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Autore: Audrey Wilde    02/06/2020    0 recensioni
Ran Higurashi non ha legami, non ha affetti. Dopo la morte dell'unica persona che abbia mai amato, si è nascosta dietro un muro di ghiaccio. Come il colore dei suoi occhi. La sua ambizione ed il suo sogno di diventare medico sono l'unica cosa che la tiene lontana dal baratro della disperazione.
Kakashi Hatake aveva perso tutto, suo padre, il suo maestro, il suo migliore amico e la ragazza che amava, credeva che non ci fosse nulla per cui valesse la pena vivere. Ma aveva trovato la luce, grazie ai suoi allievi e agli amici che non l'avevano abbandonato, nonostante tutto.
Due dimensioni parallele, due mondi lontani, due vite così diverse stanno per incontrarsi e niente sarà più come prima. "Two worlds collide" è la storia di una giovane donna, di una profezia e di un amore che trascende il tempo e lo spazio. Perché quando due anime sono legate dal filo rosso del destino, esse apparterranno l'una all'altra fino alla fine dei tempi e niente e nessuno potrà mai separarle.
*Kakashi x Nuovo personaggio*
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kakashi Hatake, Kurenai Yuhi, Nuovo Personaggio, Tsunade | Coppie: Asuma/Kurenai, Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden, Dopo la serie
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Capitolo I
 
 

"Esseri prodigiosi, inverosimili, figlie della terra sacra, dell’aria impalpabile e della calda luce"
-Guy De Maupassant
 
 
 
 
Upper East Side, New York, Stati Uniti d’America, 2018
 
 
 
<< Bentornata a casa, signorina Ran. >>
 
La governante l’accolse con un sorriso smagliante, che la giovane ricambiò appena, il solo mettere piede in quel luogo aveva portato a galla brutti ricordi, ferite mai veramente rimarginate, cicatrici con le quali conviveva da tutta una vita.
 
Lasciò vagare lo sguardo sul mobilio ricercato e costosissimo, sulle pareti dipinte di bianco immacolato, notando che, dalla sua ultima visita, sua madre aveva di nuovo modificato l’arredamento di quella casa che, di accogliente, non aveva proprio nulla, almeno per lei. Si soffermò poi sulle foto di famiglia appese alle pareti dell’ampio ingresso, sui sorrisi dei soggetti, pensando, con sarcasmo, che quell’immagine di famiglia perfetta era ben lungi dall’essere reale, un’illusione che i suoi genitori si impegnavano tanto ad ostentare.
 
<< I miei genitori? >> chiese alla donna paffutella e dalla pelle color caffelatte, che la guardava con un sorriso dolce, quasi materno.
 
<< Suo padre è a Tokyo, mentre sua madre è volata a Parigi proprio questa mattina, a quanto pare sono sorti alcuni problemi nell’apertura del nuovo negozio. >>
 
La risposta della donna non l’aveva affatto sorpresa, si era abituata da molto tempo alla totale assenza di quei due individui dalla sua vita. Sospirò, sollevata e felice che fossero entrambi fuori città, il solo vederli portava a galla cattivi ricordi che, al college, aveva cercato di lasciarsi alle spalle. Ci sono quasi pensò la giovane, mentre un cameriere portava dentro casa il piccolo trolley da viaggio contenente l’indispensabile per la sua ultima sera in quella casa.
 
L’indomani avrebbe preso possesso del suo nuovissimo appartamento a Manhattan, poco lontano dal Bellevue Hospital, dove la settimana successiva l’aspettava il suo tirocinio post-laurea. Era stata la più giovane del suo corso a laurearsi, ad Harvard. Era stata definita dai suoi docenti un vero e proprio genio e a soli 23 anni stava per intraprendere la parte finale dei suoi studi in uno degli ospedali migliori della sua città natale. Finalmente aveva ottenuto il suo lasciapassare verso una nuova vita e, forse, verso una nuova sé stessa.
 
<< Signorina Ran, i pacchi da Boston sono arrivati al suo nuovo appartamento, sono stati appena scaricati. >> la voce dell’anziano chauffeur di famiglia distolse la giovane dai suoi pensieri.
 
<< Grazie Richard, per favore dì alla ditta di traslochi di venire qui domani mattina alle nove. >>
 
L’uomo annuì con un cenno del capo, per poi congedarsi. 
 
Nonostante l’dea di trasferirsi quel giorno stesso nel suo nuovo appartamento fosse molto allettante, aveva bisogno di ultimare il trasloco impacchettando ciò che aveva lasciato in quella casa prima della partenza per il college. Avrebbe portato via tutti i suoi averi da quel luogo tanto odiato, così da non tornarci mai più.
 
