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Autore: Amies de Plume    25/05/2020    5 recensioni
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"Unicorni!" esclamò Crowley, sbattendo sul tavolo la tazza piena di vino.
Aziraphale, che aveva appena portato la propria alle labbra, quasi si strozzò. Tossì più volte prima di ritrovare la voce. "Come, prego?"
"Gli unicorni, dicevo. Che fine hanno fatto?"
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Per Martina 🦆 Auguri! 💛
Genere: Commedia, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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2990 A.C. - Mesopotamia, Ur

 

"Unicorni!" esclamò Crowley, sbattendo sul tavolo la tazza piena di vino.

Aziraphale, che aveva appena portato la propria alle labbra, quasi si strozzò. Tossì più volte prima di ritrovare la voce. "Come, prego?"

"Gli unicorni, dicevo. Che fine hanno fatto?"

"Beh. Gli unicorni non ci sono più. No...?" rispose Aziraphale sgranando gli occhi. 

Erano già un paio d'ore che si trovavano alla locanda del Falco Cacciatore, a Ur. 
Due brocche vuote erano già abbandonate sul tavolo in disparte.

"Esatto!" rispose Crowley con enfasi, piantando un dito sul piano del tavolo. “Come mai, huh? Chi li ha fatti sparire?” incalzò. “Se li sono mangiati?"
E con questo lanciò agli esseri umani intorno un'occhiata carica di sospetto.

Aziraphale considerò Crowley con aria preoccupata e fece cenno all’oste di portargli altro vino.

"No." rispose poi, allacciando le mani davanti a sè. "Ne era rimasto soltanto uno, ricordi? L'altro era scappato prima di salire sull'Arca."

"Quindi è stato NOE' a mangiarselo???"

"No, non-"

"Aspet- SHEM! Dannato bastardo - ecco perché l’ha fatto scappare -"

"Nessuno si è mangiato gli unicorni, Crowley!" lo interruppe Aziraphale. Rivolse attorno un'occhiata nervosa. "E' che - ne era rimasto solo uno."

"Quindi?"

"Ma... mio caro ragazzo!” esclamò Aziraphale. “Beh, una volta morto quello, non potevano essercene più".

"Come sarebbe a dire. I cani ci sono, no? E i rinoceronti. Ne ho visto uno ieri. E le anatre. Le anatre sono ovunque" rispose Crowley infervorandosi.

"Buon Dio, Crowley, abbassa la voce!" gli intimò Aziraphale cercando di strappargli dalle mani la tazza colma di vino.

"Che mi sentano! Dove accidenti hanno messo gli unicorni?!" con uno strattone Crowley si riappropriò della tazza, finendo per rovesciarsi in grembo buona parte del vino.

"Shhh! Cielo, Crowley... cercherò di spiegarti, ma tu non urlare!".

"Ah, sì, spiegami, tu che non fai altro che leggere da quando hanno inventato la scrittura. Sempre con quelle tavolette e rotoli di papiro appresso".

"...Santo cielo. Io ho sempre creduto che scherzassi." sbuffò Aziraphale impadronendosi del vino. Prese fiato, vuotò la tazza in una sola sorsata, e poi procedette ad affondare la faccia fra le mani. "Oh, non posso credere di dover essere io a spiegartelo." mugolò.

"Spiegarmi cosa, esattamente?" sibilò Crowley mentre con un gesto faceva tornare nella brocca il vino che gli inzuppava la tunica.

Aziraphale scoprì un occhio e rivolse a Crowley uno sguardo vagamente implorante. "...Ti prego, dimmi che scherzi."

"Aziraphale, sssse non vuoi dirmelo-"

"Non ci sono più unicorni perché non era più possibile farli accoppiare." spiegò Aziraphale in un fiato; e sperò vivamente - e contro ogni precedente evidenza - che questo avrebbe placato la curiosità del demone.

Crowley aprì la bocca e ci pensò per un lungo momento.
"Ho capito." rispose infine.

Aziraphale sospirò sollevato "Oh, meno male. Non avrei davvero saputo co-"

"Gli animali che si sentono soli non ne producono altri. Capisco. Non pensavo fossero così sensibili".

