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Autore: Neko    11/08/2009    6 recensioni
mi sono sempre sentita inutile. Non ho mai potuto fare grandi cose per lui. lo so che non ha importanza la grandezza del gesto che si fa per le persone amate, ma per una volta volevo fare qualcosa di più e finalmente ne ho avuta l'occasione.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Yondaime
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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L’importanza di un piccolo gesto.

 

 

Quella giornata, iniziata come tutte le altre, mi travolse con un evento alquanto insolito.

Tutto era cominciato normalmente.

Mi ero alzata alla solita ora, andata a lavorare e la sera ero uscita con Naruto.

Stavamo insieme ormai da 4 mesi e in tutto quell’arco di tempo, esso si era sempre comportato come al solito. Era allegro e spensierato, anche se spesso mi confidava le sue paure e incertezze.

Ci dicevamo tutto.

Quella sera però qualcosa fu diverso.

C’era troppo silenzio.

Naruto e io passeggiavamo uno accanto all’altra senza fiatare.

Solitamente il  ragazzo mi chiedeva di raccontargli la mia giornata, mi parlava delle cose buffe che gli erano capitate quel dì, insomma parlavamo di tutto e di più. Invece quella volta non un suono uscì dalla sua bocca. Decisi di porgli qualche domanda io, sperando di riuscire a farlo parlare, ma le uniche risposte che ricevetti, erano dei semplici si e no, spesso accennati con la testa.

Decisi di chiedergli cosa non andava, ma non sembrava molto voglioso di parlarne.

Mi lasciò davanti alla porta di casa con un semplice bacio sulla fronte e un non preoccuparti.

Non dovevo preoccuparmi?

Dal giorno alla notte il mio ragazzo cambia atteggiamento e io dovevo rimanere ferma a guardare?

No, dovevo saperne di più e decisi che l’indomani lo avrei costretto a parlare, anche se fossi dovuta ricorrere alle maniere forti.

Lo cercai ovunque, da casa sua all’ichiraku ramen, ma non lo trovai da nessuna parte.

Proprio quando mi stavo per arrendere, decisi di provare un ultimo posto.

Ed era li che si trovava…al giardinetto che frequentavamo quando eravamo solo dei bambini e lui era seduto sulla stessa altalena, che lo aveva ospitato tutte le volte che nessuno lo invitava a giocare.

Proprio come in quei momenti, aveva la testa abbassata e lo sguardo vuoto.

Era talmente pensieroso che pensai non si fosse nemmeno accorto della mia presenza.

“Ciao Sakura!” mi disse senza nemmeno sollevare la testa.

Cominciai a preoccuparmi seriamente del suo comportamento.

Lo guardai preoccupata. Quando mi vedeva solitamente mi salutava con un bacio sulla fronte.

Naruto! è da ieri che sei strano. Lo sai che con me puoi confidarti! C’è qualcosa che ti preoccupa?” gli chiesi gentilmente mettendogli una mano sulla spalla.

Non potevo forzarlo a parlare e la decisione di prenderlo a botte se non mi avesse detto niente…sfumò.

“non è niente, solo una stupidaggine. È che…è da due notti che faccio sempre lo stesso sogno!” mi disse.

Gli alzai il mento per farmi guardare in faccia e gli sorridi “ti va di raccontarmelo?”

Lo vidi sospirare e annuire.

“Ho solo sognato…la mia famiglia! Si, insomma che i miei genitori non fossero morti e che erano accanto a me.” mi spiegò a testa bassa.

Non capivo il perché di quella tristezza

“è un bel sogno no?” gli chiesi.

“si tecnicamente si, ma il fatto è che…i miei genitori non hanno un volto, non hanno un nome. La loro voce non ha suono, le loro carezze sono vuote!”

Sgranai gli occhi.

“Io vorrei solo sapere chi sono le persone che mi hanno messo al mondo, a chi somiglio, come erano caratterialmente. Non voglio continuare a essere un orfano senza origini. Vorrei tanto sapere cosa si prova a essere amati dai propri genitori. Come ci si sente quando ti sgridano o quando sono orgogliosi di te! Cose semplici che mi sono sempre state negate!” mi disse.

Lo vidi voltare la testa come per nascondersi, ma un suo singhiozzo non scappò al mio udito.

Non sapevo come confortarlo…forse nemmeno esisteva un modo.

Avrei voluto parlargli un po’ dei suoi genitori, ma nemmeno io sapevo chi fossero e sinceramente non me l’ero mai domandato.

Non mi ero mai posta nemmeno il problema che fosse orfano, per me Naruto era solo Naruto.  Perfetto così com’era.

Mi venne in mentre un’idea.

“Hai visto al cimitero se c’è..” non riuscii a terminare la frase che mi bloccò.

