Crossover
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Autore: Ferrett    23/06/2020    0 recensioni
UNANIMUS raccoglie i personaggi provenienti dai più svariati universi della nostra epoca. Film, libri, cartoni animati... tutti i protagonisti dell'immaginazione umana finiscono per essere riuniti in questo mondo digitale, formando una comunità immensa, disomogenea e dalle differenze e abitudini più svariate.
Tra di essi, Ivan, un misterioso protagonista dal passato difficile, si ritrova a finire in una posizione decisamente particolare. In un mondo diviso tra i Buoni - coloro che la comunità considera i personaggi positivi delle storie - e i Cattivi - gli antagonisti che vengono emarginati per il loro passato e le loro gesta - il nostro protagonista dovrà impegnarsi per trovare il suo posto nella comunità. Ma le cose non saranno facili per lui, soprattutto quando, in maniera del tutto inaspettata, una certa Regina delle Nevi sembrerà interessarsi sempre di più a Ivan e a ciò che lo circonda.
#Crossover tra personaggi Disney
#Crossover tra personaggi di videogiochi
#Crossover tra personaggi di libri, manga e fumetti
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CUORE DI GHIACCIO
 
 

Qualcosa che Manca

"Che cosa ci sto facendo qui?" 

Quelle furono le prime parole che il giovane borbottò tra sé e sé, la sua voce profonda accompagnata da un lungo sospiro che fu soffocato dalla festa che si svolgeva intorno a lui. La maestosa sala da ballo, progettata nello stile di un palazzo dell’America Latina, stava attualmente ospitando una festa per un numero relativamente piccolo di persone, con delle luci basse e soffuse adatte all'atmosfera della sera. Un lungo tavolo carico di cibo, bevande e numerose zucche intagliate era stato appoggiato ad una delle bianchissime pareti, mentre piccole stelle filanti arancioni e nere erano appese in aria insieme a pipistrelli di plastica e ragni che pendevano dal soffitto. Il suono di The Monster Mash riempiva l'aria, e un certo numero di persone stava danzando allegramente vicino al centro della stanza.

Seduto da solo in uno degli angoli, invece, c'era una persona che sembrava completamente fuori posto. Era un giovane ragazzo di circa vent’anni, facilmente alto un metro e ottanta, vestito con un’elegante corazza di cuoio e metallo argentato. I suoi capelli castani erano pettinati all'indietro, e i suoi occhi scuri scrutavano la stanza con gelida attenzione, la pelle normalmente rosata del suo viso ora dipinta di un pallore innaturale causato dal nervosismo. Sulla sua schiena, anch'essa corazzata dall’armatura, un gigantesco spadone era saldamente legato alle sue spalle, sproporzionatamente grande anche per un giovane muscoloso come lui. Le sue braccia, al momento, erano incrociate saldamente davanti al petto, mentre il suo viso non palesava nessuna espressione mentre osservava la gente ridere e danzare, come se stesse facendo tutto il possibile per trattenere l’irritazione che provava dentro.

Il giovane sospirò di nuovo, fissando il bicchiere di liquore che teneva in mano, come se guardando nel liquido rosso potesse trovare le risposte che cercava.

"Ivan?" esclamò una voce tra la folla, facendogli alzare la testa. Guardando in avanti, il giovane – Ivan – vide una creatura in costume avvicinarsi a lui. La creatura camminava dritta, alta quasi tre metri e mezzo, sovrastando la maggior parte degli altri invitati, anche se nessuno sembrava curarsene. Dopotutto, lui lo sapeva, non era inusuale vedere creature così uniche e singolari in questo mondo.

La creatura indossava un abito nero con una camicia bianca abbottonata e una cravatta rossa. Ogni parte del suo corpo che non era coperta dai vestiti era coperta invece da un’ispida pelliccia blu punteggiata da macchie viola. Una lunga coda sporgeva dal foro dei suoi pantaloni e si trascinava a terra dietro di lui, con creste nere che gli risalivano fino alla spina dorsale. Le sue mani, per non dire zampe, finivano in artigli bianchi, mentre sul suo volto era posata una maschera di plastica che raffigurava un volto umano con guance rotonde e un naso prominente.

"Sully?" chiese Ivan con un sorrisetto. "Non sapevo che anche tu fossi stato trascinato qui."

Ridacchiando, la creatura – Sully – sollevò la maschera per rivelare il suo viso peloso e sorridente. Aveva lineamenti bestiali con un muso azzurro e occhi neri ed espressivi, oltre che una bocca piena di denti aguzzi e corna appuntite che gli crescevano dalla fronte.

"Beh, inizialmente volevo accompagnare Boo a raccogliere dolci per il tradizionale ‘Dolcetto o Scherzetto’, ma i coniugi Wazowski hanno deciso che devo passare meno tempo assieme ai bambini," rispose il mostro con una risatina, sedendosi su una sedia accanto al giovane.

Ivan ridacchiò mentre beveva un sorso del suo liquore.

"Siamo in due," sospirò quest’ultimo. "Aladdin ha costretto anche me a venire. Pensa che stia trascorrendo troppo tempo con Ellie. Dice che dovrei incontrare persone ‘della mia stessa età’... qualunque cosa significhi."

"Penso che tu sappia cosa significhi, Ivan," commentò Sully con un sorriso.

"Oh? E sentiamo, cosa dovrebbe significare?" chiese il ragazzo, inarcando un sopracciglio verso il mostro.

"Lascia che te lo chieda," affermò Sully mentre si sistemava meglio sul suo posto. "Ormai sei arrivato qui da un anno. Che cosa fai nel tuo tempo libero? Quando non sei a lavoro in quel tuo videogioco, ovviamente."

Quello posò lo sguardo in avanti. "Non saprei… bazzico con i miei amici, di solito," rispose, scrollando le spalle.

"E per amici intendi Ellie, vero?" chiese Sully.

"…già," confermò Ivan con un'altra scrollata di spalle. "Voglio dire, non è che abbia molta scelta. A differenza di me, la maggior parte di quelli che vivono qui sono personaggi provenienti da film o serie tv, e quei pochi che conosco sono quasi sempre occupati. Woody è entrato in affari con quel vecchio falegname, Geppetto, non molto tempo dopo che io e Ellie siamo arrivati; e Tamora e Felix hanno aperto quel poligono di tiro. Anche tu hai una fabbrica da gestire, se non erro. Ellie è l'unica con cui posso passare la maggior parte del tempo."

"Capisco," disse Sully, annuendo leggermente con la testa. "Ma cosa fai quando Ellie non è nei paraggi? Quando è a scuola o sta facendo qualcos'altro?"

"Io... non molto, immagino," ammise Ivan.

“È di questo che Aladdin stava parlando, Ivan," spiegò Sully. "Abbiamo un sacco di tempo a disposizione da queste parti. Devi trovare qualcosa per tenerti occupato, o finirai per deprimerti ed impazzire. Forse non hai bisogno di una ragazza, forse hai solo bisogno di un lavoro o di un hobby. Diavolo, forse hai bisogno di tutte e tre le cose, non lo so. So solo che hai bisogno di fare qualcosa."