Dopo un lungo istante di silenzio, Aziraphale si trovò a ridacchiare. Prima silenziosamente, e poi sempre più forte. Era una situazione terribilmente imbarazzante, ma anche comica in modo talmente assurdo che giunse a ridere fino alle lacrime; mentre Crowley aveva incrociato strettamente le braccia e lo guardava con gli occhi ridotti a fessura, visibilmente oltraggiato.

"Beh, ci sono i fiori, giusto?” balbettò Aziraphale fra un accesso di riso e l’altro. “E le api. Hai presente le api? Che portano il polline?".

"Che c'entrano adesso le api, Aziraphale, sei ubriaco?" lo rimbeccò seccamente Crowley. "E poi non fa ridere per niente. Avrebbe più senso il contrario, semmai." 

Il demone tacque pensoso per qualche istante e poi tirò su col naso. "Povero unicorno." borbottò, stringendosi nelle spalle.

Aziraphale sospirò.
"Be', diciamo che c’eri quasi." disse. Poi alzò gli occhi al cielo aggrottando un sopracciglio.  "...Non proprio, ma quasi. E' vero che un unicorno da solo non può farne un altro, ma il fatto è che..."

E Aziraphale si chinò verso il lato opposto del tavolo, per bisbigliare la risposta all'orecchio di Crowley.

Crowley sbarrò gli occhi e si immobilizzò, a bocca semiaperta. Le pupille erano diventate talmente sottili da essere quasi invisibili. Rimase nella stessa posizione così a lungo che Aziraphale gli diede un buffetto su una guancia. L'altro si scosse e guardò l’angelo incredulo.

"E quindi tutti gli animali fanno quella cosa?” trasecolò. “Ma chi glielo ha spiegato..? Sei stato tu???"

"Oh buon Dio, no, certo che no! E'... l'istinto. Si chiama istinto".

"Ed è così da duemila anni, mi vuoi dire...?"

"Assolutamente sì".

Sorseggiarono il vino per un po' in silenzio.

"Beh. Meno male che gli esseri umani sono diversi, allora".

Aziraphale sputò tutto il vino in uno sbuffo.

"NO," ruggì, piantando la tazza sul tavolo, "gli esseri umani non sono diversi, Crowley, perché diavolo dovrebbero essere diversi, Crowley, gli esseri umani fanno sesso dai tempi di Adamo ed Eva, TUTTI, PERCHE' TUTTI FANNO SESSO, CROWLEY."

L’angelo si rese conto di essersi leggermente alterato e cercò di recuperare un po' di compostezza; si risedette lentamente, lisciandosi furtivo la veste sulle gambe. 

Crowley lo guardava con occhi sgranati.

"...A parte io e te." disse, battendo le palpebre esattamente una volta.

Le poche paia di occhi che non erano già su di loro si puntarono loro addosso con estrema attenzione.
Aziraphale avvampò.

"Quindi mi vuoi dire che nel Giardino..."

"Si"

"E anche dopo..."

"SI!"

"Beh, e perché noi no?".

"Crowley, buon Dio.” sbottò Aziraphale abbassando gli occhi. “Perché noi non abbiamo un apparato riproduttivo!"


Aziraphale non aveva fatto a tempo a finire la frase che Crowley si era alzato la veste, mostrando quelli che - a tutti gli effetti - sembravano dei genitali maschili perfettamente in regola.

"Per la miseria, Crowley, copriti!" esclamò Aziraphale tuffandosi verso l’altro lato del tavolo per tirargli giù la tunica. Complici forse le brocche di vino vuote, però, nel farlo perse l'equilibrio e crollò addosso al demone trascinando con sé tavolo e panca.

Aziraphale era rovinato completamente addosso a Crowley - e al suo corpo anatomicamente corretto - e ora si trovava con il naso a un soffio dal suo.

 

L'angelo si accese di un violento rossore, mentre l'espressione sul viso di Crowley non si sarebbe potuta definire altro che speranzosa.

"Quindi..." avanzò, gli occhi che si spostavano freneticamente da quelli di Aziraphale alle sue labbra. "Quindi, se facessimo tutti e due un piccolo sforzo e avessimo tutti e due un apparato riproduttivo..."

