07/07/2020
0 recensioniIn un mondo in cui la legge della giungla premia tutti coloro dotati di artigli e zanne affilate, non vi è posto per una coniglietta dal bianco e morbido manto, ultimo anello più gettonato della catena alimentare. Piccola, docile e leggiadramente lenta a fuggire, Haru era cosciente della sua condizione sin dalla più tenera età ma nonostante ciò la sfortuna d’essere nata sotto le vesti d’un coniglio nano pareva apparentemente non rispecchiare in modo fedele la vera natura del suo animo in quanto la giovane si era spesso dimostrata una creatura sveglia quanto astuta in più occasioni, unico elemento a ricondurla vagamente vicina ai carnivori ma al tempo stesso elemento indubbiamente d’invidia da parte di giovani erbivori frequentemente alle prese con le usuali minacce da parte di animali a loro superiori.Dwarf Bunny
Lasciando cadere le zampe posteriori a penzoloni dal letto, la piccola Haru socchiuse debolmente lo sguardo, concentrandosi sul dolce profumo delle margherite in fiore nei vasetti poggiati sul davanzale della finestra appena offuscata dalle tende rosate; una tiepida brezza primaverile ad accarezzarle timidamente la punta del naso roseo. Il respiro della giovane prese a riacquistare dei toni maggiormente regolari, sincronizzandosi poco dopo con la quiete che l’attorniava, lasciando ricadere i rimasugli delle lacrime precedentemente versate a causa della frustrazione di quanto fosse accaduto. Un coniglio nano non era solo una delle più favorite prede del regno animale per via della tenera carne prelibata; se buona parte del mondo animale provava l’inarrestabile istinto di protezione innata nei suoi confronti, ciò che ne rimaneva la considerava semplicemente un oggetto di scherno dettato dall’invidia della sua condizione. Alle volte bastava veramente poco per far scattare la scintilla d’odio nei suoi confronti, come la reazione delle spasimanti dei tre giovani che si erano proposti di accompagnarla a rincasare nel proprio dormitorio per via dell’orario fin troppo tardo; un semplice atto di gentilezza quanto di cavalleria interamente frainteso.
Ma del resto, dinanzi a un tale affronto, quale miglior medicina dell’osservare con aria compiaciuta ed espressione trionfante la distruzione della felicità del nemico più detestato con la medesima facilità con cui i petali di un soffione si disperdono nell’aria in un giorno ventoso?
L’immagine delle tre alpaca intente a lacerare il bel roseto di cui si stava prendendo cura da settimane con tanta devozione nel solitario club di giardinaggio le balenò nuovamente alla mente, limpida e talmente ricca di particolari da provocarle un’improvvisa fitta al petto; parole come puttana d’un coniglio a risuonare energicamente nella sua testa.
Haru cercò istintivamente un lembo del colletto, stringendolo successivamente con gran forza. I suoi fiori, l’unica fonte della sua piccola gioia in quei giorni costantemente stravolti dalla furia animalesca di quella società talmente ingiusta quanto sbagliata; d’un mondo dove la vita di chi è fragile appare dannata al punto tale che la morte apparirebbe più il dolce abbraccio materno su cui potersi gettare nei momenti di maggior climax emotivo.
In un mondo in cui l’ingiustizia regna sovrana e il più debole non è altro che giudicato feccia d’intralcio all’evoluzione della specie, Haru riconosceva d’essere la sua unica e sola migliore amica. Il giardinaggio era una delle poche valvole di sfogo per evitare il pensiero d’essere inserita in una vita ingiusta quanto inappagante, i piccoli germogli l’unica fonte di speranza su cui poter contare. La distruzione dell’unica cosa che portasse spensieratezza nella sua vita aveva sprigionato fin troppa sofferenza nel suo piccolo cuore, ormai giunto al punto di non ritorno.
Un urlo stridulo si liberò d’un tratto nell’aria, rilasciato da quelle sottili labbra sempre più tremanti, talmente impetuoso da catturare lo sguardo minuzioso quanto indiscreto d’un giovane volto ad osservare con gran rammarico l’ingiusto atto vandalico accaduto qualche ora prima; le rose rosse sparpagliate al suolo ed i petali sempre più spenti.
Calde lacrime presero a sgorgare copiosamente, bagnando le soffici goti della giovane, accompagnate dalle zampe che si prestavano a mascherare con gran vergogna quell’espressione contorta dall’incessabile sensazione d’impotenza dinnanzi alla sua condizione nonostante gli sforzi, l’impegno e la maschera che era riuscita a costruire per far fronte alla sopravvivenza di quel mondo così sbagliato.
« Sono solo un coniglio, un inutile coniglio nano. » si lasciò sfuggire in un flebile sussurro, accasciando il volto tra le pieghe delle lenzuola, incapace di trovare le forze per rialzarsi nuovamente, incurante d’un giovane lupo seduto con la schiena poggiata contro la porta d’entrata in suo silenzioso ascolto.
Legoshi alzò lo sguardo al cielo, incurvano le labbra a designare un’espressione colma di tristezza quanto di preoccupazione. Anche questa volta era arrivato troppo tardi.
Angolo dell'autrice:
Eccomi qua a distanza di due mesi alla pubblicazione di una nuova fanfiction. Ho terminato la visione di Beastars da poco e il personaggio di Haru mi ha dato la giusta ispirazione per scrivere questo piccolo stralcio di parole che spero sia stato di vostro gradimento e di avervi anche solo donato un briciolo di emozione, cosa che mi renderebbe veramente fiera di me stessa.
Alla prossima!
heaxfiliax