"…penso di capire a cosa ti riferisci, Sully," esalò il giovane, osservando con un pizzico di incertezza la gente che danzava. "Proverò a tenerlo a mente. Grazie."

"Nessun problema, amico," gli rispose il mostro con un sorriso e un cenno del capo.

Il moro gli lanciò un’occhiata perplessa. "Allora, cosa dovresti essere esattamente?" chiese, guardando il costume di Sully.

"Suvvia, amico. Non conosci la storia americana?" esclamò Sully, rimettendosi la maschera e facendo il simbolo della pace con entrambe le mani. "Non sono un imbroglione!"

Ivan lo squadrò con un sopracciglio alzato. "...Ronald Reagan?" indovinò dopo un momento. Sully borbottò e sospirò pesantemente, limitandosi ad agitare con disinvoltura una mano verso il giovane.

"E perché ti sei vestito da Presidente?" chiese ancora l’altro.

"Ehi, se devo essere un mostro tutto l'anno, credo che sia giusto indossare qualcosa di normale ad Halloween," spiegò il mostro.

Ivan ridacchiò, scuotendo la testa, prima di guardarsi nuovamente intorno nella stanza. Alzando gli occhi, vide uno striscione appeso sopra la porta che conduceva alla sala da ballo con la scritta: "Serata di Halloween per Single".

"Di chi è stata l’idea, comunque?" domandò alla fine.

"Lottie, per quanto ne so," rispose Sully, indicando una giovane donna bionda in mezzo alla calca che indossava un costume da strega. "Dopotutto, questa è casa sua."

"Ma perché? Credevo che uscisse con quel tipo… John Smith, se non sbaglio," ribatté Ivan, posando lo sguardo verso un giovane vestito da vampiro in piedi assieme a Lottie. Aveva gli occhi azzurri e dei lunghi capelli biondi che teneva legati in una coda di cavallo sciolta.

"Beh, provengono da film diversi, e quando sono arrivati ​​qui erano single," spiegò il mostro. "Sai, lei e John sono alcune delle pochissime persone qui intorno che hanno intrapreso una relazione esterna alle loro origini."

Ivan li guardò con finta curiosità. "Quindi, erano single?"

"Sì, ma alla fine si sono trovati," continuò Sully. "Questo è ciò che ha dato a Lottie l'idea di organizzare questa festa. È convinta che nessuno dovrebbe essere single se non vuole realmente esserlo."

Il giovane ridacchiò, amaro. "Buon per loro. Sono certo che si divertiranno più di un paio di lupi solitari come noi, vero?"

"Ehi, parla per te," ribatté Sully con una risatina. "Al contrario di quanto si dice in giro, io me la cavo molto bene con le femmine della mia specie."

"Meno male che io e te non siamo della stessa specie, allora," disse ironicamente Ivan, bevendo un altro sorso di liquore.

"A proposito, penso di aver trovato la mia prossima compagna di danza,” esclamò Sully, indicando un mostro dalle fattezze femminili tra la folla, intenta a guardarlo di soppiatto.

"Vai a prenderla," disse con un sorriso il giovane, facendo un cenno alla ‘ragazza’. Sully annuì e agitò la mano mentre scompariva nella folla, lasciandolo nuovamente da solo.

Ivan sospirò, bevendo un altro sorso del suo liquore mentre scansionava di nuovo la stanza. La maggior parte dei presenti stava chiacchierando allegramente tra di loro, e alcuni stavano persino ballando. Umani, mostri, animali, cartoni animati, e persino creature antropomorfe di ogni tipo… tutti intenti a mischiarsi tra di loro per fare conoscenza e divertirsi. Era uno spettacolo che qui, in questo mondo chiamato UNANIMUS, era quasi normale. Dopotutto, questa era la terra dei Film, dei Libri e dei Videogiochi, e tutti i personaggi provenienti dai film e dall’immaginazione del mondo esterno avevano un posto qui. E sebbene anche Ivan facesse parte di questa categoria di persone… in quel momento il giovane non poteva sentirsi più fuori posto di così. Lui non avrebbe dovuto essere lì, e tutti quelli che lo vedevano ne erano a conoscenza.

Dopotutto, lui ed Ellie erano un’eccezione alla regola. L’unica, in realtà, eccezione alla regola.

A causa di questo, era normale che tutti i presenti lo guardassero con diffidenza. Lui lo sapeva. Dopotutto, nonostante gli svariati tipi di personaggi che abitavano UNANIMUS, anche in questo mondo non capitava spesso di vedere un guerriero solitario e misterioso perennemente armato di spadone come lui. Non in questa parte di UNANIMUS, almeno. Il suo aspetto, che lo volesse o meno, incuteva sempre timore e sospetto negli altri. Per non parlare della sua storia, poi. A causa di questo, ovunque andasse, qualsiasi cosa facesse, Ivan finiva sempre per attirare l’attenzione degli altri.

Con tutte queste cose in mente, il giovane non rimase per niente sorpreso, quindi, quando una certa persona gli si piazzò davanti ad un certo punto della serata.

"Ivan," disse una voce con un accento latino-americano. Voltandosi, i suoi occhi socchiusi videro la proprietaria di casa, Charlotte la Bouff – per gli amici, Lottie - in piedi accanto a lui, le braccia incrociate sopra al petto mentre lo fulminava con un’occhiataccia.

"Uh... ciao Lottie," la salutò seriamente Ivan. "Bella… Bella festa."

Quella continuò a guardarlo torvo. "Ivan, non ti ho invitato qui per vederti restare seduto in un angolo a sorseggiare alcol," dichiarò la donna con disappunto. "Lo scopo di questa festa è dare a te e a tutti quanti la possibilità di incontrare altri single che vivono qui intorno. "

"Lo so, Lottie, lo so," replicò il giovane, alzando una mano nel tentativo di calmarla. "Ma questa buffonata non fa per me. Non sono minimamente interessato ad intraprendere una relazione con qualcuno. Sto bene dove sono, e lo sai anche tu."

La donna dai capelli dorati assottigliò gli occhi verso il giovane armato di spada, per nulla intimorita dall’aspetto minaccioso che emetteva col suo semplice aspetto. "Non mentire, Ivan. Io ho visto il tuo film. Sei rimasto da solo praticamente per quindici anni."

"Sì, ma non mi sono mai lamentato della mancanza di amore nella mia vita," ribatté quello.

"Come sei testardo," sospirò Lottie, ruotando gli occhi. "Almeno potresti provare. A che serve stare seduto da solo tutta la notte?"

"Mi impedisce di mettermi in imbarazzo," rispose il ragazzo, avvicinando le labbra al bicchiere per prenderne un sorso.

"Non ti metterai in imbarazzo, Ivan," insistette Lottie. "Tutti qui sono ansiosi di conoscere gente nuova. E poi, sai, ho saputo che alcune donne hanno puntato gli occhi su di te..."

Ivan sbruffò con disprezzo. "Sì, come no.”