Aziraphale fu folgorato dallo stesso pensiero, nello stesso momento.
Solo che non lo espresse a parole.

Complice l'ebbrezza dovuta al vino (da cui provvidenzialmente non si era ancora liberato), non riuscì a pensare a nulla di più sensato che incollare la propria bocca a quella di Crowley, sotto gli sguardi esterrefatti del resto della clientela. 

...Aziraphale aveva assaggiato già parecchi tipi di cibo in quei duemila anni; ma nulla gli sembrò più buono della lingua di Crowley che gli si era insinuata tra le labbra.

Crowley aveva neppure fatto finta di essere sorpreso; contraccambiò il bacio con entusiasmo, attirando a sé l'angelo con una forza sorprendente per un mucchietto d'ossa e capelli fulvi.

Aziraphale gemette sulla sua bocca, finendo per premere fermamente i fianchi contro i suoi.

"Sss-subito?" annaspò il demone tornando padrone delle proprie labbra.

"Forse è meglio trovare una stanza, prima." replicò Aziraphale sentendo improvvisamente tutti gli occhi su di loro.

Si rialzò, sorrise più bonariamente che poté e pilotò Crowley, ancora inebetito, fin fuori dalla taverna.

Fortunatamente non ci volle molto per trovare un posto dove stare: Ur era una grande città, ma in quel periodo non era particolarmente affollata. 

Ancora ubriachi di vino e di eccitazione salirono le scale cercando di darsi un contegno, senza riuscirci troppo. Il locandiere aveva preteso il pagamento anticipato, vedendoli entrare barcollanti.

Aziraphale non fece a tempo a richiudere la porta dietro di sé che Crowley si era già sfilato la tunica, mostrandosi senza alcun pudore in un tripudio di lentiggini e carne tesa, gli occhi dorati pieni di desiderio.

"Oh." pigolò Aziraphale lasciandosi andare contro la porta, improvvisamente sentendosi molto sopraffatto e molto poco preparato.

"Ho qualcosa di strano? Dimmi che non ho qualcosa di strano." borbottò Crowley rigirandosi, nel tentativo di guardarsi la schiena. La vista della torsione del fianco strappò ad Aziraphale un altro gemito, mentre sentiva il cuore battergli direttamente contro i timpani.

Crowley smise di girare su se stesso per guardare in basso. "Devono essere due?" chiese con una smorfia pensierosa. "Mi stai facendo venire il dubbio. Fammi vedere-"

E in un momento aveva fatto sparire anche la tunica di Aziraphale.


"Oh no, è uno" sospirò di sollievo "E' diverso, però... sono diversi, lo vedi?".

Crowley era chiaramente molto più curioso di Aziraphale, che invece tentava debolmente di coprirsi, memore di come anche Adamo ed Eva, duemila anni addietro, avessero scelto di non andare in giro nudi.

Lui stesso era strabiliato di avere - effettivamente - qualcosa da nascondere. Doveva essere una diretta conseguenza della presenza di Crowley. Non aveva ancora avuto tempo di decidere se ciò fosse un bene o un male, che Crowley si era avvicinato abbastanza da toccarlo. 

Il contatto provato poco prima nella taverna era stato piacevole, ma non era nulla in confronto alla sensazione delle dita di Crowley sulla pelle nuda.

Aziraphale inspirò bruscamente e si trovò proprio malgrado a chiudere gli occhi, ancora incapace di muoversi, catturato dalla sensazione del contatto con Crowley come fosse un'ancora che lo tirava verso il basso.

"Oh! Ok." commentò il demone con una piccola risata, talmente vicino che Aziraphale potè avvertirne sul viso il fiato caldo, e che cercò a occhi chiusi per baciarlo ancora.

Crowley emise un basso gemito di approvazione e si spinse più vicino, arrivando a premere tutto il corpo contro quello di Aziraphale, avvinghiandosi come un serpente intorno a un albero.

Quello che accadde in seguito andò oltre ogni aspettativa che Aziraphale avesse mai avuto in merito al proprio corpo umano. Niente, da quando aveva messo piede nel Giardino, poteva stare nemmeno lontanamente a paragone.

