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Autore: FDFlames    20/07/2020    0 recensioni
La Valle Verde era sempre stata un luogo pacifico, abitata da persone umili e semplici - contadini, pastori e mercanti. Ma è proprio la loro ingenuità che il malvagio Lord Vyde intende sfruttare.
Stabilitosi all'estremo ovest, è riuscito ad unire i clan belligeranti sotto l'unico simbolo e nome di Ideev. E ora gli Ideev, come edera su un albero, si arrampicano sulla Valle Verde, soffocando la vita e la libertà.
Aera non intende sottomettersi. Spinta dal suo coraggio, dall'amore per il suo clan, e dal desiderio di giustizia, decide di intraprendere un pericoloso viaggio, che la porterà dritta nella tana del suo nemico. Ed è disposta anche al sacrificio, pur di restituire al suo mondo la libertà.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Non-con
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Intermezzo II

La luce del sole al tramonto rifletteva il colore del Lago Rosso, e illuminava lo studio di Lord Vyde tramite la grande vetrata che si trovava alle spalle dell’uomo, seduto alla scrivania a leggere e rileggere l’ultimo rapporto che gli era stato mandato dall’Est. Erano gli ultimi raggi di sole di quella giornata, che presto si sarebbero spenti, nascondendosi tra gli alberi che circondavano il lago, ma per il nobile essi corrispondevano ai primi; stava per iniziare un’altra lunga notte di attesa e silenzio.
Orlud stava facendo un ottimo lavoro; i suoi soldati erano arrivati a controllare l’area che comprendeva i campi di Lefs, dove si coltivavano gli omonimi fiori. Era lì che si trovava il nucleo dell’Oriente, ciò che metteva in moto quel regno. Gli abitanti dei due villaggi, uno a est e l’altro a ovest dei campi, avevano da poco trovato un accordo, sottomettendosi a Orlud. Non che fosse molto diverso a quello a cui anni prima erano giunti i clan dell’ovest della Valle Verde, unendosi all’esercito chiamato Ideev creato da Vyde.
Ma oltre che nell’Est, l’influenza di Orlud si sarebbe sentita anche nelle isole a sud, con le quali i villaggi dei campi di Lefs commerciavano regolarmente, scambiando i prodotti dei fertili campi con altri beni alimentari e metalli preziosi. A causa delle tasse imposte dai sovrani dell’Est, tuttavia, andava via via crescendo il malcontento anche nell’arcipelago; i mercanti delle isole erano costretti a pagare tributi sempre più sostanziosi, e gli Orientali, dal canto loro, avrebbero ricevuto solo pressoché la metà di ciò che chiedevano ai loro clienti.
Sarebbe stata soltanto una questione di tempo perché il popolo si rivoltasse contro i sovrani Orientali, i quali in realtà non avevano alcuna colpa. Erano Vyde e Orlud ad orchestrare il tutto, ricattando i sovrani e offrendo loro una semplice scelta: rivelare la posizione della principessa, oppure pagare una data somma, destinata solo che ad aumentare. Se i sovrani avessero ignorato questa richiesta, il Palazzo Reale sarebbe stato accerchiato dall’esercito di Orlud, che ormai contava molti più soldati di quello Reale.
Il tempo per arrendersi era scaduto; ora i sovrani potevano solamente tentare di combattere. Il Re non aveva intenzione di piegarsi e rendere vani tutti quegli anni passati senza poter stringere sua figlia tra le braccia; non avrebbe mai rivelato dove l’avevano nascosta, anche perché non aveva la certezza di dove si trovasse, e ciò che corrispondeva a una bugia avrebbe avuto gli stessi effetti di un rifiuto a collaborare con i due nobili.
Orlud ora avrebbe semplicemente dovuto guadagnarsi l’appoggio della nobiltà Orientale, e sarebbe risultato abbastanza semplice, visto che i Lord avrebbero da sempre voluto avere un’influenza sul destino del regno, mentre erano state generazioni di Re e Regine a governare.
Il figlio o la figlia dei sovrani precedenti avrebbe dovuto scegliere il consorte tra gli eredi delle più alte casate Orientali, per tradizione, ma da anni questa usanza non veniva più rispettata, e vi era molta più libertà da parte dei principi, che potevano scegliere di unirsi in matrimonio letteralmente a qualunque donna sulla quale avessero messo gli occhi.
