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Autore: UnGattoNelCappello    30/05/2020    0 recensioni
Kei realizza durante il suo secondo anno di liceo che probabilmente è innamorato di Yamaguchi da quando ha dieci anni. Per quanto incapace possa essere a gestire la situazione, Kei prega almeno di non esserlo tanto quanto Hinata e Kageyama. Ma a quanto pare, è proprio così. *TRADUZIONE*
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kei Tsukishima, Shouyou Hinata, Tadashi Yamaguchi, Tobio Kageyama
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 14

Grow flowers from where dirt used to be

 

N/T: Al solito, il titolo è in inglese perché preso da una canzone: “Merry Happy”, di Kate Nash.
 

 

 

Kei diventa nervoso molto raramente, e tuttavia non sa se riuscirebbe ad essere un battitore di riserva. Cade il silenzio sugli spalti quando Yamaguchi si posiziona appena dietro la riga di fondo campo. Kei ascolta con attenzione da sotto la rete.

Due rimbalzi, due passi, due stridii delle scarpe di Yamaguchi sul pavimento in parquet e poi la palla vola sopra la testa di Kei. Oscilla in aria e diverse paia di occhi sgranati guizzano nel tentativo di seguirla. La palla colpisce terra con un sonoro rimbalzo, il libero del terzo anno in ginocchio a un buon metro di distanza. Un suono ben più rumoroso della palla in caduta riverbera nella palestra quando il ragazzo colpisce il lucido pavimento con un pugno, frustrato.

Kei fa un sorrisetto. Un servizio perfetto. La squadra avversaria non aveva nessuna speranza.

Altri tre servizi simili gli fanno vincere la partita, e il Karasuno marcia vittorioso fuori dalla palestra. Ennoshita si porta Yamaguchi in spalla per tutto la strada fino agli spogliatoi. Gli altri ragazzi del terzo li circondano fischiando e gridando di gioia. Hinata e Kageyama li seguono, camminando ben distanziati l’uno dall’altro. Kei alza un sopracciglio guardando Hinata. Lui abbassa gli occhi per non incontrare il suo sguardo.

“La tempistica,” enfatizza Kageyama mentre la squadra si cambia. “Tempistica, tempistica, tempistica. Ci arrivi?  Ci arrivi, idiota Hinata?”

“Kag–”

“Salti prima ancora che lo schiacciatore sia in posizione quando ti ecciti troppo.”

“So che cos’è la tempistica, Kageyama.”

“Non credo che tu lo sappia. Chiedi a Tsukishima.”

Kei lancia un’occhiata al viso arrossato di Hinata. Ha gli occhi grandi, la bocca stretta in una linea rigida. Kei si gira e si infila la sua maglietta.

“Abbiamo vinto,” dice piatto Kei, “quindi che importa?”

“Devi solo stare attento a tenere d’occhio lo schiacciatore e cercare di calcolare la sua potenza di salto,” proclama Yushin dall’altro lato della stanza.

“Yushin ha ragione,” tuona Kageyama.

Hinata sussulta, le braccia gli si irrigidiscono ai fianchi. Accanto a lui, Yamaguchi si immobilizza.

“So che ha ragione. Chi cavolo pensi che gliel’abbia insegnato, eh?” lo rimbecca Hinata.

“Non te, a quanto sembra. Prima di insegnare qualcosa, si suppone che tu già lo sappia, idiota!”

Kei si gira per infilare nel borsone la sua divisa piegata quando lo vede.

Un ghigno sul viso di Yushin.

Il ragazzo del primo è piegato in due per slacciarsi le scarpe, i suoi capelli biondi gli cadono sulla faccia. Ma Kei lo vede comunque; un largo, compiaciuto sorrisetto del cazzo ai danni di Hinata. Kei si blocca. La divisa che ha in mano gli sembra improvvisamente pesante.

“Che cazzo di problema hai?”

Hinata balbetta qualcosa e segue lo sguardo di Kei verso Yushin. Yushin ispeziona velocemente la stanza con lo sguardo, senza dubbio in cerca dei ragazzi più grandi. Ma quelli se ne sono già andati. È il turno di Kei di ghignare.

“Tsu– Tsukishima-senpai?”

“Zitto,” ordina freddamente Kei. Indica Kageyama con un dito e continua, “Ogni volta che lui sgrida Hinata, ti viene questa cazzo di espressione sdolcinata da cretino sulla faccia.”

“Calmati, Tsukki– ”

“Sono calmo, Yamaguchi. Gli sto solo facendo una domanda.”

