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Autore: Duchessa712    01/07/2020    0 recensioni
Troppo lui e troppo Hope e troppo qualcosa che è una commistione di entrambi eppure è solo suo
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Patrick Doyle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Briciole di vita

Quando la tiene in braccio, prima di passarla a una donna che sarà sua madre ma non per lui, la guarda. La sfiora con la punta delle dita e pensa a due cose, una più spaventosa dell'altra, una più pericolosa dell'altra.
La prima è che è perfetta.
La seconda è che, per un momento, ha il folle impulso di mandare tutto al Diavolo e girare i tacchi, creare una vita così perfetta da essere solo una fragilissima illusione.

(Constance Isles è la scelta migliore. È discreta, è capace, è ricca. La sua bambina non avrà bisogno di nulla.
Un po' gli ricorda Hope, per qualcosa di non ben definito sul fondo degli occhi ma decide che è solo la sua immaginazione, la disperazione che sta cercando di mettere a tacere da troppe ore).

Quando la porta sulla tomba e le dice che la loro bambina è morta, quando gli crolla tra le braccia, una marionetta a cui hanno tagliato i fili e che è incapace di opporsi alla forza di gravità, la vede, forse per la prima volta, per quello che è realmente: una ragazza che gioca a fare la donna, che dalla vita ha appena ricevuto lo scherzo più crudele.
Una bambina che lo sta supplicando di dirle che non è vero, che è tutto un sogno e che tra un momento si sveglierà e sarà in un letto accanto a lui, confortata dalle sue carezze, e con la guancia appoggiata alle pagine di uno dei suoi tomi di medicina, la sera e la luce della lampada l'unica compagnia di cui ha bisogno, quella piacevole malinconia in fondo allo stomaco che le ricorda che lui è sempre accanto a lei.
Chiude gli occhi e si morde le labbra e la stringe fino a lasciarle segni rossi sulla pelle chiara, e ci prova a non piangere, ci prova davvero, ma due lacrime non lo ascoltano e solcano, bollenti, le guance. Poi diventano quattro, otto, dieci, innumerevoli fino a quando si trovano quasi sdraiati sulla tomba che teoricamente protegge il corpo della loro bambina in una assolata giornata di inizio agosto.

(Capisce in quel momento di essere un mostro, un essere spregevole,di non meritare il suo amore ma di averne bisogno, più dell'aria, più di qualsiasi altra cosa.
La stringe quasi con rabbia e lei singhiozza più forte.
Chissà cosa penserebbe la gente vedendoli: due ragazzi cui è capitata una sfortuna, che forse è una benedizione. Troppo giovani, troppo incapaci.
Chissà cosa penserebbe la gente sapendo: due folli che hanno giocato con le regole sparigliando le carte in tavola cui è capitata una sfortuna, che forse è una benedizione. Troppo diversi, troppo  impetuosi).

Le tiene d'occhio entrambe, mentre vivono senza di lui, una ignorando la sua esistenza, l'altra rifacendosi una vita.
È una presenza costante sullo sfondo, ma non proprio. Hope è ancora un porto sicuro, l'aiuto offerto anche nei momenti più insperati, l'amore bruciante come quell'agosto maledetto.
Maura è ghiaccio. Sempre perfetta eppure sempre fuori posto, amata ma abbandonata a sé stessa, troppo intelligente, troppo seria, troppo composta. Troppo la Regina della Morte anche da ragazzina.

(Troppo lui e troppo Hope e troppo qualcosa che è una commistione di entrambi eppure è solo suo. Troppo perfetta, si dice mentre riguarda vecchie foto di momenti rubati che sono briciole di un sogno infranto).

La detective Jane Rizzoli é l'opposto di Maura.
Per questo è ciò di cui sua figlia ha sempre necessitato. Qualcuno che la prendesse sul serio, che provasse almeno a comprenderla, ad amarla. Qualcuno di leale, come lo è lui e in maniera così diversa, perché Jane non ha peli sulla lingua e l'ipocrisia la mette a disagio e ama Maura, ed è questa la sola cosa importante: che la sua bambina sia al sicuro, che abbia un po' di stabilità mentre lui continua a entrare e uscire dalla sua vita, come fa con quella di Hope.

(Per questo quando gli spara, quando lo fa precipitare da quella ringhiera, un po' è sollevato. Jane Rizzoli non si ferma davanti a niente per proteggere chi ama, nemmeno davanti ai legami di sangue.
Però, quanto vorrebbe averla lì, mentre tutto il corpo gli duole e non riesce a pensare che forse sta per morire, che non ha eredi, che il lavoro di suo padre andrà in pezzi.
Pensa solo che non ha mai risposto alla domanda di Maura, alla disperazione nei suoi occhi che è quella che vede ogni anno il sette di agosto sulla tomba vuota di una bambina viva.
-Hope... Hope.. -.
È l'ultima richiesta di un uomo innamorato, di uno che sta annegando nel proprio sangue e cerca un'ancora di salvezza che non riesce a trovare).

Cailin è carina, decide una sera in cui è solo e nostalgico.
Non è sua figlia, non gli interessa, la ucciderebbe se lo avvantaggiasse, se si rivelasse essere un pericolo per Maura.
Però è figlia di Hope, l'altra figlia di Hope, e un po' gli fa pena il modo in cui la vede lottare costantemente con un fantasma che esiste solo per causa sua. Perché le due persone più importanti della sua vita andavano protette ma solo secondo il suo volere.

(Egoista,gridano gli occhi della donna più importante della sua vita, del suo unico amore mentre lo vedono, per la prima volta, in cella, con la tuta arancione e gli occhi bassi, le mani legate.
Egoista, perché sapeva e le ha mentito, perché di Maura ha assaporato le briciole e a lei non ha lasciato nulla.
Egoista, perché non rinuncia all'orgoglio pur di proteggere il suo potere nonostante le ami davvero più di ogni altra cosa).

È una bugia.
Hope non è lì.
Hope non sta per condannarlo, per tradirlo.
È solo una bugia ben congegnata per prendere tempo.
Maura non sa mentire, si ricorda, mentre una mano di ghiaccio lo stringe tra le sue dita quando la vede in piedi a enunciare i suoi crimini uno alla volta. C'è un impercettibile tremore nella sua voce. Lo nota solo lui.

(Le lacrime le notano tutti e la guardano con pietà. Cammina svelta per i corridoi ma rallenta quando vede Maura che la guarda orgogliosa e forse, forse, un pochino in colpa.
I loro occhi si trovano per abitudine più che per reale volere e li trova pieni di dolore e di amore.
Capisce in quel momento quanto le è costato).

Quanto vorrebbe tornare indietro e realizzare quella sciocca fantasia che sapeva di amore e gioia e zucchero filato.
   
 
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