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Autore: Duncneyforever    07/07/2020    0 recensioni
{Seguito di " Canone inverso - Behind enemy lines "}
Tratto dal testo:
Lui si china verso di me, dolce, fragile quasi, lasciandomi un candido bacio sulla fronte. " Se ti avessi persa, non sarebbero bastate le urla di mia madre, il dolore di mio fratello o il richiamo della patria a dissuadermi dal raggiungerti... "
~
" Questo non devi dirlo mai. " Dopo aver rizzato la schiena, lo rimiro con gli stessi suoi occhi tersi, scossa dal magone. " Perché morirei due volte se scoprissi di aver ucciso te. "
Genere: Drammatico, Guerra, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta, Tematiche delicate | Contesto: Guerre mondiali, Novecento/Dittature
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Reiner è stato di parola. Ha fatto in modo che lo vedessi, anche se abbiamo dovuto allontanarlo dai suoi compagni, così come avevamo fatto con Maxim. Sac era uscito fuori dalla cava, stordito, e si era schermato gli occhi con la mano per non restare abbagliato dalla luce. Ha occhieggiato Reiner con l'angoscia che si deve a un prigioniero di lager, ma con uno scintillio acuminato nelle iridi d'ematite, un fiotto di paura di cui soltanto noi conosciamo l'origine. 

Ma Reiner era completamente disinteressato a lui; per quanto odi quel ragazzo, più di chiunque altro (meno che di Schneider), l'odio che nutre verso quel ragazzo è infinitesimo, uno spruzzo rapido e di piccola portata, in confronto all'amore che, in quell'azzurro, scorre a fiumi. 

Cerca di incontrare la terra dura dei miei occhi, sfiancata dalle picconate, tentando di ficcarsi tra le crepe di mio cuore, riempirmi di nuovo come un tempo che già mi appare lontano. 

Non ha stretto la mia mano, ma mi ha accarezzato gentilmente le dita, facendosi da parte con tutto il dolore che quel distacco gli ha scatenato dentro; un misto di inquietudine, rabbia e disperazione. 

Ci ha dato cinque minuti, poco più del tempo che Isaac avrebbe impiegato per cantarmi una di quelle litanie dolci, proprie del folklore ungherese. 

Eppure deve cantare in ogni caso, per non destare sospetto. Io non lo voglio vedere, lo voglio sentire... è l'unica giustificazione che avrebbe Reiner per tirarlo via dalle sue mansioni. 

Lo ascolto; lui, che ancora non ha capito cosa voglia comunicargli, dischiude le labbra rosee, risparmiate dalla fuliggine, e canta con una grinza importante a screziargli la fronte. Non era una delle mie priorità, ma la sua voce armoniosa è l'anello mancante tra uomo e divino. Anche così, insozzato da raggrumi di particelle nere e polverose, sprigiona la luce di un angelo, calato dal cielo per liberarci dal male di cui egli stesso è vittima. 

Questo, il motivo per cui Reiner desiderava ardentemente eliminarlo. 

Un sorriso tiepido modella le labbra mute e tese in ascolto. Timido e dolce e anche il suo sguardo si fa meno fosco, facendoli rifulgere come piccoli diamanti neri. 

Un attimo di estasi suprema, quasi mistica, solleva entrambi dai dispiaceri della vita mortale e Reiner, una figura ombrosa sulla linea dell'orizzonte, ci volge le spalle. Io so perché; lui non vuole che lo acclami, che gli dedichi attenzione, che elargisca anche a lui una parte di quell'amore puro che non sapevo di possedere. 

- Mi sei mancato, Sac - cinguetto, emozionata. Lui, riposate a dovere le corde vocali, riprenderà a parlarmi, ma per il momento ricambia quell'entusiasmo, sorridendo con gli occhi. Mi sembra di vedere del rossore sulle sua guance sporche, tuttavia, non saprei dire se sia imbarazzo sul viso di una persona umile o un più greve senso di vergogna, in relazione agli ultimi avvenimenti. - Volevo dirti che mi dispiace... avrei dovuto aprire gli occhi, accorgermi di quello che stavi passando e per mano di chi; la verità è che ero troppo innamorata di lui per dar peso alle briciole che stava seminando. - 

