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Autore: MC_Gramma    21/05/2020    0 recensioni
Ebbene sì, non ho saputo resistere al cliché della perdita di memoria ^^
Per la seconda volta nella vita Marley è vittima di una sparatoria, questo la riporta indietro fino alla (mia versione rivisitata della) 4x18 e si ritrova così catapultata sette anni avanti in un futuro molto diverso da quello che immaginava per sé al liceo.
-.-.-
Ho ripreso gli aggiornamenti. Stay tuned!
Genere: Angst, Erotico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Hunter Clarington, Jake Puckerman, Marley Rose, Santana Lopez, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Kurt, Finn/Rachel, Quinn/Rachel
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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A/N: mi sono rimessa in pari con diverse serie tv dove comparivano attori di nostra conoscenza, quindi ho rivisto un po’ la trama… ma per il momento non posso dirvi di più!
N2: le stampe cui fa riferimento Hunter sono delle illustrazioni di Chiara Bautista, un'artista messicana che non so se ha effettivamente partecipato al New York ComiCon 2015 ma ha girato parecchio negli ultimi anni ed è bravissima. Andate a dare un'occhiata ai suoi lavori e ditemi quali, secondo voi, potremmo trovare nell'appartamento Huntley… io ho già scelto, naturalmente! ;)






Hunter rischiò di rovesciare l’uovo sbattuto quando, senza alcun preavviso, Marley scattò in piedi e si diresse in camera con passo deciso. Un altro avrebbe gridato al miracolo ma non lui, sapeva che le cose non sarebbero tornate alla normalità come per magia. 

“Serve una mano?” chiese nel vederla tornare con in braccio una decina di diari impilati.

“No, ce la faccio… grazie.”

Hunter rimase ad osservarla mentre tornava alla sua postazione e faceva di tutto per non far cadere nulla. Perché doveva stare proprio sul tappeto, spostarsi sul divano o usare il tavolino come appoggio sarebbe stato troooppo semplice! Gli venne da sorridere.
Finalmente un comportamento familiare.
Per un attimo pensò di scrivere a Kitty poi tornò a concentrarsi sulla preparazione delle omelettes. 

Avrebbe dovuto essere arrabbiato con lei, per come se n’era andata e per avergli lasciato come alternativa degli inetti, invece Hunter si sentiva mortificato e non solo per lo stato pietoso in cui si era fatto trovare la sera prima.
Le ho chiesto troppo.
Sapeva che era così, altrimenti Kitty non avrebbe colto al volo l’occasione di andarsene.

Quante ore di differenza ci sono tra New York e Seattle?
Estrasse il cellulare.
Devo chiamare Alex, se si incontrassero… 

Il problema non si poneva dal momento che non si conoscevano ma non era quello il punto. Avrebbe dovuto avvertire Alex e Conrad - già, anche Conrad! Chissà se il suo telefono funziona dall'altra parte del mondo... - appena lo avevano chiamato dall'ospedale o, al massimo, quando Marley era uscita dalla sala operatoria.

Adesso, a mente lucida, lo sapeva.
Devo chiamarli al più presto, tutti e due.

Per la seconda volta rimise il cellulare in tasca mentre Santana entrava, per la seconda volta, usando la chiave di scorta, facendogli desiderare di cambiarle di posto.

“Casa tua è di fronte, Santana. Non puoi entrare qui a tuo piacimento!”

“Sono certa che da qualche parte ci sia scritto: «Vieni qui quando vuoi, la stagione che vuoi, questa casa se vuoi è anche casa tua.» Vuoi forse negarlo?”

“Non si riferisce a te.” tagliò corto.

A differenza di Marley, non ebbe bisogno di seguire la traiettoria del suo dito per sapere che stava indicando un quadretto in mezzo alle illustrazioni comprate al famoso ComiCon del 2015. Quelle parole però si riferivano a ben altro.

