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Autore: angel_deux    21/06/2020    5 recensioni
La prima volta che Brienne Tarth rivide il volto di Jaime Lannister dopo due anni fu in una foto tra le mani di Sansa Stark.
Beh, forse così era un po’ eccessiva. Ne aveva ancora una nella galleria del suo cellulare. Probabilmente era proprio quello il motivo per il quale continuava a rimandare l’acquisto di uno nuovo: scaricare nuovamente la foto sarebbe stato un atto intenzionale, ma continuava ad avere una in archivio era semplicemente un caso, no? Ma quello che aveva davanti gli occhi era nuovo, uno che non aveva mai visto in precedenza. Si sentiva come se fosse la prima volta che lo rivedesse da anni. Si era fatto crescere la barba e i suoi capelli biondi erano più lunghi di quanto ricordasse e gli arrivavano quasi a livello delle spalle.
“Cielo, guarda qui,” le disse Sansa. “Non posso credere che tornerà qui questa stagione. Non pensavo che sarebbe voluto tornare dopo aver perso la mano. Immagino che la nostra clientela sarà entusiasta di averlo qui.”
Francamente, nemmeno Brienne riusciva a credere che sarebbe tornato.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Brienne di Tarth, Jaime Lannister
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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NOW THEY WERE AS STRANGERS

 

 



La prima volta che Brienne rivide Jaime in carne ed ossa dopo più di due anni fu il primo giorno in cui l’uomo tornò alla tenuta per l’inizio della stagione successiva. Appena lo vide, si nascose e lo spiò dalla finestra - cercando senza riuscirci di non sentirsi così inquietante per quello che stava facendo - mentre lui salutava Catelyn lungo il viale d’ingresso. Catelyn abbracciò Jaime non come se fosse qualcuno che non vedeva da anni, ma come se fosse un amico che sentiva regolarmente, e Brienne non poté fare a meno di sentire una punta di gelosia. Era una reazione davvero irrazionale, anche perché sapeva perfettamente che loro due erano ancora in contatto. Era sempre stata molto attenta a parlare della fine della sua amicizia con l’uomo in modo da non creare troppe pressioni sull’altra donna ed era certa che Jaime si comportasse nello stesso modo. Non avrebbe dovuto sentirsi tradita da Catelyn per avergli chiesto di tornare. Non avrebbe dovuto sentirsi tradita da Catelyn se aveva continuato ad essere amica di Jaime per tutto quel tempo.

Aveva avuto la possibilità di sistemare le cose, di mitigare le conseguenze di quello che era accaduto. Sarebbe potuta andare a casa di Tyrion per vedere Jaime. Avrebbe potuto provare ad insistere fino a quando lui non le avrebbe parlato. Avrebbe potuto provare a spiegare meglio il suo punto di vista, ma non lo aveva fatto. Aveva fatto passare troppo tempo a ribollire per la rabbia e, quando questa era svanita, era ormai troppo tardi.

Era ancora troppo tardi. Se lo ripeté più di una volta mentre li osservava. Non permise nemmeno ad una scintilla di speranza di brillare dentro di lei perché sapeva perfettamente quanto potesse essere pericolosa. 

Scese al piano di sotto ed entrò nella sala da pranzo principale, dove tutti i membri del cast stavano aspettando che lei e Catelyn iniziassero la loro prima riunione della stagione. Si mise a sedere a capotavola e sorrise in direzione di Sansa, che rispose con un piccolo cenno sfacciato. In quel momento la porta si aprì e Catelyn entrò nella stanza. Era regale, nonostante indossasse un semplice paio di jeans e un maglione verde. Jaime la seguì.

Lanciò uno sguardo in direzione di Brienne. Ma si trattò semplicemente di uno sguardo.

Era davvero bravo a fingere. Si mise a sedere intorno al tavolo e guardò con lo stesso vago disinteressa che aveva mostrato all’inizio Catelyn che si avvicinava a Brienne. La donna era molto materna con lei, ma Brienne si rifiutò di reagire. Non lo avrebbe fatto se non l’avesse fatto anche lui. Due anni di sensi di colpa furono immediatamente cancellati via, lasciando nuovamente spazio alla rabbia.

Se può fingere lui, posso farlo anch’io.

“Vai avanti,” le disse Catelyn, dandole il coraggio per continuare.

Brienne si alzò in piedi e sorrise. Non si sarebbe messa in ridicolo.

Fece la stessa cosa che faceva ogni inizio di stagione: si presentò ai nuovi componenti del personale e ricordò loro che potevano recarsi da lei per qualsiasi problema avessero avuto durante la settimana. Raccontò brevemente la storia dei vari personaggi che avrebbero interpretato loro e i clienti. Spiegò che lei e Catelyn avrebbero assegnato ad ogni uomo un cliente una volta aver deciso basandosi sulla base della loro personalità e dei personaggi che gli ospiti avrebbero deciso di interpretare. Parlò di tutti i punti che aveva nell’ordine del giorno, senza mai divagare.

“E infine, diamo il bentornato a Jaime Lannister,” si sforzò a dire. “Che è tornato da noi dopo una lunga assenza.”