- No, è a me che dispiace. Non l'avevo taciuto per paura di quello che avrebbe potuto farmi. Certo, mi aveva intimato il silenzio, ma sappi che in ogni caso non avrei aperto bocca, né l'avrei messa tra voi. - Le sue parole non mi lasciano indifferente, tutt'altro. Ero venuta qui per porgergli le mie scuse, non potendo sperare in quelle di Reiner, mentre ora è proprio lui a farmi vacillare. - All'inizio non ci volevo credere; venivo sopraffatto dall'indignazione ogni volta che lo vedevo appoggiare le sue mani, quelle stesse mani che mi avevano percosso, sul tuo corpo; per me era blasfemia. Non era degno... tu, così bella, così buona meritavi qualcuno di migliore... tutti ti amano, Sara. Al campo si sono rivoltati contro di me, sostenendo che non avrei dovuto allontanarti da lui. Dicono che hai domato la bestia, che sei riuscita a piegarlo al tuo volere. - 

- Sac... - Mentre mi riportava le parole dei suoi compagni, qualcosa in lui si è spezzato. Un'ombra scura, che poco ha a che vedere con la cenere di cui è ricoperto, gli scurisce il bel volto, accartocciandolo in una morsa violenta, che lo porta a lacrimare. 

- Ho taciuto perché potessi preservarti da ciò che ho subito io. Non volevo che Schneider ti facesse del male, così ho ricacciato dentro quel segreto che da troppo tempo mi premeva, affinché lo esternassi. Ma non è servito a nulla... perdonami, ti prego. - Lo ha visto, quel livido scuro che ho nascosto sotto i capelli; il prezzo che ho pagato per le nostre colpe. Strofino quell'area contaminata, quella macchia scura che intacca il mio incarnato bianchissimo ma, ancor più in profondità, la mia purezza. Come le pareti candide che diventano azzurrognole nel teatro di Lorca, anche io mi sono ingrigita. Sono approdata in quest'epoca che non conoscevo nulla, una bambina sperduta che mendicava sogni e condivideva le sue speranze con chi le avrebbe stracciate, senza pietà alcuna. Ho incontrato loro ed entrambi mi hanno rovinata, uno in un modo più spregevole dell'altro. Lo strappo più dolente mi è stato dato dalle mani di Reiner però, che mi aveva persuasa ad accettarlo così com'era, pur senza approvarne l'ideologia, le idee, o gli scossoni violenti coi quali si sforza di rianimare ciò che è già appassito. 

- Io non ti avevo imputato colpe. Io sono stata cieca; forse non lo avrei mai scoperto, ma era certamente giusto e importante che venissi a sapere con che razza di individuo vivessi. - Sbatto le ciglia, perplessa, dinanzi alla sua ritrosia. 

- Ora basta - interviene Reiner, secco, trucidandolo con una sola occhiata. - Torna al lavoro - continua, grugnendo furiosamente, come un cinghiale femmina che avverte l'incombere di una minaccia per i suoi piccoli. - Sono trascorsi ben più di cinque minuti. - 

- Lo so - sbotto, mentre il profilo di Isaac scompare all'orizzonte; una chiazza nera e bianca, la schiena nuda di un ragazzo in salute, livellata, la cui pelle non si tuffa nelle costole. Quando ha voltato il viso, i suoi occhi neri sono emersi comunque dalla coltre di nero; due spilli di luce in cui ho letto altro, non solo preoccupazione. 

- Sali in auto - mi ordina, con quell'austerità regale che lo ha sempre contraddistinto in questi frangenti. 

- Che cos'era? - Lui stava tendendo il braccio, ma si è ritratto non appena ho aperto bocca. 

Tesoro, tu vedi ogni cosa dove non dovresti e nulla di quello che invece avresti paura di scoprire. - Parole criptiche, che per me sono vuote. O parla o parla; di misteri ce ne sono stati fin troppi e ancora un paio sono rimasti irrisolti. Giro in tondo in un dedalo fitto fitto, costruito di carta ma protetto da una cinta muraria di omertà, favori reciproci scambiati tra nemici e rivali; chi lo sa il perché! 

- Sii più specifico. - Gli ingiungo, sporgendomi verso destra per confrontarmi direttamente con lui. 

- È innamorato di te, Sara. Come hai fatto a non accorgertene? - Su di me cade un catino d'acqua gelida, con tanto di catino picchiato sulla testa. 

Non può essere... lui... 

Mi stropiccio gli occhi con le dita, fregandomi la faccia; un affondo d'unghie sotto le palpebre e quel fastidioso pizzicore riprende a tormentarmi. 