“Non c’è nessuno uomo che si chiamava Uzumaki di cognome e mia madre….non ho alcuna idea di quale fosse il suo nome. Non ho nessun indizio che possa farmi risalire a lei.”

Qualcuno nel villaggio però dovrà pur sapere di chi fosse figlio, si poteva chiedere a loro.

“Ho anche pensato di chiedere a Tsunade o Kakashi di dirmi qualcosa su di loro, ma se fino ad ora non mi hanno detto niente…forse non conoscono nemmeno loro le mie origini!” disse

“Come è possibile? Tsunade dovrebbe conoscere più o meno tutti, mi sembra impossibile che non sappia niente!” gli dissi.

Infondo una donna di 50 anni, che aveva quasi sempre vissuto al villaggio, doveva conoscere tutti.

È sempre così nei paesi, anche se Konoha ultimamente si era parecchio allargata.

“Se lo sa, perché non dirmi niente fino ad ora?” disse.

Abbassai la testa. Non era una situazione facile. Naruto aveva il diritto di sapere chi fossero i suoi, ma come potevo aiutarlo?

 

Giunsi a casa senza essere riuscita a tirare su di morale Naruto.

Ancora una volta mi sentivo inutile.

Volevo assolutamente fare qualcosa per lui.

Era sera ormai e la luna splendeva alta nel cielo.

Mi sedetti sul letto con la finestra aperta e dopo aver osservato la mia foto, insieme a un Naruto sorridente, mi misi a osservare il cielo.

Non c’era nemmeno una nuvola, solo un’immensa distesa blu scuro, invasa da milioni di stelle.

Osservai a lungo, alla ricerca di una stella cadente per esprimere un desiderio.

Dovetti aspettare a lungo, ma la mia pazienza venne premiata.

Il mio desiderio fu uno solo.

Desiderai che Naruto potesse venire a conoscenza delle sue origini e che smettesse di soffrire per il destino che gli era stato riservato.

Con quei pensieri mi addormentai.

 

“Ehi sveglia!”

Mi sentivo strana. Avevo un mal di testa atroce e la schiena a pezzi.

Cercai di mettermi più comodamente nel mio letto, ma qualcosa non andava.

Era duro come una pietra. Il mio materasso non è uno dei più morbidi, ma quello era esageratamente scomodo.

“Mi senti?”

Sentii una voce calda e gentile.

Aprii gli occhi e vidi una donna sopra di me che mi guardava.

Mi misi a sedere e la osservai.  

Ci misi qualche secondo a focalizzare bene la situazione.

Era una donna alta dai lunghi capelli rossicci e occhi verdi.

Granai gli occhi. Cosa ci faceva quella sconosciuta in camera mia?

Mi guardai attorno. Quella non era la mia stanza.

Mi trovavo nel solito giardino, seduta su una panchina, ma qualcosa era diverso. I giochi per bambini erano meno mal ridotti.

Possibile che in una notte li avessero risistemati?

Comunque il problema principale era…cosa facevo a trovarmi li? ero forse sonnambula?

“Stai bene?” mi chiese la donna.

S-si, sono solo un po’ confusa. Cosa ci faccio qui?” chiesi

La donna mi sorrise dolcemente e si sedette accanto a me.

Notai che aveva il pancione, presto avrebbe partorito.

“ti dovrei fare io questa domanda. Hai dormito qui sta notte?”

Scossi la testa “no, io…l’ultima cosa che ricordo è di essermi addormentata nel mio letto!”

La donna mi guardò stupita.

“Come ti chiami?”

S-sakura!”

Mi allungò la mano “Piacere, io sono Kushina. Sai non ti ho mai vista la villaggio!”

A dirla tutta nemmeno io avevo mai visto quella donna.

“come fai di cognome?”

Haruno!”

La donna sussultò “conosco la famiglia Haruno, ma non conosco nessuno di nome Sakura, forse  sei una parente venuta da un altro villaggio!”

La corressi immediatamente. Io appartenevo a quel villaggio da quando ero nata.

Non capivo cosa stava succedendo.

Improvvisamente sentii la donna lamentarsi. Mi girai verso di lei

“Sta bene?”

S-si!” disse mentre si accarezzava il ventre e sorrideva “A quanto pare il bimbo oggi è agitato. Non fa altro che scalciare!” mi disse sorridendo “Ma almeno significa che sta bene!”

Sorrisi. Era felice per quel bambino e lo si vedeva da parecchi metri di distanza.

“Quanto manca?” le chiesi.

“Qualche giorno, se non mi farà lo scherzetto di ritardare la nascita. Non vedo l’ora di vedere com’è, se somiglia a me o a suo padre” mi disse con un sorriso luminoso.