“Dopo che è successo questo,” rispose Jaime senza mezzi termini e senza un sorriso, limitandosi ad alzare il moncone.

Brienne desiderò potergli chiedere perché non stesse indossando la sua protesi, ma non lo avrebbe fatto. Invece, si voltò verso Sansa, sollevata di poter distogliere finalmente lo sguardo.

“E diamo un benvenuto anche a Sansa Stark, che sta per iniziare la sua prima stagione qui a Austenland. Con lei stiamo provando a fare qualcosa di leggermente nuovo, cercando di creare un nuovo ruolo. Questa sera ci lascerà per andare a infiltrarsi all’interno del gruppo Tyrell-Westerling che si terrà in hotel. Ha insistito per dare al suo ruolo il nome di cliente segreto ed è esattamente così che, quindi, lo chiameremo.” Sorrise in direzione di Sansa, che ricambiò il gesto mentre alzava un pollice in su. “Sansa interpreterà la parte di una cliente per una settimana. Il suo ruolo sarà prezioso per tenere d’occhio i clienti e per comprendere quali sono le loro emozioni legate a quest’esperienza. La tratterete nello stesso modo in cui trattereste un normale cliente e farà riferimento direttamente a me per tutto quanto.”

“Uh, io avrei una domanda” disse Robb, alzando la mano. “Non dovrò fingere di flirtare con mia sorella, vero?”

“No,” rispose Brienne, ridacchiando.

“E i cugini?” Chiese Jon. “La Austen probabilmente non avrebbe problemi a mettere insieme due cugini, ma non credo di poter provarci con Sansa senza scoppiare a riderle in faccia.”

“Così mi spezzate il cuore,” ansimò la ragazza. “Ma, che ci crediate o no, non voglio fingere di svenire dietro a uno di voi due.”

“Non credo che mi sentirei totalmente a mio agio in questa situazione durante la mia prima settimana di ritorno,” disse Jaime, guardando direttamente Brienne.

La donna si rese conto che si poteva benissimo trattare di un bellissimo estraneo qualsiasi. Qualcuno che non aveva mai incontrato prima. Poteva trattarsi di chiunque. Incontrò i suoi occhi e non vi vide nulla. Si sentì come scivolare nella rassegnazione. Il nervosismo si dissipò. La preoccupazione si dissipò. L’unica cosa che poteva aspettarsi di trovare era solamente indifferenza.

Jaime sapeva che lei e Cersei avevano ragione. Era imbarazzato. Lo aveva ferito  quando l’aveva respinto e rimandato tra le braccia di Cersei. Finalmente si era reso conto che non l’aveva mai amata realmente, ma era umiliato per la conversazione che avevano avuto.

Oppure… lui l’aveva amata veramente. Provava ogni parola che le aveva detto. E lei lo aveva respinto. Non si era fidata di lui. Gli aveva fatto del male.

Di qualsiasi cosa si trattasse, due anni erano bastati per mandare in fumo qualsiasi sentimento d’affetto che avesse provato per lei. Tutto questo aveva senso. Si sentì quasi sollevata nel saperlo.

“Fortunatamente per voi tre, Theon si è offerto volontario per fingere di corteggiare Sansa,” rispose, incontrando lo sguardo di Jaime per un lasso di tempo necessario affinché nessuno se ne accorgesse.

Poi tornò a guardare Sansa e, ridacchiando per l’espressioni esagerate che la giovane stava facendo con il volto, la riunione terminò.

 

 

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Margaery Tyrell era l’ospite per quella settimana. Il soggiorno a Austenland era stato un regalo di compleanno da parte di sua nonna, che aveva acquistato per lei il pacchetto più costoso. Avrebbe avuto la stanza più bella e il pretendente più cortese. Avrebbe avuto maggior tempo per rimanere da sola con lui. Il cibo migliore. Tutti gli ospiti venivano trattati bene ad Austenland, ma chi acquistava quella tipologia di pacchetto aveva maggiori vantaggi. In realtà, era stato proprio Jaime a suggerirlo.

“Pagheranno di più se avranno più vantaggi,” aveva spiegato mentre parlava del tipo di clientela che era solita spendere cifre irresponsabilmente elevate nel maniero di suo padre, una struttura molto più seria e storicamente accurata che aveva meno a che fare con il romanticismo e più con le gite fuori porta per scuole altamente d’elite. “A loro non interessa sapere neanche quali sono. Pagheranno solamente per averli e quei soldi puoi utilizzarli per pagare i tuoi dipendenti.”

Ovviamente aveva avuto ragione e Austenland non aveva più avuto problemi economici da quel momento. Nonostante continuasse a mortificarsi per non essere intelligente come Tyrion o spietato come Tywin o astuto come Cersei, Jaime era sempre stato più brillante di quanto pensasse.