"Sono seria," ribadì Lottie, prima di afferrare un braccio del giovane con le mani e tirarlo di peso, cercando di strapparlo dal suo posto. Ma per quanto tirasse e strattonasse, Ivan non si mosse di un millimetro. Mentre la donna continuava invano a cercare di metterlo in piedi, John si avvicinò a loro, con un'espressione divertita sul suo viso.

"Ti stai divertendo, Ivan?" chiese sarcasticamente.

"Da morire," rispose, ironico, mentre Lottie cercava inutilmente di tirarlo fuori dalla sedia. "Sai, se potessi impedire alla tua ragazza di rubarmi il braccio, te ne sarei grato."

"Mi spiace, sai com’è fatta," si scusò nervosamente John. Poi assunse uno sguardo serio. "Ma ha ragione, sai. Perché hai deciso di venire se vuoi restartene sempre seduto?"

"Non è stata esattamente una mia idea. Mi hanno costretto," argomentò Ivan, ignorando i continui tentativi di Lottie di tirarlo in piedi.

"Tuttavia, non pensi che dovresti sfruttare al massimo quest’occasione?" premette ancora John, incrociando le braccia ed inarcando un sopracciglio. “È davvero così terribile per te scendere in pista e parlare con una di queste donne?"

Passarono due secondi di silenzio. Poi, Ivan sospirò drammaticamente.

"Immagino che tu abbia ragione," ammise il giovane mentre si alzava in piedi. A causa di quel gesto improvviso, Lottie perse per un attimo l’equilibrio ed arrancò all'indietro di qualche metro, lottando per restare in piedi. Guardò Ivan con uno sguardo accigliato mentre si raddrizzava, sistemandosi il costume.

"Avverti una ragazza quando stai per fare qualcosa del genere," lo rimproverò lei.

"Scusa," disse il giovane con una scrollata di spalle, esasperato, prima di rivolgere la sua attenzione ai presenti che festeggiavano, alcuni dei quali stavano adesso rivolgendo la loro attenzione verso di lui dato che si era alzato. Notò alcune donne che lo guardavano e sussurravano tra loro, provocandogli una strana sensazione di disagio.

"Coraggio," disse Lottie, esortandolo ad avanzare. "Vai a parlare con qualcuno."

"Non sono mai stato molto bravo a rompere il ghiaccio per primo," replicò Ivan, schietto. Il suo volto stava diventando sempre più pallido. “Insomma, sapete quello che ho vissuto. Non sono un tipo socievole.”

"È facile, bel ragazzone," insistette Lottie, prendendolo per mano e guidandolo verso gli altri ospiti. "Basta solo presentarsi."

Ma Ivan si fermò di nuovo, chiaramente non disposto a fare l'ultimo passo. Sibilando impazientemente, Lottie lasciò andare la mano di Ivan e gli camminò dietro prima di dargli una forte spinta alla schiena. Il giovane, che già stava in piedi a disagio, inciampò in avanti a causa dello spintone, sbattendo accidentalmente contro una donna, e mandandola quasi a terra.

"Hey!" la giovane donna, che aveva i capelli scuri ed indossava un vestito verde, urlò indignata mentre si girava per fulminare Ivan con gli occhi. "Che ti prende?!"

"Perdonami!" rispose nervosamente lui, il suo sguardo pieno di panico mentre sollevava le mani sulla difensiva. Dietro di lui, Lottie si coprì la bocca con le mani, scioccata per quello che era successo. "È stato un incidente!"

"Già, c’era da aspettarselo da uno come te! Sei un pericolo ambulante!" abbaiò sgarbatamente la donna, squadrandolo dalla testa ai piedi. "Perché abbiano voluto invitarti a questa festa non lo capisco proprio."

"Perché non ti calmi, Genoveffa?" fece rabbiosamente una nuova voce. Guardando di lato tra la folla, Ivan vide una ragazza più giovane avvicinarsi a lui. Non poteva avere più di sedici anni, con i capelli rossi, ricci e selvaggi raccolti in una treccia stretta che le pendeva sulle spalle e due occhi blu ghiaccio che accentuavano i suoi lineamenti chiari. Indossava una giacca di pelle marrone sopra una maglietta verde scuro, insieme a dei jeans blu e scarponcini da trekking marroni. Un arco e una faretra piena di frecce erano legati attorno alle sue spalle.

"Come osi parlarmi in quel modo, mocciosetta!" ringhiò la donna, Genoveffa Tremaine, mentre ruotava verso di lei.

"Senti chi parla," rispose la rossa con uno sbuffo sprezzante, la sua voce contornata da un forte accento scozzese. "Vedi di piantarla prima che ti dia una vera ragione per lamentarti. Questa è una festa, non un luogo di schiamazzi."

Genoveffa sembrava sul punto di dire qualcos'altro, ma invece sibilò indignata e sollevò il naso in aria prima di ruotare i tacchi ed andarsene. La rossa sbuffò di nuovo, facendo roteare gli occhi, voltandosi verso Ivan.

"Grazie, Merida," fece quest’ultimo con un sorriso imbarazzato. Guardandosi intorno, notò fin troppo bene che la maggior parte degli ospiti lo stavano guardando, sussurrando tra di loro.

"Non preoccuparti," lo rassicurò la ragazza, prima di lanciare uno sguardo accigliato agli altri spettatori ficcanaso. Quando vide che tutti tornarono a farsi i fatti loro, si voltò nuovamente verso il giovane con un sorriso, mentre la musica intonava una canzone più lenta. "Ti va di ballare?"

Ivan la guardò, perplesso, prima di sorridere a sua volta. "Penso che tu sia un po’ troppo giovane per me," scherzò, cercando di svignarsela.

"Stai zitto prima che perda la pazienza," replicò invece Merida, allungando la mano e afferrando il braccio del giovane, trascinandolo forzatamente con sé. Una volta giunti sulla pista da ballo, Merida si girò a guardare Ivan, tendendogli le mani. "Beh?" sussurrò, guardando Ivan che si agitava sempre più. "Balliamo, sì o no?"

"Io... non so davvero come ballare, Merida," rivelò nervosamente Ivan, il sudore che ormai gli si raccoglieva visibilmente sulla fronte.

"È facile, fidati, persino tu ci riusciresti," affermò la rossa mentre guidava le mani del ragazzo con le sue, mettendone una sul suo fianco e l’altra sull'avambraccio. "Basta andare piano e fare un passo alla volta. Tutto chiaro?"

"Non faccio promesse," ridacchiò bonariamente Ivan, anche se doveva ammettere che l'atteggiamento amichevole di Merida lo stava mettendo a suo agio. Sorridendogli, Merida fece il primo passo e i due iniziarono a ballare in un semplice valzer avanti e indietro, andando a ritmo della musica e prendendosi tutto il tempo del mondo.

E per quelli che sembrarono cinque interminabili minuti, tutto sembrò andare liscio. "Ehi, non sei così male," commentò Merida, sorpresa, mentre ballavano.

"Sono sorpreso quanto te," ammise lui, ridacchiando, lanciando un'occhiata a Lottie che gli stava sorridendo da lontano con un pollice in su.