<< Signorina Ran, vorrei farle i complimenti a nome di tutti i dipendenti della casa per la sua laurea, siamo tutti molto orgogliosi di lei. >> disse Janette, sorridendole materna, scaldando il cuore della giovane.
 
<< Ti ringrazio Janette. >> disse Ran, quasi commossa.
 
Per la prima volta da quando aveva messo piede in quella casa, Ran sorrise di cuore. Quella donna era l’unico legame del quale avrebbe avuto nostalgia nella sua nuova vita, era stata come una madre per lei. D’altronde, la sua genitrice era troppo impegnata a sfilare sulle passerelle di tutto il mondo prima, e a dirigere la sua casa di moda poi, per occuparsi della sua bambina.
 
<< Vuole che le prepari qualcosa da mangiare? Un bagno caldo, magari? Il viaggio deve essere stato stancante. >>
 
Ran scosse il capo in segno di diniego << Ti ringrazio, ma voglio iniziare subito ad impacchettare ciò che resta, non è molto ma ci vorrà del tempo. >>
 
<< Come vuole signorina, ho già fatto preparare degli scatoloni vuoti, sono nella sua stanza. >> la informò la donna, per poi congedarsi con un sorriso.
 
Salì l’ampia scalinata in marmo bianco che conduceva al secondo piano. La sua camera si trovava nell’ala sinistra della casa, opposta alla camera da letto dei suoi genitori.
 
Aprì l’elegante porta in legno di ciliegio, stupendosi del fatto che ogni cosa era rimasta esattamente dove l’aveva lasciata. Non lo avrebbe mai ammesso, ma in quel momento provò un pizzico di gratitudine nei confronti dei suoi genitori. Il primo pensiero che le era venuto in mente, ai tempi della sua partenza per il college, fu che sua madre avrebbe trasformato la sua stanza in una palestra per le sue lezioni di yoga.
 
Aprì le tende bianche della grande finestra che dominava la stanza, Central Park in tutto il suo splendore le stava dando il suo personale bentornato. Si lasciò poi cadere sull’enorme letto posto a sinistra della finestra e una fragranza le solleticò immediatamente le narici.
 
<< Mmh...lavanda....il mio preferito. >> disse in un sospiro soddisfatto.
 
Ringraziò mentalmente Janette e il suo modo di viziarla anche nei dettagli più insignificanti. In quel momento si rese conto di essere veramente stanca, mentre i suoni della città diventavano sempre più ovattati e la testa sempre più pesante. Posso concedermi un sonnellino, pensò, mentre lentamente cedeva al sonno, cullata dalle braccia di Morfeo.
 
 
 
 ***

 
Si svegliò frastornata, quando ormai la luce del giorno aveva lasciato spazio ad un cielo che sfoggiava le varie sfumature dell’arancione. L’orologio sulla parete segnava le 18:15, aveva dormito per ben cinque ore! Dovevo essere davvero stanca per dormire così a lungo, pensò la giovane, notando di aver ancora il chiodo di pelle che aveva indossato quella mattina.
 
Il suo sguardo cadde poi sugli scatoloni ancora vuoti posti vicino alla porta, aveva perso decisamente troppo tempo, doveva mettersi all’opera. Si alzò con rinnovato vigore dal suo comodo letto per spostarsi nel bagno attiguo alla stanza. Anche qui non era cambiato nulla, notò con piacere. Si sciacquò il viso nel lavandino di ceramica bianca per darsi una rinfrescata e notò, con piacere, di aver un aspetto più riposato, osservando il suo riflesso nel grande specchio quadrato posto sopra al lavandino. Si soffermò un po’ di più su ciò che lo specchio le mostrava: una giovane donna dagli occhi azzurro ghiaccio, ereditati dalla madre e i capelli corvini, ereditati dal padre. Si soffermò sui tratti del suo viso, sulla pelle diafana priva di imperfezioni e, nella sua mente risuonò la voce austera della sua “amata” obaa-sama, sempre pronta a ricordarle con malcelato disprezzo, ogni qualvolta andava a farle visita nella Terra del Sol Levante, che era identica a sua madre, così poco giapponese! Una frase che aveva accompagnato la sua infanzia fin da che ne aveva memoria, ripetuta come un mantra da quella donna che non l’aveva mai accettata nella sua famiglia.
 
