Anime & Manga > Gintama
Segui la storia  |      
Autore: Floryana    18/07/2020    0 recensioni
[Universo parallelo, si può leggere anche non conoscendo il fandom]
Gintoki e Nobume, due membri dei Naraku, sono stati mandati ad Edo per recuperare Takasugi, loro collega di cui si sono perse le tracce durante una missione. Ma un incarico che era iniziato tranquillamente può portare a una serie di situazioni inaspettate...
Genere: Comico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gintoki Sakata, Imai Nobume (Mukuro), Kagura, Oboro, Takasugi Shinsuke | Coppie: Ayame Sarutobi/Sacchan, Katsura/Zura Kotaro
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Edo è una città pericolosa per fare le gite

 

Da qualche parte in Giappone, tempio dei Naraku.
Oboro, il sommo capo dell’organizzazione, passeggiava nervosamente avanti e indietro per la stanza, in attesa di quei due scansafatiche.
Solitamente era un tipo molto tranquillo e pacato, ma in quell’occasione gli veniva davvero difficile stare calmo.
La lunga veste bianca, simbolo del suo status di capo, frusciava incessantemente a ogni suo passo nervoso, rumore che contribuiva ad innervosirlo ancor di più.
Li aveva fatti chiamare dieci minuti prima e ancora non si erano fatti vedere. Ma quanto potevano essere irresponsabili? Possibile che allo loro età non prendessero niente sul serio? Si domandò, quasi tentato di andare ad acchiapparli lui stesso.
Alla fine si fermò e, sedendosi alla scrivania, iniziò a tamburellare nervosamente con le dita.
Dopo qualche istante fermo in quella posizione, finalmente le porte del suo ufficio si spalancarono lasciando entrare due figure vestite di nero: il primo era un uomo dai folti capelli bianchi arruffati che sorseggiava con nonchalance una confezione di latte alle fragole e al suo fianco c’era una ragazzina dai lunghi capelli blu e dai profondi occhi rossi che teneva in braccio un pacchetto di ciambelle.
-Ohi ohi – cominciò il nuovo arrivato – qual è il problema, Obi-chan? - chiese sottolineando il “chan”.
L’altro lo guardò male, molto male. Se le occhiate avessero potuto bucare, a quest’ora il samurai sarebbe stato un colabrodo.
-Stavo mangiando! Che problema hai? Sei in menopausa? - aggiunse la ragazza.
Il capo fece dei profondi respiri per calmarsi; non era il momento di ammazzarli, a patto che fosse riuscito ad ammazzarli prima che loro avessero accoppato lui.
-Farò finta di ignorare quello che avete detto e vi illustrerò esattamente in nove parole la questione: andate ad Edo e recuperate il vostro collega Takasugi.
L’albino alzò immediatamente il braccio, come fanno i bambini a scuola per chiedere qualcosa. L'altro fece una smorfia schifata e gli fece segno con la mano di esporre il suo dubbio.
-Che ci fa Takatappo ad Edo?
-Informazione riservata – rispose l’altro.
-Almeno ci puoi dire dove si trova?
-Se lo avessi saputo non mi sarei consumato il fegato chiamandovi.
-Oboro – questa volta era la ragazza ad aver parlato – vendono delle buone ciambelle ad Edo?
Questi fece finta di non aver sentito: -Allora Nobume-chan, Gintoki-chan – disse i loro nomi sottolineando il “chan” - volete andare o preferite che prima vi prenoti un albergo e magari anche un aereo?
-Beh non sarebbe male, ultimamente mi è venuto un fastidioso dolorino alle spalle che…- Gintoki non fece in tempo a finire la frase che un ago avvelenato per poco non lo colpì in testa.
-Andate! Ora! - urlò il monaco, con la seria intenzione di ammazzarli.
I due, che erano tipi abbastanza svegli, uscirono correndo dall’ufficio e si diressero quindi ad Edo, non prima di aver chiamato un taxi per andare al più vicino aeroporto e aver prenotato un hotel in città. Quatti quatti speravano di trasformare la missione in una mini vacanza lontana dai guai che portava quotidianamente Oboro.
 

