lei era solita tirare fuori volentieri la sua vena melensa, in determinate occasioni aveva in sé quella strana capacità di ragionamento molto più lucida di Izayoi e molto più genuina di Inukimi.

Non provava e non aveva mai provato niente che fosse anche lontanamente paragonabile a ciò che sentiva per Rin, ma sicuramente aveva percepito un altro tipo di interesse, decisamente più accostabile a quello che avrebbe avuto nei confronti di una sorella se soltanto ne avesse avuta una.

Aveva spesso pensato addirittura che Inuyasha non la meritasse. Sapendo quanto la ragazza avesse sofferto a causa sua, al suo posto non l'avrebbe più degnato nemmeno di uno sguardo.

Ma Kagome lo amava, e ora Sesshomaru comprendeva bene quali scherzi - spesso di pessimo gusto - faceva l'amore.

“Mi dispiace disturbare, Sesshomaru” disse con un lieve tono di scusa. “Ti prometto che ce ne andremo quanto prima.”

“Non sei tu quella che disturba.”

“Oh, beh” replicò lei, ridacchiando nervosamente “immagino che Inuyasha abbia fatto lo stupido come al solito.”

Al di là dell'atteggiamento forzatamente scherzoso della ragazza, Sesshomaru sapeva bene che era sinceramente dispiaciuta per il fatto che fosse irritato a causa della presenza del fratellastro. Ma inspiegabilmente l'uomo volle toglierla dall'impaccio, e per farlo si sentì in dovere di presentarle il motivo.

Si voltò, rendendosi conto che Rin era rimasta tutto il tempo seminascosta dietro una parete ad osservare cosa stesse succedendo. Era chiaro che avvertendo tutto quel trambusto avrebbe potuto farsi una idea completamente sbagliata: spesso oltre a lui e Jaken lì dentro non c'era mai anima viva, a parte le incursioni indesiderate di sua madre di tanto in tanto, e ciò che stava succedendo in quel momento era soltanto un malaugurato caso, di quelli peggiori.

Ma in tutta quella confusione, Sesshomaru con la giovane Higurashi si sentì come se fosse al sicuro. Kagome conosceva l'invadenza mascherata da indifferenza di Inukimi, perciò non avrebbe riferito nulla che potesse metterlo in una situazione scomoda.

“Voglio presentarti qualcuno” disse a Kagome.

La ragazza lo guardò come se fosse diventato completamente matto - era sempre stato solo con Jaken dopo la parentesi ormai chiusa con Kagura - ma i suoi occhi assunsero uno strano scintillio quando dopo un cenno, Rin comparve oltre l'angolo del lungo corridoio con il suo solito visino timido ed incuriosito allo stesso tempo.

“Non mi dire!” esclamò Kagome entusiasta, del tutto indifferente all'introduzione che avrebbe voluto fare Sesshomaru. “Ma è una persona vivente, quella?!”

Sesshomaru le rivolse uno sguardo obliquo, ma Kagome era talmente assorta nell'osservare Rin che non se ne rese nemmeno conto; e dimenticandosi completamente di lui corse ad afferrare le mani di Rin con enfasi.

“Oh, scusami” interloquì all'indirizzo di Rin. “Il fatto è che ci avevo perso un po' le speranze con lui.”

Al di là delle sue considerazioni non proprio positive, nella mente di Sesshomaru corse il pensiero che fino a qualche tempo prima non aveva mai pensato alle fantomatiche speranze di Kagome.

Anzi, non aveva mai considerato l'idea di innamorarsi.

Guardò in direzione di Rin ancora piuttosto sorpresa da ciò che le stava accadendo intorno, e sentì montare della tenerezza nei suoi confronti che fino ad appena qualche istante prima aveva assunto i contorni di un eccitamento. Ma si rese anche conto che la ragazza aveva spostato il suo sguardo su di lui con aria interrogativa, e l'uomo fu costretto a darle delle spiegazioni in merito.

“E' la compagna di Inuyasha” disse soltanto.

“Ma che scema, non mi sono presentata!” intervenne Kagome esattamente come aveva fatto Rin con lui la prima volta che si erano conosciuti seriamente. “Kagome Higurashi, molto piacere!”

Rin cominciò a ridacchiare, per poi presentarsi a sua volta; ma nel frattempo la figura di Inuyasha emerse dalla penombra della casa con una espressione decisamente incredula.

“Ma... Kagome?!”

Evidentemente il ragazzo stentava a credere che la sua fidanzata fosse arrivata a casa di Sesshomaru, ma poi assunse un atteggiamento strano, di chi è stato colto in fallo e vorrebbe non ammettere la sconfitta nemmeno sotto tortura.

“Sì, proprio io! Ero sicura di trovarti esattamente nell'ultimo posto dove avrei potuto non cercarti. Anche se non vuoi farti trovare, io riesco sempre a scovarti!” ringhiò Kagome.

