“Ehi hai intenzioni di startene qui a dormire ancora
a lungo?” chiese un uomo anziano pungolando le costole di Vegeta con il suo
bastone.
Vegeta aprì lentamente gli occhi, pronto a
distruggere chi aveva osato svegliarlo, ma si trovò davanti il maestro Muten e la sua tartaruga: non poteva crederci, era stato
così sciocco da addormentarsi proprio su quell’isola, forse anche le sue
facoltà mentali erano danneggiate oltre a quelle fisiche.
“Me ne vado” gli rispose a denti stretti mettendosi
a sedere.
“Sì, beh potresti, ma magari prima ti va di mangiare
qualcosa. Tartaruga non è male come cuoco” gli propose Muten.
Per orgoglio stava per rifiutare e rimettersi in
viaggio verso un’altra meta sconosciuta dove potesse rimanere solo con i suoi
funesti pensieri, eppure stava davvero morendo di fame e la carne cacciata e
cotta in un falò non era poi così appetitosa, quindi accettò l’invito
dirigendosi verso la casa di Muten, avrebbe mangiato
e poi se ne sarebbe andato immediatamente.
Non era mai entrato nella casa di Maestro Muten, la trovò piuttosto piccola, ma almeno dotata dei
comfort elementari constatò guardandosi attorno; si sedette a tavola e Tartaruga
gli mise davanti diverse pietanza che prese a divorare famelico.
Dire che Tartaruga fosse portato in cucina era un
eufemismo, ma lui era davvero affamato e quindi non fece commenti.
Notò che entrambi lo stavano fissando e stavano
toccando a malapena il cibo, con la coda dell’occhio cercò la via di fuga più
vicina nel caso in cui il vecchio avesse iniziato a fargli la predica sul fatto
che doveva tornare a casa dalla famiglia e sciocchezze simili, anzi visto che
ormai era sazio decise di provocarlo apertamente per capire le sue intenzioni:
“allora? Ora mi dirai che devo tornare a casa da Bulma,
oppure hai intenzione di rimproverami per il bar?”.
Il maestro Muten abbassò
gli occhiali da sole e lo fissò direttamente negli occhi:” e perché dovrei? non
sono ne tuo padre ne il tuo
maestro!”.
La risposta lasciò spiazzato il principe dei sayan, il quale si era già preparato al confronto e quindi
annuì serio e riprese a mangiare in silenzio sotto lo sguardo compiaciuto del
vecchio.
“Certo che se però ti volessi fermare qui per un po’
per recuperare le forze, io non avrei nulla in contrario. Non ti disturberò
durante i tuoi allenamenti e ti darò tre pasti al giorno e ovviamente una
camera tutta tua!” gli propose Muten dopo alcuni
minuti di silenzio.
L’offerta era piuttosto allettante dovette
ammettere: l’isola era sufficientemente sperduta nell’oceano e nessuno sarebbe
venuto presto a scocciarlo, anche Bulma andava di
rado a trovare il maestro Muten. Eppure lui di
quell’uomo sapeva davvero poco, non si era mai interessato a quel vecchio,
perché mai avrebbe dovuto: era a conoscenza solo del fatto che fosse stato il
maestro di Karoth e Crili
quando erano dei mocciosi e aveva sentito dire da Bulma
che era molto appassionato di belle ragazze, ma lì non ne vedeva nemmeno l’ombra
fortunatamente, ci mancava solo che ci fossero su quell’isola pure delle
femmine a scocciarlo. Essendo un esperto di arti marziali probabilmente il
vecchio si era accorto che la sua aura aveva qualcosa che non andava, ma era
stato abbastanza accorto da non dargli da intendere che aveva capito e questo
l’aveva davvero apprezzato, probabilmente un po’ di pace su quell’isola gli
sarebbe davvero servita e poi era stanco di vagabondare di grotta in grotta.
Intanto il maestro lo stava fissando con espressione incoraggiante e decise
quindi di dargli una risposta affermativa, avrebbe sempre potuto andarsene in
qualunque momento se la situazione non gli garbava.