 

 

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Brienne aveva incontrato Margaery diverse volte, sempre e solo per caso, perché era la sorella di Loras Tyrell, il marito di Renly. Era sempre stata simpatica nel modo indecifrabile che sono solite avere le ragazze belle e benestanti, soprattutto quando sono giovani. Aveva lo stesso carattere affidabile di Loras, ma suo fratello sapeva nascondere alcune opinioni piuttosto brutali dietro a un sorriso dall’aspetto ingenuo, quindi Brienne si sentì di supporre che fosse la stessa cosa per lei. Il suo istinto naturale di nascondersi quando le situazioni si facevano difficili non le era certo d’aiuto. Non poteva aiutare nemmeno la sua decisione inconscia e immediata di evitarla per il maggior tempo possibile. Le donne come Margaery— come Cersei, le suggerì la sua mente — la terrorizzavano.

Un tempo non lo facevano, ricordò a se stessa, prima di riuscire a zittire la sua mente e smettere di pensare alla ragione per cui avevano iniziato a farlo.

Renly ovviamente era stato assegnato a suo marito, ma il resto delle coppie venne deciso dopo che Catelyn abbia incontrato gli ospiti e Brienne li ebbe osservati in silenzio e ascoltato le loro conversazioni mentre interpretava il suo ruolo d’autista. Margaery e Sansa sembravano aver fatto amicizia velocemente, mentre se ne stavano sedute insieme sul retro della carrozza lungo la strada che portava al maniero. Margaery aveva trascorso la maggior parte del viaggio accarezzando i capelli di Sansa e dicendole quanto fosse carina, tutto questo utilizzando un linguaggio che si adattasse a quello dell’epoca e con la giusta dose di drammaticità. Se ci fosse stato un premio per la miglior interpretazione da parte di una cliente, Margaery sarebbe stata in cima alla lista dei contendenti. Loras, di certo, sarebbe stato il suo primo avversario. Aveva trascorso l’intero viaggio fino alla casa fingendo di tenere il broncio e dire con accento forzato che “Non ci sarà niente in questo maniero che potrà interessarmi” mentre, ovviamente, scrutava la strada alla ricerca di qualche segno della presenza di suo marito.

Le altre ragazze che si trovavano nella carrozza — due soltanto, questa volta— erano più tranquille e quindi più difficili da studiare, ma Brienne non se ne preoccupò troppo. Catelyn sembrava sempre sapere esattamente quale pretendente abbinare a quale ospite. Nonostante fosse una persona pratica, aveva un cuore romantico.

Dopo che la prima mezza giornata fu conclusa e tutti i clienti si erano tranquillamente sistemati nelle proprie stanze, Catelyn si allentò il vestito, sciolse l’acconciatura elaborata e versò del whiskey in due bicchieri per lei e Brienne, mettendosi quindi a sedere dietro la sua scrivania in ufficio, l’unica stanza a Winterfell  fornita di tutti i comfort moderni. Sembrava davvero appartenere a quel mondo, anche con addosso il suo abito d’epoca, anche con gli occhiali da lettura con la montatura nera appoggiati sopra il naso mentre si sporgeva in avanti per leggere nuovamente le schede dei vari personaggi dal suo portatile. Le preoccupazioni di Brienne per quella settimana sembravano ormai lontane anni luce. Finché aveva accanto a sé Catelyn, poteva fare qualsiasi cosa.

Solitamente lei non beveva, soprattutto durante la stagione, ma sorseggiò comunque il suo whiskey mentre sistemava le foto delle loro clienti e dei potenziali uomini che le avrebbero corteggiate. Graffettò automaticamente quelle di Loras e Renly insieme e le mise da parte. Quindi mise quella di Sansa con quella di Theon.

“Jeyne sembra dolce,” spiegò Catelyn. “L’ho incontrata la settimana scorsa per la sua intervista preliminare ed era molto nervosa. Sua madre è… autoritaria.” Nel suo dizionario, molto probabilmente, questo significava che era odiosa. “Penso che le farebbe bene un po’ di diverimento.”

“Robb,” suggerì Brienne, visto che sembrava essere la risposta più ovvia.

Catelyn annuì e prese un altro sorso dal suo bicchiere.

“Lui le piacerà,”

Brienne sbuffò.

“A tutti piace Robb,” osservò.

“Questo perché il mio ragazzo è meraviglioso. Ora, passiamo a Gilly. Lei è molto tranquilla. Ho avuto qualche problema ad inquadrare la sua personalità.”

“Non ha parlato molto durante il viaggio. Sansa dice che è carina, ma quasi troppo cauta. Forse è timida. Penso che questo sia un regalo di qualche parente benestante. Sembra un po’ sopraffatta. Che ne pensi di abbinarla con Jon?”

“Gli dirò che può mettere da parte il personaggio con lei nel caso ce ne fosse bisogno. Assicuriamoci che almeno si trovi a suo agio,” concordò Catelyn. “E voglio Jaime in coppia con Margaery Tyrell. Mi sembra un’ottima soluzione. Jaime è il miglior attore che abbiamo e Margaery sembra molto calata nella parte.”

“Sicuramente sarà la leader del resto del gruppo,” osservò Brienne. Quindi mise le loro foto da parte, sentendo gli occhi di Catelyn indugiare su di lei. “Sto bene,” disse.

“Sembra che tu stia reagendo molto bene.”