Un sorriso che mi ricordava qualcuno.

La vidi alzarsi lentamente, portarsi quel pancione dietro non doveva essere una passeggiata.

“Bene Sakura, io devo andare al palazzo dell’hokage a portare da mangiare a mio marito. È stato un piacere conoscerti! Però domani mattina non voglio trovarti di nuovo a dormire su una panchina!” mi disse sorridendomi.

Vidi che portava una grossa borsa piuttosto pesante. Decisi di aiutarla, era già parecchio impedita nei movimenti senza quell’ingombro in più!

Kushina mi disse che non era necessario, ma io volevo a tutti i costi aiutarla.

Non so perché, ma avevo la sensazione che dovevo conoscere meglio quella donna.

Successivamente avrei pensato all’evento accaduto la mattina.

“Dove dobbiamo recarci esattamente?” gli chiesi.

Il palazzo dell’hokage era enorme e chissà dove lavorava il marito.

“all’ufficio dell’hokage!” mi disse.

Sgranai gli occhi.

“perché hai fatto quella faccia?”

Che faccia dovevo fare?come faceva suo marito a trovarsi nell’ufficio del quinto hokage.

“Avevo ragione a dire che sei straniera. Ti devono aver informato male. Siamo al quarto hokage e soprattutto non è una donna, se no io non sarei combinata così!” mi disse sorridendo.

Rimasi letteralmente allibita. Quarto hokage? Il mio cervello stava andando in tilt.

Entrammo nell’ufficio e oltre a esserci milioni di fogli sparsi ovunque, c’era un uomo addormentato sulla scrivania.

Aveva capelli disordinati  biondi. Mi ricordavano incredibilmente quelli di Naruto.

Kushina sembrò infuriata e muovendosi improvvisamente con una certa “abilità”, si diresse al fianco dell’uomo e lo colpì alla testa.

Ouch…che male! chi è stato brutto…Kushinaaaa!” disse l’uomo terrorizzato scattando in piedi.

Infatti Kushina aveva una vena pulsante sulla testa e sembrava pronta per colpirlo di nuovo.

Fu proprio quello che accadde.

“Che razza di hokage sei se dormi sempre sul lavoro? E io che sgobbo dietro ai fornelli per portare dei manicaretti energetici al mio povero marito sempre indaffarato. Non ti meriti un bel niente!”

“c-calma tesoro, non vorrai far agitare il bambino?” le disse cercando di farla calmare.

Continuarono i loro battibecchi per diversi minuti.

Io li guardavo a bocca aperta. Non ci capivo niente e volevo assolutamente sapere cosa stava accadendo, ma non mi osavo interromperli. Mi sembravano una coppia perfetta.

In realtà mi ricordavano un po’ me e Naruto.

Spesso “litigavamo” e io ero sempre pronta a colpirlo sulla testa, ma alla fine facevamo sempre pace, proprio come quei due.

Kushina si era calmata e ora si sentiva solo l’hokage dire qualche cosa di assurdo al pancione della donna.

“Minato smettila, non in pubblico!” disse la donna imbarazzata, facendo notare che io ero nella stanza.

L’uomo alzò la testa e solo allora si accorse della mia presenza.

Mi sorrise “Hai bisogno di qualcosa?”

“ecco io…no…è solo che…” cominciai a balbettare, cosa dovevo dire?

“questa ragazza è stata gentile ad aiutarmi a portare la borsa! Però…”cominciò la donna.

“Però?”

“mi sembra un po’ confusa!”

Un po’ confusa? Era un po’ riduttivo dato che mi trovavo al mio villaggio dove l’hokage in carica è un uomo che tecnicamente era morto da 16 anni.

“il tuo nome è Sakura Haruno eh?” disse l’uomo dopo che la donna gli aveva raccontato il nostro incontro.

Annuii, per poi sentirmi dire che nel villaggio non esisteva nessuna Sakura Haruno.

Cercai di convincerli che c’era stato un errore.

Gli chiesi di controllare nei registri, ma quando mi chiesero la data di nascita, mi guardarono stupiti.

“Sakura, sei sicura? dovresti avere solo qualche mese di vita!” mi disse Kushina “ci troviamo ora in quell’anno!”

Era incredibile…ero nel passato? Ma come era possibile? Pensavo che queste cose accadessero solo nei film.

Sakura…Sakura…ma si, ora ricordo!” disse la donna “la mia amica ha da poco avuto una figlia, e l'ha proprio chiamata Sakura!”

Minato la guardò sgranando gli occhi “Vuoi dire che lei è quella Sakura Haruno?”

“Ma si…guardale i capelli e gli occhi, sono uguali!”

