Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: _MoonFlower02_    16/05/2020    0 recensioni
Dal testo:
"Stava seduto davanti al davanzale e vi ci poggiava le braccia, avvicinandosi il più possibile al vetro, quando notò il suo capitano che usciva dall’edificio. Si guardava spesso intorno, come per assicurarsi che non lo vedesse nessuno, e continuava a marciare spedito. Incuriosito, Eren lo seguì con lo sguardo fino a che non scomparve dietro le mura. Era inusuale vedere Levi uscire con il maltempo se non era strettamente necessario e così il ragazzo volle scoprire il motivo di quell’eccezione."
Contiene spoiler dell’OVA Birth of Levi.
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Eren Jaeger, Levi Ackerman
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Eren era in camera sua e guardava fuori dalla finestra, incantato da quei soffici fiocchi bianchi che cadevano a terra. Era la prima neve dell’anno e si era dimenticato quanto quest’ultima potesse avere un effetto distensivo su di lui.
Stava seduto davanti al davanzale e vi ci poggiava le braccia, avvicinandosi il più possibile al vetro, quando notò il suo capitano che usciva dall’edificio. Si guardava spesso intorno, come per assicurarsi che non lo vedesse nessuno, e continuava a marciare spedito. Incuriosito, Eren lo seguì con lo sguardo fino a che non scomparve dietro le mura. Era inusuale vedere Levi uscire con il maltempo se non era strettamente necessario e così il ragazzo volle scoprire il motivo di quell’eccezione. Si infilò la giacca e scese in cortile, per poi imitare il percorso dell’altro.
Cercò di non farsi vedere, ma Levi era stranamente sovrappensiero e sembrò non notare la figura che lo seguiva una dozzina di metri più indietro. Il moro dovette però aumentare le distanze quando l’altro imboccò una stradina secondaria che portava fuori dalla città, verso i boschi.
Ancora più curioso, Eren osservò la figura che iniziava a confondersi con l’orizzonte a causa della neve, che iniziava a farsi più fitta, e affrettò il passo. Faceva molto freddo e non sapeva con quale diritto stesse in effetti pedinando il suo capitano, ma ormai era lì e non aveva più tempo per ripensarci.
Quando iniziò a vedere i grandi alberi che delimitavano il bosco sentì le guance arrossarsi e ripensò a ciò che era successo in quel luogo un paio di settimane prima. Non si sarebbe mai aspettato che il capitano potesse ricambiare i suoi sentimenti e che potesse dimostrarli così… bene.
Cercando di scacciare quei pensieri, prima di avvampare del tutto, oltrepassò il confine boschivo e continuò, fermandosi poi per acquattarsi tra i cespugli quando vide l’altro fermarsi: Levi aveva raggiunto una radura dove la neve non era quasi arrivata e stava raccogliendo qualche fiore che aveva resistito al freddo. Attraversato lo spiazzo, scostò del fogliame da un piccolo cumulo di terra e vi si sedette davanti. Ci poggiò i fiori sopra e chinò il capo chiudendo gli occhi, come se stesse riflettendo.
Eren poteva vedere solo il suo profilo destro, ma sembrava molto concentrato.
Come un fulmine a ciel sereno un’ipotesi colpì la mente del minore, che si lasciò sfuggire un “Capitano…” pieno di compassione. 
Un po’ troppo forte però.
Levi si voltò all’istante sgranando gli occhi e puntandoli in quelli del ragazzo, che notò fossero lucidi.
Dopo qualche attimo di smarrimento, il capitano si alzò in fretta e ruggì:
– Eren! Cosa diavolo ci fai qui?!
Ma il moro non aveva una risposta, così l’altro continuò:
– Tu… tu mi hai seguito, non è vero?
– Capitano io non volevo… Mi dispiace davvero, scusami. Non avrei dovuto.
– Certo che non avresti dovuto!
Levi sembrava sul punto di esplodere, ma poi sembrò crollare. Abbassò la testa e con un filo di voce, appena udibile nel silenzio della foresta, sussurrò:
– Ti prego Eren… Vattene.
Il ragazzo era tentato di obbedire e andarsene semplicemente, lasciandolo solo, ma il buon senso gli diceva che per una volta doveva fare di testa sua. Si avvicinò lentamente mentre l’altro rimaneva immobile, gli occhi coperti dai capelli.
Levi ringhiò un’ultima volta a denti stretti:
–  Non mi hai sentito? Ti ho detto di-
Ma non finì la frase perché Eren gli era arrivato davanti e, con uno scatto, lo aveva circondato con le braccia.
Quell’attimo sembrò infinito e nessuno dei due aveva idea di come comportarsi. Il minore aveva paura che Levi lo avrebbe spinto via, insultato e azzerato ogni sforzo che lui aveva fatto fino ad allora per avvicinarlo, ma tirò un sospiro di sollievo quando sentì due braccia stringersi alla sua schiena e il viso dell’altro premergli sulla spalla. Le lacrime che il capitano aveva trattenuto troppo a lungo ora erano libere di bagnargli la giubba e di questo Eren era grato.
–  Capitano…
–  Zitto moccioso.
Il ragazzo fu subito zittito dall’altro, che non voleva a tutti costi apparire debole. Quest’ultimo si allontanò un poco quando Eren gli mise una mano sul capo per guardarlo negli occhi. Il moro gli passò i pollici sulle guance per asciugarle ma l’altro si scostò riprendendo le distanze e distogliendo lo sguardo, cercando di ricomporsi.
–  Ci sono tutti?
Levi guardò sorpreso l’altro, che osservava il tumulo. Poi annuì e aggiunse:
–  Oltre a loro quattro ci sono anche Isabel e Farlan, due vecchi amici. Credo ti sarebbero piaciuti. Izzy era molto simile a te.
Eren capiva quanto fosse difficile parlarne e ascoltò in silenzio mentre Levi gli dava qualche informazione in più su di loro, fermandosi ogni tanto per mantenere il controllo della voce.
Dopo qualche minuto erano seduti sulla terra fredda e il maggiore, dopo un po’ di silenzio, concluse il suo racconto:
– Sai… gli stemmi non saranno comparabili ai i corpi, ma avere ancora qualcosa da onorare aiuta ad andare avanti. So che ti potrò sembrare debole in questo momento, ma non voglio tu ti faccia un’idea sbagliata di me.
Il minore era leggermente sorpreso da quell’affermazione, sapeva che Levi era consapevole della grande stima che nutriva nei suoi confronti, ma lo capiva.
–  Quanto spesso vieni qui?
Chiese dopo un po’ guardandosi intorno.
–  Ogni anno, quando arriva la prima nevicata. Elizabeth in particolare adorava la neve, quindi ho pensato sarebbe stato il momento ideale.
Rispose il capitano con un sorriso amaro.
–  Chi altri sa di questo posto?
–  Nessuno.
A quel punto Eren ricevette un’occhiata tagliente dall’altro, che continuò:
–  E avrebbe dovuto rimanere così.  
–  Mi sono già scusato, cosa vuoi ancora?
Lui sembrò sul punto di dire qualcosa, ma poi ci ripensò e tornò a guardare la tomba.
–  Niente. Non voglio niente. Ora torna indietro, Eren.
Il ragazzo aprì la bocca per protestare, ma decise che era meglio così. Si alzò in piedi, fece un piccolo inchino davanti al tumulo e si voltò. Gli si strinse il cuore ripensando alla squadra, ma immaginò che per l’altro fosse stata molto più dura.
Fece per andarsene, ma prima di lasciare la radura aggiunse:
–  A dopo, Levi.
Non ricevette risposta, ma riprese comunque a camminare verso il sentiero sperando che quella fosse più una promessa che un augurio.
La neve ora cadeva molto più lentamente e i fiocchi non erano altro che piccoli granelli, quindi la visibilità era migliore ed Eren riuscì a scorgere le prime case.