Dopo mesi di frequentazione non era ancora riuscito a presentare ufficialmente Marley a Sebastian, di base perché questo aborriva le uscite di coppia. Hunter e Dave avevano unito le forze per convincerlo, speravano di prenderlo per stanchezza, ma il francese era stato più furbo e aveva ceduto solo a condizione di decidere cosa fare. E, per la gioia di David, li aveva portati a vedere Notre Dame de Paris

Arrivati al duetto di Quasimodo ed Esmeralda nella cattedrale, lui e Marley si erano scambiati uno sguardo e quella stessa sera, sulla via del ritorno, Hunter le aveva chiesto di trasferirsi da lui.
Successivamente, aveva scritto le parole del ritornello nel corsivo elegante che le piaceva tanto e le aveva regalato quel quadretto per il loro primo anniversario. 

Lei poteva aver dimenticato ma Hunter era certo che Santana sapesse, quelle due si raccontavano sempre tutto.

«Questa casa farà bello il tempo che fa, fuori tremi e qui no, fuori bruci e qui no…» Sono parole bellissime!” lesse Marley “E non si tratta di una stampa, sono scritte a mano libera. Incredibile!”

L’ispanica gli rivolse un'occhiata compiaciuta.
“Non sono qui per fare polemica”

Hunter si rilassò un poco, desiderando fosse rimasta almeno una birra per potergliela offrire.

“Vieni, questa volta mi servi tu!”

“Perché?” chiesero lui e Marley contemporaneamente.

“Non ricominciate...” li esortò Santana “Rens è scappato, devo trovarlo in fretta o non potremo procedere con la nostra maratona di film post rottura. Per questo mi serve Hunter. Rens fiuterà la sua paura e salterà subito fuori!”

Marley sgrano gli occhi incredula: “Tu hai paura dei topi?”

“Non ho paura dei topi, mi fanno schifo e basta!” precisò lui, servendole l’omelette “Tu mangia, ci metterò poco.”

“È meglio di un gatto!” le assicurò Santana.

Hunter miagolò mentre uscivano e fu certo di sentire Marley ridere prima che la porta si chiudesse alle loro spalle.

“Quindi alla fine hai preso un topino russo” disse, seguendo la padrona di casa “e l’hai chiamato Rens?!”

“Diminutivo di Laurens. Storci il naso quanto vuoi, non l’ho scelto io il nome...”

Hunter incrociò le braccia e si appoggiò al muro, ad osservare Santana mentre iniziava a spostare sedie e sbirciare sotto i mobili quando il posto più ovvio dove guardare era il divano.

“E non guardarmi così!” gli puntò contro il dito, sentendosi accusata “Quello stronzo di Lucas aveva già messo su il ghigno da Obbligo o Verità, se non accettavo poteva farmi comprare un merlo indiano e quei maledetti pennuti possono vivere quindici, venti, anche trent’anni!”

“Per carità, ci manca solo l’uccello parlante! Abbiamo già il Cerbero 3.0 dell’interno sette e la colonia di gatti di quartiere, che quando le femmine vanno in calore è una meraviglia.”

“Dimentichi lo scienziato pazzo dall’altro lato del pianerottolo che una volta ha fatto tremare l’intero palazzo.”

“Come potrei dimenticarlo, cazzo?!" rabbrividì "E non ci ha mai dato uno straccio di spiegazione...”

Erano stati svegliati di soprassalto alle quattro di mattina. C’era tutti e tre perché era il giorno di chiusura del locale: Hunter aveva appena ultimato l'esodo dei suoi pochi averi da casa Smythofsky all'appartamento di fronte al loro, Santana era ancora fidanzata con Brittany e Marley non era ancora sua.

Essendo un tipo molto pratico, lui pensò subito a un terremoto e si precipitò sul pianerottolo. Lì, tra i latrati dei cani, trovò Marley stretta in una scura vestaglia dal motivo floreale.
Gli era parsa una moderna Proserpina intrappolata nei gironi dell’Inferno. 