“No, non è vero,” lo rimprovera Yamaguchi.

Kei lo ignora. Le sue dita si stringono intorno alla divisa che ha in mano, stropicciando il tessuto. La sua stretta è molto forte. Lascerà delle grinze.

“Rispondimi.”

“Io non…” la voce di Yushin si affievolisce.

“Non lo sai? Non sai per che cavolo lo fai? Perché io invece lo so,” continua Kei senza sosta, “e lo sa anche Hinata. E il tuo vicecapitano. Kageyama è letteralmente l’unico che non lo sa. Pensa te, eh?”

Kei alza un sopracciglio divertito quando Yushin fa un inchino.

“M-mi dispiace!” esclama il ragazzino.

Kageyama domanda ad alta voce, “Che cosa non so?”

“Gli pia–”

Yamaguchi lo intercetta con un, “Tsukishima.”

Quello attira l’attenzione di Kei più velocemente di qualsiasi altra cosa, anche della fredda mano di Yamaguchi stretta intorno al suo braccio. Gli altri due ragazzi del primo cercano di allontanarsi senza farsi notare, come se avessero paura che Kei se la prendesse anche con loro (come se gliene importasse qualcosa di quei due – com’è che si chiamano, comunque?)

Kei strappa il braccio dalla presa di Yamaguchi e marcia a grandi passi verso Kageyama.

“Tra voi due, sei tu il cazzo di idiota,” lo schernisce Kei a un millimetro dalla sua faccia.

Si gira sui tacchi e lascia cadere nel borsone la sua divisa ormai appallottolata. Si alza la cinghia sulla spalla ed esce tranquillamente dalla stanza, lanciando un’ultima occhiataccia a un tremante Yushin.

La pioggia cade pesante dal cielo pomeridiano. Kei non si da la pena di tirare fuori il suo ombrello. Si lascia semplicemente sommergere dalla pioggia, con l’acqua che gli gocciola dalla frangetta bionda sulle lenti degli occhiali. Il bagnato gli preme pesantemente la giacca sul corpo. Gli arriva fino alle caviglie quando cammina dentro pozzanghere particolarmente profonde.

È a metà strada verso casa quando Yamaguchi lo raggiunge.

“Non correre,” gli grida Kei, ma Yamaguchi non lo sente oppure lo ignora.

Il ragazzo scivola andando a sbattere contro il torso di Kei, mozzandogli il fiato. Kei ansima piegandosi in due.

“Avevo detto di non correre,” tossisce.

“Bella presa,” dice Yamaguchi con un sorrisetto impudente.

“La prossima volta ti lascio cadere.”

“No, non lo farai, Tsukki.”

Kei si riprende e si toglie gli occhiali per scuotere via le gocce di pioggia dalle lenti; un atto futile.

“Dov’è il tuo ombrello?” gli chiede.

“Dov’è il tuo?” lo rimbecca Yamaguchi.

Kei fa un suono evasivo. “Kageyama si è incazzato?”

“Non penso. Sembrava solo confuso. Quindi ho fatto uscire fuori quelli del primo – sono piuttosto sicuro che Yushin se l’ha sia fatta sotto – e l’ho lasciato con Shouyou per venire a cercarti.”

Kei abbassa lo sguardo a terra.

“Mi dispiace.”

“Eh? Per cosa?”

“Per aver urlato contro il ragazzino.”

Yamaguchi fa una risata leggera. “Scherzi, Tsukki? Magari adesso si leva finalmente di torno.”

Kei sbatte le palpebre quando l’acqua gli gocciola dalla frangia dentro l’occhio. Si toglie di nuovo gli occhiali lasciandoli dondolare tra le sue dita, le mani lungo i fianchi.

“Ma sembravi piuttosto arrabbiato lì dentro.”

“Davvero?”

“Mi hai chiamato con il mio cognome.”

“Sì, beh, sono vicecapitano adesso,” afferma Yamaguchi, indicandosi con il pollice. “Devo almeno fare finta di riuscire a mantenere una parvenza di ordine quando non c’è Ennoshita-san, Tsukishima.”

“Smettila.”

“Tsukki…”

Yamaguchi fa una pausa e Kei stringe gli occhi con sospetto.

“…shima!”

“Sei così strano,” insiste Kei. Carino, si corregge a mente. Sei così carino.

“Scusa, Tsukki. Possiamo rimetterci a camminare? Mi sto inzuppando.”

“Sì, anch’io.”