Gli unici a rispettare ancora le tradizioni erano proprio i nobili. Nel caso in cui un giovane avesse voluto chiedere la mano della principessa, avrebbe dovuto portarle dei doni, sperando che venissero apprezzati, e sfidare a duello uno dei Paladini del Re. A prescindere dall’esito dello scontro, il giovane nobile avrebbe avuto a disposizione un intero pomeriggio in compagnia della principessa, durante il quale avrebbe dovuto riservarle parole d’amore. Non era necessario che il Re Orientale fosse un guerriero; un poeta era apprezzato, così come chiunque dimostrasse il suo amore per la principessa.
Le giovani donne nobili non erano tenute a portare dei doni, né tantomeno a combattere, ma avrebbero potuto farlo, se lo avessero ritenuto un modo per sfoggiare le proprie capacità; al contrario dei giovani, infatti, le ragazze avevano molta più libertà di scelta per vincere il cuore del principe. Tutto ciò che dovevano fare era mostrare le loro doti, fossero il canto, la danza, la bellezza, lo studio delle arti o delle scienze.
In ogni caso, l’opinione dei cortigiani e dei genitori non doveva influire sul giudizio dell’erede al trono: ciò che era richiesto ai giovani Reali di fronte ai loro spasimanti era di aprire il cuore e lasciare che fosse esso a decidere. Il più abile spadaccino Orientale sarebbe potuto essere ignorato, e la più bella donna ripudiata.
La successione Reale del regno d’Oriente era basata sull’amore, e non sulle comodità o sul denaro. Il sangue Reale non rischiava di essere contaminato da quello di un’umile contadina dei campi di Lefs, se fosse stato per quella giovane che il cuore del principe aveva spiccato il volo, perché il sangue Reale era più forte di ogni altro, e ad esso spettava l’ultima parola.
Vyde stava per stravolgere tutto questo: non avrebbe lasciato che fosse la principessa a decidere. Prima avrebbe stipulato un’alleanza con l’Est, sposandola, avrebbe preso il controllo del regno e poi l’avrebbe ceduto a Orlud, nel momento in cui uno sfortunato incidente si sarebbe portato via la sua giovane moglie, rimanendo con il governo della Valle Verde, che a quel punto sarebbe risultata essere una monarchia al pari dell’Oriente. Ma Vyde sarebbe stato un eccellente sovrano, nonostante fosse rimasto solo. Avrebbe dimostrato una forza d’animo e di volontà incomparabile, a fronte di una perdita pesante come quella della sua Regina. Il trucco stava nel convincere tutti, tranne se stesso, di essere innamorato della principessa.
Il popolo avrebbe allora visto in Lord Vyde il salvatore del regno, e gli abitanti dell’Oriente sarebbero stati grati di non essere più i sudditi della famiglia reale che, dopo secoli di pace e prosperità, si era rivelata incapace di governare, e si era dimostrata ingorda, mentre in realtà stava solo tentando di resistere ad un nemico invisibile a tutti, che era l’uomo al cospetto del quale tutti si sarebbero inchinati. E Vyde avrebbe riso per l’ironia di quella recita che aveva messo in scena, di quel gioco che aveva vinto.
Il popolo non avrebbe mai capito; la gente capisce solo ciò che vuole sentirsi dire, e vuole scoprire solo ciò che già conosce. Il resto è ignoto, e l’ignoto è paura.
Tutto procedeva secondo i piani, e nel giro di poche settimane, al massimo mesi, uno dei suoi Ideev Prescelti sarebbe tornato alla fortezza e avrebbe completato il suo incarico. Dopodiché quell’arcipelago sarebbe stato suo, questo era l’accordo. Conquistarlo sarebbe stato difficile, ma non sottometterlo; sarebbe bastato restituire il denaro che i sovrani dell’Est avevano sottratto.
Tra i Quattro Prescelti, però, il primo era quasi certamente da scartare; aveva cominciato a cercare la principessa a nord, vicino al villaggio di Mongama, e aveva fatto ritorno poco tempo dopo, tornando alla sua professione di Ladro, senza apparentemente curarsi della principessa.
Vyde sapeva che le sue ricerche in quella zona erano solo un tentativo di riavvicinarsi a ciò che rimaneva della sua famiglia, fatta a brandelli. Aveva un cuore debole, ma non abbastanza per arrendersi. Con tutta probabilità, il suo metodo era molto più subdolo: infatti, se uno degli altri tre gli avesse posto domande sull’andamento delle sue ricerche, il Primo Prescelto avrebbe risposto di aver abbandonato l’incarico, per poi cambiare discorso. Forse stava attendendo che gli altri abbassassero la guardia, lo sottovalutassero, ma a Vyde non importava; purché rispettasse le regole che erano state imposte ai Quattro Prescelti, ciò che voleva era la principessa, e non che fosse il suo favorito a vincere quella che ormai era diventata una gara.