Nel vederlo lei riuscì ad abbozzare un sorriso e persino a scherzare, chiedendo chi avesse sparato col cannone. Poi uscirono anche Santana e Brittany, reduci da una maratona di Naruto, e la biondina gli annunciò tutta esaltata di essere riuscita a evocare Gamabunta. L'ispanica non ebbe il tempo di dire la sua che, di nuovo, si sentì un rombo da paura e i muri tremarono.

Hunter si mosse d’istinto verso Marley, come Santana fece con Brittany, e le tirarono ognuna in abbraccio protettivo sotto le rispettive arcate. 

Il tempo di rendersi conto che il palazzo era ancora in piedi e si ritrovarono tutti i condomini sul loro pianerottolo. C'era persino il padrone dei cani dell'interno sette, era forse la prima volta che lo incontravano ma in quel momento avevano questioni più urgenti da affrontare!

L'unico assente e quindi principale sospetto era lo scienziato, quindi andarono a suonare il campanello. Insistentemente. Finché l'omino aprì la porta di uno spiraglio e innocentemente bisbigliò: "Sì?"

"Sì?!" ripeté lui, stringendo i pugni "Sono le quattro di notte, che cazzo era!?"

Lo scienziato non fu disposto a fornire spiegazioni e osò persino rigirare la frittata, asserendo che lui doveva sempre sopportare gli schiamazzi di tutti. Il tizio dell'interno sette si era sentito chiamare in causa ma vedendo Hunter schiumare di rabbia, sbavando più dei suoi cani, se n'era stato ben zitto. 

Se Marley non fosse stata lì, a pregarlo di non fare qualcosa di stupido, lui non ci avrebbe pensato due volte a trascinare il quattrocchi fuori dall’appartamento a forza.

Sorprendentemente fu Santana a dare spettacolo! Senza dire una parola rientrò nel loro appartamento, solo per tornare armata di piatti che lanciò uno dopo l'altro contro la porta, chiusa in tutta fretta, gridando: "Ti piace questo, stronzo?! Ti piace essere svegliato così, eh, ti piace?!" 

Avevano capito tutti che mi piaceva, tranne lei.
Come in qualsiasi commedia degli equivoci, e ce n'erano stati un bel po' prima di arrivare al fatidico sì! Hunter però non si concesse di indugiare oltre nel viale dei ricordi.

“Toglimi una curiosità.” iniziò a dire, staccandosi dal muro per unirsi alle ricerche “Quella scenetta al negozio di animali era frutto di preparazione o è stato solo un caso?”

“L’ho portata da Lucas perché è una cosa che facciamo spesso, incontrare Shelby e Beth non era previsto. E il divano l'ho già controllato!”

Hunter sollevò comunque il primo cuscino e anche il secondo, senza trovare niente, poi li rimise a posto entrambi.

"Tu non mi credi." constatò Santana.

Lui non rispose e come sollevò il terzo cuscino lo lasciò subito ricadere.
“Ho trovato Rens.”

“Non è possibile, ci avevo già guardato!”

“Comprati un paio di occhiali, Snixx.”

Santana gettò via il cuscino e il topino russo sollevò la testolina, annusando l’aria, con gli occhietti socchiusi: Laurens era già riuscito a scavare un piccolo buco all’interno del bracciolo e aveva iniziato a fare provviste di cibo, c’era infatti un maccherone che aveva trovato chissà dove. 

Tuttavia, dopo avergli rivolto un paio di insulti, l'ispanica lo sollevò con estrema delicatezza e mentre lo riponeva nella sua gabbietta si raccomandò di non farla più spaventare così o le sarebbero venuti precocemente i capelli bianchi.

Hunter si fece da parte con una smorfia.
“Direi che il mio dovere di gatto onorario è finito.”

“Ehi, Hunter…" lo richiamò Santana "Obbligo o verità?”

“Non ricominciamo con questa storia, per favore!”

“Peccato! Alla prima chiamata devi rispondere, sono le regole. Obbligo o verità?”

Hunter sbuffò. “Verità.”

“Codardo! Sei consapevole che se continui a trattare Marley come hai sempre fatto la perderai?”