Si sporge verso Yamaguchi ed usa la sua manica intrisa d’acqua per asciugarsi le lenti. È completamente inutile, ma forse voleva solo avvicinarsi a lui. Quando rimette gli occhiali, Yamaguchi ha l’aspetto di un mosaico.

“Sembri un mosaico.”

“Che romantico,” scherza Yamaguchi. “Toglili e basta, Tsukki.”

“Ma non ci vedo.”

Yamaguchi alza gli occhi al cielo – o almeno Kei pensa che lo faccia – e gli sfila delicatamente gli occhiali dal viso. Il suo respiro sfiora il volto di Kei, ed è l’unico calore che sente sotto il diluvio, solo per un attimo. Yamaguchi ripiega gli occhiali e se li infila delicatamente in tasca.

“Adesso veramente non ci vedo.”

“I tuoi occhi – ehm,” sussurra Yamaguchi. Kei lo sente a malapena da sopra la pioggia.

“Cos’hanno i miei occhi?” chiede, all’improvviso senza fiato.

Yamaguchi abbassa lo sguardo sul suo riflesso distorto sulla strada bagnata.

“Sono, um – è solo che sono belli.”

La faccia di Kei si surriscalda all’istante. Il suo cuore gli rimbalza nel petto.

“Yamaguchi.”

Lui trasalisce come se si aspettasse di essere sgridato. “Cosa?”

“Penso che ti serva un nuovo aggettivo.”

Yamaguchi lo fissa con uno sguardo vacuo per mezzo secondo prima che un sorriso gli apra in due il viso.

“Andiamo a casa.”

“Sono d’accordo, Tsukki. Su entrambe le cose.”

“Mi servono gli occhia–”

Kei trattiene il respiro quando la mano di Yamaguchi scivola nella sua.

“Ti guido io.”

I loro palmi sono scivolosi per la pioggia. Le mani di Yamaguchi sono ancora più fredde del solito, ma a Kei non importa. Si sente talmente caldo. Le loro dita non si intrecciano, però, e Kei si chiede se dovrebbe provare a farlo. Ma è già del tutto sopraffatto da quel semplice contatto. Il suo cuore sbanda battendogli così forte nelle orecchie da essere imbarazzante. Riesce quasi a coprire il suono caotico dell’acquazzone.

Yamaguchi lo tira, un passo avanti a lui per mantenere l’apparenza di stare effettivamente guidando. Kei preferirebbe semplicemente che stesse al suo fianco. Quando Yamaguchi stringe la presa sulla sua mano per un istante, Kei gliela stringe in risposta. La pioggia gli penetra nelle scarpe. Gli incolla i vestiti fradici contro il corpo magro.

Ma il fuoco all’interno del suo petto tiene Kei al caldo. Vorrebbe aver preso la strada più lunga per tornare a casa.

“Celestiali,” dice Yamaguchi.

“Cosa?”

Yamaguchi l’ha tirato sotto la tenda del suo portico anche se la pioggia ha finalmente smesso di cadere. Alza lo sguardo su Kei, la sua frangetta e il ciuffo incollati alla fronte. Kei sfila i suoi occhiali dalla tasca di Yamaguchi e li riporta al viso così da poterlo vedere chiaramente. La faccia bagnata di Yamaguchi risplende sotto la luce che fuoriesce dalla finestra di casa sua. Le sue lentiggini sembrano luccicare.

“Celestiali,” ripete. Continua, “Meravigliosi, accattivanti.”

“Tada–”

“Eterei.”

Kei corruga le sopracciglia. Lo sguardo onesto e sincero di Yamaguchi non vacilla.

“I tuoi occhi,” chiarisce. “Sono i miei nuovo aggettivi.”

Kei vuole sciogliersi proprio lì sulla soglia di casa di Yamaguchi e aggiungersi a tutte le altre pozzanghere che si sono formate nell’ultima ora. Yamaguchi si gira velocemente e scompare dentro casa sua. Kei rimane lì per un minuto sentendo che cadrebbe se provasse a muoversi. Preme contro il suo petto la mano che Yamaguchi ha stretto.

“Sono innamorato di te,” dice Kei alla porta rossa di Yamaguchi.

Torna a casa sorridendo.

 

 

________

 

Il giorno seguente, Hinata afferra Kei durante il tragitto dalla classe agli allenamenti – letteralmente lo afferra, saltandogli sulla schiena e stringendoglisi intorno come la corteccia su un albero.

“Tsukishima!” canticchia Hinata.