Non era un mistero, infatti, che la matriarca della famiglia Higurashi non aveva mai approvato il matrimonio del suo amato primogenito Daisuke, a capo della compagnia di famiglia, con la bella e avvenente modella statunitense Rachel Sullivan, ed ancor meno aveva digerito il trasferimento del suo pupillo negli Stati Uniti. Ma la goccia che aveva fatto traboccare il vaso, era stata proprio la sua nascita. Guardandosi allo specchio, infatti, Ran non poteva che concordare con la nonna paterna: era veramente identica a sua madre, la donna che l’anziana matrona odiava tanto. Nonostante i suoi occhi avevano una forma più affilata, quasi felina, e i capelli corvini, Ran e sua madre erano due gocce d’acqua.
 
Un leggero bussare alla porta la riscosse dai suoi pensieri. Uscì dal bagno e, una volta aperta la porta della sua stanza, trovò Janette sulla soglia, un sorriso le illuminava il volto, mentre tra le mani stringeva un vassoio di argento finemente lavorato con sopra una tazza fumante, che emanava un dolce profumo di caffè.
 
<< Signorina Ran, le ho preparato un caffè. >>
 
<< Grazie mille Janette! Ne avevo davvero bisogno. >>
 
<< Vedo che non ha ancora iniziato… >> disse Janette, osservando gli scatoloni ancora vuoti, esattamente dove li aveva lasciati.
 
<< Colpa di un pisolino durato decisamente troppo. Ma adesso mi metto subito all’opera! >>
 
<< Ha fatto bene a riposare, non mi piacciono le occhiaie intorno ai suoi bellissimi occhi! >> la rimproverò, le mani appoggiate sui fianchi, ed il disappunto dipinto sul suo volto color caffellatte. << Ora vado, ma se vuole aiuto mi chiami subito. >> le disse infine, recuperando la tazza ormai vuota dalle esili mani della giovane.
 
<< Certo Janette, a dopo. >> Ran le dedicò un sorriso sincero, mentre la donna si chiudeva la porta della camera alle sue spalle.
 
Si spogliò del suo chiodo in pelle, lanciandolo con malagrazia sul letto e, con indosso un semplice crop top senza maniche, si mise a lavoro. Prese uno degli scatoloni e iniziò a riempirlo con tutto ciò che si trovava nei cassetti della scrivania e sulle varie mensole poste al di sopra di essa. Dopo aver riempito due scatoloni, ne prese un terzo che ben presto fu riempito da libri di vario genere. Fece lo stesso con un quarto ed un quinto scatolone, ma proprio mentre si accingeva a riempirne un sesto, le capitò tra le mani un libricino. Un manga, si corresse subito.
 
<< Naruto. >> lesse ad alta voce.


 


Author's corner

Salve a voi, cari lettori!

Vi ringrazio se siete arrivati fino a qui e spero di aver stuzzicato la vostra curiosità. Questa è la prima storia che pubblico, anche se nel mio computer ne ho un bel pò, forse un giorno mi deciderò a pubblicarle, chissà!

Come avrete letto nell'introduzione, si tratta di una KakashiXOc, nata durante questi mesi di quarantena. Tra una lezione online e l'altra, due mesi fa ho iniziato un rewatch di Naruto Shippuden e la mia testolina ha partorito questa piccola pazzia.

Riguardo il capitolo, la nostra protagonista è a New York, come arriverà dal nostro amato copia-ninja? Bhe io non vi dirò nulla, altrimenti che divertimento c'è!?😋 Lo scoprirete presto, promesso!

Alcune note:

-L'epigrafe è un'ode alle orchidee, poiché Ran (蘭) in giapponese significa "orchidea". Curiosità: questo kanji si utilizza anche in riferimento ai Paesi Bassi.
-Il Bellevue Hospital è uno degli ospedali più antichi degli Stati Uniti e si trova a New York, precisamente a  Manhattan.
-Obaa significa "nonna" in giapponese, "sama" è un suffisso della forma onorifica.

Aggiornerò ogni lunedì, salvo imprevisti che comunicherò sulla mia pagina personale Wattpad poiché ho pubblicato la storia anche su quella piattaforma. Appena capirò come fare vi posterò il link, quindi stay tuned! 

Ogni critica, suggerimento o correzione di refusi è ben accetta, anzi mi fa piacere riceverle ed avere a che fare con lettori attivi, così da poter migliorare il mio stile. Tuttavia, prenderò in considerazione solo chi utilizzerà toni pacati ed educati, la maleducazione non la sopporto, quindi per quanto possiate aver ragione non prenderò in considerazione nemmeno una parola, se posta nel modo sbagliato.

I personaggi di "Naruto" non mi appartengono, ma sono proprietà di Masashi Kishimoto, Ran e gli altri personaggi da me inventati sono di mia proprietà, qualsiasi plagio non sarà perdonato.
 

Detto questo, vi saluto pasticcini, a lunedì prossimo! 💖

Audrey🌹


 
   
 
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