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Autore: pokas    22/05/2020    0 recensioni
Non esiste similitudine della vita più vera del ciclo vitale della farfalla. Due storie parallele e l'una il riflesso dell'altra, due storie incrociate tra loro, due personaggi che cercano la libertà in una vita ostile.
DALL'ULTIMO CAPITOLO
" e la gente non ci crede, non crede nella storia dell'effetto farfalla! Non crede che basta una battuta, una risata, uno sguardo di troppo che dentro di te si crea un uragano, un uragano così forte che finisce per strapparti le ali dei sogni e della speranza... Senza ali cosa posso fare quando oramai sto cadendo dalla cima della mia fortezza...? Vorrei poter volare di nuovo... "
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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ATTENZIONE, IL CAPITOLO CONTIENE UN LINK AD UNA CANZONE, PER GODERE DELLA LETTURA ED ASCOLTO SI CONSIGLIA DI APRIRE IL CAPITOLO SU UN PC. BUONA LETTURA!

Correvo, sentivo il terreno scorrere sotto i miei piedi, il fiato mi mancava, ma non avrei mai smesso di correre. Quell'ultima frase a mala pena leggibile mi diede la forza di mille atleti, avrei ricontattato Ketlin e le avrei detto tutta la verità, di come ero felice di averla conosciuta, di quanto i suoi profondi occhi mi rendevano confuso, di quanto la sua tagliante simpatia mi avesse reso felice, di quanto mi sentissi bene in sua compagnia, di quando mi ha salvato la vita.
 
Salì velocemente le scale e senza neanche salutare mio padre scappai in camera mia -tutto bene figliolo?- chiese
-si, devo fare una cosa urgente-
-va bene, io vado a prendermi un caffè in piazza, ti aspetto?- chiese, era l'occasione giusta, avrei invitato Ketlin a prendere un caffè e le avrei detto tutto guardandola in faccia, l'avrei resa felice.
-5 minuti e ci sono- risposi buttandomi a fare una doccia mentre l'app si scaricava. Mi vestì con abiti nuovi, profumato e sistemato uscì dalla stanza impugnando il telefono. -ti sei messo in tiro per il tuo vecchio? O c'è di mezzo una ragazza?- chiese scherzando, quando poi incrociò il mio sguardo sembrò aver capito tutto -quella ragazza? Quella psicopatica egocentrica? Sbaglio o ti ho già detto di lasciar perdere? vuole attenzioni, è solo una drammatica esibizionista-
-ho la mia età, e voglio sbagliare da solo, se non sarà la persona giusta verrò a dirti che hai ragione, ma se è la persona che fa per me, ti prego di sostenermi-
-va bene, ora sbrighiamoci- disse uscendo di casa con sguardo arreso.
 
Con passo svelto mi avvicinai al bar della piazza, da lì potevo intravedere ogni traversa, da qualunque direzione sarebbe arrivata Ketlin io lavrei vista. Presi il telefono e le mandai la foto del bar con un messaggio vicino -"mi dispiace essermi assentato per così tanto tempo, ma ora voglio rimediare, posso offrirti un caffè?"-. La risposta non si fece attendere, mi arrivò una foto di un grosso albero con una corda, nel basso dell'inquadratura intravidi anche i suoi capelli -"temo che non ci vedremo mai, goditi il tuo caffè"- scrisse. Io sbiancai, presi la mia giacca e subito corsi verso la chiesa. L'unico albero di quelle dimensioni era quello della chiesa, nella foto vi erano ancora le decorazioni natalizie che il custode si scocciava di togliere ogni anno.
 
Arrivai di corsa all'entrata, il cancello era chiuso e la mia ansia era alle stelle, mi rimboccai le maniche e iniziai a scalare le sbarre di ferro. Era difficile mettere saldamente i piedi, tanto meno era piacevole sentire sotto mano la ruggine. Arrivato in cima mi fermai a guardare verso il cortile e il miei occhi si spalancarono a vedere il corpo di ketlin dondolare come un'altalena -Ketlin! Ketlin che cazzo stai facendo?- chiesi buttandomi dal cancello. Atterrai rotolando per terra, ma nonostante le ferite mi alzai per correre verso la ragazza -c… che ci fai qui?- chiese con un filo di voce
-vengo a tirarti giù- dissi prendendole un piede
-lasciami stare!- rispose tirandomi un calcio in pieno volto, si agitava così tanto che all'improvviso il ramo cedette la fece cadere a terra.
 