❄❄❄❄❄❄❄❄❄❄

Erano passate quasi due ore e il ragazzo era rimasto tutto il tempo alla sua finestra per poter scorgere Levi tornare, ma ancora non vi era traccia di lui. Il sole era già calato da un po’ e lui pensò a quanto dovesse fare freddo nel bosco.
Nonostante la sua preoccupazione, i suoi occhi si facevano sempre più pesanti ed era difficile tenerli aperti. Così, dopo qualche minuto, posò la testa sulle braccia già appoggiate al davanzale e si addormentò con lo scoppiettare del fuoco e il silenzioso cadere della neve come sottofondo.
 
❄❄❄❄❄❄❄❄❄

Socchiuse gli occhi avvertendo del calore vicino al viso. Si riscosse e mise a fuoco una tazza di tè fumante con un bigliettino poggiati vicino a lui. Si accorse anche che qualcuno gli aveva messo una coperta sulle spalle e pensò che in effetti era stata una fortuna. Lesse velocemente il biglietto mentre iniziava a bere il tè:

“Non azzardarti mai più a seguirmi, moccioso. Se dici a qualcuno quello che è successo te ne farò pentire amaramente.
P.s. Non addormentarti in questo modo, non ti farò da infermierina se ti ammali.”


Non era firmato, ma il mittente era piuttosto ovvio. Eren finì di scaldarsi con il tè e si strinse nella coperta prima di uscire dalla stanza. Il corridoio era completamente buio e deserto, quindi doveva essere molto tardi. Salì le scale senza far rumore e notò che la stanza di Levi era l’unica con la luce ancora accesa. Bussò piano, ma nessuno rispose così aprì lentamente la porta, sussurrando:
– Capitano, sto entrando. –
Quello che vide però lo sorprese all’inizio, facendolo poi sorridere teneramente: Levi stava dormendo su una sedia, con ancora delle scartoffie sul tavolo davanti a lui. Eren si avvicinò piano, cercando di non svegliarlo, e osservò qualche secondo del suo pacifico sonno. Ridacchiò vedendo il suo naso arrossato per il tempo passato fuori, ma allo stesso tempo sapeva che probabilmente si era preso come minimo un raffreddore. Si tolse la tiepida trapunta dalle spalle appoggiandola delicatamente sulle sue e, prima di andare, lasciò a sua volta un messaggio:

“Il tuo segreto è al sicuro con me.
P.s. Non puoi biasimarmi, sei il primo ad addormentarti sui tavoli.
P.p.s. Credo invece saresti un’ottima infermierina, Levi. Pensaci su.”


Si avvicinò alla porta e spense la luce, avviandosi in fretta verso la sua stanza. Voleva allontanarsi il più possibile in caso Levi si fosse svegliato, sapeva che gliel’avrebbe fatta pagare per il biglietto.
In ogni caso Eren non credeva di aver completamente sbagliato seguendolo sotto la neve. Il maggiore era fin troppo riservato e chiuso con i suoi sentimenti, parlarne con una persona fidata non poteva fargli che bene.
Intanto Levi leggeva quelle poche parole non sapendo se ridere o correre a picchiare quel moccioso che le aveva scritte. Alla fine optò per la prima in quanto quello era il suo moccioso e, forse, in fondo, molto in fondo, magari, gli era grato.
Un pochino.


“P.p.p.s. Ti amo.”
   
 
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