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Autore: Red Saintia    06/06/2020    13 recensioni
L'eterno dualismo tra ciò che sente il cuore e ciò che la mente ci dice di fare. Chi stabilisce che una persona debba avere un ruolo preciso nella vita?
Non c'è dovere o imposizione che valga l'amore che si prova per un'altra persona. Forse non è ancora tempo che qualcuno decida se consacrare la propria vita agli altri, oppure seguire le ragioni del cuore.
Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aries Mu, Saori Kido
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Crediti all'artista: Carlos Alberto Lam Reyes



Finalmente era lì, nel posto che le spettava di diritto, nel luogo dal quale avrebbe dovuto proteggere e difendere l’umanità intera.
Lo scranno dorato destinato alla dea, a colei per la quale ragazzi divenuti cavalieri avevano rischiato la vita inconsapevoli dei pericoli che correvano, ignari della forza devastante del nemico che si parava loro di fronte.

C’era un silenzio innaturale nelle stanze appartenute al Gran Sacerdote, era quasi opprimente. L’eco della battaglia terminata solo da pochi giorni permeava quel luogo facendola sentire una presenza estranea e inadatta. Perché avvertiva quel senso di malessere, perché le mancava il respiro e uno strano tremore percorreva il suo corpo?
Lei era Athena, dea della giustizia e della sapienza, quel Tempio le apparteneva, eppure… nonostante avvertisse un legame profondo con quelle antiche colonne ed umide pietre, dentro il suo petto il cuore urlava. No, non poteva e non doveva ascoltarlo, il passato e ciò che era stata andavano seppelliti nei ricordi. Adesso sarebbe divenuta ciò che tutti si aspettavano, ovvero una guida saggia e giusta che avrebbe amministrato le leggi del Santuario con rigore e fermezza.

Strinse con forza la mano sul bracciolo dello scranno, con l’altra impugnava lo scettro di Nike che da sempre le faceva da guida e protezione. Dov’erano tutti? Dove si trovavano, perché lei era sola in quel luogo. Si alzò di scatto, udendo solo il rumore della propria veste e il respiro tremante della sua voce.
Lo avvertiva ancora… era presente, un cosmo potente a tratti oscuro, così ammaliante da trarre in inganno. Così oscuro da aver sconfitto la morte stessa.
Possibile che lo spirito di Saga che per tredici anni aveva ingannato il Grande Tempio trasudasse ancora da quelle mura? Un senso d’angoscia le attanagliò la gola, fece pochi passi lungo l’ampia navata di quel luogo e si trovò dinanzi ad uno specchio che quasi la sovrastava con la su imponente grandezza. Un timore infondato si impadronì di lei, non voleva guardare attraverso quella superficie che sembrava quasi evanescente tanto era sottile. Eppure lo fece…

Che sciocca pensò. “Cosa mi aspettavo di vedere? È solo la mia immagine quella riflessa, l’immagine di una ragazzina timorosa e immatura che vuole elevarsi al ruolo di dea.”

“Allora cosa ci fai in questo luogo?” una voce oscura e profonda la fece indietreggiare, non era la sua, lo specchio aveva parlato.
Lui aveva dato voce ai suoi timori, l’istinto di fuggire via era impellente così come il desiderio di capire quale oscuro presagio rappresentava quella voce. La sua mano insicura e tremante provò ad accarezzare quella superficie nella quale ora non vi era più solo Saori ma anche un volto coperto da una maschera con lunghi capelli color argento.

“Cosa rappresenti tu… giovane e sciocca fanciulla che ti lasci guidare da futili sentimenti umani, troppo umana tu medesima per incarnare una dea.”

“Non può essere! Tu sei stato sconfitto, e il male che albergava in te è stato disperso. I miei cavalieri ti hanno battuto, e la legge per la quale ti ergevi a giudice supremo regna di nuovo libera e giusta qui al Santuario.”

“A quale prezzo? I dodici templi dello zodiaco hanno perso gran parte dei loro custodi. I tuoi stessi paladini versano in condizioni disperate a causa della tua inettitudine… Athena. Cosa farai se li perderai, cosa farai se perderai Pegasus, te lo sei mai chiesto giovane Saori?”

“Seiya no! Non voglio ascoltarti, sei la voce della menzogna e dell’inganno ed io non credo ad una sola parola di ciò che hai detto. Loro sono i miei cavalieri e torneranno da me, lui… tornerà da me.” Le ultime parole appena sussurrate come una muta preghiera più al suo cuore che allo spettro che albergava in quel tetro specchio.

