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Autore: littlepink6690    06/06/2020    0 recensioni
SwanQueen
Regina è intenzionata a lanciare il Sortilegio Oscuro per rovinare il lieto fino di tutti, non solo di Biancaneve e del Principe Azzurro.
Non le importa che Campanellino le abbia detto che una persona con un particolare tatuaggio, sarà quella che la porterà ancora ad amare. Non sa chi sia, non le importa tanto è accecata dalla collera.
Rivisitazione della serie in chiave SwanQueen...
Genere: Angst, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: David Nolan/Principe Azzurro, Emma Swan, Henry Mills, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve, Regina Mills
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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14Time

14

Riaprì gli occhi e si alzò di scatto a sedere. Giaceva in un letto tra lenzuola che profumavano di pulito, sentiva in lontananza lo scrosciare dell’acqua, si guardò intorno e vide alcune foto sui mobili.

“Tesoro oh sei sveglia” – l’uomo era avvolto solo con un asciugamano in vita, mostrando il suo petto muscoloso – “Laila, ehi” – si avvicinò a lei abbracciandola dolcemente –“Stai bene?”

“Si Robin sto bene” – rispose la donna bionda abbracciando suo marito.

 

A Seattle tutti erano convinti di trascorrere una vita normale, chi guidava un taxi per mantenersi, chi andava a prendere sua figlia al balletto, prima di attaccare il turno con lo street food, chi era in procinto di acquistare un intero quartiere e chi distrattamente lucidava i bicchieri nel suo locale.

“Roni a che pensi? Sei così fra le nuvole” – disse la donna guardando la sua socia in affari.

“Non ho dormito molto stanotte, Kelly tutto qui” – rispose.

“L’incubo ricorrente?” – chiese poggiandosi al bancone.

“Sì” – rispose anche se non aveva mai detto all’altra in cosa consistesse.

“Dovresti farti prescrivere qualcosa per dormire meglio” – sorrise – “O smettere di bere, Roni” – disse levandole il bicchiere anche troppo lucidato dalle mani.

“Lasciami vivere la mia vita” – rispose brusca.

“Se questo lo chiami vivere” – la guardò.

“Andiamo a ballare stasera, dai un po’ di baldoria ho bisogno di non pensare a nulla” – disse la mora.

“Tu non pensi mai a nulla” – la guardò – “Non posso devo aiutare mia figlia”

Roni alla fine rinunciò all’uscita, restando al locale, e fu allora che la serata prese una piega interessante. Una donna bionda entrò nel suo pub e si sedette al bancone senza troppe cerimonie.

“Qualcosa di forte” – disse quasi accasciandosi sul piano.

“Brutta giornata?” – chiese versandole dello scotch.

“Hai presente quando ti svegli e ti pare che nulla sia come te lo ricordavi?” – chiese alzando lo sguardo su di lei.

“Potrei averlo provato” – annuì.

Dopo qualche bicchiere la donna bionda aveva cominciato a parlare con la barista come se la conoscesse da tempo, Roni era abituata ad interagire con i suoi clienti, ma quella donna aveva un qualcosa di famigliare.

“Sei davvero molto bella” – disse ad un tratto, e la mora rimase a fissarla per qualche minuto. Mai nessuna donna le aveva fatto un complimento, almeno che ricordasse. Poi la bionda portò una mano sulla sua, e una serie di scosse le attraversarono con quel contatto, e fu tutto così veloce, da non potersi fermare. Roni la spinse su uno dei divanetti del locale ormai deserto, e si fiondò sull’altra donna, baciandola. La bionda accolse talmente bene quell’intraprendenza che aprì le gambe per accogliere il bacino della donna sopra di lei.

 “Non so neanche il tuo nome” – sorrisi la mora staccandosi appena.

“Laila” – disse l’altra guardandola negli occhi e stringendola dalle spalle verso di lei.

“Roni” – disse prendendole il viso tra le mani e si calò per un bacio calmo, diverso dal precedente. La bionda sotto di lei, approfondì senza problemi il bacio, rendendolo più vivace e una sensazione piacevole invase il basso ventre della barista. Si spogliarono dei loro abiti e prima che se ne potessero rendere conto, si stavano donando piacere a vicenda. Roni era seduta al divanetto e Laila le era a cavalcioni sulle gambe, un braccio intorno alle sue spalle mentre l’altra mano muoveva le dita tra le cosce della donna sotto di lei.