Nella confusione di sensazioni che gli attraversarono il corpo, Aziraphale riconobbe soprattutto il calore, inimmaginabile, la morbidezza e la cedevolezza della carne di Crowley, le labbra e i capelli di seta che gli sfioravano il petto. E poi quell'insistenza negli sfregamenti, la pelle tesa, l'irrigidirsi del suo sesso a contatto con l'altro, e il piacere, elettrico, annichilente, quasi insopportabile.

Riemersero dopo un tempo indefinito, riportati a galla dal rallentare del battito del cuore e dal lieve raffreddarsi del sudore sulla schiena.

Crowley gli stava raggomitolato addosso, i capelli madidi incollati al viso e respiri più grandi di lui a premergli contro le costole. Si annidò più profondamente nel cavo fra il collo e la spalla di Aziraphale; e poi emise un sospiro che lo lasciò sprofondare senza nerbo, senza spigoli, completamente addossato all'angelo.

"Andava bene..?" mormorò con voce impastata di stanchezza.

"Certo che - che domanda è..?" rise debolmente Aziraphale, passandosi una mano sul viso nel tentativo di riprendere lucidità.

"N' lo so, sei tu l'esperto." proseguì Crowley. Ogni volta che parlava, Aziraphale poteva sentirle le sue labbra muoversi contro la pelle sottile alla base del collo.

"In linea teorica." biascicò Aziraphale, sull'orlo del sonno. Non gli capitava quasi mai di sentire il bisogno di dormire, ma in quel momento era diventato impellente. Sentiva le palpebre pesanti, le membra totalmente rilassate, e il piacevole contatto con la pelle ormai fresca di Crowley.

Poco dopo dormiva, con il demone stretto accanto.

Qualche ora dopo, quando aprì gli occhi nuovamente, ci mise un po' a realizzare dove fosse e soprattutto che il peso che sentiva sulla spalla fosse la testa di Crowley, con i capelli arruffati di sonno che gli solleticavano il mento.

Si tirò a sedere di scatto, mentre l'altro protestava rumorosamente. 

"Stavo sognando!" piagnucolò Crowley stropicciandosi gli occhi - prima di spalancarli di colpo e rendersi conto della situazione.

Ammutolito guardò prima Aziraphale, poi se stesso; e con un comico scalmanarsi di gambe e braccia balzò in piedi.

"Oh Satana." mugolò con un filo di voce. "AZIRAPHALE, AVREMO UN BAMBINO?"

Aziraphale lo guardò con aria assente.
"Un bambino?"

"Hai detto che è così che gli umani fanno i bambini" replicò Crowley torcendosi un poco le mani.

"Gli umani, non noi" rispose Aziraphale, con un lieve tremolio nella voce.

"E come fai a saperlo? Avevi detto anche che non avevamo un apparato riproduttivo, e invece eccolo qui". Crowley aveva puntato il dito in basso, a rimarcare l'ovvio.
Era senza dubbio presente, funzionante e... piacevolmente funzionante, pensò Aziraphale con un vago senso di colpa.

Il demone lo considerò nuovamente, stirando le labbra. "Come si decide chi depone il bambino, comunque?" gli chiese di nuovo.

Aziraphale sentì distintamente una serie di risposte allinearsi sulla punta della lingua, in gradazione variabile fra il pedante, il sarcastico e il vagamente isterico.

Risolse di ricacciarle giù tutte con un lungo sospiro.

"Ti garantisco che non dovrà farlo nessuno dei due." rispose stancamente. 

E poi, come se gli fosse saltata una mosca al naso: "E per l'amore del cielo, Crowley, gli esseri umani non depongono i bambini."

"E come nascono, allora?"

"Questa è una cosa che dovrai scoprire da solo." mugugnò Aziraphale in tono lugubre.
Poi scoccò a Crowley una lunga occhiata e cominciò a rivestirsi.

“Da sol- cosa vuoi dire, angelo?”

Aziraphale non rispose, ma alzò le spalle e prese la porta.

“COSA STAI CERCANDO DI DIRE, AZIRAPHALE?” lo inseguì la voce allarmata di Crowley; e mentre scendeva le scale, e Aziraphale si concesse finalmente un sorrisetto compiaciuto.

 


 

   
 
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