"Potevi metterti un costume, comunque," dichiarò ironicamente Merida.

"E rischiare di apparire strambo come te? No, grazie," ridacchiò l’altro.

"Che? Non sono stramba!" esclamò la ragazza, fingendosi indignata.

"Sto solo dicendo che una giovane donna ribelle e forte che usa l'arco non è poi così originale, Principes-OW!" sibilò Ivan, gemendo sommessamente quando Merida gli pestò volutamente un piede.

"Oops, scusa," Merida si scusò con finta simpatia, continuando la danza senza fermarsi.

"Pensavo di essere io il maldestro," grugnì Ivan mentre fissava Merida.

"Gli incidenti accadono," rispose lei con un'alzata di spalle e un sorrisetto, facendogli l’occhiolino.

Ivan e Merida continuarono a danzare in silenzio per diverso tempo, fissandosi negli occhi con un sorriso complice e divertito. "Dunque, cosa ti porta qui?" chiese alla fine Ivan, cercando di cambiare argomento mentre danzavano.

"Mia madre," rispose Merida con un sospiro. "Dato che non sono interessata a nessuno degli uomini della mia zona, mi ha suggerito di provare ad incontrare qualcuno nel Distretto Ovest."

"Allora, tua madre non sa di… tu-sai-chi?" chiese Ivan con un sorrisetto.

Merida ammiccò confusamente. "Di che stai parlando?”

"Sai, il ragazzo con cui ti stai vedendo in segreto," spiegò il giovane con un sorriso consapevole. "Quello che abita… fuori città."

Gli occhi di Merida si sgranarono per lo shock.

"C-Come fai a saperlo?" sussurrò lei, il suo sguardo che guizzava verso il resto della festa.

"Semplice, lo hai detto ad Ellie, ed Ellie lo ha detto a me," replicò lui con una scrollata di spalle prima che uno sguardo pensieroso gli attraversasse il viso. "Ora, com’è che si chiamava? Era un nome inglese, se non erro. Clovis? Cloude? Oh, aspetta, ora ricordo, è-OW! "

Le parole gli morirono in gola subito dopo. Invece, Ivan emise un sommesso grido di dolore non appena Merida gli affondò di nuovo il tallone nel piede, attirando l'attenzione di alcuni degli altri partecipanti alla festa.

"Ne ho bisogno per camminare, sai!" sibilò Ivan verso di lei.

"Buona fortuna!" ribatté lei, fumando di rabbia mentre lo guardava. "Oh, sapevo che non dovevo dire niente a nessuno! Sono stata una stupida!"

"Rilassati, Merida," replicò Ivan, guardandosi intorno mentre alcuni partecipanti al party sussurravano tra di loro.

"Non dirmi di rilassarmi, Ivan!" ringhiò di rimando Merida, guardandolo negli occhi. "Hai idea di quello che potrebbe succedere se si venisse a sapere?! Potremmo finire in un mare di guai!"

"Lo so bene," mormorò quello in risposta. "Senti, stavo solo cercando di prenderti in giro. Non volevo turbarti, davvero."

"…va bene, scusami.  È che… è una situazione stressante," Merida si rilassò con un sospiro, facendo un respiro profondo. "Per favore però, non dirlo a nessuno. Non voglio che si sappia della nostra relazione. Non ancora, almeno. Io e lui… vogliamo stare sul sicuro per un po'. Se si venisse a sapere che abbiamo infranto le regole…"

Ivan annuì. "Capisco, non preoccuparti," dichiarò risolutamente mentre continuavano a ballare. "Lascia che ti faccia una domanda, però. Questo ragazzo ti rende felice?"

"...sì. Sì, molto," ammise Merida con un piccolo sorriso, le sue guance che assumevano una piccola tinta rosea.

"Allora al diavolo le regole," dichiarò lui, sorridendole a sua volta. "Dopotutto, alcune regole sono fatte per essere infrante. Io… non sarei dove sono oggi se non ne avessi infrante alcune."

"Guarda che ho visto il tuo film, sai. Il tuo mondo è stato quasi distrutto per colpa tua," sottolineò Merida con un'espressione dubbiosa.

Il giovane trasalì all’udire la frecciata, abbassando lo sguardo. “È vero, ma ho comunque risolto tutto alla fine," rispose con una scrollata di spalle, cercando di non ripensare a quei giorni ormai lontani. "E nel farlo ho scoperto la cospirazione che avevo alle spalle, ho sperimentato per la prima volta l’amicizia, e ho ritrovato me stesso. E ho anche incontrato la mia migliore amica. Quindi… penso che nel complesso sia stata una scelta positiva.”

"Beh… suppongo che tu abbia ragione," ammise Merida con una risatina mentre la musica si fermava e smisero di ballare. "Grazie per il consiglio, Ivan. Sai, quando vuoi sai essere molto gentile."

Quello sospirò di rimando, mollando la presa delle sue mani sulla ragazza. "Grazie per la danza," disse a sua volta, iniziando ad allontanarsi lentamente dalla pista da ballo. "Se avrai mai bisogno di qualcuno che copra il tuo fidanzato segreto… sai dove trovarmi."

Merida gli lanciò uno sguardo riconoscente. “Me ne ricorderò, grazie” disse, grata per quelle parole. Poi ammiccò e gli lanciò uno sguardo confuso. "Dove stai andando?"

"Penso che sia abbastanza per oggi," rispose Ivan, indicando verso la porta con il pollice. Le diede le spalle senza attendere altro. “Ho festeggiato abbastanza per una notte. Me ne torno a casa. Buonanotte, Merida."

Lei esitò per qualche istante, confusa, prima di sospirare sommessamente. “Grazie," ricambiò lei, facendo un sorriso triste mentre lo guardava andarsene.

“Anche a te.”

 


Dopo essersi fatto strada attraverso i corridoi del palazzo, Ivan raggiunse l’atrio principale, addentrandosi nell’atmosfera della notte di Halloween. Mentre scendeva le scale che conducevano alla porta d'ingresso, fece un respiro profondo, respirando la frizzante aria autunnale. Vagando lungo il vialetto e sulla strada che portava verso il Distretto Centrale, infilò le mani in tasca e permise ai suoi piedi di portarlo verso casa, i lampioni e la luna piena sospesa nel cielo che lo illuminavano nella sua strada.

Quando raggiunse il Distretto Centrale, i suoni dei bambini che chiacchieravano tra loro e urlavano "dolcetto o scherzetto" fluttuarono alle orecchie di Ivan, accompagnati dalle risate e dal suono dei campanelli. Attraversando le strade, vide numerosi bambini in costume che vagavano in giro senza sosta, le loro mani che reggevano borse piene di caramelle e dolciumi vari, ridendo e scherzando tra di loro.

Lui li ignorò. Svoltando dietro un angolo, il giovane si ritrovò a camminare di fianco ad un grande parco che si trovava vicino al centro del Distretto. Lì, immerso in un mare di decorazioni e vegetazione, un folto gruppo di adulti in costume era riunito in festa. Allungando lo sguardo, Ivan vide tra i presenti molte persone che conosceva, tra cui Felix Aggiustatutto e Tamora, i suoi vicini di casa, vestiti rispettivamente da Super Mario e Samus. Guardando più da vicino, poi, vide che tutti i presenti erano in coppia. Quella vista lo fece fermare nella sua passeggiata, spingendolo a fare un passo verso la recinzione che circondava il parco.