“Non ti fermare” – ansimò la mora sulle sue labbra.

“Non farlo neanche tu” – inarcò appena la schiena, quando sentì ormai il piacere iniziare ad invaderla.

Si rivestirono poco dopo e Roni abbassò il viso su Laila.

“E questo?” – disse sollevandole il braccio.

“E’ un dente di leone” – disse l’altra toccandosi il tatuaggio.

“Intendevo questo” – disse prendendole la mano per poi abbandonarla.

“Si beh sono sposata” – la guardò come se fosse normale.

“Non voglio guai, va non voglio che qualcuno venga a spaccarmi il locale”

Laila prese la sua giacca rossa e uscì dalla porta.

 

 

Si risvegliò, la faccia schiacciata sul cuscino e un mal di testa atroce. Si mise a sedere e si guardò intorno spaesata, doveva aver bevuto anche quella sera dopo il lavoro.

“Sei in ritardo, di nuovo” – disse la donna vedendola entrare nel locale.

“Kelly non strillare, sono qui adesso” – disse andando dietro al bancone.

“Dovresti smetterla di bere, signorina” – la minacciò con il dito – “O ti toglieranno la licenza”

“Oh ma andiamo”

 

Quando il locale è pieno, Laila si diverte a gironzolare tra i tavoli, per scambiare qualche chiacchiera con i clienti abituali. Quella sera però i suoi occhi incontrano la figura di una donna mora, indossa una camicetta di raso blu navy, giocherella con un bicchiere vuoto.

“Basta chiedere per riempirlo” – disse avvicinandosi e prendendolo dalle sue mani. Quando la donna privata del bicchiere alza il viso verso di lei, la donna si perde ad osservare la cicatrice che contorna il suo labbro superiore e notò i suoi occhi lucidi – “Sta bene?” – chiese un attimo preoccupata.

“Si può riempirmelo?” – disse senza sollevare il viso dal tavolo.

“Certo, torno subito” – Laila si allontanò ma con la coda dell’occhio continuò a guardare la donna dalla quale si era appena allontanata.

“Non importunare le clienti Laila, per favore” – disse Kelly notando il suo guardo.

“Veramente non la stavo importunando, vorrei capire perché sembra che abbia pianto” – disse alla collega.

“Eccoci qui” – disse posando il bicchiere sul tavolo e dei fazzolettini.

“Si vede così tanto?” – alzò lo sguardo sul suo viso.

“Non tanto, ma dovresti togliere un po’ di mascara” – sorrise – “Noi baristi siamo come gli psicologi, se vuoi parlare sono lì dietro il bancone” – si allontanò.

“Pronta a raccontarmi la tua storia?” – Laila sorrise, certa che le avrebbe detto il suo nome.

“Roni” – disse mentre si sedeva al bancone, porgendole la mano, che la bionda strinse. Un tocco che durò dei minuti interminabili – “Che c’è?

“Nulla solo” – allontanò la mano la mano.

“Solo che?” – chiese la mora.

“Hai un aria famigliare tutto qui” – sorrise.

“Abbordi sempre così?” – ridacchiò.

“Cosa? Io no non ti sto abbordando” – alzò gli occhi al cielo – “Ti lascio godere il tuo scotch”

 

“Credo che possa bastare non credi?” – Laila si avvicinò di nuovo alla donna, togliendole il bicchiere. Di tutta risposta l’altra l’afferrò per i bordi della giacca e se la portò vicina. La bionda chiuse gli occhi a quel contatto così ravvicinato e le portò una mano sul viso in automatico.

“Ti importa davvero qualcosa, o vuoi solo portarmi a letto?” – chiese.

“Mi preoccupo sempre per i miei clienti speciali” – sorrise.

“Sono un cliente speciale?” – sorrise ad occhi chiusi.

“Oh sì molto speciale” – disse premendo le labbra contro le sue e poco dopo erano avvinghiate nel locale ormai chiuso. Lo fecero letteralmente sul pavimento, senza alcuna remora. Subito dopo aver finito, Laila si accorse della fede al suo anulare e chiuse gli occhi affranta.

 

“Dobbiamo smetterla Laila, davvero” – disse provando a staccarsi ma senza successo dalla donna che le si era avvinghiata addosso, non appena avevano varcato la soglia di casa.

“Oh sta zitta Roni” – disse catturando le sue labbra in un bacio focoso.