“Perché è così.”

“Giusto,” sbuffò Catelyn.

Brienne non poté evitare d’infastidirsi.

“Se pensavi che non avrei reagito bene, perché lo hai riassunto?”

“Perché è il nostro miglior attore e perché voleva tornare. E fino a quando non ho visto lo sguardo che avevi in volto quando è entrato, pensavo che almeno aveste mantenuto dei rapporti cordiali. Ho dovuto chiamare Tyrion per scoprire la verità.”

“Dimmi che non l’hai fatto veramente,” gemette Brienne.

“Sì, ed aveva anche molte cose da raccontarmi.”

“Questo perché Tyrion è una carogna,” rispose. “Se Jaime non ha problemi, non li ho neanch’io. Credimi. Posso farcela, Catelyn.”

“Sì, lo so. Non è questo che mi preoccupa. È come tu ti senti che mi preoccupa. Sei sempre stata molto competente, non ti avrei mai assunto se non fosse così. Ora però non ti sto parlando come il tuo capo, ma come tua amica e come amica sua. Voi due eravate molto vicini e siete veramente tristi l’uno senza l’altra. Non nego di aver sperato che riunirvi nella stessa stanza vi avrebbe aiutato a rendervene conto, ma voi siete determinati a continuare a studiarvi a vicenda come se stesse giocando a poker.”

“Ho fatto quello che mi hai detto di fare,” le ricordò Brienne. “Mi sono protetta. Ho fatto una scelta e lui ha reagito. Penso che entrambi abbiamo reagito in modo esagerato, in verità, ma è successo. Sono trascorsi due anni e siamo andati tutti e due avanti. Siamo entrambi due professionisti. Staremo bene.”

Catelyn alzò le mani in segno di resa, anche se c’era qualcosa a metà strada tra il rimprovero e la delusione dipinta nel suo sguardo. Brienne sapeva che si aspettava di più da lei. Anche lei voleva di più da se stessa. Solo… non riusciva a farlo. Forse Catelyn aveva ragione. Forse Jaime le mancava. Ma non ne era sicura ed era certa che il suo cuore non potesse permettersi il rischio.

È esattamente quello che ha rovinato le cose tra di loro l’ultima volta: la riluttanza a fidarsi. Forse in due anni non era cambiata così tanto come aveva sperato.

 

 

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Quella notte ebbe uno strano sogno su Jaime. Lui stava cercando di trovarla all’interno di questa caverna buia e tortuosa nel sottosuolo. La stava chiamando, cercando di non lasciarsi prendere dal panico, mentre continuava ad andare sempre più in profondità, ma lei si limitò solamente a seguirlo, guardarlo, senza mai rispondergli.

 

 

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Guardare Jaime lavorare era sempre stato doloroso.

Era sempre stato bello, ma il suo aspetto era particolarmente convincente con addosso i costumi che indossava per interpretare per corteggiare in stile Mr Darcy qualche donna ricca che poteva permettersi le sue attenzioni. Faceva male guardarlo soprattutto perché sembrava così serio. Anche a inizio settimana, quando doveva essere pungente e distaccato — così la sua cliente si sentirà come se avesse vinto un premio quando alla fine lui si innamorerà del suo fascino — i suoi occhi indugiarono sulla donna che avrebbe dovuto corteggiare con uno sguardo che Brienne aveva visto abbastanza spesso nell’appartamento che avevano condiviso: affetto e divertimento.

Davvero, avrebbe tanto voluto chiedergli. È così sorprendente che avrei dei problemi a capire che cosa ci sia di reale in te?

A volte si chiedeva — ovviamente in una parte molto remota nella sua mente— come sarebbe stato essere al centro delle sue attenzioni. Se non fosse mai andata a lavorare lì e avesse invece superato le sue paure abbastanza da acquistare un pacchetto per una settimana per poter essere bloccata da quello sguardo. Come si sarebbe sentita? Anche sapendo che non era reale, anche sapendo che non sarebbe durato.

Avevi avuto la possibilità di saperlo, ma tu, invece, hai scelto di proteggerti.

Le faceva male vederlo lavorare, quindi preferì evitarlo. In un modo studiato nei minimi dettagli, in un modo totalitario. Sapeva così bene come funzionava Austenland dietro le quinte che non dovette fare nessuno sforzo per evitarlo. In più, ricordava perfettamente le sue abitudini. Lo schivava prima delle riunioni mattutine alzandosi presto per evitare il suo viaggio dell’ultimo minuto in cucina per prendere il caffè. Trascorreva il maggior tempo possibile nelle stalle perché Jaime sapeva che era il suo luogo preferito per lavorare e quindi lo avrebbe evitato il più possibile. Non si avvicinava mai ai camerini per i costumi, perché ricordava bene che lui era sempre lì costantemente a controllare e mettere in ordine i suoi costumi perché ci teneva molto al modo in cui gli calzavano. Passava più tempo possibile con Robb e Jon e gli attori che interpretavano i ruoli dei servi in modo che ci fossero sempre in giro una o più persone che avrebbero potuto fare da cuscinetto, così da non rischiare di dover sopportare un silenzio che tra lei e Jaime sarebbe potuto diventare troppo acuto. Accettava di fare ogni commissione che Cat le chiedeva e correva da un posto all’altro come se fosse eccezionalmente occupata, anche se, in realtà, non lo era. Teneva sempre lo sguardo fisso davanti a lei. Non lo lasciava vagare alla ricerca di Jaime, nonostante riuscisse sempre a percepirlo quando era vicino, proprio come accadeva prima.