“Bene, mi
farà piacere avere un po’ di compagnia e poi è molto tempo che nessuno si
allena su questa isola!” rispose entusiasta il vecchio maestro.
“Non ti dovrai intromettere nei miei allenamenti,
hai promesso e come hai detto tu prima, non sono il tuo allievo! E non lo sarò
mai!” rispose secco Vegeta, non voleva assolutamente che il vecchio assistesse
ai suoi tentativi fallimentari di trasformarsi in super sayan.
“Certo che no, altrimenti non saresti così arrogante
e presuntuoso, ma non temere io durante il giorno sono molto impegnato e quindi
non ho nessuna intenzione d’interferire. Tartaruga ti mostrerà la tua camera”
gli spiegò il maestro.
Salì le scale seguendo Tartaruga che gli aprì la
porta della sua nuova camera da letto dopo avergli indicato dove fosse ubicato
il bagno.
Una volta solo Vegeta scandagliò la camera, non era
molto grande, ma era piuttosto pulita e ordinata, notò poi la presenza di due
letti singoli e comprese subito che quella doveva essere la camera di Karoth e Crili quando erano stati
allievi del maestro Muten, ma fortunatamente non
c’erano in giro oggetti personali che potessero ricordarne la presenza.
Aprendo l’armadio trovò alcune tute da
combattimento, purtroppo della stessa fattura di quella di Karoth,
ma almeno di colore differente al suo classico arancione, ne scelse una nera e
si diresse verso il bagno dove si concesse una lunghissima doccia, stava per
farsi anche la barba, ma alla fine lasciò perdere, anzi decise che se la
sarebbe rifatta solo quando sarebbe tornato in grado di trasformarsi.
Passò il resto della giornata in meditazione,
nonostante quella fosse l’isola doveva Karoth aveva
vissuto per lungo tempo, era riuscito a raccogliere più concentrazione rispetto
agli ultimi tempi, ovviamente la trasformazione in super sayan
non gli era riuscita, ma il vecchio almeno fu di parola non si fece vedere.
Mentre il principe dei sayan
era impegnato nella sua meditazione, il maestro Muten
aveva contattato Bulma per rassicurarla che Vegeta
era sulla sua isola ed era piuttosto tranquillo, sarebbe rimasto lì per un po’
ad allenarsi. Bulma fu molto sollevata nel ricevere
quella telefonata, almeno sull’isola del maestro non avrebbe potuto fare grandi
danni e forse il vecchio maestro avrebbe trovato il modo per aiutarlo ad uscire
dalla sua crisi.
In realtà nei primi giorni Muten
vide ben poco il suo ospite, si faceva trovare in casa puntualmente per i
pasti, ma non era affatto un gran chiacchierone, infatti divorava tutto quello
che aveva davanti e poi si ritirava nella sua stanza o sulla spiaggia per i
suoi allenamenti. Sembrava per certi versi più un animale selvatico in gabbia
che un uomo e poi quella terribile e scomposta barba che si stava lasciando
deliberatamente crescere lo aiutava ad accentuare ulteriormente lo sguardo
folle che aveva perennemente negli occhi pensò Muten,
ovviamente non ne aveva fatto parola con Bulma, si
limitava a chiamarla ogni due giorni solo per rassicurarla sulle condizioni di
Vegeta, si sarebbe solo preoccupata ulteriormente.
Il maestro aveva notato sin da subito che quel
ragazzo aveva qualcosa che non andava all’aura, ma avendogli promesso che non
avrebbe interferito non gliel’aveva fatto notare esplicitamente, l’aveva
osservato da lontano durante i suoi allenamenti e si era accorto che passava la
maggior parte del tempo a meditare oppure a fissare il cielo, a volte, anche se
di rado, percepiva distintamente che concentrava tutte le sue forze, ma alla
fine crollava tutto quanto come un castello di carte e allora notava
l’espressione furente del principe mentre tornava in casa per rintanarsi nella
sua stanza. Ci mise un po’ di tempo a mettere insieme tutti i segnali, ma alla
fine comprese quale fosse il problema di Vegeta: non era più in grado di
trasformarsi in super sayan e questo era davvero un
bel problema, anche per il futuro della Terra, poiché anche se lui non se n’era
forse ancora accorto, la prematura morte di Goku faceva di lui l’uomo più forte
dell’universo.