“Si, posso anche dire che ci somiglia tantissimo, ma…la bambina ha qualche mese, lei invece ne avrà 15-16!”

“Sveglia Minato, arriva dal futuro. Ora capisco perché parlavi di un sesto hokage e…

“Un momento…sesto hokage? Vuoi dire che mi ritirerò così presto!” chiese Minato sconsolato.

Sorrisi nervosa. Dovevo dirgli che da li a poco sarebbe morto?

“Senti Sakura, non ho la più pallida idea di come tu sia arrivata qui, ma sarei felice di ospitarti a casa nostra per il momento, dato che non puoi tornare a casa tua, se non vuoi che ai tuoi venga un infarto. Che ne dici? Inoltre voglio farti qualche domandina!” mi disse sorridendo.

Accettai. Cosa avevo da perdere?

 

Il loro appartamento era proprio molto carino.

Non era gigante, era un appartamento di circa 80 metri quadrati, ma era molto accogliente.

Sinceramente pensavo che un Hokage si potesse permettere di più, ma loro non volevano. Amavano vivere in modo normale e soldi o no, non avrebbero rinunciato a quell’appartamento per niente al mondo.

Kushina mi fece fare il giro turistico della casa e la camera di cui andava più orgogliosa, era la stanza del bambino.

Dal modo in cui era arredata, doveva essere un maschietto.

Successivamente ci sedemmo al tavolo in cucina davanti a una tazza di te è dei biscotti.

“Dimmi Sakura, sono curiosa da morire! Mi dici qual cosina su mio figlio?”

Sgranai gli occhi.

Abbassai la testa “Bhe ecco…io veramente…

Kushina mi guardava con le stelle negli occhi.

“Io non sapevo nemmeno che l’hokage avesse un figlio!”

Kushina sbiancò. Non volevo farla preoccupare, infondo anche se io non sapevo chi era, non significava che fosse morto.

“Ci sono molti ragazzi nel villaggio, non conosco i genitori di tutti!”

“Si, ma il figlio dell’hokage dovrebbe essere conosciuti da tutti!” mi disse Kushina.

“Tecnicamente è vero, ma sinceramente fino a poco tempo fa…non sapevo che Asuma fosse figlio di Sandaime.”

Kushina sospirò “Peccato, ero davvero curiosa! Bhe allora, mi sai dire come sei arrivata fin qua?”

Gli raccontai tutto, della tristezza di Naruto, del suo desiderio, della mia volontà di volerlo aiutare e del desiderio espresso.

Cominciai a capire, mi trovavo nel passato per conoscere i genitori di Naruto, così avrei potuto parlargliene.

“Che carina,hai fatto tutto questo per il tuo ragazzo?” mi disse Kushina con le lacrime agli occhi.

“veramente fra i due è stato lui a fare più cose per me, io sono sempre stata inutile e ancora adesso lo sono! Volevo fare qualcosa per ricambiare” dissi a testa bassa.

Kushina si mise a ridere. la guardai sorpresa, non lo trovavo divertente.

“Scusa e che…so cosa significa, anch’io mi sentivo così con Minato all’inizio!”

“e poi?”

“Poi ho capito che non conta la grandezza delle cose che si fanno, ma il perché lo si fa. Per quanto piccolo potesse essere il mio gesto, lo facevo con amore e questo Minato lo ha sempre apprezzato più di qualsiasi altra cosa!”

Sgranai gli occhi. Non mi era nuova quella frase.

“Una volta un mio maestro mi disse la stessa cosa!” le dissi.

“Ha ragione! Sakura, descrivimi un po’ il tuo ragazzo!”

Arrossì subito a quella domanda.

Bhe ecco lui è…è una testa quadra che agisce sempre impulsivamente in ogni situazione. è spesso maleducato e manca di rispetto ai suoi superiori e mi fa spesso perdere le staffe con le sue cretinate da ragazzino”

Kushina mi guardava sorpresa.

Sorrisi “Ma è la persona migliore al mondo. Pensa sempre prima agli altri, si allena con devozione senza mai lamentarsi per diventare sempre più forte. Proteggerebbe chi ama anche a costo della vita. Se ti da la tua parola puoi stare certo che manterrà la promessa. Ha un amore smisurato per il villaggio e per coloro che ci abitano e infine…il suo più grande sogno è quello di diventare hokage.”

“è un bravo ninja?” mi chiese Kushina

“Si, è partito che era il peggiore dell’accademia, ma ora nonostante sia ancora un genin, è considerato un ninja di livello S, inoltre Kakashi-sensei l’ha soprannominato il ninja più imprevedibile di Konoha. Tira fuori delle idee a cui nemmeno un Nara riuscirebbe a pensare. A volte spara delle tattiche assurde, ma funzionano sempre e riesce in ogni occasione sia a portare a termine la missione, che a salvare chi è in pericolo!”