Giunti ad Edo come prima destinazione si erano buttati nel primo negozio di dolci che avevano trovato, ad ingozzarsi come papere.
-Che fortuna che ci è capitata questa missione, eh Nobu-chan? - chiese il samurai mentre ingurgitava un parfait.
-Vero vero – rispose la sua compagna fra una ciambella e l’altra.
E la loro conversazione finì così, troppo occupati per poter comunicare ulteriormente fra loro.
Dopo aver mangiato tutte le scorte dei rispettivi prodotti, si avviarono all’uscita, urlando all’unisono al cassiere, con tutto il fiato che avevano in gola come a volersi far sentire fino al palazzo dello Shogun, di mettere tutto sul conto di Oboro, il sommo capo dei Naraku.
A quelle parole il commesso sbiancò in volto mentre alcuni avventori per poco non svennero alle loro parole… i Naraku erano in città! I temibili assassini dello Shogun si stavano muovendo!
Un brusio di agitazione si propagò per la sala.
Clienti e dipendenti si affacciarono con timore e curiosità fuori dalla porta del locale, osservando quelle due mine vaganti che camminavano barcollando, appesantiti troppo dal dolce peso che tenevano in grembo.
Certo che era davvero bello mangiare liberamente a spese di Oboro! Arrivarono entrambi a quella considerazione in poco tempo. Per le cazzate non c’era neanche bisogno di parlare, si capivano con uno sguardo.
Sì, quando l’altro lo fosse venuto a sapere sarebbe andato certamente su tutte le furie e avrebbe cercato di ammazzarli, ma fino ad allora avrebbero continuato a mettere roba sul suo conto a go go. Infatti si potrebbe dire quasi sicuramente che quello che di più adoravano oltre al parfait e alle ciambelle era creargli problemi, così, giusto per sfizio.

Al tempio dei Naraku Oboro era impegnato a sistemare alcune carte alla sua scrivania, quando un fischio acuto all’orecchio interruppe il suo lavoro. Una persona normale avrebbe intuito che qualcuno lo stesse pensando, ma visto che Oboro non era un persona normale non arrivò a tale rivelazione e continuò il suo lavoro, non preoccupandosi più di tanto.

Intanto ad Edo Nobume e il suo socio vagavano per le strade della città. Avevano anche comprato una cartina turistica e si stavano dirigendo al palazzo della famiglia Kyuubei, che quel giorno era aperto ai turisti.
Mentre stavano parlando di che altro potessero mettere sul conto di Oboro, un tizio capelluto si scagliò su di loro. Nobume fece in tempo a spostarsi ma Gin venne preso in pieno, cadendo all’indietro e finendo a sbattere con la schiena a terra.
-Ohi ohi – disse con sofferenza - chi è il treno che mi ha investito?
-Oh scusate buon uomo! - esclamò l’altro mentre gli porgeva la mano per alzarsi – la prego di accettare le mie scuse, non era mia intenzione farle del male.
-No, non c’è bisogno… ahi ahi ahi – Gin si mise una mano sulla parte dolorante - ma comunque credo di essermi fratturato la spalla, ora mi deve pagare – disse con una faccia tosta tale da meritare di essere preso a sberle fino a sputare tutti i denti.
L’altro fece finta di non sentire e si guardò attorno sospettoso.
-Ehi! - gli urlò di rimando Gin - Stai facendo finta di non sentirmi?!?
-Oh, vedo che hai letto quello che ha scritto il narratore… non pensavo sapessi leggere, Gin-chan - gli disse Nobume con una leggera nota di ironia nella voce.
-Bene! - si intromise il tizio capelluto - Non mi sta inseguendo più nessuno, possiamo quindi presentarci: io sono Katsura Kotarou, il titolare della Yorozuya Zura janai Katsura da, protagonista attuale della storia, chiamato anche “La nobile furia”, “Kotarou il fuggitivo”, nonché…
Non fece in tempo a continuare coi suoi titoli che il samurai lo interruppe malamente tirandogli un calcio nello stomaco e facendolo accasciare a terra -Sì sì, lo so chi sei Zura, ci conosciamo già nella storia originale e poi in questa tecnicamente siamo anche nemici visto che io sono dei Naraku e c’è tutta quella questione con Oboro e il sensei etc…