Kei barcolla solo per un momento per poi rimettersi dritto. Trasportare Hinata è come portare un mucchio di piume, anche se le piume non gli infilano dei gomiti ossuti e appuntiti in mezzo alle scapole.

“Che cosa pensi di fare? Scendi.”

“Forza, tienimi le gambe, cado!”

Kei muove le braccia indietro per sostenerlo e fa un suono esasperato.

“Alla palestra, possente destriero.”

“Ti odio tantissimo.”

“Hey, em, sul serio però,” dice Hinata con voce morbida. “Volevo ringraziarti.”

Kei gira la testa per lanciargli un’occhiata da sopra la spalla. Gli occhiali gli sono scivolati sul naso quando è caduto nell’agguato ma se Kei lo lascia per aggiustarseli, il rosso precipiterebbe probabilmente sul duro pavimento del corridoio.

“Per cosa?”

“Per avermi difeso. Ieri, negli spogliatoi, lo sai.”

Kei porta lo sguardo in avanti. “Non idea di cosa tu stia parlando.”

Okay,” canticchia Hinata, tamburellando con le dita sulla spalla di Kei.

“È solo che non mi piace Yushin. È così fastidioso.”

“Certo, certo,” lo asseconda Hinata.

C’è una pausa mentre Kei spinge la porta d’uscita con l’anca e li trasporta fuori.

“…Grazie, Tsukishima.”

“Vabbè.”

“Kageyama è piuttosto arrabbiato con te, però.”

“Fantastico,” dice Kei impassibile, “Quello è un bonus.”

“Anche se gli ho detto che non dovrebbe esserlo. È colpa sua per essere stato un idiota. Voglio dire, se tu non l’avessi menzionato, chissà per quanto non se ne sarebbe accorto?”

“Gli avresti potuto dire tu qualcosa.”

Hinata parla con voce cantilenante proprio nell’orecchio di Kei.

“È difficile.”

Kei lo capisce. Potrebbe comporre dei poemi epici con tutte le parole difficili che non ha detto a Yamaguchi.

“Lo so,” dice comprensivo.

“Ma, sai, Tsukishima, dopo che tutti sono usciti mi ha baciato.”

“Risparmiami i dettagli.”

“Non era solo un bacio,” continua Hinata senza sosta da sopra la sua spalla, “erano, tipo, un sacco. Tutti di fila. Voglio dire, pensavo che solo il primo fosse fantastico ma poi lui era tipo whoosh! Eccone un altro per te, Shouyou! E io ero tipo, okay Tobio, allora prendi questo – mwah!”

“Cristo,” geme Kei, “non hai un diario o una cosa simile?”

“Pensavo solo che volessi conoscere i frutti del tuo lavoro!”

“Tu? Hai pensato?”

Hinata fa una risata allegra e colpisce forte con il palmo sulla schiena di Kei.

“So che sei felice per me e Kageyama,” dice, “Perché altrimenti, non avresti detto niente. Ma apprezzo il tuo sforzo molto ‘alla Tsukishima’ di fare il sostenuto.”

A quello Kei cede, e gli compare sulle labbra un sorriso molto piccolo. Spera che il suo amico se ne accorga.

“Questa è l’unica, l’unica volta che ti porto così, Hinata.”

“Chiaro. È per festeggiare?”

“Se pensi che lo sia, allora lo è.”

Hinata fa un enorme sorriso. “È proprio così, eh?”

“Forse.”

Nishinoya e Tanaka li intercettano quando girano l’angolo della palestra.

“Abbiamo pensato di aspettare e saltare fuori per spaventarvi,” dice Tanaka, “ma Noya aveva paura che avresti fatto cadere Hinata di culo. E poi ci siamo spaventati che Kageyama ci avrebbe menato per aver danneggiato una cosa così preziosa per lui.”

“Hey!”

“Quindi avete sentito le novità,” conclude Kei.

“Noya-san è un incorreggibile pettegolo,” dice contento Tanaka.

Nishinoya scrolla le spalle. “È vero. Dai, chiedimi qualcosa. Su chiunque in questa scuola.”

“No, grazie.”

“Hey, Mamiko-kun!” grida Hinata e Kei si gira.

“Miko!” aggiunge Nishinoya.

Mamiko gli si avvicina salutandoli con la mano. Apre la bocca come se stesse per salutarli ma la richiude subito quando incrocia gli occhi di Kei. Si blocca. Kei la osserva con sguardo vacuo, e tra loro due si trascina una strana tensione. Sbatte gli occhi quando lei arriccia le labbra con repulsione. Scopre i denti bianchi e per una frazione di secondo Kei pensa che stia per attaccarlo.