Kushina rise “Sai, mi sembra una descrizione che calza a pennello per Minato. Ma ho capito bene?  Il tuo maestro è Kakashi? Non ce lo vedo proprio avere a che fare con dei ragazzi!”

Sorrisi anche io “Infatti  io e i miei compagni siamo l’unica squadra che gli è stata affidata. Le altre non avevano ciò che lui chiedeva…il lavoro di squadra!”

“Il lavoro di squadra? Non ci credo, Kakashi difficilmente lavora con i suoi compagni!” disse una voce maschile.

“Minato, cosa ci fai già a casa!?” chiese Kushina.

“Avrei scommesso che avresti chiesto a Sakura qualcosa su nostro figlio ed…ero curioso!” disse mettendosi una mano dietro alla testa e sorridendo.

In quel  momento l’immagine di Naruto si sovrappose  a quella di Minato.

 Mi venne un dubbio atroce.

Quasi impaurita chiesi loro “Scusate, avete già deciso quale sarà il nome del bambino?”

Kushina si portò una mano al ventre e annuì dolcemente “Si chiamerà Naruto!”

A quella risposta mi alzai di scatto dalla sedia shoccata, urtando il tavolo e facendo rovesciare le nostre tazze di te.

 S-scusate!” dissi prendendo le tazze con  mano tremante per rimetterle in piedi.

“Lascia stare, faccio io!” disse l’uomo.

“Sakura, cosa ti è preso, perché hai reagito così al nome di nostro figlio?” mi chiese preoccupata.

Scossi la testa.

N-niente!” dissi nervosamente e non potei che far insospettire maggiormente i due.

“Quindi i-il suo nome è Minato Uzumaki?” chiesi al quarto hokage.

Minato mi guardò in modo strano. “N-no, Minato Namikaze!”

Uzumaki è il mio cognome!” mi disse Kushina.

Sussultai. Quindi a Naruto era stato messo il nome della madre per non far sapere a nessuno che fosse il figlio dell’hokage.

Perché? Se la gente ne fosse stata a conoscenza, non sarebbe cresciuto nell’odio e nella solitudine.

Strinsi i pugni.

Mi sentii una stretta salda alle spalle. Era Kushina che mi guardava agitata.

“Cosa sai di nostro figlio?”

Io…ecco…” sospirai “Naruto sta bene, su questo potete stare tranquilli!” dissi.

Kushina mi guardò seria “ è la verità?”

Annuii.

“Allora perché hai reagito così?” mi chiese Minato.” E soprattutto perché ha preso il cognome di mia moglie?”

“Ecco io…non lo so, sono stupita anche io, comunque non dovete preoccuparvi!”

“Menti!” mi disse Kushina “il tuo tono di voce è troppo nervoso. Non ti crediamo Sakura!”

Cercai di cambiare argomento “Che data è oggi”

“l’otto ottobre perché?” chiese Minato confuso per il cambio di argomento.

Sussultai.  Cosa dovevo fare? Avvertirli di quello che sarebbe accaduto fra un paio di giorni.

“Io non so se faccio bene a dirgli gli eventi del futuro ma…il 10 ottobre Naruto nascerà, ma…

Kushina e Minato a quel ma trattennero il respiro.

Kyuubi, la volpe a nove code attaccherà il villaggio!” dissi a testa bassa.

Kushina sussultò, mentre Minato non fece una piega, sembrava già esserne a conoscenza.

“So che la volpe è nei pressi del villaggio…quindi attaccherà dopo domani!” strinse i pugni.

“Perché non mi hai detto niente?” lo rimproverò Kushina.

“Non volevo farti preoccupare nelle tue condizioni!” disse “Ma ora sappiamo che devo nasconderti in un posto sicuro. Se è vero che Naruto nascerà lo stesso giorno dell’attacco della volpe, non voglio che voi due corriate rischi!”

Kushina mi guardò preoccupata.

Naruto starà bene!” dissi con un sorriso triste.

“Ma?” chiese Kushina avvertendo la mia tristezza.

Ma…niente!” dissi cercando di essere più naturale possibile.

 

Il giorno dopo arrivò presto.

Kushina era nervosa e felice allo stesso tempo.

Il giorno dopo sarebbe nato suo figlio, ma aveva anche paura. Paura del parto e che qualcosa potesse andare storto. Inoltre anche il mio nervosismo la rendeva tesa.

Sapeva che le nascondevo qualcosa di importante, qualcosa che riguardava suo figlio.

“Sakura, ti prego. Dimmi quello che ti tormenta. Qualcosa accadrà a Naruto domani vero? Dimmelo affinchè io possa proteggerlo!” mi implorò.

