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Autore: Barbra    22/07/2020    1 recensioni
Sequel (spin-off) di Avatar e Pokémon - la Leggenda di Gong. Ambientato una quindicina di anni dopo.
DAL TESTO: "Soprappensiero, Sonia digitò di nuovo il nome di Sanna Lenew. Poi di Sanna Lenu, poi di Senna Lenu. Per un motivo o per l'altro, tutti quei nominativi non esistevano.
Lenu, scrittura quasi fonetica della sigla L.N.U., “Last Name Unknown”, era più comune di quanto Sonia volesse credere. Ma la ragazza che l'aveva appena truffata non era tra i Lenu registrati.
La Professoressa si precipitò alla porta del laboratorio e guardò in lontananza tra i passanti. L'imbrogliona era già sparita.
Allora si aggrappò al telefono, decisa a tagliarle ogni via di fuga dalla città e dalla Regione di Galar."
Personaggi non in elenco: Sird (Pokémon Adventures)
CONCLUSA il 20/05/21
Genere: Avventura, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, N, Nuovo personaggio, Team Galassia
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Manga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Avatar e Pokémon'
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Sedna



«Ho visto aspiranti Allenatori arivare in ritardo per un guasto alla sveglia. Ma tu... hai dormito per cinque anni?».
«Tre».
«Hai solo tredici anni?! Davvero?!».
«Se non mi crede, guardi i miei documenti!».
La Professoressa Sonia esaminò la carta di identità e i fogli che le aveva portato. Poi diede un'ultima occhiata alla ragazza dalla pelle scura, gli occhi verdi e i capelli rosa che aveva davanti.
«I documenti mi hanno appena fatto l'occhiolino e mi hanno detto di essere falsi. Secondo il computer, a Galar non c'è alcuna Sanna Lenu».
«Mi chiamo Senna, non Sanna! Cerchi di nuovo! E io non sono nata a Galar, ma ad Alola!».
La Professoressa corresse l'errore e dovette fare i conti con l'imbarazzo. Esisteva davvero una quasi quattordicenne Senna Lenu, coi capelli di un rosa naturale e gli occhi verdi, nata ad Alola e attualmente residente a Spikemuth.
Molti ragazzi di quella città filo-anarchica, forti del sostegno della Capopalestra Marnie, di suo fratello Piers e di una straniera che li aveva ispirati o istigati entrambi, opponevano una forte resistenza non tanto alla carriera sportiva, quanto al sistema degli sponsor. Chi non aveva amici o parenti altolocati nel giro, chi non poteva “comprarsi” uno sponsor o semplicemente entrare in contatto con lui, si sentiva penalizzato. I manifestanti avevano fatto tanto baccano che l'opinione pubblica aveva cominciato ad appoggiarli, il vecchio regolamento a tramontare.
Al suo posto si stava affermando il modello adottato nelle altre Regioni, in particolare nella vicina Kalos: il Professore di riferimento ospitava e si prendeva cura dei Pokémon dal lui selezionati finché non venivano scelti da un Allenatore. Era un lavoro a tratti snervante, ma tutt'altro che spiacevole.
Perciò la ragazzina si era presentata da sola a chiedere uno “Starter”, dopo aver vinto un brevissimo torneo di selezione contro i suoi coetanei.
In quel torneo, gli sponsor in agguato non avevano notato lei, bensì il suo Lucario dalla pelliccia nera, catturato in un deserto mediorientale, e il suo esemplare di Primarina particolarmente versato alla spettacolarità, anche per uno della sua specie.
Complici le notevoli doti fisiche dell'Allenatrice, le era stato garantito che avrebbe avuto un futuro nelle Gare Pokémon.
Ma la ragazza aveva rifiutato ogni contratto.
Adesso, Sonia era moralmente costretta a concederle la tradizionale scelta del Pokémon iniziale. Anche se subodorava la truffa.
Senna era molto alta ed atletica e la cosa poteva fuorviare, magari era maturata presto, magari era così sicura di sé perché le agenzie di modelle le correvano dietro fin da bambina, com'era successo a Nessa prima che scegliesse la carriera sportiva.
La Professoressa prese coraggio e domandò: «Tu non hai tredici anni, vero? La bambina nella foto ti assomiglia, ma non puoi essere tu!».