Il maestro prese a riflettere su cosa poteva fare
per aiutare quel ragazzo, forse un po’ di acqua miracolosa avrebbe potuto
curarlo, ma era sicuro che non l’avrebbe mai presa di sua iniziativa, avrebbe
potuto procurarsela lui stesso e poi mescolarla al suo cibo, ma era anche vero
che per funzionare al meglio avrebbe dovuto scalare l’obelisco di Balzar lui
stesso ed era certo che non l’avrebbe mai fatto a causa del suo smisurato
orgoglio. Ma avrebbe fatto comunque un tentativo a tempo debito magari,
dopotutto nel fisico Vegeta non era affatto ferito, era la sua anima ad essere
compromessa.
Passarono diversi giorni e il principe dei sayan aveva trovato una pace apparente, un suo nuovo
personale equilibrio, là nessuno osava guardarlo con compassione, o
rimproverarlo per le sue mancanze, il maestro Muten
si limitava solo a fargli trovare i pasti e a scambiare poche parole di
circostanza, non si intrometteva mai nei suoi allenamenti, anzi non lo vedeva
quasi mai durante il giorno, a volte gli capitava addirittura di chiedersi come
impiegasse il suo tempo.
Forse se si fosse trasferito su quell’isola subito
dopo il suo arrivo sulla Terra avrebbe evitato diverse scocciature, lì non
c’era nessuno che lo tormentasse se rientrava sporco di fango e lasciava le
impronte sul pavimento, oppure che lo inseguisse con pasticcini da fargli
assolutamente assaggiare.
Si pentì però subito di quel pensiero, anche se era
doloroso ammetterlo alla Capsule Corporation aveva vissuto anche momenti
importanti e poi là c’era Bulma, avrebbe tanto voluto
riuscire a mettere a tacere per sempre ciò che provava per lei, ma non ci era
mai riuscito, era forse il momento di tornare a casa? No, non era ancora
pronto, si sentiva ancora come uno strumento rotto, se solo fosse riuscito a
mettere a tacere quelle immagini che aveva perennemente davanti agli occhi, ci
riusciva a malapena con la meditazione.
Passarono altri giorni finchè
un giorno durante il suo allenamento Vegeta si tagliò con un pietra che gli
sfregiò il braccio; perse ovviamente la concentrazione che tanto faceva fatica
a mantenere e si esaminò il taglio, non necessitava di punti anche se
sanguinava copiosamente, però una vocina piuttosto stridula si fece largo nella
sua mente: quando si tagliava doveva correre subito a disinfettarsi perché
altrimenti i germi avrebbero potuto infettare la ferita e portarlo addirittura
alla morte.
Ovviamente era la voce di Bulma,
l’aveva tormentato per anni con quella storia del disinfettare le ferite: a
quanto pareva sulla Terra esistevano dei germi che se entravano nelle ferite
potevano anche portare alla morte, o almeno questo era quello che insinuava
lei: nei campi di battaglia lui non si era mai disinfettato nulla ed era ancora
vivo, ma visto le insistenze di lei era arrivato a crederle e quindi ogni volta
che si feriva ricorreva al disinfettante.
Entrò quindi in casa e si diresse nel bagno dove
trovò tutto l’occorrente, versò direttamente una generosa quantità di
disinfettante sulla ferita, stringendo i denti per il bruciore e poi la ripulì
con una garza e quando si ritrovò ad osservare il suo operato pensò che nemmeno
Bulma avrebbe saputo fare di meglio.
Uscendo dal bagno si diresse verso il salotto
attirato dalle voci del televisore e trovò il vecchio addormentato davanti ad
un programma televisivo in cui delle donne facevano degli esercizi ginnici con
addosso delle tutine piuttosto aderenti e dai colori sgargianti.