Gli si avvicinò con una cadenza decisamente minacciosa, e gradualmente Inuyasha indietreggiò con una espressione risentita.

Sembrava realmente una scena tragicomica di un teatrino, così involontariamente Rin scoppiò a ridere.

“E' una storia che purtroppo si ripete” si giustificò Kagome, ridacchiando per l'imbarazzo. Era evidente che aveva fatto una scenata tale da risultare divertente e che lo aveva capito.

Afferrò violentemente l'orecchio di Inuyasha, dirigendosi a passo di marcia verso l'ingresso.

Rin si ricordò che fuori pioveva a dirotto, e che non avrebbero fatto ritorno a casa senza doversi infradiciarsi dalla testa ai piedi a prescindere dalla distanza; ma la voce tonante di Sesshomaru la prevenne.

“Potete rimanere entrambi” esclamò all'indirizzo dei due.

Kagome si voltò con aria interrogativa, mentre Inuyasha dopo un attimo di smarrimento si dimenò per sottrarsi dalla presa della ragazza.

“Davvero? Grazie mille, Sesshomaru!” cinguettò Kagome. “Ce ne andremo quanto prima!”

Sesshomaru scosse la testa. Fece cenno a Rin di accompagnarli in salotto, davanti al camino, mentre lui avrebbe preparato qualcosa di caldo.

Era ovvio che nessuno avrebbe dormito quella notte, tanto meno Kagome che sicuramente avrebbe seppellito Rin con le sue domande.

Anche se aveva timore che Kagome l'avrebbe in qualche modo involontariamente infastidita, Sesshomaru si rivelò alquanto contento che la sua compagna facesse la conoscenza di qualcuno che meritasse la più completa fiducia; e osservandola prendere confidenza così presto e sorridere spensieratamente all'indirizzo di Kagome sentì il suo cuore gonfiarsi di tenerezza.

“Come vi siete conosciuti?”

“Lavoriamo nello stesso ospedale, anche se in reparti diversi” rispose Rin.

“Oh, allora conosci anche Kikyo!”

La conversazione stava prendendo una piega piuttosto obliqua per Kagome, tuttavia la ragazza sembrava tranquilla anche di fronte al nome dell'ex fidanzata di Inuyasha.

“Certamente!”

“E' la mia ex, ma ora è acqua passata.”

“Già, dopo aver tartassato a dovere Kagome con la tua indecisione.”

Sesshomaru si sentì in dovere di intervenire per poter ancora una volta rimarcare quanto la natura del suo fratellastro fosse inetta di fronte a determinate situazioni. Soltanto lui e gli amici in comune sapevano quante lacrime quella ragazza avesse versato per quell'amore che credeva non corrisposto.

“Ehi, hai intenzione di combattere?!”

Inuyasha non perse tempo nel controbattere, ma Kagome cercò di calmare il compagno.

“Smettila, Inuyasha! Un po' ha ragione, dai...”

“Tsk!” fece Inuyasha, con una espressione risentita. “Sentitelo, il cucciolo fedele! Rin, non dargli ascolto! Piuttosto, fa' attenzione a questo qui” disse indicando Sesshomaru con il pollice di traverso. “Se dovesse fare qualcosa che non va, dimmelo subito.”

Doveva averlo detto con il preciso scopo di infastidire ancora di più il fratello, perché il suo tono non ricordava minimamente una cadenza seria, piuttosto irriverentemente ironica.

Tuttavia, irritò Sesshomaru al punto da farlo scattare in piedi e rivolgergli uno sguardo minaccioso.

“Bene!” trillò Kagome nervosamente, alzandosi di scatto anche lei. “Nel frattempo si è fatto giorno!”

Dalla finestra emerse la pallida luce del sole non ancora completamente sorto, mentre la pioggia aveva cessato di scendere lasciando soltanto un buon odore di aria fresca.

Sesshomaru assunse una lieve espressione dispiaciuta, e Kagome se ne accorse.

“Devo tornare a casa e cambiarmi, il lavoro mi aspetta! Rin, possiamo scambiarci i numeri e incontrarci!”

Rin annuì, ricordando solo ora che avrebbe dovuto andare a dormire un po'. Ma era valsa la pena rimanere svegli per tutto quel tempo.

Soltanto quando la porta si chiuse dietro Inuyasha e Kagome, il corpo di Rin si concesse uno sbadiglio.

“Se sei stanca, puoi tornare a letto” disse Sesshomaru. “E' ancora molto presto.”

“Solo se tu vieni con me!”

“Anch'io devo andare, fra un po'” disse lui. Le posò un bacio delicato sulle labbra, mentre sentiva il cuore alleggerirsi quando la vide con un simpatico broncio sul viso.

Non credeva che quella notte avesse preso una piega simile, tanto meno credeva che Rin avesse conosciuto le prime persone della sua famiglia in un modo così caotico.

Sperava soltanto che le cose potessero proseguire per il meglio, una volta fatta la conoscenza di sua madre.

   
 
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