Senza nemmeno sapere il perché, Ivan iniziò a spiare i presenti da lontano. Osservò di soppiatto mentre tutti si divertivano, appoggiando le braccia sul recinto di ferro davanti a lui. Poteva vedere le coppie ballare e ridere l'una con l'altra o sedersi in silenzio, godendosi la reciproca compagnia. Mentre guardava tutti i presenti, vide Tamora sorridere calorosamente a Felix mentre si chinava e lo baciava, prima di prendergli una mano tra le sue e tenerla stretta. E vedendo ciò, quasi inconsciamente, gli occhi del giovane si abbassarono sulle sue stesse mani, fissandosele con un’emozione indistinta e confusa. Poi, scuotendo la testa, Ivan emise un piccolo sospiro rassegnato.

"Ivan!" esclamò a quel punto una voce, strappandolo dai suoi pensieri. "Amico mio!"

Guardando a destra, Ivan vide una figura alta e snella che varcava il cancello del parco, salutandolo con eccitazione. La figura in questione era uno scheletro che si ergeva più alto di lui, con braccia e gambe sottili, vestito in un vecchio smoking nero con collo alto e lunghe code.

"Che bello vederti!" esclamò lo scheletro mentre gli si avvicinava e avvolgeva le sue braccia ossute attorno a lui in un rapido abbraccio.

"Ehi, Jack," salutò Ivan con un sorriso divertito, mentre lo scheletro si ritirava. "Stai passando una buona serata, presumo?"

"Splendida, Ivan, semplicemente splendida," rispose lo scheletro, Jack, mentre lo guardava. "Sally mi ha fatto un costume stupendo. Lo adoro. Sono felice di averti visto, però."

"Grazie," ricambiò Ivan, ridacchiando. "Cosa ti porta qui? La festa non è ancora finita."

"Oh, devo incontrare qualcuno," spiegò Jack mentre iniziava a guardarsi attorno. "È per discutere... Ah, eccolo! Parli del diavolo…"

"Accidenti, non sono poi così male, Jack," si lamentò una voce calma alle spalle di Ivan. Voltandosi, gli occhi del giovane trovarono due figure che si stavano avvicinavano a lui e Jack.

Il primo era un uomo alto all’incirca come Jack. La sua pelle rugosa era di una spettrale sfumatura grigia, e al posto dei capelli una fiamma blu tremolante gli bruciava sul cuoio capelluto. Indossava una toga nera sopra una tunica grigia, la cui fine sembrava dissolversi in una nuvola di fumo nero attorno ai suoi piedi.

Accanto a lui, invece, c'era una donna più bassa e decisamente più attraente. Aveva i capelli dorati e disordinati che le ricadevano selvaggi sulle spalle, intrecciati con fiori di campo di tutti i colori immaginabili, ed indossava una toga bianca. La sua pelle brillava, in chiaro contrasto con quella dell’uomo, vibrante di una bella tonalità di viola piacevole alla vista.

Ivan riconobbe immediatamente di chi si trattava. "Ade?" esalò, sorpreso.

"Ehi, Ivan!" esclamò Ade con una risata, picchiettandolo con una mano sulla spalla. "Quasi non ci credevo appena ti ho visto. Non pensavo di vederti da queste parti, specie ad Halloween. Non male, non male."

"…grazie," ricambiò lui, neutro, scoccandogli un’occhiata confusa. "Che cosa ci fai qui?"

"Io e Mister Signore delle Zucche qui dobbiamo elaborare la nostra joint venture per domani," spiegò il Signore dell’Oltretomba.

Ivan ammiccò. "Joint venture?” ripeté.

"Dia de Los Muertos," chiarì Jack, ridacchiando. "Il giorno dei morti. Una vacanza perfetta per le nostre capacità combinate. Volevamo organizzare qualcosa per la festa."

"Lo fanno ogni anno," aggiunse la donna, prima di spintonare scherzosamente Ade con il fianco. "Presentami al tuo amico, tesoro."

"Oh, giusto, voi due non vi siete mai incontrati," realizzò Ade. "Ivan, questa è mia moglie, Persefone."

La donna gli rivolse un sorriso strano, i suoi occhi che brillavano sinistramente. "Piacere di conoscerti, Ivan. Ho sentito molte cose su di te," si presentò dolcemente, offrendogli una mano che Ivan strinse con esitazione.

"Il piacere è tutto mio," dichiarò a sua volta il giovane con un sorriso. Scoccò un’occhiata incerta al dio della morte. "Anche se devo ammettere di essere sorpreso. Non avevo idea che Ade fosse sposato."

"Non preoccuparti, è successo a tutti. Tirar fuori qualche informazione da lui è impossibile,” lo rassicurò lei con un sorriso ironico. "Mi ci è voluta un'eternità per farlo aprire con me."

Ade sospirò. "Va bene, linguette d’argento, io e Jack abbiamo degli affari da discutere," dichiarò subito, gettando gli occhi al cielo. "Ivan, fammi un favore e fai compagnia alla signora mentre parliamo, ok?"

Il ragazzo esitò, colto alla sprovvista. Poi esalò un sospiro rassegnato. "Va bene,” rispose.

"Sei un tesoro," ridacchiò Ade, sorridendogli con la bocca piena di denti appuntiti. Poi lui e Jack iniziarono ad allontanarsi, parlando dei loro lavori mentre camminavano in disparte.

"Allora, raccontami di te, Ivan," disse allora Persefone, il suo tono amichevole. "Di solito ho una certa familiarità con tutti gli amici di Ade, quindi sono sorpresa che ci sia voluto così tanto tempo per incontrarti."

"Io... non credo di potermi considerare amico di Ade," rettificò subito quello, cercando di non essere indiscreto. "Diciamo che siamo... conoscenti. Tuo marito è un tipo interessante. Anche se ho notato che tende ad esser amichevole con la maggior parte delle persone… come noi."

Persefone rise con una voce melodica. "Mi trovi d’accordo," concordò lei mentre si avvicinava al recinto e si adagiava contro di esso, appoggiando i gomiti sulle barre di metallo. "Gli piaci, però. Ne sono certa. Ma non sa ancora cosa pensare di te. "

Ivan sbruffò sarcasticamente. "Come la maggior parte dei cattivi che ho incontrato qui," commentò, appoggiandosi a sua volta al recinto.

La donna lo guardò di sbieco con quel sorriso strano di prima. "Sei un esemplare unico, Ivan," spiegò Persefone. "Sei diverso da mio marito o dagli altri cattivi che abitano qui. Tu sei un buono, ma tecnicamente sei anche un cattivo. La maggior parte dei cattivi qui non sa bene cosa pensare di te."

"A differenza tua," osservò acutamente il ragazzo.