Averlo intorno era più doloroso di quanto immaginasse, anche se non doveva per forza vederlo. Le bastava sapere che lui si trovasse lì per farla stare male. Le ricordava come sbucasse fuori da dietro ogni angolo, pronto a stuzzicarla per i suoi acuti strilli di sorpresa; quando si appoggiava al muro accanto a lei e iniziava a prenderla in giro per la sua posizione mentre sistemava il fieno. Le tornava in mente persino il modo in cui guardava il sole che tramontava, con dipinta nei suoi occhi un espressione tenera e malinconica.

Rimanere lì due anni senza di lui non era stato semplice, ma era stato più facile di così. Quella situazione sembrava solamente crudele.

So di aver fatto un errore, avrebbe tanto voluto dire agli Dei, come se loro non avessero di meglio da fare che stare ad ascoltare lei. So di avergli fatto del male. Sto già pagando per questo. Ora, però, lasciatemi in pace.

Se Jaime avesse avuto qualche reazione a questo suo comportamento, non lo aveva dato comunque a vedere. Comunque lui la evitava con altrettanta cura. Focalizzava tutte le sue attenzioni su Margaery Tyrell, come esattamente doveva fare. Flirtava con lei, incantandola e facendola ridacchiare con paroline che le sussurrava all’orecchio. Brienne cercò di non pensare a come faceva ridere lei.

 

 

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Sansa non poteva essere più felice per il suo ruolo e Brienne era davvero divertita e felice per la sua amica, anche se non era riuscita a scuoterla del tutto dalla sua svogliatezza. Era così orgogliosa della sua recitazione e per come le aveva riportato ogni cosa che aveva scoperto, che non poteva non sentirsi in colpa per essere stata così triste.

In verità, Sansa era davvero utile. Era abbastanza gentile da essere in buoni rapporti con tutte le ragazze, anche con Gilly, entro la fine del secondo giorno. Era sempre allegra e felice e continuava a vantarsi che, in qualche modo, nessuno aveva capito che fosse imparentata con Catelyn, anche se sembravano così simili nonostante si fosse temporaneamente tinta i capelli di un colore più scuro. Di sicuro le rendeva le cose più facili e, sicuramente, il suo ruolo di cliente segreta lo avrebbe mantenuto anche per le prossime stagioni. Ma le piaceva soprattutto perché la presenza della ragazza in un po’ tutti i momenti e nelle varie situazioni, le permetteva di non trovarsi lì lei di persona.

Sansa trascorreva la maggior parte del suo tempo con Margaery, Theon e Jaime, il che significava che poteva riferirle tutto quello che facevano. Le raccontava sempre di Margaery e di quanto fosse dolce, simpatica e divertente, oltre di quanto lei e Theon sembravano divertirsi ad interpretare la loro finta storia d’amore.

Il problema era che le parlava anche molto di Jaime. Non faceva altro che dire quanto fosse gentile e cavalleresco e di quanto desiderasse che avesse voluto flirtare con lei perché, anche se non fosse stato reale, sarebbe stato così adorabile ed esasperante avere le sue attenzioni. Non riusciva però a capire perché loro due non avessero ancora fatto pace. Continuava a farle domande a cui lei si rifiutava di rispondere.

Questo non faceva che preoccupare Brienne. Sapeva quanto fosse facile innamorarsi di un uomo come lui e sapeva anche che Sansa non aveva ancora conosciuto il vero Jaime. Quello che vedeva era solamente il Jaime attore, il cui fascino è impossibile, meraviglioso e sempre impeccabile. Era lo charm che avevano pensato appositamente per Margaery e Sansa era sempre stata una grande romanticona. Sarebbe stato così semplice per lei affezionarsi a lui senza rendersi conto che il Jaime attore non fosse affatto come il vero Jaime.

Era facile per Brienne dire a se stessa che fosse preoccupata per Sansa e dire a se stessa che fosse una cosa ragionevole esserlo.  Era altrettanto facile anche ricordare a se stessa che, se mai lo avesse detto ad alta voce, sarebbe sembrata rancorosa e gelosa e tutte altre cose che probabilmente già gli altri pensavano di lei.

Sansa non l’avrebbe mai presa in giro per questo. Non l’avrebbe mai derisa. L’avrebbe guardata con quella solita simpatia di chi è giovane e bella ed era quasi certa che non lo avrebbe potuto sopportare.

Si chiese che cosa avrebbe fatto Sansa se si fosse trovata nell’appartamento quel giorno che arrivò Cersei. L’avrebbe ascoltata? O avrebbe ascoltato  Jaime, trovando che fosse romantico che le avesse preparato un pasto fatto in casa? Evidentemente l’amava perché non era riuscito a pensare a un modo migliore per dirglielo. Sansa avrebbe permesso alle sue paure di trattenerla dal cercare d’avere qualcosa che desiderava?