Allora Bulma aveva ragione
nel dire che quel vecchio è appassionato di belle ragazze pensò il principe dei
sayan guardando con disprezzo alcuni secondi di quel
programma; stava per uscire dalla casa per tornare ai suoi esercizi, ma notò
sul tavolino del salotto uno scatolone piuttosto voluminoso aperto.
Una volta constato che il vecchio maestro continuava
a dormire profondamente, spinto da una forza soprannaturale si avvicinò con
passo felpato e incuriosito gettò un’occhiata rapida all’interno per poi
ritirarsi immediatamente per l’imbarazzo.
All’interno di quella scatola c’erano svariate
fotografie di ragazze e donne in abiti piuttosto succinti, quel vecchio era
davvero un maniaco pensò con disprezzo e improvvisamente quella casa iniziò ad
andargli stretta, si sentì soffocare, sentiva il cuore battergli all’interno
delle orecchie perché iniziò a sentirsi tormentato da un terribile sospetto.
Si avvicinò di nuovo a quella scatola incriminata
mosso da quel sospetto e con palese disgusto inserì la mano all’interno
spostando alcune fotografie che si trovavano in cima, ne spostò altre finchè non trovò proprio quello che temeva di trovare.
Estrasse dal mucchio una singola fotografia di una
ragazzina dalla chioma turchina di circa 16 anni vestita da coniglietta
constatò con rabbia: come osava quel vecchio conservare una foto di Bulma vestita in maniera così indecente, probabilmente se
avesse proseguito nella sua ricerca ne avrebbe trovate altre, forse anche
peggiori, ma decise che quella gli bastava e gli avanzava e quindi con un ki-blast fece esplodere il televisore e poi con una piccola
e controllata sfera di energia diede fuoco a quello scatolone indecente e lo
guardò incendiarsi con soddisfazione. Stava per dare fuoco anche a quella fotografia
che ancora teneva chiusa nella mano, ma alla fine desistette e se la mise in
tasca.
Il maestro Muten si
svegliò di colpo a causa dell’odore di fumo, temeva che la sua casa stesse
andando a fuoco e invece constatò che stavano solo bruciando le sue preziose
fotografie e il televisore, si alzò di scatto dalla poltrona per prendere
l’estintore e solo allora notò il principe dei sayan
che osservava la scena con un palese ghigno di soddisfazione.
“Ma cosa stai facendo lì impalato? Aiutami a
spegnere il fuoco!” esclamò il vecchio riuscendo finalmente ad afferrare
l’estintore.
“E perché dovrei? Sono stato io a dare fuoco a
quella roba e non ti azzardare a spegnere quello scatolone, deve bruciare. E
ora dimmi immediatamente se in questa casa ne conservi altri con quelle
porcherie e non mentirmi altrimenti darò fuoco a tutta la casa con te dentro
vecchio” gli spiegò Vegeta fissandolo con un’espressione malefica.
In quel momento al vecchio maestro sembrò di aver di
fronte lo spietato principe dei sayan di un tempo e
per alcuni secondi rimpianse che Goku fosse passato a miglior vita, lui avrebbe
saputo fermarlo, anche Bulma probabilmente sarebbe
riuscita a domarlo, ma visto l’entità del materiale che conservava gelosamente
era più probabile che desse una mano al marito a sbarazzarsi del tutto invece
di aiutarlo a metterlo in salvo.
E quindi il maestro si diresse sconsolato verso la
libreria e tirò fuori alcuni album e poi prelevò anche alcune scatole dal
sottoscala, tutto ciò sotto lo sguardo attento del principe dei sayan: nel giro di pochi minuti aveva accumulato nel
salotto diversi scatoloni di materiale compromettente.
“Ecco questo è tutto lo giuro, ma per favore non
distruggere la mia collezione ci sono voluti anni per metterla insieme!”
implorò il vecchio maestro.
Ma il principe dei sayan
non si fece impietosi e distrusse tutto il materiale con una sfera energetica e
rimase a guardarlo prendere fuoco con ammirazione, mentre il vecchio
piagnucolava inconsolabile.
“Sarà meglio per te che non ci sia altro, altrimenti
la pagherai. E ora penso che farò un riposino, tutto questo distruggere le tue
porcherie mi ha stancato!” esclamò con tono malevolo Vegeta salendo le scale.