Che sciocca che sono stata; lui soffriva in silenzio e io come una cretina che non davo peso a tutti i segnali che mi aveva mandato, e che avevo ricevuto persino. 

Per me era un fratello, un amico, un confidente, ma mai mi aveva sfiorato la mente il pensiero che potesse provare ben più che del semplice affetto. 

E Reiner aveva capito, aveva capito e lo aveva cacciato; non solo per tappargli la bocca. 

- Perché non me lo hai detto tu? - 

- Che importanza ha?! - Sbotta, rosso in viso, inchiodando sul colpo. Sono scattata nel momento stesso in cui ho intravisto la carotide oltre la pelle chiara del collo. Il colorito purpureo, così improvviso, ha intaccato anche gli occhi, provati dal sovraccarico di insofferenza repressa. 

- Certo che ha importanza! Io avevo diritto di sapere! - Sprezzante del pericolo, non rifuggo da lui, anzi, accetto lo scontro frontale. 

Non ho niente da perdere; tanto vale che mi batta per i miei diritti. 

- Tu mi amavi e vivevi per essere amata da me. Che impatto avrebbe avuto quella confessione sulla tua vita, sulla nostra relazione?! Mi avresti ripudiato per lui? - Non lo riconosco più; è un folle a parlare! 

- Ma che stai dicendo! - Ribatto, indignata, infiammandomi tanto quanto lui. - Io non desideravo altro che averti accanto, sull'altare persino; il coronamento dei nostri voti e delle nostre promesse. - Vengo risucchiata dalle sue braccia possenti; le mie labbra inghiottite dalle sue con famelica decisione. Gli artiglio le spalle, scioccata; schiaffeggio i deltoidi guizzanti sotto il velo leggero della camicia; più e più volte ho avuto il coraggio di mordere Schneider, eppure con lui non mi riesce. Massaggia la mia boccuccia screpolata, umettandola di baci rudi o soffici. 

Mi stringe in un abbraccio scomodo, maleducato, schiantandomi contro gli addominali rigidi come una maglia d'acciaio. 

Piccola, piccola e morbida. 

Adorava far scontrare i nostri corpi; mi aveva offerto un nido caldo e accogliente in cui, però, non trovo più ricetto. Non è un riparo: io freddo cadavere e lui sarcofago ornamentale. 

- Che fai?! - Lo redarguisco, dopo esser riuscita a scollarmelo di dosso. - Assomigli sempre più a Schneider. - 

- Mi uccidi quando ti comporti così. - Risponde, impedendomi di rialzarmi dal suo bacino. Mi trattiene dal retro delle ginocchia, sprofondando di dita nel golfo molle del cavo popliteo. - Ferma... - 

- Ti odio, ti odio, ti odio - ripeto, correndo a tappare quelle fessure umide che avrebbero rivelato tutta la mia debolezza. - Riportami da lui. Quello impazzisce senza di me. - Lo prego, temendo le conseguenze del mio ritardo. 

Non deve rientrare prima di me... non deve sapere che sono stata con Reiner. 

- No. - Asserisce, spingendosi in avanti per sentire il tepore del mio corpo sulla pelle. - Anche se il mondo intero ti odiasse, io rimarrei comunque al tuo fianco. - 

Una promessa rimasta immutata, a discapito degli eventi che hanno attentato al nostro personalissimo Eden, esiliandoci dal paradiso terreno che noi stessi avevamo costruito; un isolotto felice in mezzo a questo mare di male. 

- Lo devi fare! Ho detto che verrò, ma ho bisogno di tenermelo buono. - 

- No, tu non vuoi lasciarlo andare perché vuoi sapere che cosa lo affligge. È diverso. - 

 

 

 

 

Angolo autrice: 

Mi scuso per il mega ritardo, ma davvero ho avuto un sacco di impegni... spero riuscirò a pubblicare la seconda parte entro una settimana, per rimediare ^^. Non ho mai tirato fuori commenti con le pinze, ma ho davvero, davvero bisogno di un consiglio: come vi sembra la storia fin qui? La scrivo da cinque anni praticamente e mi sta venendo il dubbio che, forse, abbia preso una piega fin troppo romantica. Per cui... preferireste vedere più azione o comunque vi piacciono i drammi e i feels da tragedia greca? Sarebbe davvero importante per me saperlo, così da regolarmi in futuro. 

Alla prossima! 

 

  
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