“Ti ho mai detto quanto amo questa camicetta?” – sorrise. La bionda le sfilò la casacca e si fermò a sfiorare i suoi seni e poi toccò lo spazio tra essi.

“E questo quando l’hai fatto?” – chiese passando i polpastrelli sullo spazio tra i seni, guardando quel tatuaggio.

“Una mattina, dopo averlo sognato la notte prima” – disse sorridendo e godendosi i tocchi delle dita dell’altra. Sentirono scattare la serratura e si guardarono spaesate.

“Tesoro sono a casa, prendo il borsone e vado” – disse in lontananza.

“Certo Rogers” – la mora pregò con una mano sulla bocca della bionda e con gli occhi di non fiatare.

 

 

“Adesso basta” – era il grido sofferto che uscì dalle labbra di Laila quando riaprì gli occhi ancora una volta.

“Aye, che succede? Stai male?” – chiese l’uomo uscendo dal bagno.

“Malissimo” – disse guardandolo e scostando le coperte.

“Non cercarmi Killian, per favore” – disse rivestendosi di un lupetto nero e un paio di jeans.

“Cosa significa, Laila, dove vai? E quasi notte” – disse prendendola per un braccio, preoccupato.

“Non attacca, so che non è questo il mio posto” – disse divincolandosi.

 

Adesso Laila sapeva cosa volesse in realtà, tutti quei risvegli, tutti quei segnali, quegli indizi, la riportavano sempre ad una persona Roni. Perché quella donna continuava ad entrarle nei pensieri? Sotto la pelle, nelle viscere? Chi era in realtà Roni? Era furiosa con sé stessa, credeva di star impazzendo, credeva che non ce l’avrebbe fatta a sopportare ancora altri di quei risvegli. Chi diamine le stava facendo quello, e poi cosa significavano tutte quelle immagini, nei suoi sogni? Lei con una donna uguale a Roni, ma con un vestito che sembrava uscito per Halloween? O immagini di lei, colorito cadaverico, abbigliamento attillato in pelle nera e sempre una donna somigliante a Roni, in atteggiamenti molto intimi? Voleva solo dimenticare tutto quello, voleva non doversi risvegliare ancora una volta e rivivere una vita che non fosse sua. Avrebbe bevuto, e sperando che il mattino seguente non ricordasse più nulla neanche il suo nome.

Nonostante l’alcool, sapeva che Roni doveva aver significato qualcosa nella sua vita passata, non riusciva a scordarsi di lei, nei 7 mesi passati a fare le amanti, più e più volte avevano detto che avrebbero smesso, ma non ci erano mai riuscite, finché Laila non le aveva chiesto di lasciare Robin per stare finalmente con lei. La donna sosteneva di amarlo, nonostante sapeva non le desse quello di cui aveva bisogno.

“Che ci fai qui?” – disse la mora sedendosi al bancone.

“Tu cosa ci fai qui, Roni” – la guardò con lo sguardo assente.

“Laila, avevi detto che non ci saresti ricascata” - la guardò rammaricata.

“Non importa quanto io provi a ricacciare l’idea di noi due assieme, Roni! Io ti penso sempre, ti desidero, non riesco a stare lontana da te” – la guardò – “Non so perché ma io ho bisogno di te come l’aria” – la fissò e la mora poté solo abbracciarla da dietro, in modo dolce e poggiare la fronte alla sua testa.

“Ti amo Laila, ma non rinuncerò al mio matrimonio” – disse allontanandosi.

“Ti amo anche io” – disse chiudendo gli occhi e riapertili si ritrovò in una foresta.

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“Benvenuta, ti ricordi di me?” – disse la donna dai capelli biondi boccoloni.

“Dove sono?” -chiese stordita.

“Sei nella Foresta Incantata, Emma” – disse guardandola.

“Mi hai scambiata per qualcun'altra” – disse alzando il passo per allontanarsi.

“Oh no sei tu, prova a pensarci, da dove vieni?” – chiese.

“Da Seattle”

“Sai dove sei nata?” – chiese.

“I miei genitori mi hanno abbandonata in fasce, non lasciando niente tranne una copertina”

“Ricordi il nome che era cucito su?”

“Laila ovvio”

“Ti sbagli” – fece apparire la copertina mostrandogliela.

“Come hai fatto?” – disse strabuzzando gli occhi.