La guardai tristemente negli occhi.

Non potevo non dirglielo, era giusto che sapesse e magari dicendo la verità avrei evitato un infanzia triste a Naruto.

Ci pensai ancora a lungo e alla sera verso le dieci, mi decisi a raccontarle tutto.

Avrei voluto dire tutto anche a Minato, magari poteva trovare un’altra soluzione, ma lui purtroppo non era presente, si stava preparando per la battaglia del giorno dopo.

“Allora?” mi chiese Kushina vedendo ancora la mia esitazione.

“Non esiste un modo per sconfiggere il Kyuubi. L’unico modo per fermarla è sigillarla all’interno di un neonato!” dissi a testa bassa.

Kushina sussultò. Intuì subito a cosa mi riferivo.

No…vuoi dirmi che…il mio bambino…” disse con le prime lacrime agli occhi e abbraccaindosi il ventre.

Annuii

“Si, Kyuubi sarà sigillata all’interno di Naruto…lhokage non ha potuto fare altrimenti per salvare il villaggio! ”

“Minato? Aspetta…dimmi che non sarà Minato a sigillare la volpe!” mi disse terrorizzata.

Tacqui e abbassai la testa. Una lacrima sfuggì al mio controllo e cadde sulla mia mano poggiata sul ginocchio.

“No, dimmi che non è vero! per poter compiere una cosa del genere bisogna utilizzare il sigillo del diavolo e …colui che la compie non sopravvive!”

“Mi dispiace, per questo non volevo raccontare niente!” le dissi prendendole la mano.

Kushina si alzò in fretta e disse.

“Devo fermarlo. Non posso perdere Minato. Non voglio che Naruto cresca senza padre, non posso permetter…” non riuscì a terminare la frase che una fitta all’addome la sorprese.

Mi alzai per sorreggerla.

“Oh no, mi si sono rotte le acque!”

Sussultai. Era ancora presto, mancava più di un’ora allo scattare del 10 ottobre.

Oltre a quel problema si aggiunse anche Kyuubi.

Si sentirono i suoi ruggiti in lontananza che facevano tremare la terra.

Si stava pericolosamente avvicinando al villaggio.

Cosa dovevo fare? Sapevo che parte di Konoha sarebbe stata distrutta e l’ospedale compreso.

Kushina aveva bisogno di un medico e urgentemente.

Inoltre dovevamo recarci fuori da li e allontanarci il più possibile.

Io e Kushina eravamo per strada e cercavamo di raggiungere il rifugio, dove l’intero villaggio evacuava in cerca di sicurezza.

La strada era tutto tranne che facile.

Kushina aveva le contrazioni ogni pochi minuti e dovevamo fermarci spesso.

Inoltre il Kyuubi con il suo chakra aveva già cominciato a distruggere il villaggio e le macerie rendevano più complicato il nostro cammino.

Sembrava il finimondo.

Mi ero sempre ritenuta fortunata di non ricordare niente di quel giorno di 16 anni fa e ora mi ritrovavo a riviverlo.

Guardai il mio orologio. Era già passata un’ora è mezza e da li a poco sarebbe scattata la mezza notte.

Dovevamo proseguire, Naruto sarebbe venuto al mondo presto e non era sicuro  farlo nascere per strada, non in quelle condizioni.

Inoltre io avevo solo assistito a qualche nascita, ma non avevo mai fatto nascere un bambino. Dovevo trovare assolutamente un medico.

In quel momento mi sentivo nuovamente inutile e avrei tanto desiderato che Tsunade fosse con me.

Cercai di far alzare Kushina. Ci trovavamo in mezzo al caos. La gente che scappava di qua e di là. I ruggiti del demone, le case che crollavano.

Dovevamo andarcene.

“Non c’è la faccio! Il bimbo sta per nascere!” mi disse Kushina spaventata.

“Forza, non possiamo rimanere qui! È troppo pericoloso” le dissi incoraggiandola e sorreggendola.

Facemmo solo qualche passo, poi all’ennesima contrazione, Kushina si sedette al suolo.

Ormai passava pochissimo tempo fra una contrazione e l’altra e non c’era più tempo.

Naruto non poteva più aspettare, sarebbe stato rischioso sia per lui che per Kushina.

Mi morsi il labbro. Dovevo pensarci io.

Per fortuna eravamo in un posto abbastanza riparato, anche se non sicuro.

Speravo che tutto potesse finire presto.

Povero Naruto, nemmeno la sua nascita era stata tranquilla.

Ci volle diverso tempo, ma finalmente un pianto di un bambino sembrò quasi sopprimere i ruggiti della volpe.