Ad Oboro nel frattempo ricominciò a fischiargli l’orecchio, ma continuò il suo lavoro senza troppi problemi.

-Ma Gintoki – l’altro si rialzò subito a quelle parole e gli posò una mano sulla spalla - a prescindere da ogni situazione, noi saremo per sempre amici - pronunciò suddette parole con un’espressione seria in volto e un tono di voce caldo e suadente, che lo trasformarono immediatamente in un figo ragazzo da manga shoujo con annessi retini sbrilluccicanti di sottofondo.
Gin lo guardò spaventato e un brivido gli camminò sulla schiena… “Questo sicuramente non è uno shoujo” pensò il samurai “è più uno yao...”
-Raccontalo a qualcun altro, feccia! - esclamò Nobume colpendolo anche lei allo stomaco, rompendo così la magia creatasi e ritornando alla tamarragine originale di uno shounen -Abbiamo trovato uno dei nostri bersagli e in qualità di Naraku dobbiamo farlo fuori, vero Gin-chan?
Il suo socio stava per rispondere, quando sentì in lontananza la musichina carina carina del carillon che annunciava l’arrivo del camion dei gelati, e quindi con uno scatto felino degno di un combattente nel bel mezzo di una battaglia schizzò verso il gelataio, piantando in asso la ragazza e il suo “nemico”, che al contrario fremeva dalla voglia di auto nominarsi amico.

-Ohi, Zura! - si sentì qualche minuto dopo in lontananza la voce squillante di una ragazza che interruppe il silenzio indagatore instauratosi fra i due samurai.
-Non sono Zura, sono Katsura! - la corresse questi.
-Va bene, Zura – le rispose la nuova arrivata.
-Non sono Zura, sono Katsura.
-Va bene Zura.
-Non sono…
-La volete finire?! - urlò Nobume.
-...Zura, ma Katsura - continuò l’altro ignorando la ragazza.
Nobume sospirò rassegnata e lasciò che quei due continuassero ancora così per altri dieci minuti buoni, senza accennare di voler smettere.
Alla fine la ragazzina che si era avvicinata gli tirò l’ennesimo calcio allo stomaco, facendolo quindi star zitto.
-Senti, Kagura… - aggiunse l'altra rivolgendosi alla nuova arrivata - ma fate così ogni giorno?
-Purtroppo da quando Gin-chan fa la parte del cattivo mi tocca litigare con lui sempre… - disse la ragazzina facendo una faccia sofferente e parlandone come se fosse un lavoro - e poi non riusciamo più a guadagnare niente. Shin-chan pensava che senza Gin-chan le cose sarebbero andate meglio, ma Zura finisce sempre per litigare con tutti i clienti prima di iniziare un lavoro per la sua ossessione…
Si sentì un mormorio proveniente dal samurai che loro interpretarono come: “non sono Zura, sono Katsura”.
Le due gli schiacciarono la testa rispettivamente col saya e l’ombrello, facendo schizzare ovunque il suo sangue.
-Zitto, feccia. - dissero all’unisono con la faccia schifata.