Lei allargò il suo sorriso. "Mi piace pensare di essere brava a giudicare le persone", rispose con un'alzata di spalle. Poi si sporse verso di lui e gli sussurrò in modo cospiratorio. "Inoltre, a differenza di mio marito e della maggior parte dei suoi amici, io sono andata a vedere il tuo film.”

Quello la guardò per diversi secondi, restando in silenzio. Poi sospirò. "Senza offesa, ma non riesco ad immaginare come tu possa essere la tipa giusta per Ade," dichiarò Ivan con un sorriso. “Sembrate estremamente diversi.”

"Lo siamo," rispose Persefone con un sospiro stanco ma felice. "E ti rivelo un segreto: anch’io all’inizio pensavo che non avrebbe funzionato tra di noi. Voglio dire, lui è alto, scuro e bello, ma resta comunque un ragazzaccio e un cattivo, e mia madre lo odiava. Anche se questo è stato un grande vantaggio per me. Ma nonostante tutto, lo sai… lui è sempre Ade."

Persefone fece una pausa mentre un sorriso caldo si diffondeva sul suo viso.

"Ma mentre andavamo avanti, ho capito una cosa," continuò subito lei. "Una volta superato l'umorismo, superata la rabbia, superato l'amaro risentimento verso il suo fratellino; ho scoperto che Ade è... beh, non un buono, certo… ma è l’uomo di cui ho bisogno, nonostante tutto."

"Riesci a capire quello che intendo, Ivan?" chiese ancora lei, girandosi e guardando il ragazzo, scandendo le sue parole nel tentativo di farsi capire. "Ade non è un uomo perfetto, ma neanche io sono una donna perfetta. Insieme, però, ci… ci…"

"Completiamo?" suggerì Ivan con un sorriso mentre Persefone esitava per trovare le parole.

"Esatto!" esclamò lei, felice. "È esattamente quello di cui sto parlando!"

Lui la guardò con attenzione. "Sai, sei abbastanza aperta con me, pur avendomi appena incontrato," sottolineò, serio.

Lei ridacchiò, imbarazzata. "Sono un po' troppo estroversa, è uno di quei difetti di cui parlavo,” ammise lentamente. "Ma allo stesso tempo, tu sei un ragazzo con cui è davvero facile parlare, Ivan. Sai ascoltare le persone."

"Grazie," rispose lui, ridacchiando.

"Ma capisci quello che sto dicendo, vero?" lo interrogò la donna, speranzosa.

"Sì," rispose Ivan, il sorriso che gli scivolava via dal viso mentre guardava nuovamente la festa. "Capisco perfettamente quello che stai dicendo."

Seguendo il suo sguardo, Persefone osservò la festa per un momento, mordendosi il labbro inferiore mentre pensava.

"Allora, cosa ti porta qui stasera?" chiese ancora lei con un sorriso amichevole, cercando di cambiare discorso. "Ade ha detto che è raro vederti qui quando ci sono feste. Forse c’è qualcuno con cui ti devi vedere? Una fidanzata?"

Ivan scosse la testa. "No. Sono andato ad una festa per single a cui i miei amici mi hanno costretto ad andare,” spiegò.

"Oh... scusa. I protagonisti senza interessi amorosi sono piuttosto rari da queste parti," si scusò lei con un sorriso imbarazzato.

"Lo sto cominciando a notare," concordò quello con un tono malinconico.

Persefone lo guardò di sbieco dopo quell’affermazione. "Hai avuto fortuna alla festa?" domandò, speranzosa.

Lui inarcò un sopracciglio, guardandola a sua volta con confusione. "Sarei qui se avessi avuto fortuna?" le chiese di rimando.

"No, credo di no,” rispose lei, abbassando le spalle. "Mi dispiace".

"Non c’è problema, non devi scusarti di niente," replicò Ivan con una scrollata di spalle mentre osservava la festa. "Non mi aspettavo comunque molto da questa serata.”

"Perché ci sei andato, allora?" gli chiese Persefone.

Quello rimase in silenzio per diverso tempo prima di rispondere. "Non volevo ammetterlo, ma i miei amici hanno ragione," spiegò alla fine con un sospiro. "Ultimamente mi sento strano. Come se mi mancasse qualcosa, ma... non so cosa."

Persefone sorrise comprensivamente. "Pensi che potrebbe essere una relazione sentimentale?" suggerì.

"No, non è quello," rispose Ivan, lanciando di nuovo uno sguardo alla festa. "Sono stato solo per anni e il pensiero di avere una ragazza, non lo so, non mi è mai passato per la testa."

Lei inarcò un sopracciglio, non convinta. "È per questo che continui a sospirare, guardando la festa laggiù?" ribatté, indicando con un pollice verso la festa.

"Okay, va bene, forse mi è passato per la testa di recente, ma non è che la situazione cambierà presto," ammise il giovane mentre si raddrizzava con la schiena. "Dopotutto, io sono un cattivo. Sono un disastro ambulante, fisicamente e socialmente, e questo senza nemmeno tener conto del fatto che tutte le donne qui sono prese, o segretamente innamorate di qualcuno, o – onestamente –  delle svogliate. Oppure non sono della mia stessa specie."

"Sai che l'ultimo fattore non è realmente un deterrente, giusto?" lo canzonò Persefone. "Voglio dire, sai chi gestisce il Club Inchiostro e Tempera, vero?"

"Lo so, lo so," sospirò Ivan, serrando i pugni con irritazione. "Il punto è che non ho bisogno di una ragazza. Quello di cui ho bisogno è un hobby, o un lavoro, o qualcosa per impedirmi di impazzire quando i miei amici non ci sono."

"E hai qualche idea?" chiese lei.

"…non proprio", ammise il giovane con un sospiro sconfitto. "Combattere e uccidere sono le uniche cose in cui sono bravo. Ma ho la sensazione che il Magic Kingdom non abbia davvero bisogno di lavori del genere. Quindi… non ho idee.”

Per tutta risposta, Persefone sorrise sotto i baffi. "Io non direi che quelle sono le uniche cose in cui sei bravo," dichiarò, mentre guardava Ade e Jack parlare tra di loro a breve distanza.

Ivan si voltò verso di lei, confuso. "Cosa intendi?" 

Lei lo guardò dritto negli occhi. "Ivan, sai perché Jack è dovuto uscire dalla festa per parlare con Ade?" gli chiese lei a sua volta, sospirando mentre la sua espressione allegra iniziava a scivolare via.

"No... non lo so" ammise lui.

"Perché Ade non è ammesso alla festa," spiegò Persefone.

"Eh? Cosa?" esclamò Ivan, scioccato.

"Non è che sia bandito o altro," chiarificò la donna, voltandosi a guardare nuovamente la festa. "Ma se io e Ade entrassimo lì, faremmo inevitabilmente scalpore. La gente inizierebbe a sussurrare, ci fisserebbe di soppiatto, e alla fine qualcuno si farebbe coraggio e ci verrebbe a dire che forse questo non è il tipo di festa per noi. Ci costringerebbero ad andare altrove, magari trascorrendo del tempo con persone come lui."