Mamiko si gira di colpo sui tacchi, con la gonna che le svolazza intorno alle gambe, e si allontana.

Hinata finalmente si lascia scivolare giù dalla sua schiena e le braccia di Kei gli cadono ai fianchi. La ragazza scompare dietro l’angolo. Kei alza una mano per massaggiarsi una lieve contrattura alla spalla e Nishinoya si volta di scatto per guardarlo, le sopracciglia tirate su fin quasi ai capelli.

“Ma che cacchio?!” dice.

“Che doccia fredda,” concorda Tanaka. “Voglio dire, immagino che non sia più obbligata a parlare con noi, ma comunque. Pensavo che gli piacessi abbastanza, amico. Le hai detto qualcosa?”

Che cavolo dovrei dirle? Pensa Kei.

“Non una parola,” risponde.

“Già. Le ragazze sono un enigma.”

“Aspetta,” fa Kei. “Che vuol dire, obbligata?”

Tanaka si porta le mani ai fianchi e osserva l’angolo dietro cui è sparita Mamiko.

“Voglio dire, so che non sta più con Yamaguchi ma pensavo che avrebbe almeno–”

Che cosa?”

“Huh?” interviene Nishinoya. “Non lo sapevi?”

“Non dovreste essere tipo, BFF?” lo rimprovera Tanaka.

“Quando?” chiede d’impulso Kei.

“Quando cosa?”

“Quando l’ha lasciato?”

“È andata al contrario in realtà. E questa mattina,” lo informa Nishinoya.

Il cuore di Kei gli batte frenetico nel petto. Se Hinata fosse ancora attaccato alla sua schiena, certamente l’avrebbe fatto cadere. Kei si aggiusta inutilmente gli occhiali nel tentativo di apparire noncurante.

Lui ha lasciato lei?”

Nishinoya interpreta in modo del tutto sbagliato il suo tono.

“Sì, è esattamente quello che ho detto io, Tsukishima. Detto tra noi, penso che Yamaguchi si sia preso un po’ troppe palle alla testa. È così carina!”

Tanaka concorda, “Assolutamente carina.”

“Hey! Non fate così, ragazzi,” dice Hinata. Ed è in quel momento che Kei si accorge che il ragazzo è rimasto stranamente in silenzio per tutto il discorso. “Anche Yamaguchi è molto carino!”

Voi non ne avete neanche idea, pensa Kei con affetto.

“E dai, lo sai che non volevamo dire quello, Shouyou!”

“È strano, no? Hinata e Kageyama si sono messi insieme ieri e oggi quei due si sono lasciati. Forse c’è una maledizione,” riflette Tanaka.

Nishinoya sgrana gli occhi. “Una maledizione?”

“Sì, tipo, quando si forma una coppia, un’altra deve per forza rompersi.”

“Forse la nostra scuola è infestata!” si agita lui.

Tanaka si tamburella il mento con un dito pensando intensamente. “Quindi chi saranno le prossime vittime a mollarsi?”

“Non io e Kageyama,” professa orgogliosamente Hinata.

“Certo che no, amico. Andiamo adesso, stanno per iniziare gli allenamenti.”

Tanaka dà una manata a Kei sulla schiena e lui e Nishinoya si dirigono verso la palestra. Kei aspetta che siano entrati prima di girarsi di scatto verso Hinata, che ha l’aspetto di qualcuno che aspetta un’esecuzione.

“Tu sai qualcosa,” afferma Kei.

Hinata sobbalza così intensamente che quasi salta da terra.

“N-non è vero!”

“Sai qualcosa. Dimmelo.”

“Io non so niente! È quello che dici sempre tu, no?!”

Kei stringe gli occhi. “Perché si sono lasciati?”

“Merda, Tsukishima,” impreca stranamente Hinata, “non lo so!”

“Allora perché non me l’ha detto?” borbotta Kei, più a sé stesso che a qualcun altro.

“Portate qui i culi a cambiarvi, per favore!”

I due ragazzi si voltano di scatto per vedere Ennoshita che li sbircia dalla porta della palestra. Kei gli rivolge un gesto affermativo e la faccia stanca del capitano si ritira. Kei si rigira e guarda sospettoso Hinata per un minuto. Lui sostiene il suo sguardo, gli occhi marroni spalancati e preoccupati. Alla fine, Kei sospira e si dirige verso la palestra. Hinata si affretta a seguirlo.

 

  
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