Asciugandomi il sangue che usciva dal naso mi avvicinai a lei -Ketlin va tutto bene? Fatta male?-
-sto bene…- rispose cupa in volto
-per fortuna- la strinsi a me
-non era programmato che mi salvassi… come facevi a sapere che ero qui?-
-glielo dico?- pensai stringendo il telefono -io… io…- iniziai timoroso, i suoi occhi vuoti mi osservavano e il mio coraggio si nascose -ero passato qui per caso e ti ho notata-
-passare per caso significa anche scavalcare un cancello? Non ti facevo tipo da entrare senza autorizzazione in un posto chiuso-
-ringrazio il cielo che mi sia passata l'idea di farmi un giro qui dentro, chissà che avresti combinato- la rimproverai alzandola da terra. Lei rimase in silenzio fino all'entrata poi il suo cellulare squillò -un messaggio dal sito… senti… Potresti accompagnarmi al bar vicino la piazza?- bisbigliò
-certo- risposi, non avevo ancora intuito cosa volesse e preso dalle mie ansie la accompagnai.
 
-non c'è…- disse lei guardandosi un po’ delusa intorno
-chi?- chiesi intuendo qualcosa
-quel ragazzo di cui ti parlavo… gli ho detto esplicitamente che avevo bisogno di aiuto e lui ha lasciato perdere, se ne è andato senza degnarmi di attenzioni… ed è tutta colpa tua!- urlò prendendomi per la maglia -perché mi hai aiutata? Se non mi salvavi non avevo la delusione di non valere nulla nemmeno per la persona di cui mi sono innamorata!-
-smettila di dire cavolate, forse sarà andato a chiedere aiuto-
-e saresti stato tu l'aiuto che mi è giunto? Che scelta di merda ha fatto il destino-
-davvero volevi rimanere lì a penzoloni? Non hai nulla per cui lottare?-
-no! Avevo i miei schifo di libri, ma sai cosa ho scoperto mentre pubblicavo? Che tu hai ottenuto molto più di me! Un miserabile camerire senza ambizioni ne talento mi ha rubato l'attenzione dei lettori, il minimo che potevi fare per me è lasciarmi morire su quel cazzo di albero, così forse qualcuno avrebbe letto seriamente la mia ultima storia- mi urlò contro lei. Non so cosa mi sia preso ma il mio braccio si mosse senza il mio controllo e le stampai sulla guancia un ceffone -sei una stupida, la tua vita vale più di quattro fogli, vale più di quel sito di merda, vale più dell'attenzione che disperatamente vuoi avere. Io mi sono preso un colpo quando ti ho vista su quel albero, non capisci che c'è qualcuno che tiene davvero a te?-
-chi?-
-io! Io ci tengo a te Ketlin!-
-ci tieni così tanto da picchiarmi… sei un ragazzo che si contraddice molto noto-
-te lo sei meritato! Neanche grazie mi hai detto, tu passi il tuo tempo a lamentarti, sia nelle storie che nella vita, ho rischiato di pigliarmi il tetano per venirti a tirare giù dall'albero-
-nessuno te l'ha chiesto…- rispose andandosene.
 
Ero solo, con gli occhi di tutti puntati addosso, avevano probabbilmente visto ciò che ho fatto -io non volevo farle male, volevo che tornasse in se… ero arrabbiato… mi… mi dispiace- pensai con le lacrime agli occhi. Ovunque rivolgessi lo sguardo vedevo persone spettegolare di me, mi guardavano e ridevano, c'era chi si limitava a fulminarmi con lo sguardo e chi invece quasi quasi mi tirava qualcosa addosso, ero diventato un mostro. Volevo scappare e c'era solo un posto che conoscevo dove nessuno mi avrebbe giudicato: i grandi magazzini d'oriente.
 