L’unico modo di far svolgere un compito tanto crudele a quattro bambini è convincerli che si tratti di un gioco.
Il Secondo Prescelto era, per certi versi, il più sfortunato: Vyde si era sostituito alla sua famiglia, ai suoi amici, a qualunque contatto quel giovane avesse potuto avere. Dopo avergli tolto ogni cosa, era diventato la sua figura di riferimento, e questo metodo di insegnamento, per quanto crudele, aveva dato i suoi frutti: il secondo era il migliore nello svolgere il suo lavoro. Era abile con le parole, un bel ragazzo che avrebbe potuto fare colpo sulla principessa Orientale ma, se avesse seguito le orme di suo padre, si sarebbe dimostrato anche il più incline alla ribellione.
No, pensava Vyde, il desiderio di vendetta in quel giovanotto si era trasformato in desiderio di potere, e questo già da tempo. Sì, gli assomigliava, in questo.
Vyde si era prima sostituito alla figura del padre, poi ne aveva macchiato il ricordo, spingendo il bambino a ricordare il genitore solo per i suoi scoppi d’ira apparentemente insensati, la paura di venire picchiato di nuovo, e presentandosi come la sua unica sicurezza, l’unica persona che non gli avrebbe mai fatto del male. E se avesse sofferto, non sarebbe stato che per ottenere qualcosa di meglio, un bene più grande, come il controllo dell’arcipelago meridionale. Sarebbe stato per lui un luogo in cui cominciare a vivere, a decidere, a costruire la sua vita così come l’avrebbe desiderata.
Del Terzo Prescelto, il Lord non aveva più notizie dall’ultima volta che aveva lasciato la fortezza, tre mesi prima; forse era rimasto ucciso nello scontro con il clan in cui era stata nascosta la principessa, oppure semplicemente aveva deciso di stabilirsi in qualche villaggio Ideev e ignorare l’incarico. Era molto probabile – il terzo era il migliore nell’evitare le responsabilità.
Questo tuttavia si traduceva in una persona in meno che avrebbe tenuto d’occhio i movimenti della principessa; se fosse riuscita a scappare ma non fosse tornata a Est, dove l’esercito di Orlud l’avrebbe facilmente trovata, quanto tempo ci sarebbe voluto per andare a ripescarla?
In quel caso l’ultimo degli Ideev su cui fare affidamento era il Quarto Prescelto. Si credeva il migliore, si comportava come se l’arcipelago meridionale fosse già nelle sue mani, e proprio per questo, di quei quattro, rimaneva il peggiore. Il povero bambino che era giunto alla fortezza di Vyde non si era mai davvero ripreso dalla morte dei suoi genitori, ma piuttosto che vivere nelle lacrime e nel dolore, aveva deciso di chiudere il suo cuore completamente, o almeno aveva tentato di farlo. Vyde ne aveva approfittato, e gli aveva mostrato come riuscirci: il risultato era stato la creazione di una bestia senza cuore, un cacciatore spinto dalla fame, un bambino che non era diventato un ragazzo e non sarebbe mai stato un uomo.
Mentre il Lord era immerso nei suoi pensieri, Tavem bussò alla porta.
«Avanti.» lo chiamò Vyde.
«Mio Signore,» iniziò l’altro inchinandosi, «Mi è stato riferito da alcuni Ideev che la principessa è stata trovata.»
All’udire quelle parole, Vyde si alzò dalla sedia e andò incontro al suo sottoposto, incredulo e sorridente di una gioia maligna, felicemente sorpreso come non si era mai sentito, e come Tavem non lo aveva mai visto.
«Chi ha portato la notizia, esattamente?» chiese, per poter essere pienamente sicuro.
«Uno dei Vostri Ideev Prescelti.» lo informò Tavem, con quella sua voce nasale che già di per sé era difficile da sopportare e che unita all’accento Orientale diventava a dir poco esasperante. Forse, prima di stipulare un contratto con Tavem, avrebbe dovuto richiedere un maggiordomo più giovane, almeno in aspetto.
«E sembra che la ragazzina si stia spostando.» continuò il maggiordomo, «Dopo essere fuggita a sud per un breve periodo, si è diretta proprio verso Ovest. Da quello che il giovane Ideev mi ha riferito, sembrerebbe che il clan dove era stata nascosta avesse base proprio vicino alle Montagne, come avevate suggerito, Signore.»
«Quindi la principessa non sa proprio niente?» lo interruppe, ignorando il complimento di Tavem,
«Sembrerebbe di no.» rispose lui,
«Bene, questo migliora la situazione.» sospirò Vyde, «Certo, ciò che sa o che pensa di sapere dipende dai suoi compagni di viaggio, sempre che ne abbia. È così?»
