Vincere senza Combattere
Ispirato alla filosofia della scherma di Tsukahara Bokuden, il “santo della spada” (kensei) del ‘500.
Capitò un giorno di maggio, nella città residenza di Mark Satan, l’uomo più forte del mondo, che Son Gohan si trovasse sulla linea sette del bus. Benché pochi conoscessero di persona il giovane ragazzo, in verità era nota ai molti la sua identità di “Guerriero Dorato”, il giustiziere difensore dei deboli e dell’amore. Aveva adottato questo stratagemma trasformista per sfuggire al peso e ai brogli della fama e per qualche mese era riuscito nel suo intento. Ora che però era limitato dalla strettezza di quel mezzo di trasporto, in caso di necessità non sarebbe potuto intervenire evitando la rivelazione della sua identità segreta. E infatti, poiché si sa come la fortuna sia cieca ma la sfiga ci veda benissimo, quel giorno capitò un misfatto.
Salì sul largo veicolo un signore corpulento dai modi rozzi e chiassosi, tanto che spinse ai lati del mezzo una povera vecchina indifesa. Non potendo accettare un tale comportamento, Son Gohan si fece largo tra i pendolari e giunse faccia a faccia con il massiccio omone.
“Ehi tu, – disse a gran voce – ti sembra forse il caso di maltrattare questa signora?”
Il gradasso digrignò i denti divertito e infastidito dalle parole del giovane, al che si abbassò per guardarlo diritto negli occhi: “Non mi dare noie, ragazzino. Se la gente non sta attenta a dove mette i piedi non è di certo affar mio. Ora smamma, e te la caverai impunito.”
Per nulla impressionato dalle parole del superbo, Son Gohan raddrizzò ancora di più la schiena e ripeté: “Scusati con la signora, ciccione!” Così l’altro, colpito nel profondo dall’insulto tanto degno dell’adattamento Mediaset, tirò all’insù ambo le maniche e si mise a minacciare senza ritegno il giovane ragazzo con voce iraconda: “Senti pivello, se volevi farmi arrabbiare ci sei riuscito! Pensavi forse di intimidirmi con quel fare altruista e i polsini da lottatore, ma so bene che negli ultimi tempi girano tanti impostori che dicono di essere combattenti, e tu non sembri né sei altro che un impostore. Stai in guardia, perché io sono Spopovich, l’esperto di Muteki-ryu, la Scuola Invincibile!”
“Per me va bene. Lei – disse Son Gohan al conducente del mezzo – si fermi immediatamente, per cortesia. Devo insegnare una lezione a questo gradasso.” Poiché cercava di evitare altre rogne, l’autista fermò il veicolo. L’arrogante Spopovich, che era più vicino alla porta scese per primo, ma anche per ultimo. L’autobus ripartì non appena l’omaccione fu sceso, indi Son Gohan ne aprì un finestrino, sporgendosi nell’aria tiepida della primavera e si rivolse gridando sarcastico a Spopovich, che stava guardando la corriera allontanarsi: “Signor Spopovich, io sono della Non-mi-piace-combattere-ryu, la Scuola della gente a cui non piace combattere in un manga shonen, e come puoi vedere ti ho sconfitto senza nemmeno toccarti."
Ispirato alla filosofia della scherma di Tsukahara Bokuden, il “santo della spada” (kensei) del ‘500.
Capitò un giorno di maggio, nella città residenza di Mark Satan, l’uomo più forte del mondo, che Son Gohan si trovasse sulla linea sette del bus. Benché pochi conoscessero di persona il giovane ragazzo, in verità era nota ai molti la sua identità di “Guerriero Dorato”, il giustiziere difensore dei deboli e dell’amore. Aveva adottato questo stratagemma trasformista per sfuggire al peso e ai brogli della fama e per qualche mese era riuscito nel suo intento. Ora che però era limitato dalla strettezza di quel mezzo di trasporto, in caso di necessità non sarebbe potuto intervenire evitando la rivelazione della sua identità segreta. E infatti, poiché si sa come la fortuna sia cieca ma la sfiga ci veda benissimo, quel giorno capitò un misfatto.
Salì sul largo veicolo un signore corpulento dai modi rozzi e chiassosi, tanto che spinse ai lati del mezzo una povera vecchina indifesa. Non potendo accettare un tale comportamento, Son Gohan si fece largo tra i pendolari e giunse faccia a faccia con il massiccio omone.
“Ehi tu, – disse a gran voce – ti sembra forse il caso di maltrattare questa signora?”
Il gradasso digrignò i denti divertito e infastidito dalle parole del giovane, al che si abbassò per guardarlo diritto negli occhi: “Non mi dare noie, ragazzino. Se la gente non sta attenta a dove mette i piedi non è di certo affar mio. Ora smamma, e te la caverai impunito.”
Per nulla impressionato dalle parole del superbo, Son Gohan raddrizzò ancora di più la schiena e ripeté: “Scusati con la signora, ciccione!” Così l’altro, colpito nel profondo dall’insulto tanto degno dell’adattamento Mediaset, tirò all’insù ambo le maniche e si mise a minacciare senza ritegno il giovane ragazzo con voce iraconda: “Senti pivello, se volevi farmi arrabbiare ci sei riuscito! Pensavi forse di intimidirmi con quel fare altruista e i polsini da lottatore, ma so bene che negli ultimi tempi girano tanti impostori che dicono di essere combattenti, e tu non sembri né sei altro che un impostore. Stai in guardia, perché io sono Spopovich, l’esperto di Muteki-ryu, la Scuola Invincibile!”
“Per me va bene. Lei – disse Son Gohan al conducente del mezzo – si fermi immediatamente, per cortesia. Devo insegnare una lezione a questo gradasso.” Poiché cercava di evitare altre rogne, l’autista fermò il veicolo. L’arrogante Spopovich, che era più vicino alla porta scese per primo, ma anche per ultimo. L’autobus ripartì non appena l’omaccione fu sceso, indi Son Gohan ne aprì un finestrino, sporgendosi nell’aria tiepida della primavera e si rivolse gridando sarcastico a Spopovich, che stava guardando la corriera allontanarsi: “Signor Spopovich, io sono della Non-mi-piace-combattere-ryu, la Scuola della gente a cui non piace combattere in un manga shonen, e come puoi vedere ti ho sconfitto senza nemmeno toccarti."