Dall’altra parte della città Gin si stava godendo, seduto tranquillamente su una panchina, il suo adorato gelato, messo ovviamente sul conto di Oboro.
E infatti quest’ultimo avvertì di nuovo un fastidioso fischio all’orecchio, il terzo in poco tempo.
C’era qualcosa che non andava, pensò leggermente preoccupato; se gli fosse ritornato di nuovo avrebbe chiamato il dottore… tutto ciò non portava decisamente niente di buono. E quindi si lanciò in voli pindarici con la fantasia, lasciando libero sfogo a tutta la sua paranoia, pensando già a qualche male incurabile. Ma più di ogni altra cosa gli faceva male pensare che il suo successore sarebbe diventato la persona più vicina a lui: e chi se non Gintoki, il suo (ahimè) vice?
A quel pensiero gli venne quindi un mancamento e quasi in contemporanea un brivido passò per la schiena dell’albino.
-Ho come l’impressione che sia successo qualcosa, causato non so come da me… - mormorò Gin.
Ma fu un pensiero momentaneo, di cui si scordò quasi subito, preso com’era dal suo adorato gelato.

Nel frattempo in un pub la vicino si stava svolgendo una interessante conversazione fra due soggetti fin troppo sospetti.
-Vede, signor Takasugi, noi siamo fatti per essere amici, me lo ha detto quel servizio in abbonamento “Migliori amici 4ever” a 733 yen a settimana questa mattinata quando mi ha mandato un messaggio in cui mi spiegava che oggi, in circostanze pericolose, avrei trovato un amico e… eccolo qui, proprio davanti a me! Mi capisce? Noi
siamo fatti per essere amici, per andare d’accordo! Siamo complici… tipo Bonnie e Clyde o Cesare e Cleopatra o Trump e la Clinton o Cicerone e i cartaginesi…
-Senti… - lo interruppe Takasugi dall’altra parte del tavolo esibendo in volto un’espressione sofferente - a parte che nessuno degli esempi da te portati erano migliori amici, ma la maggior parte o erano amanti o auspicavano la morte dell’altro… e no! Non sono gay se te lo stai chiedendo, e non penso neanche che tu lo sia, né credo che siamo finiti in un racconto yaoi, quindi per favore, finiscila. Non siamo amici né tanto meno migliori amici.
-Però formiamo una bella coppia, no? - aggiunse l’altro in tono speranzoso.
-No Sasaki… davvero, non la formiamo. - disse il samurai, sconsolato.
Passarono quindi una decina di minuti bevendo frappè.
-Ancora non mi hai detto perché mi volevi ammazzare - riprese il poliziotto dopo un po’, in modo stranamente serio.
Il suo interlocutore fece spallucce: -Ordini di Oboro, che a loro volta arrivano da leggermente più in alto, ma giusto un poco… - fece quindi un cenno con la testa in direzione del palazzo dello Shogun.
-Ma quindi lo Shogun mi vuole morto…? - chiese Sasaki con una falsa nota di tristezza nella voce.
-Può anche darsi che l’ordine sia partito da un funzionario. Hai pestato i piedi a qualcuno forse?
-Sa, signor Takasugi, nel mio lavoro è normale pestare i piedi a qualcuno di potente un giorno sì e l’altro pure.
-E allora non ti lamentare. E bevi il tuo frappè e non mi seccare più! Dopo questa giornataccia me ne ritornerò filato al tempio e mi prenderò almeno due mesi di ferie. Pagati. A spese di Oboro e di quei venduti del Bakufu.
-Oooo - disse l’altro con una nota d’ironia nella voce - addirittura “venduti”… ci va pesante, signor Takasugi. Potrebbero mandare qualcuno ad ammazzarla, lo…
Non riuscì a finire la frase che un proiettile colpì il suo bicchiere mandandolo in frantumi. Subito si sentirono le grida disperate degli avventori, mentre Sasaki al contrario non si mosse di un millimetro, guardando sconsolato i resti del suo frappè.
-Stava dicendo, signor poliziotto? - lo punzecchiò il samurai, facendo il segno delle virgolette alla parola .
-Ehi, Isaburo! - si sentì un urlo provenire dall’ingresso del pub e un tizio con una lunga giacca nera fece la sua comparsa sulla porta puntando una pistola nella sua direzione - conterò fino a dieci e se non alzerai il tuo culo da quella sedia per strisciare fino a qua allora puoi considerarti una farfalla sul fiume Stige. Uno! - e sparò il primo colpo puntando alla testa del poliziotto, che la piegò leggermente evitando per un soffio la trasformazione in farfalla.
-E il due, il tre, ecc? - chiese sorpreso Takasugi.
-Un uomo non ha bisogno di conoscere altri numeri a parte il primo, samurai.
-Ah, giusto… come ho fatto a non pensarci prima...
-Perché sei ancora un ragazzino che puzza di latte, mocciosetto, e immagino che il samurai che ti sta di fronte non ti abbia insegnato nient’altro a parte mandare messaggi al cellulare.
-Oh, quanta cattiveria, Babbo… - rispose quello con finto rammarico.