Sorrisi. Ero emozionatissima e per un attimo mi dimenticai del caos che stava succedendo.

Porsi il bambino a Kushina per presentarglielo.

Sorrise.

C-ciao Naruto, benvenuto al mondo. S-sei bellissimo!” disse dolcemente.

Guardai intenerita la scena, ma dopo qualche secondo la paura si impossessò di me.

Kushina continuava a perdere sangue e se non riuscivo a fermare l’emorragia, non ci sarebbe più stato niente da fare per lei.

Provai di tutto, ma non potei salvarla.

Sa-kura…io s-sto morendo vero?” mi disse guardando ancora il suo bambino.

Piansi più forte di quanto già non facevo.

“Voglio s-sapere un ultima c-cosa! I-il tuo r-ragazzo è…Naruto?” mi chiese.

S-si!”

La vidi sorridere debolmente.

N-non volevo che c-crescesse senza i s-suoi g-genitori. S-sono felice, che a-abbia t-trovato u-na persona come te! T-ti pre-go stagli v-vicino e digli…digli che gli voglio b-bene e che…mi d-dispiace di non esser-gli stato a-accanto!”

La vidi porgermi il bimbo, si sentiva troppo debole per continuarlo a reggere.

K-Kushina!”

Alzai lo sguardo e anche se la mia vista era annebbiata dalle lacrime, riconobbi il padre di Naruto.

Si inginocchiò accanto alla donna e la prese fra le sue braccia.

K-kushina non m-mi lasciare! È-è colpa mia, dovevo portarti in luogo sicuro…pensavo ci fosse ancora tempo…io…io…mi dispiace!”disse l’uomo fra le lacrime.

Kushina lentamente alzò il bracciò e accarezzò il volto del marito.

N-no, non è c-colpa tua! M-minato salva Naruto, s-salva il villaggio. Questo è il m-mio ultimo desiderio. So c-che puoi farlo!”

Minato le strinse forte la mano “Ti amo Kushina!”

T-ti amo anche io…v-vi amo e-entrambi!” disse infine per poi addormentarsi per sempre.

Naruto scoppiò a piangere come se avesse intuito quando accaduto. Cercai di cullarlo, ma ebbe poco effetto.

Minato mi si avvicinò e prese Naruto in braccio.

Lo vidi sorridere tristemente “Naruto!” lo chiamò stringendo una manina al bimbo.

Si voltò e si incamminò.

Mi alzai in piedi e gridai “Non andare! Non farlo! Non puoi condannare Naruto a una vita di solitudine!” sapevo cosa stava andando a fare.

L’uomo si fermò e mi guardò con uno sguardo triste.

“Se non fermo la volpe, non potrà vivere proprio!” mi disse l’uomo facendomi venire i brividi “è l’unica soluzione!”

“Ma morirai anche tu!” gli urlai.

Non volevo…non volevo che il piccolo Naruto rivivesse tutto quanto. Non volevo sapendo quanto aveva dovuto soffrire.

Minato mi guardò piangendo “Non ho paura di morire. Ho paura di non vedere mio figlio crescere, di sentire le sue prime parole, di vedere i suoi primi passi, di vederlo diventare un grande ninja. Mi perderò tutto, come anche Kushina. Ma non posso tirarmi indietro. Sono l’hokage e come tale devo pensare al villaggio! Spero solo che Naruto possa capire e che non ce l’abbia come me per averlo trasformato in Jinchuuriki e soprattutto che non sia arrabbiato con sua madre per averlo lasciato solo!”

Si incamminò nuovamente.

Non volevo assistere alla scena della sigillazione della volpe, ma dovevo assicurarmi che almeno Naruto stesse bene.

Minato convocò Gamabunta, sul quale salì sulla testa.

Il grande rospo evitava i colpi della volpe, mentre Minato si preparava ad attuare il sigillo del diavolo.

Ovunque mi guardavo c’erano morti e distruzione. Alcuni ninja erano ancora in piedi nel tentativo di fermarla. Tra di loro riconobbi anche kakashi-sensei.

Avevo paura e capii che non potevo impedire quanto stava accadendo.

La volpe doveva essere fermata.

“Mi dispiace Naruto. Non ho potuto evitarlo!” dissi.

Ci fu un grosso bagliore e quando riaprii gli occhi la volpe a nove code era sparita.

La pioggia aveva cominciato a cadere. Il cielo stava piangendo per la terribile calamità che si era abbattuta sul villaggio della foglia e per il destino infame che aveva travolto Kushina, Minato e Naruto.

Vidi Gamabunta appoggiare con la sua lingua Minato a terra.

Era privo di forze, ma non sembrava voler lasciare il bambino che urlava disperato.