"Perché quelli sono i buoni,” realizzò Ivan, lanciando un'occhiata alla festa e ai suoi invitati. "E lui è un cattivo."

"Esatto," confermò Persefone, tornando a lui. "Voglio dire, non è che tutti fanno così, sia chiaro, e quelli che lo fanno non lo fanno neanche con cattiveria. È solo che... le persone come Ade... mettono gli altri a disagio. Ricordano cosa è successo nei loro film, e anche se UNANIMUS dovrebbe essere un luogo in cui lasciamo che il passato sia passato… non tutti sono bravi a dimenticare.”

Ivan posò lo sguardo verso Ade, intento a ridere e scherzare con Jack. "Tuo marito non sembra curarsene molto, però," osservò.

"Ade è bravo a nascondere il suo disagio. È abituato a scrollarselo di dosso o a seppellirlo. E anche la maggior parte dei cattivi impara a gestire quest’esclusione sociale," spiegò seriamente lei, seguendo lo sguardo di Ivan. "Ma io conosco mio marito. So che, in fondo al suo cuore, sta soffrendo per come viene trattato. Se si continua a seppellire il proprio disagio, alla fine il peso diventa troppo opprimente da sopportare. E quando arriverà quel momento, sia lui che tutti gli altri non ce la fanno più…” disse lentamente la donna, guardando a terra. Poi sollevò timidamente lo sguardo, fissando il giovane con comprensione. “Penso che anche tu abbia familiarità con questo peso, Ivan. Ho visto il tuo film, la tua storia. Anche tu sei stato ostracizzato per tutta la tua vita, non è così?"

Quello esitò, fissando l’orizzonte per diverso tempo. "Sì, credo di sì," rispose alla fine, pensieroso. Poi però si girò a fissarla completamente, studiandola con attenzione. "Cosa stai cercando di ottenere?"

Persefone sorrise, vedendo che stava iniziando a capire. "Penso che i cattivi non dovrebbero seppellire questo disagio," rispose lei, un sorriso sincero che le cresceva in faccia di secondo in secondo. "Forse dovrebbero avere un posto dove poter sfogare le loro frustrazioni con persone come loro, dove non saranno giudicati. Per questo stavo pensando a te."

Ivan esitò. “Che vuoi dire?”

La donna lo guardò con uno sguardo penetrante. “Hai visto il film di Ralph Spaccatutto?” domandò a sua volta, senza preamboli.

Quello annuì, confuso, senza capire dove volesse andare a parare con quel discorso. Cosa c’entrava adesso quel film per bambini con la situazione che stava-

Ivan trattenne il fiato, sgranando gli occhi per lo stupore.

Persefone allargò il suo sorriso. “Ci sei arrivato, Ivan?”

Quello la guardò come se le fosse spuntata una seconda testa. "Tu… vuoi creare un Club di Riabilitazione per Cattivi?!" realizzò Ivan, sbattendo le palpebre con incredulità. Poi il suo volto divenne ancor più pallido quando lesse l’espressione che lei gli stava rivolgendo. “E vuoi che sia IO a gestirlo?!”

"Esattamente!" esclamò felicemente lei, indicando tra loro due con enfasi. "Vedi, noi si che pensiamo in sincronia!"

"Io... non so se sia una buona idea," dichiarò nervosamente Ivan.

"Perché no?" chiese Persefone, perdendo il suo sorriso.

"Mi prendi in giro? Guardami! Io non sono preparato per questo," rispose enfaticamente il ragazzo. "Se hai visto la mia storia dovresti saperlo anche tu. Io non sono una persona buona, sono un mostro. Un soldato, un assassino, una macchina da guerra! Io… sono un cattivo.”

“Ma sei anche un buono,” aggiunse immediatamente Persefone. “E non negarlo. Tu e Ralph Spaccatutto siete gli unici cattivi che sono riusciti a redimersi e ad essere considerati buoni. Fino ad ora, almeno. Per questo sei la persona più adatta a questo compito.”

Ivan serrò i denti con evidente frustrazione. “Dimentichi un dettaglio… il mio film non è una fiaba Disney per bambini!” sibilò con irritazione, indicando con le dita il suo spadone. “Io non sono come Ralph. Io… sono un vero cattivo. Uno di quelli che uccide, ferisce e fa soffrire coloro che lo circondano. E anche se alla fine della mia storia mi sono sacrificato per il bene di Ellie e del pianeta… questo non cambia la realtà delle cose. E la realtà è che io sono un c-”

“-Un buono,” lo incalzò lei. Il giovane si ammutolì di colpo all’udire ciò, fissando incredulo il sorriso deciso di Persefone. “Ivan, tu sei un buono. E anche se non riesci a crederti tale, io e tutti gli altri che ti vediamo possiamo percepirlo,” confermò lei con assoluta certezza.

Quello esitò, perso, completamente a corto di parole. La sua testa crollò verso il basso. “Questo non cambia nulla,” disse, atono, serrando impotentemente i pugni. “Se sei davvero così decisa… perché non chiedi a Ralph di gestire questo tuo Club?”

La donna non smise mai di sorridere. “Ralph non abita più nel Magic Kingdom, e lo sai bene. È andato ad abitare nell’Internet assieme a Vanellope. E dato che il Distretto non è collegato alla rete, è impossibile raggiungerlo da qui. Tu sei l’unico che può farlo al suo posto.”

“…io non sono qualificato per una cosa del genere,” ribatté debolmente Ivan. “Pensa a tuo marito e a tutti gli altri. Potrei peggiorare la loro situazione!”

"Oppure potresti migliorarla," ribatté invece Persefone, sorridendo di nuovo.

"Ma... io non sono bravo in questo genere di cose," sostenne ancora lui. “Ti ho appena detto che sono un assassino.”

"Ed io ti ho appena detto che sei una persona con cui è facile parlare," affermò allegramente la donna, ridacchiando con voce soave. "Basta con queste scuse. Anzi, se proprio vuoi…. prova a pensarla come un'estensione della tua vita da assassino. Solo che stavolta, invece di abbattere le barriere fisiche dei nemici, dovrai abbattere quelle emotive. Ha senso, no?"

Quello la guardò, incredulo come non mai. "No… affatto," rispose, scuotendo la testa.

"Suvvia, Ivan! Volevi un'idea su come spendere il tuo tempo, e questa è sicuramente la migliore che otterrai," insistette Persefone, facendo qualche passo verso il giovane.

Il ragazzo esitò, incerto, ripensando a ciò che gli aveva appena detto la donna, a ciò che aveva visto lui stesso dei cattivi, a ciò che ricordava della propria emarginazione. “Io… ecco…”

Persefone gli si portò davanti. "Per favoooore?" supplicò, facendo tremolare il labbro inferiore mentre i suoi occhi diventavano sempre più grandi e acquosi.

Ivan sbruffò nervosamente. "Va bene, va bene," replicò, agitando le mani verso la donna nel tentativo di farla smettere prima che facesse una scenata. "Io... ci penserò, va bene?"

"Sìì!" esclamò Persefone, felice, saltando verso Ivan e avvolgendo le braccia attorno ad una delle sue, abbracciandolo forte. Il giovane si limitò a sospirare, sconfitto.