Il maestro Muten una volta
solo cadde in ginocchio disperato per la sua perdita, voleva che quel ragazzo
malvagio se ne andasse immediatamente dalla sua casa, iniziava ad avere paura
di lui, ma come avrebbe fatto a scacciarlo? Non sapeva davvero a chi rivolgersi
per chiedere aiuto e ancora una volta si dispiacque che Goku fosse morto.
Vegeta si gettò sul letto e cadde addormentato in
poco tempo con un ghigno di soddisfazione sul volto: aveva appena compiuto
qualcosa di malvagio e ciò lo faceva davvero stare bene, gli aveva infuso nuova
linfa vitale, forse avrebbe dovuto mollare tutto e tornare ad essere lo
spietato principe dei sayan, non sarebbe stato poi
così difficile procurarsi una navicella e tornare a vagabondare per l’universo
e poi ora che Karoth non c’era più nessuno che
avrebbe osato intralciare i suoi piani di conquista e distruzione pensò.
Stava ancora formulando quei pensieri quando si
addormentò profondamente e prese a sognare, cosa che non gli succedeva da
tempo, era certo che fosse un sogno perché si trovava ancora nella sua nuova
camera da letto, ma era diversa, era piena di oggetti e terribilmente
disordinata, ma soprattutto c’era un moccioso che lo stava fissando seduto su
uno dei due letti. Senza ombra di dubbio riconobbe che il moccioso altri non
era che Karoth da bambino.
“Ehi tu chi
sei? Perché sei nella mia cameretta? Sei un amico del mio maestro?” gli chiese
il bambino.
Per un attimo pensò che poteva ucciderlo, era il suo
sogno, quindi aveva tutto il diritto di fare quello che voleva, valutò se era
meglio incenerirlo con una sfera d’energia, oppure avvolgere le sue mani attorno
al collo e strozzarlo, oppure addirittura strappargli il cuore dal petto. Sì
almeno in sogno si sarebbe preso la sua rivincita e quindi si materializzò di
fronte al moccioso e avvolse le sue mani attorno al suo piccolo collo. Si
aspettava che Karoth si mettesse a piangere o che
almeno provasse ad implorarlo di avere salva la vita e invece quella piccola
nullità scoppiò a ridere, ma con una risata più simile alla sua che a quella di
Karoth e improvvisamente tra le sue mani non c’era
più lui, ma se stesso da bambino che rideva istericamente.
Karoth
era invece alla sue spalle, solo che ora non era più un moccioso, ma un ragazzo
che lo fissava e gli chiese di nuovo il motivo per cui si trovasse nella sua
stanza e con anche addosso i suoi abiti aggiunse.
I suoi abiti, i suoi abiti…quel vecchio aveva osato
dare al principe dei sayan gli stracci smessi di Karoth, come aveva fatto a non arrivarci prima? Il taglio
di quelle tute da combattimento era quello che aveva sempre indossato quella
terza classe, ma lui era così impaziente di togliersi di dosso gli abiti
fornitigli da C18 da non porsi le giuste domande. Improvvisamente quei vestiti
presero a bruciargli sulla pelle, voleva strapparseli di dosso e bruciarli,
voleva bruciare tutto quanto, bruciare ogni ricordo di Karoth
su quel dannato pianeta.
Il ragazzo lo stava ancora fissando e con un dito
gli indicò uno dei due letti e Vegeta si avvicinò e lo disfece senza trovare
nulla di particolare, ma Karoth continuava
imperterrito ad indicare quel letto e quindi lo scagliò lontano e a quel punto
trovò incisa nel legno del battiscopa il nome di Goku.
“Ti devi rassegnare principe dei sayan,
tu non potrai mai essere me, puoi anche dormire nel mio letto, indossare i miei
abiti, ma io rimarrò per sempre l’eroe di questo pianeta che ti ha salvato la
vita due volte. E tu sarai sempre l’eterno secondo, un principe senza corona,
senza terra e senza sudditi!” esclamò Karoth e per
dare maggior vigore ai suoi insulti si trasformò in super sayan
sotto i suoi occhi.