Mi avvicinai a lui e con me anche Kakashi che aveva assistito a tutto.

S-sakura quando tornerai n-nel futuro dì ha Naruto quanto lo amo e quanto mi dispiace.” Mi disse prima di rivolgersi a KakashiKakashi devi essere forte. Diventa un b-bravo n-ninja e…ti chiedo di…di occuparti tu d-dii Naruto quando s-sarà ora per lui di essere uno shinobi!”

Kakashi annuì e tolse Naruto dalle braccia del padre, intuendo che da li a poco avrebbe esalato il suo ultimo respiro.

Non riuscii più a piangere, avevo già versato tutte le lacrime di cui disponevo.

Mi sentivo svuotata e sentivo i miei sensi abbandonarmi e poi il buio mi avvolse.

 

Non trascorse nemmeno un secondo che sentii il cinguettio degli uccelli e i caldi raggi del sole sul mio viso.

Aprii lentamente gli occhi.

Mi misi a sedere di scatto. Ero nuovamente in camera mia, sul mio letto.

Possibile che si fosse trattato solo di un sogno?

Era stato così tremendamente reale. E coloro che avevo sognato, erano davvero i genitori di Naruto?

Per istinto misi una mano in tasca. Al suo interno avevo messo una cosa che volevo dare a Naruto.

Era ancora li.

Quindi era davvero accaduto tutto quanto. Non mi ero immaginata tutto.

“Sakura c’è Naruto che ti aspetta!” sentii mia madre urlare dalla cucina.

Me n’ero completamente scordata! quel giorno avevo un appuntamento con Naruto alle 9.00 ed ero già in ritardo di dieci minuti.

“Dove eri finita? Solitamente sono io il ritardatario!” mi disse Naruto sorridendomi e dandomi un tenero bacio sulla guancia.

Si accorse della mia espressione strana.

“Sakura, cosa c’è?” mi chiese preoccupato.

“Ecco io…io ti devo parlare. Ti dispiace salire in camera mia?”

Ci ritrovammo seduti una accanto all’altra.

Naruto mi guardava sgranando gli occhi e confuso.

Io invece me ne stavo in silenzio a testa bassa cercando di prendere coraggio e raccontargli tutto quello che era avvenuto.

Naruto all’inizio sembrava un po’ scettico a credere del mio viaggio nel passato, ma appena gli dissi che avevo incontrato i suoi genitori, addrizzò le orecchie e mi ascoltò interessato.

Sussultò quando gli dissi che suo padre era il suo mito, il quarto hokage.

Non riusciva a crederci, ma dovette perché era la sua fotocopia.

Gli diedi quella cosa che avevo preso a casa dei suoi genitori.

 Era una foto di Minato e Kushina. Quest’ultima al momento dello scatto della foto doveva già essere incinta, infatti si intravvedeva già il gonfiore del ventre.

“L’ho presa di nascosto nella camera dei tuoi, sapendo che…non ci avrebbero fatto più ritorno!”

Naruto non staccava gli occhi dalla foto.

“Sappi che entrambi ti volevano un bene dell’anima e non avercela con tuo padre per aver imprigionato Kyuubi all’interno del tuo corpo! Io ho assistito a tutto e nonostante avessi voluto fermarlo…ho capito che non potevo. Quella era l’unica soluzione! Mi dispiace!”

Naruto alzò la testa e mi guardo. Aveva gli occhi lucidi e mi chiedevo perché si stesse trattenendo e non manifestava i suoi sentimenti.

Poi sentii un forte abbraccio.

“Grazie Sakura! Per quello che hai fatto! Hai provato a salvare mia madre, mio padre e…mi hai aiutato a nascere. Grazie a te ora so le mie origini e vedendo questa foto e al tuo racconto, so per certo che i miei genitori erano delle persone fantastiche! Grazie per quello che hai fatto!”

Ricambiai l’abbraccio.

“Mi dispiace non aver potuto fare di più!”

“Una cosa la puoi fare!” mi disse guardandomi in faccia e scostandomi dal viso una ciocca di capelli ribelle.

Sgranai gli occhi.

“Non lasciarmi mai. Non potrei sopportare l’idea di perdere anche te!”

Lo guardai dolcemente e gli sfiorai il viso.

“Te lo prometto!”

I nostri volti si avvicinarono e ci scambiammo un bacio.

Per una volta, non ero stata inutile. Avevo finalmente fatto qualcosa per Naruto e anche se è vero che non conta la grandezza delle cose, ero felice di aver potuto fare qualcosa di più per Naruto che un semplicissimo gesto.

 

fine

 

 

*************

Una nuova ff nata nemmeno io so da dove.

Spero che sia di vostro gradimento.

Fatemi sapere

Ciao

Neko^^

  
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