Era la voce della sua coscienza, della sua anima tormentata per un ruolo che non sentiva suo, e parlava per bocca di Arles, colui che da sempre l’aveva ostacolata. L’unico in grado di seminare il dubbio nell’animo della giovane dea. Una risata chiassosa e tetra riecheggiò per il tredicesimo tempio e fu solo grazie all’intervento dello scettro di Nike che quell’incubo ad occhi aperti ebbe fine. La sua luce abbagliante puntò dritta nello specchio e in pochi attimi l’oscurità che esso rifletteva venne cancellata.
Saori emise un lungo respiro lasciandosi cadere a terra e piangendo sommessamente.
Adesso sapeva, finalmente capiva quel malessere quell’ angoscia che non l’abbandonava cos’era. Aveva cercato di reprimere quei sentimenti, perché la parte divina che albergava in lei sapeva che non erano giusti, eppure… adesso facevano così male che quasi le impedivano di alzarsi.

“Non è questo il mio posto, no, non ancora. Non finché non saprò che lui è salvo e tornerà vivo da me.”
Fu quel pensiero che le diede la forza di rialzarsi, e senza accorgersene i suoi passi in principio lenti e timorosi divennero ansiosi e frenetici, conducendola in pochi attimi fuori dal tredicesimo tempio. Lo scettro ancora riverso a terra e i pensieri di Saori rivolti unicamente a colui che aveva tenuto stretto tra le braccia sotto la statua di Athena.
Il ricordo delle sue lacrime che bagnavano il volto di Seiya e il cuore che avrebbe voluto urlare parole che le labbra non avrebbero ami permesso fossero pronunciate.

Tutto ciò che poteva fare era stringerlo a sé e avvolgerlo nel calore del suo divino cosmo. Finalmente era fuori dal Tempio, sapeva dove andare, nonostante quel luogo le fosse per molti versi sconosciuto. Un innato istinto la guidava attraverso un fitto bosco che si stagliava lungo un impervia stradina alle spalle del Santuario.

Nascosto alla vista di occhi indiscreti, sorvegliata giorno e notte, vi era la Fonte di Athena. Una sorta di ristoro, di ultimo barlume di speranza per coloro che avevano combattuto strenuamente e la cui vita era legata ad un filo sottile. Un luogo mistico e pregno della più antica magia legata ai miti degli dei. Si narrava che fin dagli albori della storia le acque che sgorgavano da quel luogo fossero intrise delle lacrime di Athena e per questo avevano proprietà miracolose. Inoltre in tutta la zona si avvertiva un cosmo potente e abbagliante, lo stesso cosmo che aveva richiamato Saori in modo così familiare. Era il potere di Athena che permeava quel luogo austero e isolato.

“Eccoli dunque, è qui che si trovano tutti…” Saori intravide da lontano Aiolia e Shaka che conversavano sotto voce, e dava per scontato che anche gli altri cavalieri d’oro fossero presenti  “…se sono qui la situazione deve essere grave. No… ti prego Zeus non prendere la loro vita, che torto hanno mai fatto se non proteggere l’umanità e la tua stessa figlia.”

Era intenzionata più che mai a raggiungerli, non si sarebbe mossa dal suo capezzale fin quando i suoi occhi non si fossero riaperti e rispecchiati in quelli di lei. Mancava così poco al compimento di quel desiderio, ma una presenza inattesa fermò il suo incedere.

“Non dovreste trovarvi qui Athena…” la voce calma, pacifica e risoluta del cavaliere della prima casa fermarono di colpo i passi della dea. Mur, come pochi altri suoi pari, aveva la capacità di leggere l’animo umano e carpirne le più piccole sfumature.
La giovane dea questo lo sapeva ed esitò nel voltarsi. Cosa avrebbe significato incrociare lo sguardo del cavaliere? Solo una cosa… ammettere tacitamente ciò che non si poteva negare. La dea temeva la sorte dei suoi nobili guerrieri. La fanciulla invece era in ansia per la vita di colui che le faceva battere il cuore di un sentimento tanto umano quanto difficile da descrivere o definire.
“Venite milady, vi riaccompagno nelle vostre stanze.” Non avrebbe desistito lo sapeva, non le restava che affrontarlo a viso aperto e con sincerità. D’altronde non poteva negare cose che Mur già conosceva.

“Non posso. Anzi… forse è più corretto dire che non voglio.” Finalmente si voltò cercando di mostrarsi forte e risoluta pur tremando visibilmente.

“Vi assicuro che i cavalieri sono accuditi nel migliore dei modi, io stesso veglio sulla loro incolumità. Ma il loro destino è nelle mani degli dei.” Prudente e discreto evitava sapientemente di parlare del reale motivo della visita di Athena in quel luogo.