“È magia Emma” – sorrise dandole la copertina tra le mani e la donna ebbe un impatto di immagini che sfilarono davanti ai suoi occhi. Quella che pensava essere una semplice donna apparsa nella sua vita dal nulla era la donna che aveva odiato e amato, dal primo giorno che l’aveva vista.

“Regina” – disse guardando la donna davanti a sé – “Campanellino”

“Bentornata Salvatrice” – sorrise.

“Il bacio del vero amore?” – disse sapendo di aver rovinato tutto ed essere arrivata tardi.

“Sì ma lei dovrà sapere chi sei, devi restituirle gli indizi” – disse - “Ammettere cosa davvero vuoi con lei”

“Il lieto fine” – rispose.

“Devi essere definitiva questa volta, come dice la profezia” – disse.

“La profezia diceva che incontrerai una persona con un particolare tatuaggio che ti salverà dall’oscurità e ti concederà di amare ancora”

“Ma ogni amore che si rispetti, ha un lieto fine” – Emma non capiva cosa significasse – “In cuor tuo sai cosa vuoi davvero da Regina” – la bionda chiuse gli occhi e riapparì nel bar accanto a lei, la sua regina.

“Sposami” – disse voltandosi di scatto verso di lei.

“Sei impazzita?” – Roni la guardò confusa.

“Lo so che è quello che vuoi anche tu” – disse prendendo le sue mani.

“Laila, non dire sciocchezze, sono già sposata”

“Non è il tuo lieto fine, però! Io lo sono, lo sono sempre stata” – disse mostrandole il tatuaggio del dente di leone – “Pensaci perché tutte quelle cose che ci ricordavano e ci legavano?”

“Non so di cosa tu sia parlando” -la guardò allarmata.

“Regina, i tatuaggi, la camicetta blu, la tua fissa per le mele, la mia macchina gialla, ti prego dimmi che te lo ricordi: Henry nostro figlio”

“Sei completamente ubriaca” – disse scattando in piedi giù dallo sgabello.

“Regina, chiamami con il mio nome” – la guardò – “Guardami e dimmi come mi chiamo” – disse afferrandole le mani e poggiando la fronte sulla sua, ma Roni le afferrò i polsi e rimase come scottata, per qualche secondo spalancò gli occhi.

“Em-ma?”

“Sì, amore mio, e se avessi fatto prima questo passo non avrei minato tutto quello che stavo per perdere” – disse guardandola e inginocchiandosi fece apparire una scatoletta di velluto rosso – “Regina Mills, vuoi diventare mia moglie?

La donna rimase interdetta per qualche momento, poi annuì solamente, era frastornata, idee confuse, ma il cuore leggero. La bionda l’afferrò dal bavero della giacca e premette le labbra sulle sue. E come Emma sapeva sarebbe successo, si sprigionò una forza d’impatto e furono trasportate lontane da quel locale, nella Foresta Magica.

 

“Pensavo non saresti più tornata da me” – disse Regina guardandola quando si riaprirono i suoi occhi.

“Tornerò sempre da te Maestà” – sorrise abbracciandola teneramente.

“Ci hai salvati di nuovo” – disse una voce alle spalle di Emma.

“Henry?” – disse guardandolo e andandogli incontro – “Sei un uomo ormai”

“E tu nonna mamma” – disse abbracciandola.

“Cosa?” – Emma si staccò, vide una donna e una piccola bambina.

“Qui scorreva più velocemente il tempo” – disse Regina prendendo la piccola per mano e portandola dalla bionda – “Lucy ti presento nonna Emma” – sorrise.

“Ho sentito tanto parlare di te, Emma Swan” – sorrise la bambina.

“Credo che avrò bisogno di uno shot” – sorrise.

“Non credo tu possa, Love” – disse Killian arrivando poco dopo e le disse di guardarsi.

“Dal bacio del vero amore e dal desiderio insito nei cuori di entrambe si genererà vita nuova” – disse Henry.

“Il nostro nuovo inizio, Regina”

“Si Emma” – disse abbracciandola e tenendo la mano sul suo addome.

“Ti amo” – pronunciarono insieme quelle parole e si guardarono in quel modo tutto loro.

Okay forse mi piace troppo scrivere cose strane, però ammettetelo che è stato bello leggerlo! L'idea del loop temporale è venuto alla mia alfa Nahil Cassidy, grazie socia mi hai fatto sentire Nora West-Allen! XD Vi aspetto all'Epilogo! Alla prossima xoxo

  
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