“Non sei più nemmeno in grado di tingere d’oro i
tuoi capelli, sei una delusione! Non ho più nessun interesse a misurarmi con
te, sto decisamente meglio nell’oltretomba, almeno qui ho avversari di tutto
rispetto con cui misurarmi!” aggiunse Goku di fronte alla frustrazione di
Vegeta.
“Sta zitto Karoth, questo
è un sogno, tu non sei reale!” gridò Vegeta lanciandosi contro il ragazzo, ma
attraversandolo poiché non era altro che una proiezione della sua testa.
“Sono reale nella tua testa, sei tu che mi chiami a
tormentarti, ma posso farti una promessa: un giorno tornerò in carne e ossa e
combatterò di nuovo contro di te, quindi è meglio che tu sia pronto per quel
momento!” esclamò Karoth e prima che Vegeta potesse
rispondergli per chiedergli cosa intendesse dire si svegliò di colpo in un
bagno di sudore.
Scattò in piedi dal letto come se scottasse, lo
scostò e trovò la stessa incisione del sogno sotto e improvvisamente si sentì
schiacciare da quelle pareti, si strappò di dosso gli abiti che indossava e
bruciò gli altri presenti nell’armadio e si rassegnò ad indossare quelli che
gli aveva dato C18 e poi scese le scale e trovò il maestro Muten
che nel rivederlo si mise quasi sull’attenti, soddisfatto quindi del timore che
era riuscito ad incutere al vecchio gli disse:” Sai vecchio penso che me ne
andrò, questo alloggio non è adatto al principe dei sayan
e reputati fortunato che non stronco immediatamente la tua inutile vita. Come
hai osato darmi gli abiti e il letto di Karoth,
pensavi di addomesticarmi forse? Io non sarò mai e poi mai il vostro eroe, voi
dovete temermi sempre!”.
“Ne sono consapevole ragazzo, ma sono anche a
conoscenza del tuo problema e credo che l’acqua miracolosa che si trova sopra
l’obelisco di Balzar potrebbe porvi rimedio!” rispose il maestro Muten.
“Sciocchezze, io non ho nessun problema, non sono
mai stato meglio: Karoth è morto e ora io sono
padrone di fare quello che voglio con questo pianeta e con tutti voi!” rispose
il principe ridendo maligno.
“Dimentichi forse Bulma e
tuo figlio!” rispose il vecchio.
“Nemmeno loro possono nulla contro di me, non devo
niente a loro!” gridò Vegeta più per convincere se stesso che il vecchio.
“Bene, allora torna a casa tua, là sarai servito
come si conviene ad un principe dei sayan e se è vero
che non gli devi niente non avrai nemmeno dei rimorsi nei loro riguardi!”
rispose Muten.
Vegeta appunto stava per andarsene, ma il vecchio
aggiunse:” quando vorrai risolvere il tuo problema ricordati dell’acqua
miracolosa, per ottenerla dovrai scalare l’obelisco con le tue sole forze mi
raccomando, ma quell’acqua è in grado di curare ogni male!”.
“Non ho un bel niente che non va lo vuoi capire o
no!” gridò Vegeta prima di colpirlo con una sfera energetica che lo mancò
volutamente di pochi millimetri, ma che creò un grosso buco nella parete, sotto
lo sguardo sconcertato del vecchio maestro.
Finalmente il principe dei sayan
lasciò l’isola e il maestro Muten dopo aver
quantificato i vari danni della sua furia decise che avrebbe al più presto
chiamato Bulma per farsi risarcire.
Quel ragazzo è veramente imprevedibile oltre ad
essere terribilmente orgoglioso, ma almeno credo di essere riuscito a
rimandarlo a casa dalla sua famiglia, speriamo che la sua anima guarisca presto
pensò, non aveva più nessuna intenzione di ospitarlo a casa sua, gli aveva
distrutto la casa peggio di un uragano.
Spero che la convivenza tra Vegeta e
Maestro Muten vi abbia divertito. Al prossimo
capitolo!