"Whoa, Whoa, Whoa!" Ivan sentì la voce di Ade dietro di lui, voltandosi mentre il dio si avvicinava e gli posava una mano sulla spalla. "Non ci starai mica provando con la mia donna, vero amico?"

"C-Cosa?!" esclamò quello, cercando di nascondere la sua sorpresa. "N-No, certo che no! Io..."

"Oh, non fare il geloso, Fiammella," lo ammonì Persefone mentre lasciava andare Ivan e si avvicinava nuovamente a suo marito. "Ivan ha appena accettato di aiutarmi con qualcosa."

"E di che si tratta?" chiese Ade, prima di sporgersi verso sua moglie e borbottare. "E ti avevo detto di non chiamarmi così in pubblico. Rovina la mia reputazione."

"È una sorpresa," rispose la donna, pizzicando giocosamente la guancia di Ade. "Dovrai aspettare e vederla coi tuoi occhi."

"Già... una sorpresa," concordò il giovane, ridendo nervosamente mentre iniziava ad allontanarsi. Allungò le braccia sopra la testa per stiracchiarsi. "Comunque sia, adesso devo andare. Domani sono impegnato, e non vorrei fare tardi."

Gli altri tre si voltarono verso di lui. "È stato un piacere conoscerti, Ivan," gli sorrise Persefone, mentre Ade continuava a dargli uno sguardo confuso e interrogativo. Jack invece si limitò ad agitare una mano scheletrica in segno di saluto.

"Il piacere è tutto mio," rimandò lui ironicamente, girandosi in fretta e allontanandosi da lì senza esitazione. "Buonanotte."

Detto ciò, tutti e tre rimasero a guardare mentre Ivan si allontanava sempre più, seguendolo con lo sguardo fino a vederlo scomparire dietro un angolo.

Jack ridacchiò allegramente. "A volte Ivan può essere piuttosto strano, vero?" chiese, guardando verso Ade.

"Dici il vero, Mucchietto d’Ossa," concordò Ade, scuotendo la testa mentre prendeva il braccio di Persefone e iniziava a portarla via, senza notare il sorriso eccitato che si era formato sul viso di sua moglie.

Ad un isolato di distanza, invece, Ivan rallentò il passo mentre svoltava nella strada che conduceva al Magic Kingdom. Respirando profondamente, emise un sospiro stanco mentre si passava una mano tra i capelli, ripensando nervosamente a quello che era appena successo.

"Beh, Ivan, volevi qualcosa che rendesse la vita più eccitante," mormorò tra sé mentre passava davanti al cinema della città. "Anche se non era proprio quello che avevi in mente."

Facendo una pausa, Ivan alzò gli occhi al cielo notturno, prendendosi un momento per osservare le stelle scintillanti che danzavano intorno alla luna piena sospesa in alto, raccogliendo i suoi pensieri.

"Però, forse Persefone ha ragione. È qualcosa che potrebbe tenerti occupato, e forse potresti essere bravo in questo," decise lentamente, scrollando le spalle e abbassando la testa. Un sorriso amaro gli incurvò le labbra a quel pensiero. "E poi, la tua vita non potrebbe diventare più complicata di così, giusto?"

Quando riportò lo sguardo sulla strada davanti a sé, qualcosa attirò la sua attenzione. Alzando gli occhi, vide un poster incollato vicino all'ingresso del cinema. Facendo un passo avanti, Ivan assottigliò gli occhi per scorgere l'immagine sul poster attraverso l'oscurità della notte.

Il poster mostrava una giovane donna snella con le spalle rivolte alla telecamera. Era vestita con un vestito azzurro che lasciava le spalle scoperte, con un lungo scialle che pendeva oltre i suoi piedi, i suoi abiti scintillanti come le stelle nel cielo. I suoi lunghi capelli biondo platino erano avvolti in una treccia sciolta e decorati con quelli che sembravano fiocchi di neve scintillanti. Sembrava essere in piedi su una montagna innevata, allungando una mano sopra la sua testa, da cui si riversava quello che sembrava un flusso di energia magica, che si fondeva in un gigantesco, luminoso, fiocco di neve azzurro fluttuante sopra di lei. Gli occhi di Ivan indugiarono sulla donna per alcuni istanti prima di alzare lo sguardo al titolo sotto il cartello: "Prossimamente al Cinema".

"Frozen, eh?" lesse Ivan ad alta voce, ridacchiando sarcasticamente. "Sembra che avremo presto dei nuovi arrivi."

Il giovane scosse la testa, allontanandosi da lì, e riprendendo a dirigersi di nuovo sulla strada di casa.

"Dovrei portare Ellie a vederlo," pensò distrattamente ad alta voce. "Scommetto che ne sarà felice."
 





 

 
INFO SULLA STORIA

UNANIMUS è essenzialmente un mondo digitale dove finiscono tutti i personaggi dei film, delle serie tv, dei cartoni, dei libri, e dei videogiochi del mondo reale. È diviso in quattro parti, tutte in continua espansione e senza limite di crescita. Queste quattro parti sono separate tra di loro, ma comunque collegate per permettere scambi e viaggi da una parte all’altra.

Magic Kingdom – luogo immenso e in continua espansione dove vivono i personaggi delle opere Disney, inclusi anche quelli delle opere acquistate dalla Disney come Marvel e Star Wars. È diviso in tre distretti: il Distretto Ovest, quello Centrale, e quello Est.

Merry Kingdom – il luogo dove vivono i personaggi delle opere Warner Bros e dei film di tutte le altre case di produzione. La maggior parte dei protagonisti dei film non Disney vivono lì. È diviso in due distretti: il Distretto Nord, e quello Sud.

Gaming Kingdom – il luogo dove vivono i personaggi dei videogiochi. È un’immensa citta in continua crescita che ospita tutti i protagonisti dei videogiochi, di qualsiasi generazione e console. Non è divisa in distretti, ma la città è più isolata rispetto agli altri tre regni di UNANIMUS. Difficilmente gli abitanti degli altri regni riescono ad entrare in questo posto.

Internet – il mondo digitale più grande di UNANIMUS. È il luogo dove vivono essenzialmente i personaggi di Anime, fumetti, e libri; ma spesso anche personaggi di film e cartoni vi si trasferiscono. Funge da collegamento tra i due regni principali (Magic Kingdom e Merry Kingdom) con quello dei videogiochi (Gaming Kingdom).

 
 
Personaggi apparsi in questo capitolo:

Ivan (????)
 

James P. Sullivan (Monsters & Co.)
 

Charlotte la Bouff (La Principessa e il Ranocchio)
 

John Smith (Pocahontas)
 

Genoveffa Tremaine (Cenerentola)
 

Merida (Ribelle - The Brave)
 

Felix Aggiustatutto (Ralph Spaccatutto)
 

Tamora Jean Calhoun (Ralph Spaccatutto)
 

Jack Skellington (Nightmare Before Christmas)
 

Ade (Hercules)
 

Persefone (Hercules)

 
   
 
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