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Autore: Miss Rossange Stucky    05/07/2020    1 recensioni
Una calamità globale, più letale e imbattibile di Thanos, manda all'aria i progetti di chiunque, anche di due supereroi.. Ma la pazienza e l'amore possono attenuare l'amaro sapore del sentirsi impotenti davanti a scenari devastati e speranze cancellate.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James ’Bucky’ Barnes, Steve Rogers
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano mesi che ci pensava. Da quando la data era stata decisa, nella testa di Steve aveva cominciato a formarsi un castello di idee (e di piani più o meno realizzabili per attuarle) per fare una sorpresa speciale al suo Buck, qualcosa che lo rendesse felice. Alla fine era riuscito ad organizzare tutto: dopo la cerimonia e i festeggiamenti, avrebbero passato la notte in hotel, poi sarebbero tornati alla loro vita di Avengers, perché una missione era già in corso e per almeno un mese si sarebbero dovuti concentrare su quella. Poi finalmente sarebbero stati liberi e Steve avrebbe messo Bucky su un jet tutto per loro che li avrebbe portati a Parigi. Non vedeva l'ora di ammirare il sorriso che avrebbe illuminato il viso di James. Il giorno della cerimonia fu il più bello della loro vita. Erano tutti lì con loro, a festeggiare un amore che aveva sfidato il tempo, il male e la morte...e aveva vinto. Si ritrovarono tutti al ristorante del Plaza, Tony non aveva badato a spese. Quando ebbero salutato gli amici salirono nella suite prenotata per la loro "prima notte". Mentre Steve era sotto la doccia, Bucky accese la TV, senza neanche sapere perché. Quello che vide e sentì gli fece gelare il sangue nelle vene. Steve lo trovò seduto sul divano, davanti allo schermo spento, con la testa tra le mani. Gli posò lievemente una mano sulla spalla. "Buck...cos'hai" Un brivido percorse le spalle di James e si trasmise al cuore di Steve. "La TV" Rogers gli si sedette accanto, perplesso, ma cercando di scherzare. "È spenta, Jerk..." disse con un piccolo sorriso che si spense immediatamente quando Bucky sollevò lo sguardo su di lui. "Hanno parlato di pandemia. Steve...il virus, si sta diffondendo in tutto il mondo, sta mietendo vittime ovunque...perché qui non ne hanno mai parlato in questi termini?" Steve non sapeva cosa rispondergli. Sapeva che presto anche gli USA sarebbero stati travolti da quella catastrofe, ma aveva preferito concedersi di concentrarsi solo sul loro matrimonio. "Andiamo a dormire, Buck, siamo stanchi" James si alzò dal divano come se non avesse più forze e lo seguì in camera. Passarono la notte uno nelle braccia dell'altro, senza parlare, riuscendo solo a stringersi, cercando e donando conforto. L'elicarrier passò puntuale, salirono senza fiatare, scambiando sguardi carichi di angoscia con ciascuno degli altri. Avevano tutti la stessa espressione, e lo stesso peso nel cuore. Allontanarsi dalla Terra proprio in quel momento sembrava, ad ognuno di loro, quasi un tradimento. Ma restare non avrebbe aiutato il pianeta, neanche gli Avengers possono sconfiggere un virus. A missione compiuta, rientrare fu più doloroso della partenza. Quello che ritrovarono non era più il mondo che conoscevano, l'umanità era sotto scacco, prigioniera di una malattia che stava decimando gli abitanti di ogni nazione. Steve e Bucky raggiunsero il loro appartamento in mattinata, dopo la riunione. Durante il tragitto in taxi Steve aveva ricevuto telefonate da Tony e da Nat, mentre Bucky non riusciva a distogliere lo sguardo dal viso del tassista e dalla mascherina che ne copriva naso e bocca. Lockdown. Quella era la parola d'ordine. Autoisolamento per proteggere se stessi e gli altri. Anche se loro due erano ovviamente immuni avevano scelto di non trasgredire le regole a cui ormai tutto il mondo si stava adeguando. In questo modo, però, Steve aveva dovuto rinunciare al suo progetto. Si sentiva un idiota a soffrire per una cosa simile, quando malattia, dolore e morte sconvolgevano quotidianamente la vita di milioni di persone, ma quel viaggio mancato, quella sorpresa che non aveva potuto fare al suo grande amore rimanevano lì, a torturarlo come una spina nel fianco. Il 15esimo giorno di lockdown era appena iniziato e Steve si era rinchiuso nella loro palestra per cercare di sfogare le energie represse e la rabbia che a volte gli annodava lo stomaco, proprio a lui, che aveva sempre mantenuto il controllo. James, dal canto suo, si era trasformato in un perfetto casalingo, cucinando e riorganizzando armadi e librerie. Anche quel giorno, dopo un lieve bacio a suo marito che si stava allenando già da