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Autore: L_White_S    10/07/2020    0 recensioni
" Non sempre gli angeli nascono con le ali "
Quando i nazisti portano gli ebrei nel campo di concentramento di Auschwitz, il loro scopo non è solo quello di ucciderli…
Quando il re inglese attacca la Francia per riprendersi il trono, la guerra “dei cent’anni” diverrà il pretesto per celare le vere motivazioni del conflitto. Ma cosa hanno in comune questi avvenimenti storici?
Ice – il protagonista – è un ragazzo che si sveglia in un laboratorio ultratecnologico senza memoria. Gli esperimenti condotti lo hanno privato dei ricordi e solo dopo un accurato incidente, studiato – se vogliamo – inizia finalmente a trovare nel buio della sua mente quei flashback che faranno riaffiorare la verità, oltre che la luce.
La saga inizia con la ricerca delle origini di uno “dei dieci”, con un debutto fenomenale.
Si introdurranno domande che sorgeranno spontanee al lettore, quali la nascita del conflitto delle parti, sia di esseri
sovrannaturali che non, e di quanto possa un amore condizionare la vita…
Ice, durante il viaggio dettato dai ricordi, scoprirà una visione demoniaca che lo perseguiterà per tutto il tempo, manovrandolo come un burattino. Ma perché accade questo?
L’amore potrà riportarlo sulla retta via, perché la strada del male, è solo un bivio…
Genere: Fantasy, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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CAPITOLO      1.2
 
 
 
 
 