Brienne conosceva perfettamente la risposta e questa, ovviamente, era la parte peggiore.

 

 

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Faceva del suo meglio per non far capire agli altri che stesse evitando Jaime, ma i due ragazzi che lavorano con lei nelle stalle sembravano essersi resi conto che c’era qualcosa che non andava. Podrick si trovava in qualche modo sempre nei paraggi quando gli attori si dirigevano verso le scuderie con le loro clienti e le veniva incontro sempre facendole un certo tipo di avvertimento che le indica che avrebbe preferito non trovarsi lì quando sarebbero arrivati. Hodor, invece, che non si faceva coinvolgere se non per dire il proprio nome a nuove persone e poi tornava ad occuparsi dei cavalli, aveva bloccato fisicamente Jaime e Margaery all’entrata della stalla una mattina sul presto. Brienne si era affrettata fuori per un rapido controllo dei cavalli, con l’intenzione di trovarsi ben lontana nel momento in cui gli ospiti si sarebbero alzati, quando, all’improvviso, si era ritrovata intrappolata. Ancora non sapeva neanche che si trattasse di Jaime; inoltre era davvero imbarazzata perché indossava ancora il suo pigiama — un paio di pantaloncini e una canottiera con sopra la giacca del suo costume.

“Hodor,” disse Hodor ad alta voce, vagamente in preda al panico. “Hodor!”

Brienne sentì la voce di Jaime chiedere a Hodor che cosa ci fosse che non andava e decise di non perdere tempo. Non pensò che la cosa più imbarazzante che potesse accaderle fosse essere scoperta mentre cercava di nascondersi. Salì sul soppalco e si sdraiò dietro a qualche vecchia balla di fieno, distendendosi sulla schiena e rimanendo perfettamente immobile. Non avrebbe dovuto vederla nessuno, a meno che non fossero saliti lungo la scala. In più, essendo quello un posto famoso dove andare a schiacciare un riposino, se Jaime avesse fatto capolino lì, avrebbe fatto finta di dormire.

Sicuramente non le avrebbe mai creduto.

Per favore, dei, non fatelo salire qua sopra.  

Un volta che Jaime riuscì a convincere Hodor a farli entrare, condusse Margaery verso il box dove si trovava il cavallo che le era stato assegnato — il cavallo migliore. Lui non sarebbe dovuto stare veramente da solo con lei, senza qualcun altro che li accompagnasse, ma, a giudicare dalle voci che si sentivano, Sansa e Theon non dovevano trovarsi molto lontano. Comunque quella era una di quelle regole che le clienti amavano infrangere. Si trattava di un semplice assaggio di ribellione e loro desideravano assaggiarne un po’. Ovviamente Jaime queste cose le sapeva perfettamente.

Brienne lo sentì mentre sellava il cavallo. Non aveva idea del perché Hodor non lo stesse aiutando, ma il gigante non era nemmeno entrato nella stalla. Forse era troppo nervoso per farlo, sapendo che lei si trovava lì da qualche parte. Le sue mani si strinsero in un pugno quando si rese conto che Jaime aveva qualche difficoltà. Non era facile farlo con una mano sola. Avrebbe davvero desiderato che lui, prima o poi, si convincesse ad usare una mano di legno. A quanto sembrava, Catelyn glielo aveva suggerito, ma lui si era rifiutato. Non voleva utilizzare nulla. Gli piaceva l’idea di poter interpretare la parte di un affascinate capitano di una nave che era rimasto ferito in mare, quindi non avrebbe nascosto il suo moncone.

Brienne si sentì imbarazzata al ricordo di quanta emozione aveva provato quando lo aveva saputo. Apparentemente, quei due anni avevano fatto un gran bene all’autostima dell’uomo.

“Hai bisogno di un aiuto?” Chiese improvvisamente Margaery. “Non so molto sui cavalli, ma se mi dici cosa bisogna fare…”

“Va tutto bene,” rispose Jaime. La sua voce impostata per recitare era leggera e spensierata in un modo che non era mai stata prima, quando aveva dovuto sforzarsi. Brienne si chiese se in quel momento stesse recitando o se davvero non gli dispiaceva. Ogni volta che lei aveva cercato di aiutarlo, all’inizio, si era sempre infuriato. Le sbraitava qualcosa di crudele e poi, improvvisamente, tornava sui suoi passi e le chiedeva scusa. Improvvisamente iniziò a pensare a lui nel loro appartamento mezzo vuoto. Era costretto a fare tutto da solo o magari con l’aiuto di Tyrion perché lei non era lì con lui, e non poté fare a meno di sentirsi nuovamente in colpa. Sa che lui può farlo. Sa che lui si è abituato, ma la colpa non smetterà di tormentarla. L’uomo aggiunse, “Sono abituato ad avere maggiore mobilità, ma riuscirò a trovare un modo per riuscirci.”