Piegò la testa di lato, facendo scrocchiare il collo, e scandì: “Come ho sempre fatto?”

Santana non si fece intimidire dal suo gesto nervoso.
“Con i guanti.” asserì.

“Non è un caso se i ragazzi mi chiamavano The Gentleman.” le fece notare “E poi, non sei stata tu a minacciare di evirarmi se non mi fossi comportato bene con la tua amica?”

“Hai evitato la domanda, devi fare penitenza.”

“Stupide regole!”

“La penitenza è che salti il tuo turno. Tocca di nuovo a me! Obbligo o verità?”

“Non stiamo giocando a Uno!”

“Obbligo o verità?” insistette lei.

Memore delle regole che aveva illustrato a Marley poco prima, comprese che non l’avrebbe mai avuta vinta: Santana avrebbe continuato a manipolare quello stupido gioco finché lui non avesse ceduto, diversamente dal passato però Hunter preferì un taglio netto a una lenta agonia. 

“Obbligo.”

L'ispanica rimase visibilmente sorpresa.
“Adoro quando ti arrendi a me!” ghignò, ignara dell'effetto che quelle parole gli procuravano “Ti obbligo ad affrontare Jake in un duello tra gentiluomini, che accetti o meno tornerà in Ohio con la coda tra le gambe così poi noi....”

“Non puoi sempre intrometterti nella vita degli altri.” la interruppe “Su questo, Allegra ha ragione!”

Per un momento il sorriso abbandonò le sue labbra carnose.
“Ti stai rifiutando? Sul serio?!”

“Mi rifiuto non perché non voglia farlo, ma perché non spetta a te chiedermi una cosa del genere.”

“Molto bene. Per penitenza, dovrai cucinare per la mia maratona di film post rottura.”

Ecco cosa voleva davvero!
“Tanto l'avrei fatto comunque...” concluse lui, conquistando la porta.

Arrivato nuovamente sul pianerotto Hunter attese un momento e quando fu certo che Santana non lo avrebbe seguito nell'immediato estrasse il cellulare. Provò prima con Conrad e proprio come si aspettava partì la segreteria, anche se per un attimo il messaggio registrato lo trasse in inganno.

Fece un tentativo anche con Alex. Naturalmente andò a vuoto questa volta però lasciò un messaggio: nulla di specifico o allarmante, forse marcò eccessivamente il fatto che dovesse richiamare lui e non Marley.

Tanto mi metterà le mani addosso in ogni caso! E Conrad seguirà il suo esempio appena rientrerà dalla luna di miele.
Lui e Nic sarebbero tornati dal Portogallo abbronzatissimi e biondi, ancora più biondi! Non come loro, che avevano girato l'Irlanda con ombrello e k-way. 

Chissá se in mezzo a quei diari tutti uguali Marley aveva trovato la minuscola agendina che li aveva accompagnati per tutto il loro piovoso viaggio. Rientrando la trovò che pungolava l'omelette con la forchetta e dimenticò di chiederglielo.

“Non fare la schizzinosa e mangia.”

“Io non…” esclamò, colta di sorpresa “Stavo solo cercando di capire cosa ci hai messo per renderla così soffice.”

Hunter la osservò mentre con aria affascinata - più per il cibo che per le sue doti culinarie - masticava il primo boccone.
“È per il latte.” 

“Non ci sarei mai arrivata!”

“Lo so. La figlia di una cuoca completamente negata in cucina, è il colmo! Se fosse per te, vivremmo di pizza surgelata e cinese d'asporto.”

Subito dopo averlo detto capì, dal modo in cui Marley tornò a fissare il piatto, che lo aveva preso sul serio. Imprecò mentalmente, chiedendosi se dicendole che scherzava avrebbe alleggerito o peggiorato la situazione.

“Oh mio Dio, Clarington” intervenne Santana, rientrando per la terza volta “È una vita che non andiamo da Su, dobbiamo organizzare!”

Marley si girò preoccupata.
“Sue?!”

“Non Sue. Su.”