   Maurice era morto e per di più Ice era stato trovato.
   Forse era stata un’imboscata o una coincidenza, fatto sta che ora il ragazzo era con le spalle al muro, circondato e indifeso.
   Avrebbe voluto sfoderare tutte le capacità di cui disponeva.
   Era stato fantastico come aveva attutito il colpo del mostro, ma per quanto ci provasse, ora non succedeva nulla.
   I soldati, che tutto parevano fuorché guardie inglesi, erano alte e possenti, con dei bicipiti grandi quanto le cosce, nascoste da un mantello che copriva persino le caviglie; tutti avevano dei cappucci ripiegati all’indietro e avevano lo sguardo fermo, truce, con occhi neri da cui non traspariva nemmeno un velo di sentimento, parevano cadaveri in un certo senso.
   Comunque erano diversi ognuno dall’altro, un paio erano completamente rasati e portavano piercing sia all’orecchie che al naso, altri portavano capelli lunghi, certi erano orribili, con le orbite scavate così come le guance ed il naso aquilino.
   Bè, ognuno a quanto sembrava aveva la sua storia.
   Solo uno continuava a nascondersi sotto la copertura di quel pesante mantello.
   Ice si guardò attorno senza capire dove fosse: quello era un posto completamente diverso dalla chiesa e dal fienile; decine di quadri erano appesi sulle pareti color carminio, dei materassi comodissimi circondavano uno spazio immenso al cui centro la squadra di assalitori scrutava il ragazzo. Un tavolo, forse più un tesoro, aveva le gambe completamente d’oro, così come le cuciture della stoffa del morbido sofà su cui sedeva.
   Le candele, un centinaio, illuminavano a festa la sala e il profumo di cera dominava nell’aria.
   Era una reggia, nel vero senso della parola, ma il suo sesto senso lo allertò: era la fine.
   No! Non poteva esserlo, non voleva! Doveva scoprire il motivo di quelle visioni, così come sentiva il cuore costringerlo a rivedere Angeline.
   Nell’angolo più distante due spade, una d’oro e una d’argento, scintillavano e illuminavano gli occhi dei presenti; erano stupefacenti e Ice, attratto, rimase a fissarle finché l’incappucciato non gli si avvicinò: con una stretta micidiale chiuse il pugno intorno al suo mento e gli rivoltò la testa con una rapidità tale che il povero ragazzo per poco non sentì l’osso del collo rompersi.
   Ice lo fissò dritto negli occhi e così fece il bastardo d’innanzi a lui; i seguaci erano immobili e agitati, nessuno sin quel momento aveva mai avuto l’occasione di affrontare il loro capo.
   In realtà nessuno aveva mai avuto il fegato di farlo, anche quando le sue decisioni erano in contrasto con l’intera setta.
   Con un movimento del capo, Ice si voltò liberandosi dalla sua letale morsa e quasi d’impulso, gli si avventò contro.
   Notò di esser legato sia per braccia che per piedi.  
   Non era proprio nella situazione adatta per combattere; sembrava un salame.
   L’incappucciato, indignato per quella reazione, lo afferrò per il collo e in un battito di ciglia, aggirando il sofà, lo attaccò letteralmente al muro.
   Con un pugno in pieno volto Ice sentì il sangue scivolare lentamente dalle sue labbra, mentre il petto a malapena si gonfiava sotto i suoi deboli respiri: era sul punto di soffocare.
   Gli occhi iniziarono a volteggiare mentre braccia e gambe caddero verso il basso; sapeva di poter lottare e difendersi, ma l’energia del suo nemico era qualcosa di spaventosamente irreale.
   Fu nel momento stesso che i sensi iniziarono ad abbandonarlo che l’incappucciato, quasi sentisse il mancamento del ragazzo, ruppe quel maledetto calvario e avvicinandosi al volto del prigioniero, poté quasi baciarlo se solo avesse voluto.  
   « Avete proprio una brutta cera », si rivolse al povero Ice che, con il labbro ormai spaccato e gonfio, non aveva nemmeno la forza di rispondere e qualora l’avesse fatto, chissà che assurdi versi gli sarebbero usciti; poi riprese: « Non è mia consuetudine un colloquio di codesto argomento ed in malo modo; io di solito uccido i miei nemici, ma vi sottopongo…».
   Ice lo bloccò improvvisamente con una boccaccia.
   « Cosa diavolo volete…».
   « Ah cosa vorrei? Chi può dirlo, voi tutti potreste dirlo? » – si rivolse ai presenti per poi lasciare Ice sulle tremolanti gambe e iniziare a passeggiare per la sala – « Nessuno può dirlo, ma ciò che vi sto chiedendo in così gentil modo è qualcosa che…».
   A quel punto Ice smise di ascoltare il bastardo che gli aveva frantumato il labbro e sentendosi minacciato, sul serio stavolta, ruppe le corde e in pochi attimi afferrò un ferro posto alla base del camino poco vicino.
   Era rovente, ma lo rivolse comunque al suo avversario.
   Gli occhi rossi erano pronti per la battaglia e lo riempivano d’energie.
   Silenzio…
   L’avversario in un battito di ciglia era corso dalla parte opposta e aveva afferrato una delle spade: quella dorata.
   I movimenti rapidissimi dei due scossero l’aria dell’intera stanza tanto che il fuoco, mosso, aveva rilasciato centinaia di scintille tutt’intorno.
   I duellanti non vi badarono, nonostante il metallo lucente della lama riflettesse ancora di più la luce della fiamma e delle faville.
   « In gentil modo? Non fatemi ridere. Chiamate “gentil modo” ciò che avete fatto a Maurice? ».
   « Oh… ma quello è stato uno spiacevole equivoco… non è opera nostra. In ogni caso da voi non voglio nulla, siete voi che lo volete…».
   « Ah, e cosa vorrei, sentiamo…».
   « Uccidere. Uccidere una persona…».
   « Non ho intenzione di uccidere nessuno », ribatté fiero Ice.
   Il discorso stava tirando troppo per le lunghe, il ferro rovente nel palmo del ragazzo stava bruciando lentamente la sua carne e l’incappucciato se ne era accorto da un pezzo, per quello non arrivava al sodo.
   « Forse ora, ma presto la cercherete e sarete costretto a macchiarvi le mani…».
   « State zitto! ».
   Avventandosi come una saetta, la furia del ragazzo fu percepita da tutti; le dominazioni non avevano mai avuto occasione di trovarsi d’innanzi un ragazzo tanto speciale.
   Si sentiva nell’aria che aveva qualcosa di diverso rispetto i comuni mortali; in un certo senso, era come loro.
   Manovrando il ferro ancora incandescente, l’incappucciato si trovò in netta difficoltà, perché oltre a nascondere il volto ai suoi stessi seguaci, era costretto a compiere spostamenti molto più ampi altrimenti il lungo vestito sarebbe bruciato in poco tempo, e lui non voleva rivelare di certo la sua identità.
   Fu dopo qualche schivata che Ice perse l’iniziale accanimento, forse ustionato o forse per l’egregia abilità del suo avversario, lasciò andare l’unica arma in grado di difenderlo: fu allora che l’incappucciato gli si avventò contro ancora una volta e con un pugno secco allo stomaco lo piegò in due, sussurrandogli qualcosa all’orecchio…
   Proprio prima che svenisse.
   « Sono sicuro che presto tornerete ».
   Erano passati pochi minuti e sotto gli ordini dell’incappucciato, la setta aveva trasportato diligentemente Ice fin la cattedrale, avevano ripulito tutto, e ora non c’erano più segni di uccisioni o di lotta.
   Ry poteva essere fiero dell’operato delle sue dominazioni: presto il ragazzo avrebbe fatto ritorno chiedendo, anzi implorando, d’esser accolto.
   
 
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