Il negozio era a un paio di chilometri dal bar, in una strada secondaria e non molto affollata. Scesi le scale e davanti ai miei occhi si spalancarono immensi corridoi pieni di merce di tutti i gusti e a prezzo bassissimo, un paese dei giocattoli per chi ama curiosare e riempirsi la casa di cianfrusaglie. Vi era di tutto, dalla cura personale alla cartoleria, abiti e giocattoli, decorazioni e arredamento, vi era un mondo interro sotto terra. Presi un paio di sciocchezuole e mi avviai alla cassa, mentre passavo vicino ad alcune decorazioni vidi una rosa e senza pensarci due volte la comprai. Era meravigliosa, finta, ma sembrava appena raccolta. Guardai l'orologio è sbiancai nel notare che avevo trascorso almeno 1 ora e mezza in un quel magazzino. Il celo si stava dipingendo di giallo. Con la rosa in mano messaggiai Ketlin - "mi hai fatto prendere un colpo oggi, sono andato a controllare il luogo della foto, ma per fortuna stavi bene... Posso offrirti ancora quel caffè?"- scrissi, lei mi mando la foto di un tramonto - "ogni cosa finisce, amore, amicizia e felicità... Non fingere di volermi dare una di queste tre cose, se davvero tenevi a me, saresti stato capace di salvarmi... Ma a quanto pare, solo io sono stata capace di farlo per te" - scrisse. L'unico posto dal quale si vedeva un tramonto simile era il campanile.
 
Corsi preso dalla paura di sbagliare e dal terrore di perderla, ero così agitato che decisi di farmi accompagnare da delle musica e caso volle che partì proprio la sua canzone preferita ( https://youtu.be/z_OLDGFzJl0 ) mentre salivo le scale del campanile.
 
Non appena inttavidi ketlin lasciai cadere a terra tutto ciò che avevo in mano, telefono e la rosa. - ketlin vieni dentro, non mi sembra sicuro camminare sul cornicione, potresti cadere- dissi avvicinandomi a lei
-si può sapere perché devi rovinare tutto?- chiese
-che vuoi dire?-
-che è la seconda volta che mi disturbi mentre sto facendo altro-
-che cusa staresti facendo ora? -
-qualcosa che hai già interrotto prima- rispose facendo un passo in più, io le afferrai la mano -che pensi di fare? Non ti è bastato darmi uno schiaffo davanti a tutti? Vuoi anche che ti incolpino per un suicidio? O preferisci omicidio? - chiese cercando di scappare dalla presa
-ti prego Ketlin... Calmati... Potresti scendere? -
-no e adesso lasciami!- urlò strappando il polso dalla presa. Vidi i suoi occhi spalamcarsi e la luce del tramonto creare intorno a lei un'aura magica. Sembro accadere tutto lentamente e ebbi il tempo per vederla perdere l'equilibrio e cadere di sotto -Ketlin!- urlai allungando il braccio per prenderle la mano. Nella mia mente passarono orribili ricordi che hanno segnato la mia vita, avevo rinunciato a tante occasioni per essere utile a qualcuno, rinunciavo per paura, ma con Ketlin era diverso, mai avrei accettato di vederla morire sotto i miei occhi. Le afferrai il polso e lei ricambio la presa -perché stai ruschiando tanto per me?- chiese la ragazza con gli occhi lucidi
-perché non posso permettere che questa bellissima farfalla cada solo perché qualche incidente di percorso le ha spezzato le ali, sarò lo stelo d'erba che ti reggerà finché tu vorrai Ketlin, ho solo bisogno che ti affidi a me- cercai di convincerla io
-perché sei tanto interessato ai miei problemi? Sono solo una cliente fissa, niente di più per te-
-mi sembra davvero poco conveniente dirlo ora ma... Io ti conosco da sempre Butterfly17- dissi sorridendole
-che significa tutto ciò? Mi hai rubato il cel? Sei entrato nelle mie chat? Che cazzo hai combinato?- chiese lei cupa in volto
-non fraintendere, sono io il ragazzo con cui parli, mi dispiace non aver mai trovato il coraggio di dire la verità, ma tu sembravi così fredda in chat... Non volevo l'ennesimo rifiuto- dissi imbarazzato
-perché pur sapendo della mia storia non hai capito nulla da quei fogli? Io ti ho urlato di aiutarmi e tu mi hai ignorata!-
-eppure sono qui Ketlin e ti sto chiedendo di aiutarmi ad aiutarti, permettimi di metterti al sicuro-
-non vale più nulla proteggermi... Io non valgo nulla... Sono stata così incapace che neanche tu te la sei sentita di dirmi la verità... Io non lo merito... - bisbiglio lei lasciando la presa.
   
 
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