“Immagino che sia piuttosto difficile, considerata la tua solita…”

“Protesi?” Chiese Jaime divertito. “Puoi dirlo forte.”

“Beh, non vorrei infrangere nessuna regola parlando di comodità moderne,” rispose Margaery ridacchiando.

“Hodor non dirà nulla. Vero, Hodor?”

“Hodor,” concordò solennemente l’altro uomo, trovandosi ancora all’esterno.

“Solo che quella che hai è davvero incredibile. La dimostrazione che ci hai fatto l’anno scorso alla festa di tuo padre…”

“Deve essere incredibile visto tutti i soldi che mio padre e mia sorella hanno speso per acquistarla,” spiegò Jaime.

Brienne sapeva che non fosse giusto che si sentisse arrabbiata nello scoprire che loro due si conoscessero già, solamente era qualcosa che non si aspettava. Il modo in cui si comportavano l’uno con l’altra dava l’impressione che fossero due perfetti estranei. Una volta conosceva Jaime così bene che lo avrebbe capito di sicuro, ma era chiaro che ora non fosse più così. Forse quello era l’unico motivo per il quale fosse arrabbiata, ma lo dubitava. Si conosceva abbastanza bene per sapere che si trattava di una gelosia futile ed inetta. Se Jaime era stato sincero riguardo ai sentimenti che provava due anni prima o no, di sicuro ora erano scomparsi. Non aveva nessuna pretesa su di lui. Non aveva nessun diritto per essere arrabbiata, eppure lo stomaco le si contorceva comunque.

“Sì, posso immaginare che sia stata molto costosa! Tuo fratello ha detto che è stato anche difficile imparare ad utilizzarla. Seriamente, Jaime, complimenti per esserci riuscito.”

L’uomo ridacchiò e Brienne chiuse gli occhi, cercando di non reagire a quel suono. Cielo, tutto questo era peggio di quanto pensasse.

“E’ utile, questo te lo posso concedere, ma non puoi immaginare quanto possa essere dolorosa. In realtà preferisco di gran lunga lasciare il moncone nudo. In questo modo si possono conoscere le vere reazioni che hanno le persone quando lo vedono.”

Brienne spalancò gli occhi.

Se fosse stata una donna più coraggiosa, sarebbe scesa al piano di sotto e gli avrebbe chiesto, “Pensi che sia questo il motivo per cui sono scappata?”

Ma no, non tutti quegli aspri sospiri e le dure parole riguardavano lei. Ricordava bene come fosse devastato Jaime in quella stanza d’ospedale dopo che sua sorella era andata via. Il modo in cui aveva reagito nel sapere che lei non lo voleva più, anche perché non era riuscita neanche a guardarlo. Forse quel commento stava semplicemente ad indicare che in due anni le cose non erano cambiate in nulla, nonostante le cupe previsioni di Cersei.

Forse si trattava solamente di un commento. Forse doveva smettere di cercare d’interpretare tutto quello che diceva.

Intanto Margaery, al piano di sotto, si avvicinò a Jaime. Brienne non riusciva a vederlo, ma poteva immaginarlo dal fruscio della gonna e dal modo in cui la voce della giovane fosse diventata bassa e rassicurante, come se stesse flirtando.

“Sai,” disse, mentre Brienne si rese conto che lui non stava più lottando con la sella “non posso fare a meno di pensare a quello che mi ha raccontato tuo fratello, di come sei stato ferito.”

“E’ stato tanto tempo fa,” rispose Jaime.

“Due anni non sono tanti. All’epoca lavoravi qui, vero?”

“Miss Tyrell.”

La voce di Jaime era bassa ed irritata. Se fosse stata nella ragazza, Brienne avrebbe smesso di parlare. Nonostante fosse davvero carina, Margaery era davvero una tipa tosta; continuò, come se fosse infastidita.

“Oh, so che è sciocco da parte mia essere così presa da questa storia, ma ovviamente Tyrion mi ha parlato della donna che era con te in quel momento.” Brienne si morse l’interno della guancia mentre tutti i muscoli del suo corpo erano in allerta. “Della cicatrice che si è procurata in viso, di come ha combattuto contro i tuoi aggressori e forse ti ha salvato la vita.”

“Non sei brava nelle sottigliezze come pensi di essere,” constatò Jaime seccato.

Brienne si sentì male. Sapeva perfettamente dove Margaery volesse arrivare ed era certa che non sarebbe riuscita a sentirlo. Non sarebbe riuscita a sentire che cosa avesse da dire lui su di lei. Però non poteva nemmeno muoversi. Sarebbe stato il momento più umiliante della sua vita se l’avessero scoperta lì.

“Di sicuro non si trattava di tua sorella, no,” disse dolcemente Margaery.

Brienne si rallegrò. Stava alludendo a...?

“No,” rispose Jaime. “Affatto.”

“Quindi, ovviamente, ho ragione a pensare che sia una donna grossa e brutta con una cicatrice.”

“Forse dovremmo seguire le regole. Non sappiamo quando Hodor potrebbe decidere di fare la spia.”

“Hodor,” protestò Hodor all’esterno.