«Questo non mi è stato detto, Signore.»
Vyde fece una smorfia; quell’Ideev era stato tanto accorto da riferirgli che la principessa veniva da un clan che aveva base in una certa zona, e non si era preoccupato di dirgli se stava viaggiando da sola o con qualcuno? Una tale distrazione... Poteva trattarsi solo di Kired.
Se fosse stato lui ad accaparrarsi l’arcipelago meridionale, Vyde avrebbe potuto influenzarlo a prendere determinate decisioni. La stessa cosa non sarebbe successa se a completare l’incarico della principessa fosse stato uno degli altri tre.
«Mandala a prendere,» ordinò quindi il Lord, «Non mi importa con chi sta viaggiando. Incarica l’Ideev che ti ha dato le informazioni. È tutto chiaro?»
«Cristallino, mio Signore.»
A quel punto il Lord congedò l’uomo, che se ne andò con la sua solita andatura che lo faceva sembrare di vent’anni più vecchio. Era gobbo, e il suo profilo ricordava un punto interrogativo. Vyde era quasi contento di disfarsene, una volta finiti i giochi, nonostante dovesse ammettere che il maggiordomo gli era stato di grande aiuto.
Ma voleva la sua parte, ed era una parte troppo grossa. Nell’ultimo periodo, durante il quale forse anche lo stesso Tavem si era reso conto che la sua presenza non era più molto gradita, era diventato ancora più insopportabile, come per sfogarsi.
Probabilmente non era mai stato d’accordo neanche lontanamente con le idee di Lord Vyde, ma spinto dalla quantità di denaro e il posto come maggiordomo in quella villa che chiunque avrebbe invidiato, aveva deciso di dare un calcio ai suoi valori e di unirsi al piano di Orlud e Vyde, sempre che di valori ne avesse avuti. Dopo essersi comportato come un comune cittadino rispettoso della legge per tutta la vita, non voleva privarsi di nulla, durante i suoi ultimi anni, quindi aveva mandato all’Inferno la dignità, sapendo di raggiungerla presto.
Il Lord non era affatto come lui; sapeva benissimo che ciò che stava facendo al mondo intero era lungi dal definirsi giusto, e lui per primo talvolta provava sensi di colpa per ciò che stava facendo alla Valle Verde, che era un regno tanto bello, nel quale avrebbe sempre voluto vivere proprio perché invidiava quel modo di essere degli abitanti, semplici, che si accontentavano di ciò che avevano, arrivando a sfiorare i confini della chiusura mentale.
I cittadini Orientali, soprattutto quelli provenienti da famiglie nobili come la sua, erano invece attratti dal potere. Non desideravano altro che sbattere la famiglia reale giù dal trono, prendere il controllo del regno e non lasciarlo andare, ed erano in competizione, per questo.
Ma pur essendo l’ultimo di sei figli in una famiglia tanto benestante, Vyde non era mai stato felice; i suoi genitori non lo trattavano come gli altri suoi fratelli, ma quasi come un estraneo. Lo consideravano un buon a nulla; Lord Orlud era stato una figura paterna più presente dello spregevole essere al quale era costretto a rivolgersi con il termine padre.
Vyde aveva un debito con Orlud: era stato lui ad aiutarlo a fuggire dall’Oriente, ad appoggiarlo, sempre, a dargli aiuto economicamente e moralmente, e facendolo sentire in grado di fare qualcosa, facendolo sentire importante. Gli aveva donato quella villa stupenda, che ora era la sua fortezza, ed era solo grazie a lui se Vyde aveva imparato quali sono gli strumenti che servono a controllare qualsiasi essere umano – il denaro e la conoscenza.
Un regno per un regno, pensò il nobile, riportando la sua attenzione alla calligrafia di quello che ormai considerava suo padre.
Aveva intenzione di mantenere la sua promessa, ma non poteva fare altro che sperare che Kired gli avesse riferito il vero. Non gli credeva.
Chi crede potrà solo essere deluso o accontentato, non se ne andrà mai felicemente sorpreso. Vyde l’aveva ripetuto a tutti i nati tra gli Ideev.
Così iniziò a scrivere il suo messaggio, concentrandosi sulla principessa Orientale, e riservando dei pensieri anche per lei.
Già, ragazzina, presto ci incontreremo. E sono proprio curioso di vedere quale espressione tradita riserverai all’Ideev che ti porterà da me... Perché sono sicuro che sarà la stessa identica espressione che anche io riservai a qualcuno, in passato...


 
   
 
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