La pallottola evitata da Sasaki a quanto pare non trasformò nessuno in una farfalla ma, al contrario, continuò a vagare liberamente in giro finché non si schiantò contro la coppetta del gelato di Gin, che si ruppe riversando tutto il dolce per terra.
Il samurai guardò per qualche minuto il suo contenuto che si spalmava al suolo fino a quando non diventò una poltiglia rosa che non ricordava neanche vagamente il suo essere originario.
Poi piano piano e con movimenti meccanici, quasi fosse in catalessi, si prese il volto fra le mani mettendosi a piangere disperatamente. Le calde lacrime colavano nella pozzanghera ai suoi piedi e il suo pianto di dolore non accennava a interrompersi.
-I… il mio gelato… - continuava a ripetere in loop.
Dopo un po’ fermo in quella posizione venne raggiunto da Nobume e Kagura, visibilmente soddisfatte e con un sorrisetto di compiacimento sulle labbra per aver finito di sdomiare Zura; tuttavia, come notarono il samurai in quelle condizioni, la loro allegria svanì immediatamente mutando in preoccupazione.
-Gin-chan, Gin-chan - cominciò Kagura posandogli una mano sulla spalla - ti sei preso il pene nella cerniera?
Quello fece un segno di no con la testa.
-Hai forse perso i tuoi soldi al pachinko? - chiese Nobume.
-No, Nobu-chan, niente di tutto questo… è che… - e mostrò il liquido ai suoi piedi.
-Fai la cacca alla fragola?!? - urlarono all’unisono le due ragazze, visibilmente sorprese.
-Gin-chan, questo è grave. Ti porto subito da un dottore! - disse la Naraku afferrandogli una mano e facendo come per tirarlo con sé.
-Si si Gin-chan! Se avevi questi problemi ce li dovevi dire prima che noi ti avremmo subito aiutato!
L’altro fece un cenno con la testa: -No no, non avete capito niente, stupide. - si alzò in piedi asciugandosi le lacrime con la manica del kimono - Questo è il mio gelato. Qualcuno ha sparato e mi ha rotto la coppetta! Devo assolutamente scoprire chi è stato ed ammazzarlo! - urlò a squarcia gola - Allora ragazze, siete con me?
Lo sguardo delle due si rabbuiò all’istante.
-Muori, feccia. - risposero, colpendolo in testa rispettivamente col saya e l’ombrello.

Nel mentre, Zura, riverso a terra in una pozza di sangue, venne raggiunto da una donna dai lunghi capelli viola che gli si scagliò addosso abbracciandolo e, nella foga del momento, già che c’era gli ruppe anche le poche ossa rimaste ancora integre.
-Oh mio adorato Katsura-dono! - disse con voce sognante - Finalmente sono riuscita a catturarti! E’ tempo per noi di conquistare la copertina di Jump col nostro matrimonio!

 

(continua...)

 

*****
Prima di due parti di una vecchia storia che scrissi tempo fa. Alla prossima!
Saluti, Flory^^ 

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Gintama / Vai alla pagina dell'autore: Floryana