“La sottigliezza potrebbe non essere il mio punto di forza, ma dammi un po’ di corda, Jaime. Dal modo in cui voi due chiaramente vi evitate è ovvio che non siete solamente due estranei. Sembrate due cuccioli che, dopo essere stati presi a calci, si sentono in colpa. Avresti potuto nascondere meglio qualsiasi tuo punto debole per il tempo in cui ero qui.”

Jaime ridacchiò. Sembrava severo e un po’ freddo.

“Avrei dovuto, hai ragione,” rispose. “La grande donna con la cicatrice non è un tuo problema.”

“Apparentemente, non è nemmeno un tuo.”

“Sicuramente anche tu hai perso un amico o due nella vita, nonostante tutto il tuo fascino.”

“Hai perso un’amica ed hai sofferto in modo lancinante. Tuo fratello dice…”

“Ci sono cose che mio fratello non sa,” la interruppe Jaime.

In quel momento la sua voce sembrava ancora più minacciosa, tanto che Brienne chiuse gli occhi, come se in questo modo potesse nascondersi ulteriormente. Il tono di Margaery sembrava invece ancora calmo. Era molto coraggiosa o non si stava rendendo conto della situazione. Forse entrambi.

“Non dirglielo mai. Quel povero uomo ne sarebbe devastato. Comunque, non è vero. Tuo fratello sa parecchie cose.”

“Come te, a quanto pare.”

“Jaime.” La voce della ragazza sembrava più morbida, ma Brienne poteva sentirla avvicinarsi ulteriormente. Il suo tono era sempre più basso. Brienne strinse ancor di più gli occhi. Era una tale idiota. Non sarebbe mai dovuta andare nella stalla. Era stata una vera sciocca. “Tua sorella è una donna orribile e crudele. Sono consapevole che sai che la mia opinione su di lei non è cambiata nel corso degli anni. Ma tu non sei lei e non farei mai nulla per ferirti, soprattutto grazie all’affetto che provo per  Tyrion. Il tuo segreto è al sicuro con me.”

“Non c’è nessun segreto,” insistette Jaime.

“Certo che no,” disse Margaery. Sembrava ancora così tranquilla, gentile e perfetta. “Non più. Non per anni, vero?”

“Tyrion non sa tutto quanto,” ripetè Jaime. “E nemmeno tu.” In realtà sembrava sconvolto. Brienne sentì nuovamente il vecchio impulso a proteggerlo. Sentiva il desiderio di piombare tra di loro e allontanare Margaery da lui. Ma loro non erano più amici e certamente c’era una parte di lei che non voleva sentire la fine di quella conversazione, anche se sapeva che la ragazza stesse intercedendo per lei, nonostante non avesse dovuto. “Brienne ed io eravamo coinquilini, sì. Era la donna di cui sono certo che Tyrion ti abbia parlato all’infinito, perché gli piace deridermi quando provo un’emozione troppo intensa.”

“Non ti stava prendendo in giro. Era preoccupato per te.”

“Ed è questo che stai facendo in questo momento? Ti stai preoccupando per me?” Chiese Jaime. In quel momento sembrava di più l’uomo che Brienne ricordava. Passionale e teso. Non c’era nulla di diverso in lui. Era un promemoria, soprattutto, di com’era quando parlava con lei e di quanto fosse diverso ora che non provava più nulla per lei. “O stai semplicemente cercando un punto in cui scavare i tuoi artigli? Perché non funzionerà. Due anni sono tanti. Quello che ho provato, quello che Tyrion ti ha raccontato… è passato molto tempo fa. Quei sentimenti che mi hanno sconsigliato di provare, ormai sono scomparsi. Mio fratello non sa tutto e mia sorella ancora meno. Qualsiasi cosa tu stia cercando o minacciando di sapere, temo che dovrai impegnarti un po’ di più per provare di scoprirlo. Non c’è nulla qui per te, Miss Tyrell, eccetto quello che hai pagato per sperimentare.”

Margaery rimase in silenzio e una parte di Brienne fu tentata di sporgersi oltre il bordo per vedere l’espressione che aveva in viso. Purtroppo, aveva ancora troppa paura di muoversi, anche perché, in quel momento, riusciva a malapena a respirare, tanto era forte il dolore che provava.

Era quasi sorpresa di sentirsi così ferita. Era certa di essersi rassegnata, ormai sicura di aver capito esattamente come sarebbe stato. Ma tutto questo, in qualche modo, le faceva ancora male. Aveva ascoltato quelle parole che erano destinate alle orecchie di qualcun altro. Sapeva che Jaime non aveva idea che si trovasse lì, quindi non aveva cercato di utilizzare parole per alleggerire la conversazione o per ferirla intenzionalmente. Si trattava semplicemente della pura onestà. Non era stato nemmeno troppo cattivo, non l’aveva neanche denigrata, ma aveva semplicemente detto come si sentiva.

Sansa e Theon si stavano avvicinando. Brienne li sentiva nel cortile mentre fingevano di flirtare tra di loro.

“Va bene, Capitano Lannister,” disse Margaery, amichevole come sempre. “Se insisti.”

   
 
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