Proseguendo
il cammino, mi accorgo che un’anima solitaria
ci sta osservando da lontano. Mi avvicino e chiedo informazioni su
quale sia la
via più rapida da seguire. La strada che dobbiamo percorrere
è ancora lunga e
sarà meglio affrettarsi: si sta facendo buio e, per la legge
del Purgatorio,
non si può salire durante la notte. L’anima non
risponde alla mia richiesta di
indicazioni, domandando invece chi siamo e da dove veniamo. Decido di
soddisfare la sua curiosità, forse questo lo
renderà più incline a mostrarci la
strada. Riesco appena a pronunciare il nome della mia città
natale, Mantova,
che vedo i suoi occhi illuminarsi di gioia. Si presenta come Sordello,
anche
lui originario della mia terra, e mi abbraccia. Nonostante lo stupore
iniziale,
sono contento di aver incontrato un mio concittadino, in un certo senso
è come
essere tornati a casa. Sordello ci chiede nuovamente chi siamo e, non
appena
gli rivelo il mio nome, sembra quasi incredulo. Mi domanda da quale
luogo
dell’Inferno io provenga e perché stia salendo la
santa montagna. Gli racconto
del Limbo e dei miei compagni del primo Cerchio, ma cerco di concludere
la
spiegazione più velocemente possibile per chiedergli se
conosca una strada più
rapida per arrivare all’ingresso al Purgatorio vero e
proprio. Sordello si
offre allora di guidarci in un luogo dove riposare durante la notte,
visto che
ormai il sole sta tramontando. Lo lascio camminare davanti a me e a
Dante, che
nel frattempo non ha ancora aperto bocca, assorto
com’è nei suoi pensieri. Per
me non è difficile intuire cosa lo turba tanto: vedendo come
Sordello mi abbia
accolto gioiosamente solo per il fatto di essere suo concittadino, non
ha
potuto fare a meno di pensare all’Italia, divisa da guerre
civili e dalla lotta
tra papato e impero. So quanto sia preoccupato per le sorti del suo
Paese, ma
temo che le controversie politiche italiane non si risolveranno presto.
Spesso
il potere sarà lasciato in mano a persone che agiranno solo
per il loro
tornaconto personale, cercando di arricchirsi a spese altrui, ma
fortunatamente
ci saranno anche coloro che sapranno governare per il bene
dell’Italia e dei
suoi abitanti.
Sordello,
nel mentre, ci ha condotti in una valle fiorita
dove stanno i principi negligenti, ossia tutti quei regnanti che hanno
trascurato gli impegni spirituali per occuparsi delle faccende terrene.
All’improvviso vediamo un serpente, simbolo della tentazione,
strisciare
sull’erba a poca distanza da noi, ma la bestia viene subito
scacciata da due
angeli, scesi dal cielo per fare la guardia alla valletta. Ormai
è scesa la
notte e Dante, stanco per il viaggio finora compiuto, si addormenta.
Io, al
contrario, rimango sveglio. Le anime non hanno bisogno di dormire e io
voglio
poter guardare il cielo stellato prima che arrivi il momento di tornare
nel
Limbo, dove non mi sarà più possibile farlo.
Verso
l’alba, una donna si avvicina, dicendo di essere
Santa Lucia, venuta per aiutare Dante nella sua salita. Solleva il mio
protetto
ancora addormentato senza alcuno sforzo e, con me al seguito, lo
trasporta fino
alla soglia del Purgatorio. A questo punto, svanisce così
com’era apparsa e
Dante subito si sveglia. Sembra piuttosto spaesato, non ha ancora
capito dove
ci troviamo, perciò gli spiego ciò che era
accaduto mentre dormiva. Lui,
nonostante appaia ancora un po’ confuso, pare essersi
rasserenato, perciò
riprendiamo il cammino. Strada facendo, mi racconta di aver sognato
un’aquila che
lo ghermiva per portarlo oltre la sfera del fuoco che separa la Terra
dai Cieli
del Paradiso. Dev’essere questo il motivo per cui era
così agitato al
risveglio. Finalmente arriviamo alla porta del Purgatorio, dove
l’angelo
guardiano incide sulla fronte di Dante sette P, simbolo dei sette
Peccati
capitali da cui dovrà essere purificato per poter accedere
al Paradiso.
Una
volta attraversata la porta, ci troviamo nella prima
delle sette Cornici del Purgatorio, dove viene punito il peccato di
superbia.
Ai lati del sentiero, sulla parete di roccia, sono presenti dei rilievi
che
rappresentano esempi di umiltà, virtù contraria
al peccato di questa Cornice. I
superbi ci appaiono curvi sotto il peso di grandi massi, simbolo del
loro ego smisurato.
Dante si ferma a parlare con uno di loro, Oderisi da Gubbio, che in
vita era
stato un miniatore di grande fama. Proprio il fatto di essere
considerato il
migliore l’aveva reso superbo, ma ora ammette il suo peccato,
elencando molti
altri artisti e poeti che, credendo di essere superiori a tutti, si
erano visti
superati da qualcun altro.
Questa
situazione può presentarsi in molti campi, non
solamente in quello artistico e letterario. In futuro, ci saranno molti
campioni dello sport che, ritenuti imbattibili, vedranno la loro fama
oscurata
da altri. Se dovessi citarne uno solo tra tutti quelli che sono
riuscito a
vedere, sceglierei colui che per molti anni sarà
l’uomo più veloce del mondo:
anche Usain Bolt, pur avendo infranto molti record e mantenuto il suo
primato
per anni, verrà superato da un giovane più
talentuoso di lui. È la prova che,
come afferma Oderisi, la gloria terrena è vana e passeggera.
Prima o poi, tutti
verranno dimenticati, anche i più famosi.
Ci
troviamo ora nella seconda Cornice, quella degli
invidiosi. I loro occhi sono cuciti col fil di ferro per impedire loro
di
guardare con gelosia i beni altrui, mentre degli spiriti ricordano
esempi di
carità premiata ed invidia punita. Dante si ferma nuovamente
a parlare con
alcuni penitenti, dandomi così il tempo di riflettere sul
peccato di questa
Cornice. L’invidia è un sentimento che nasce con
l’uomo e che tutti hanno
provato almeno una volta nella loro vita. Ci sono però
persone che si lasciano
consumare da esso, guardando con malevolenza gli altri
perché gelose della loro
fortuna e, spesso, l’invidia che provano li porta a cercare
di sminuire persino
i successi dei propri amici e familiari e a gioire dei loro fallimenti.
Guardo
al futuro sperando che quest’atteggiamento così
diffuso, almeno a giudicare dal
numero di anime presenti in questa Cornice, possa scomparire col
passare degli
anni, ma mi rendo conto che ciò non accadrà mai:
anzi, aumenterà a dismisura
anche a causa della tecnologia, che riuscirà a mettere in
contatto persone
provenienti da diverse parti del mondo. Particolare rilievo avranno
allora i
cosiddetti haters, persone che,
attraverso i mezzi tecnologici, insulteranno e minacceranno gli altri,
in
particolare persone famose, per noia, o perché mossi da un
vero e proprio astio
nei confronti di quelli che sembreranno avere più fortuna di
loro. Spero solo
che, prima o poi, si renderanno conto di come le loro parole e la loro
invidia
possano danneggiare gli altri.