mezz'ora, decise di occuparsi della casa, obiettivo: mettere ordine nello studio. In meno di un'ora aveva praticamente finito, si guardò attorno soddisfatto: gli restavano soltanto i cassetti della scrivania, piccoli nuclei di caos ad esclusivo uso e consumo del capitano Rogers. Fu allora che li trovò. Dapprima non riuscì a raccapezzarsi tra quel mucchio di fogli pieni di appunti senza senso. Poi, quando capì di cosa si trattava, sentì il cuore stringersi: quegli scarabocchi in inchiostro blu erano il progetto di Steve per la loro luna di miele...l'uomo meraviglioso che aveva avuto l'incredibile fortuna di sposare aveva organizzato nei minimi dettagli uno splendido soggiorno a Parigi, completo di cene in ristoranti di lusso e in piccoli bistrot, itinerari turistici classici e pomeriggi di passeggiate fino a perdersi dentro Montmartre o Le Marais...sarebbe stato un viaggio fantastico, e Steve lo aveva pensato solo per far felice il suo James, solo perché qualche volta gli aveva detto che visitare Parigi era uno dei suoi sogni. In un attimo aveva già deciso cosa fare. Prese il suo tablet e, in pochi minuti, ogni cosa era stata sistemata. Quando Steve uscì dalla palestra, Bucky stava prendendo le chiavi di casa. "Esci?" domandò perplesso. "Ho ordinato una cosa e il corriere è appena arrivato" rispose con leggerezza mentre già volava giù per le scale, saltando i gradini a due a due. Raccolse il pacco lasciato davanti al portone e risalì di corsa. Steve era sotto la doccia, così ebbe il tempo di preparare tutto. Quando lo vide uscire dalla camera con indosso solo i pantaloni della tuta e i capelli ancora umidi, per un istante fu tentato di mandare tutto all'aria e saltargli addosso ma si trattenne: ci sarebbe stato tempo anche per quello. "Hey, punk, vieni in salotto. Ho preparato la tua cioccolata preferita" Steve lo guardò un po' di traverso. "Non so, Bucky, pensavo di stendermi a riposare..." James lo prese per la mano e gli piantò in viso due irresistibili occhi da cucciolo... "Dai..." Ovviamente Rogers non poté resistere. "Ok...ok" Sul basso tavolino davanti al divano c'erano effettivamente due tazze fumanti di cioccolata, ma quello che attrasse lo sguardo di Steve fu il grande foglio di silicone steso in terra e il cumulo di tessere colorate lì accanto. "Un puzzle ! Bell'idea, jerk ! È un secolo che non ne faccio..." James sorrise sornione. "Immaginavo che ti sarebbe piaciuto. Ma ti avviso: è grande, complesso e, soprattutto, non ti permetterò di vedere la scatola!" "Pensi di spaventarmi?" esclamò sedendosi a gambe incrociate davanti al tappetino. Steve era un asso con i puzzle, Bucky lo sapeva. Contava proprio sulla sua abilità per fargli scoprire il soggetto in breve tempo. Infatti, dopo circa venti minuti, lo vide fermarsi, le gote che si imporporavano, la mano che stringeva l'ennesima tessera scossa da un leggero tremito... Sul tappetino, circondata dal blu profondo di un cielo notturno, risplendeva la parte terminale del monumento in metallo più famoso del mondo. "C-come lo hai scoperto?" L'incertezza nella bella voce di suo marito, riempì di tenerezza il cuore di James. "Mettendo a posto..." Steve chinò il capo. "Mi dispiace tanto..." Buck gli prese il viso tra le mani e gli posò un tenero bacio sulle labbra. "È una sorpresa bellissima, amore mio" Steven spalancò gli occhi, velati di lacrime. "Ma è saltato tutto...non sono riuscito a..." La bocca di Bucky sigillò la sua, impedendogli di continuare. Dopo un lungo, lento bacio, James lo abbracciò, sussurrandogli: "Ti amo. Non so se riuscirò mai a dimostrarti quanto." In quel momento il citofono spezzò sgraziatamente l'atmosfera. James balzò in piedi esclamando entusiasta "È il catering!" Steve gli fece eco, stupito. "Il catering?" Ma Bucky era già fuori dalla porta. Dopo pochi istanti riapparve carico di buste e vassoi. Steve, ancora stordito, si mosse per aiutarlo. Portarono tutto in cucina e Bucky cominciò ad estrarre le pietanze e a disporle sul tavolo. Solo allora Steve si accorse della tovaglia a quadri, dei piatti, dei bicchieri e delle candele, che James si affrettò ad accendere. Deglutì più volte per ricacciare indietro le lacrime che minacciavano di sgorgare senza ritegno dai suoi occhi. Bucky spostò una sedia e gli fece cenno di accomodarsi. "Monsieur...spero che la cena sia di suo gradimento", lo disse con un accento francese così forzato che Steve non poté trattenere una sonora risata a cui si unì subito quella di suo marito. "Sei incredibile", sussurrò Steve. "Tu sei incredibile", gli rispose Bucky, "io sono solo fortunato, perché ho te".
   
 
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