“Una cosa per volta, Lopez.” la esortò, mentre recuperava gli ingredienti per la marinatura del pollo “Ora pensiamo alla vostra maratona film, più avanti andremo da Su.” 

Quella annuì.
“Non pensavo di dirlo ma tuo marito ha ragione.” 

“Ogni tanto capita!” commentò lui.

Ma Santana non lo ascoltava più, stava già schierando i DVD sul piano dell’isola per mostrarli a Marley.

“Guarda! Ho portato I passi dell'amore, P.S. I love you e, nel caso ci restassero ancora lacrime da versare, A star is born. Non la versione con Barbra Streisand del ‘76, che non ti ha mai fatto impazzire, ma il remake uscito l’anno scorso”

“Quella è… Lady Gaga?!”

“Lo so, lo so che tu sceglieresti Katy Perry tutta la vita ma, credimi, tu adori questo film.”

Marley si volse nella sua direzione in cerca di conferma e Santana sorrise nel notarlo ma Hunter cercò di non darci troppa importanza. 

Anche quella era una scena familiare. Loro due che confabulavano mentre lui preparava leccornie per una serata a cui non avrebbe partecipato. 

“Dovreste far venire anche Dave.” suggerì, interrompendo per un momento il loro chiacchiericcio “Stasera è da solo perché Sebastian esce con me.”

Il francese lo aveva praticamente implorato di portarlo fuori altrimenti rischiava di mettere le mani addosso al suo compagno, incurante di un paio di fattori. Primo fra tutti: David era più robusto e più forte.

Secondo e non meno importante: David aveva una discreta esperienza in risse a differenza di Sebastian, che fin dai tempi della scuola aveva sempre usato la sua parlantina per prendere tempo e poi darsela a gambe.

Terzo: per quanto Sebastian potesse correre veloce, anni di football universitario avevano dotato David di una resistenza tale che sarebbe sempre riuscito a raggiungerlo, placcarlo e riportarlo a casa. 

Hunter sapeva di doversi armare di tanta santa pazienza o sarebbe stato lui a mettergli le mani addosso, e non nel modo in cui il francese aveva tanto desiderato un tempo.

“Hai ragione, Clarington. Oggi sei lanciato, è già la seconda volta! Terza se contiamo la tua intuizione sul nascondiglio del roditore…”

“Quindi prima parlavi con lui!” esclamò Marley.

“E con chi sennò?” scherzava ma c’era anche un fondo di verità.
Io non ho nessuno a parte lei. 

Suo padre era andato e tornato tante di quelle volte prima di sparire del tutto, una cosa che lui e Marley avevano in comune. Sua madre si era fatta esplodere il fegato o forse erano state le pillole, difficile dirlo senza un’autopsia... E suo fratello, povero diavolo! Era andato dal medico per un mal di pancia e gli avevano trovato un cancro al pancreas, con metastasi al colon, tutto mentre lui era in prigione.

In ogni caso, Hunter era abituato a cavarsela da sé ben prima di rimanere solo al mondo.
Ma lei ha qualcuno… come ho potuto non pensarci? O forse volevo essere io e soltanto io l’eroe di cui aveva finalmente bisogno?

Una consapevolezza nuova gli serpeggiò nel petto mentre tagliava le zucchine. Gettò uno sguardo alle ragazze. L’ispanica stava registrando un vocale, salutando Karofsky con un sensuale “Ciao, orsetto peloso”, rischiando di far strozzare l’altra con l’omelette. 

Temevo preferisse loro a me, sul serio?!

Hunter comprese di aver commesso il più grande errore di valutazione della sua vita, subito dopo l’aver accettato la borsa di studio alla Dalton: era indubbio che i suoi cugini potevano convincerla a lasciarlo molto più rapidamente di Jake. 