Saori invece non riusciva ad essere lucida, non in quel frangente. Aveva fretta, ed ogni minuto perso erano attimi rubati al suo primo cavaliere.
“Cavaliere d’Ariete, non cercherò di blandirti con giri di parole né con scuse futili o banali. In quel luogo, a pochi passi da dove ci troviamo noi adesso, c’è la vita di un uomo che mi sta particolarmente a cuore. Io devo vederlo e lui deve sapere…” la mano destra stretta sul cuore e le lacrime, incontrollate e copiose che le rigavano il viso, accompagnavano quelle sincere e pudiche parole.

“Cosa deve sapere, Athena? Che la dea per la quale tutti loro hanno rischiato la vita predilige invece quella di un uomo solo rispetto al resto dei suoi compagni? A cosa gioverebbe sapere questa cosa mia signora…”

Eccola la verità, la stessa che negava fin dall’inizio di quella battaglia. L’egoismo e il senso di inadeguatezza che provava improvvisamente le fecero abbassare lo sguardo di fronte al cavaliere.
“So che non mi è concesso preferire un mio guerriero rispetto ad altri. La vita di tutti loro mi è cara più di me stessa, ma se dovessi perdere lui… Mur, se dovessi perdere Seiya temo che il dolore spegnerebbe la mia stessa esistenza.” Non voleva giustificarsi, sapeva di essere in errore, sperava almeno di essere capita.

“Ricordatevi che voi siete Athena, l’essenza della giustizia e della temperanza. Finché crederete in voi stessa i vostri cavalieri avranno sempre una guida sulla quale contare. Che il legame con il cavaliere di Pegasus fosse un vincolo molto forte mi è stato chiaro fin da subito. Ma se voi adesso varcate quella porta superereste un confine invalicabile dal quale non si può più tornare indietro e segnereste una profonda frattura tra voi e coloro che vi devono obbedienza.”

Era vero, tutto ciò che lui aveva detto era una verità che non poteva essere ignorata.
“Cosa dovrei fare allora, dimmelo Mur ti supplico. Prima che il dolore che provo in questo momento mi faccia commettere una sciocchezza.”

“Io non posso dirvi cosa fare Athena, non mi è concesso. Imporvi degli ordini esula dai miei compiti. Posso suggerirvi però… che a volte per il bene di molti si è costretti a fare delle rinunce. Per il bene del mondo invece, spesso bisogna rinunciare anche a se stessi.”
Chiuse gli occhi Saori inspirando a fondo l’aria e i profumi che quel luogo portava con se. Il suo cosmo risplendeva adesso, lo stava espandendo affinché giungesse a coloro i quali doveva la vita. Quello era il solo modo che le era concesso per potere star loro vicino.

Quando li riaprì qualcosa in lei era improvvisamente mutato, anche Mur se ne accorse. L’autorità della dea e l’universo in essa racchiuso risplendevano nei suoi occhi cerulei. Il cavaliere si inginocchiò istintivamente ad Athena, che manifestava finalmente la sua divina presenza.

“Il tuo tempestivo intervento si è rivelato come sempre prezioso Mur dell’Ariete. Farò ritorno in tredicesima casa, il Santuario a bisogno di essere guidato e ricostruito dopo questa battaglia. Ti chiedo solo una cosa…”

“Ai vostri ordini. Chiedete pure mia signora.”

“Non appena avrai notizie dei miei cavalieri non esitare ad avvertirmi. Tra i miei doveri c’è anche quello di vegliare su di loro.” Disse la fanciulla.

“Sarà fatto Athena. Non mancherò io stesso di riferirvi in prima persona.”

“Molto bene. Torna pure ai tuoi doveri cavaliere, conosco bene la strada del ritorno.”

Quelle furono le sue ultime parole. Mur la vide allontanarsi in silenzio senza mai voltarsi indietro. Sapeva che quel gesto di rinuncia le era costato molto, e capì anche che in lei ci sarebbero sempre stati il cuore di una donna e il destino di una dea.








Ben ritrovati, è un po' che non ci sentiamo ed è con piacere che torno (dopo numerose originali) a fare capolino nel mio amato fandom di Saint Seiya. Ammetto che questa storia è stata scritta molti mesi fa, ma solo ora è stata rivista e corretta. 
N. B.
Questa one shot è frutto della mia personale fantasia, ma ci tengo a specificare che è stata ispirata dalla bellissima fan art dell'artista Carlos Alberto Lam Reyes, presa da Pinterest.
Spero che la storia vi piaccia e che sia come sempre una piacevole lettura. A presto

 
   
 
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