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Autore: honeyed    24/05/2020    0 recensioni
Forse non aveva mai pensato alla sua vita, ma il momento del riscontro è avvenuto, e forse si è veramente accorto di non aver fatto abbastanza nella sua vita.
O almeno, qualcosa di veramente interessante.
//è una one shot di 700 parole, spero sia di vostro gradimento. Un bacio.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Goten
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Se mai gli avessero chiesto quale fosse la sua più grande paura, non avrebbe esitato neanche un secondo a rispondere. L’oblio.

Il fatto di non lasciare neanche un’impronta nella storia o almeno nelle persone a lui care, lo spaventava a morte.

Non si parla di egocentrismo, anzi, era abbastanza sicuro di non riuscire neanche a guardare  il suo riflesso allo specchio senza provare imbarazzo. Non perché fosse un brutto ragazzo, anzi, ma per il semplice fatto che a lui proprio, l’idea di giudicarsi da solo, come se fosse un megalomane, lo metteva a disagio. Quella sensazione di paura in cui ti trovi solo con te stesso e che vorresti qualcuno affianco a te, con cui ridere della tua incapacità di assimilare un’immagine senza la voglia di sparire. O almeno di coprirsi. Fatto sta che lui non è egocentrico, e chiunque lo pensi, beh, mente. A lui non è che importi più di molto il giudizio altrui, ma andiamo, un po’ di notorietà non ha mai ucciso nessuno. Rimane comunque il fatto che lui vuole essere ricordato: che sia in buona o cattiva luce, perché l’ansia di aver vissuto una vita in cui effettivamente non ha fatto nulla, beh, questo si che spaventa.

Rimane il fatto che lui ha solo 17 anni. Diciassette anni di pigrizia, svogliatezza, ansia da palcoscenico e o, aggiungiamoci anche un pizzico di umorismo, che tra parentesi fa ridere solo lui, e noia.

Goten era un misto di frasi sconnesse, di ambiguità e di repentini cambi di umore, classificabili sotto la parola di: bipolarità. Non che lui ne facesse un dramma, bastava seguire con regolarità la cura farmacologica prescritta dal Kaioshin e la sua vita avrebbe potuto proseguire in salita. Una salita molto alta.

Fatto sta che lui soffre di vertigini.

L’unica persona a cui non sembrava importare del suo stato mentale era un ragazzino dai capelli imbarazzanti. Imbarazzantemente azzurri. Certo, era quasi certo che si fosse preso una cotta micidiale nei suoi confronti, e come biasimarlo, sapeva riconoscere di essere uno spasso.

“Quindi quale sarebbe la radice quadrata di 900?”

“Mi hai preso per una cazzo di calcolatrice?”

Ecco appunto. Era molto simpatico.

Il suo amico – sempre se potesse definirsi tale quell’ammasso di capelli osceni – si chiamava Trunks. Anche il nome era buffo. Egli era la persona più solare, adorabile e fresca che conoscesse. Si può definire fresca una persona?

Una boccata d’aria. Come se non respirassi da giorni e la sua sola presenza ti facesse recuperare tutto quel bellissimo ossigeno di cui hai fatto a meno.

A Goten affascinava l’anidride carbonica. Almeno lei poteva scappare. Era libera.

Lui era libero? Certo poteva volare, anche se non aveva compiuto diciotto anni e quindi faceva solo ridere quell’ammasso di azioni sconnesse tra loro, ma rimaneva sempre immobile. Non era la sua malattia mentale, diamine no, erano tutte quelle leggi stupide che fin da bambino gli avevano inculcato a forza di calci. Calci a volte dolorosi.

Forse voleva essere controllato, ma okey, il sadomaso non gli era mai piaciuto, e gli faceva anche abbastanza ribrezzo. Però non era una cattiva idea il non dover mai prendere una decisione. Anche perché, effettivamente parlando, lui di decisioni, non ne aveva mai prese.

Un giorno sua madre gli aveva chiesto del perché non salutasse mai la vicina di casa, visto che a quanto pare Margaret – la vicina – ci teneva tanto a vederlo. Aveva accettato. Come se avesse potuto dire di no. Non smaniava dalla voglia di vedere nessuno, figuriamoci quella, ma aveva fatto dei brevi calcoli, il tempo di un caffè e poi avrebbe inventato qualche scusa per filarsela. Margaret l’aveva accolto ed avevano avuto una piacevole conversazione di quindici minuti. Per una persona narcisista e mediocre come lui, quella chiacchierata era stata una boccata d’aria.

“Ti vedo sciupato, lui ti dice di non mangiare?”

Ed ecco che ci risiamo. Per quella vecchia bigotta, Goten era tipo Dottor Jekyll e la sua malattia mister Hyde.

Che cosa gli avesse fatto non lo sapeva, ma un delizioso vaffanculo glielo aveva detto.

La romanzina dalla madre se l’era subita, ma almeno sapeva che continuando così sarebbe sicuramente stato ricordato.

E l’oblio non sembrava più così tanto vicino. Ricordato come uno scemo che non sapeva tenersi la bocca chiusa o come un futuro suicida, ma la notorietà non l’aveva mai sentita così vicina.
  
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