Probabilmente Alex non aspettava altro! La sua assenza al matrimonio e la patetica scusa del volo cancellato non gli erano mai andate giù. Non ricordava l’ultima volta che avesse inviato un biglietto di auguri per Natale o che avesse chiamato per il compleanno di Marley… Conrad almeno aveva una scusa plausibile! Lui era sempre stato dalla sua parte ma questa volta, oh, questa volta avrebbe sfruttando la laurea di legge mezza ammuffita in qualche cassetto e senza scomodare gli amici del vecchio studio a Chicago avrebbe redatto personalmente le carte per il divorzio.

“Hunter, bada a quel che fai o finirai col tagliarti un dito” 

Quel avvertimento gli fece ricordare che Alex l’aveva fatto davvero ed era stata proprio Marley a raccontarglielo!
Anche quel ricordo era andato perduto insieme a tutto il resto. Gli scappò da ridere, un riso nervoso e inappropriato, ma gli morì in gola appena il cellulare iniziò a vibrargli in tasca.

Hunter posò il coltello, senza lasciar andare la presa sul manico anzi, stringendo di più, e tribolò un po’ per estrarre il telefono con la sinistra. I suoi timori si rivelarono infondati appena riuscì a leggere il nome sul display.

“Chi è?” si informò Marley “Hai una faccia strana.”

“Solo il mio capo.” fu tentato di buttare giù, considerando però che lo aveva lasciato in pace per quasi un mese Hunter poteva dedicargli qualche minuto, quindi tirò su “Che vuoi? Ti avverto, sono armato e pericoloso!”

Al sentirlo rispondere così sgarbatamente sua moglie rimase con la bocca spalancata e il boccole le cadde dalla forchetta, tra lei e l’uomo che strillava in preda all’isteria Hunter trattenne a stento una risata.

“Questi idioti hanno preso tre casse di prezioso whiskey irlandese e le hanno scambiate come fossero biglie o merdosissime carte dei pokémon!” 

“Guarda, in questo momento sto tagliando le zucchine.” sghignazzò lui, benché si rendesse conto non ci fosse niente da ridere “Più di tanto non posso fare!”

“Clarington, ti prego, non scherzare! Io capisco che sei in una situazione difficile ma questa azienda va a rotoli senza di te e io… io non posso farcela da solo, cazzo, è già tanto che abbia retto fino ad ora!”

Hunter mantenne il sorriso ma iniziò a preoccuparsi.
“Le bottiglie sono sempre sigillate, vero?”

“Non ho ripreso a bere se è quello che intendi ma, lo ammetto, sono stato tentato.”

“Ne hai parlato a tuo fratello?”

L'altro esitò ed era già di per sé una risposta.
“Sono io il maggiore, dovrei essere quello responsabile. Non posso continuare a coinvolgerlo nei miei casini!”

“Lo capisco.” e diceva sul serio “Posso concederti mezz’ora, un’ora contando il tragitto in macchina, ma poi devo rientrare.”

“Oh, tu sei il mio...!”

Chiuse la chiamata prima che di sentirgli pronunciare quella parola.

“No.” esclamò subito Santana.

“Farò presto.”

“No!” ripeté “Quell’uomo non può schiavizzarti, è compito mio… nostro.” si corresse, alludendo a sua moglie.

Marley spostò lo sguardo da lui a lei e di nuovo a lui, senza spiccicare parola. Non che se lo aspettasse. 

“Sarei comunque dovuto uscire.” le assicurò “Immagino che vorrai della birra per mandare giù la prelibata cenetta che sto preparando.” 

“Ovviamente! L’acqua fa la ruggine.”

“Bè, indovina un po’... è finita!”

“E cosa aspettavi a dirmelo? Non stare spendere soldi, attingerò dalla mia riserva! Però, già che ci sei, fatti allungare una bottiglia di whiskey… te lo deve per il disturbo!”

Hunter annuì mentre si infilava il giubbotto. Controllò di avere tutto: chiavi di casa, chiavi della macchina, portafogli, cellulare. Gettò uno sguardo a sua moglie e valutò se… no, se proprio voleva azzardare un bacio sulla guancia, meglio giocarselo più tardi!

“Vado e torno.” disse a mo’ di saluto, prendendo la porta.




  
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