«Non è la prima che me lo dice. Sono cambiata molto in un paio d'anni. I miei dati ce li ha davanti. Guardi, mi dia Sobble: io sparirò da quella porta, e lei smetterà di arrovellarsi. Nessuno sponsor potrà infastidirla».
Sonia studiò di nuovo il suo documento di identità.
«Va bene» sosprirò.
Si alzò ed andò ad aprire il cofanetto in cui erano custodite le sfere. Ne scelse una a colpo sicuro. Ne uscì un piccolo rettile acquatico celeste chiaro, con una vistosa e caratteristica cresta gialla ed un'ancor più tipica espressione da bimbo disorientato.
Sonia iniziò la presrntazione di routine. «Questo è...».
«Sobble...!» terminò per lei la ragazza. I suoi occhi verde chiaro brillarono di gioia dietro agli occhiali squadrati, strinse i pugni in segno di vittoria e si precipitò a prenderlo in braccio. I suoi modi composti e maturi erano scomparsi per un'eccitazione infantile. Spiazzato, il piccolo Pokémon d'acqua tentò la fuga.
«Vieni qui! Fermo!».
Troppo lento...
Lei lo agguantò e lo sollevò in aria. Girò su se stessa con il piccolo sventurato fra le mani. «Ciao, Sobble! Io mi chiamo Sedna!».
Sonia si era distratta e non aveva badato al suo inciampo. In fondo, la ragazza aveva qualche difetto di pronuncia per colpa della dentatura imperfetta.
Il Pokémon la fissava con la bocca semiaperta e gli occhi sgranati dallo stupore. Conosceva poco gli umani, ma aveva visto dei ragazzini di dieci anni reagire con più dignità e posatezza di lei. Non poteva inmmaginarla assieme ad un Inteleon.
Appena si fu ricomposta, non lo fece rientrate nella Pokéball, ma lo tenne in braccio. Girò i tacchi e si diresse alla porta.
«Bene, Professoressa: la ringrazio. Io me ne vado».
Solo allora, Sonia si ricordò di aver saltato un passaggio simbolicamente importante. «Non gli vuoi dare un soprannome?! Posso registrarlo adesso!».
«No, Professoressa. Dare un soprannome in lingua umana a un Pokémon significherebbe prendederlo in giro...».
La donna aggrottò la fronte. Era la prima volta che incontrava una tredicenne, vera o falsa, con una posizione così estrema.
«Capisco...» disse. Ma non capiva affatto, né desiderava spiegazioni. «Beh, allora, in bocca al lupo!».
La ragazza, in pantaloncini e scarpe da ginnastica, prese a correre come uno Scorbunny in fuga, senza badare a non farsi vedere dalla scienziata.
Lo starter di Tipo Fuoco sarebbe stato davvero più adatto a lei.
Soprappensiero, Sonia digitò di nuovo il nome di Sanna Lenew. Poi di Sanna Lenu, poi di Senna Lenu. Per un motivo o per l'altro, tutti quei nominativi non esistevano.
Lenu, scrittura quasi fonetica della sigla L.N.U., “Last Name Unknown”, era più comune di quanto Sonia volesse credere. Ma la ragazza che l'aveva appena truffata non era tra i Lenu registrati.
La Professoressa si precipitò alla porta del laboratorio e guardò in lontananza tra i passanti. L'imbrogliona in scarpe da ginnastica era già sparita.
Allora si aggrappò al telefono, decisa a tagliarle ogni via di fuga dalla città e dalla grande isola di Galar.

*


Sedna aveva ritirato Sobble nella Pokéball e l'aveva messo nello zaino. Poi, in barba alla pioggia, aveva indossato un casco leggero ed era saltata su una bicicletta sportiva. Pedalava a testa bassa e a tutta velocità, come se dovesse vincere una gara. Percorrendo strade sterrate sotto una pioggerellina estiva, raggiunsero la costa prima del calare della notte.
La ragazza scese dalla bicicletta verde e la lasciò cadere sulla sabbia assieme al casco. Aprì la cerniera dello zaino, si tolse la parrucca e le lenti a contatto colorate, i denti finti e l'imbottitura che aveva usato per gonfiarsi le guance, e li sistemò in un sacchetto di plastica.
Sopra di lei, il cielo era plumbeo. Le nubi si addensavano minacciose.
Sobble percepiva l'odore dell'acqua salmastra dall'interno della sfera. Galar era un'isola ed avvicinarsi così tanto allo stretto significava tentare di lasciarla per il continente. Lui non voleva andare via.
Uscì dalla Pokéball e dallo zaino semivuoto e si trovò con le zampe sulla sabbia, che lui odiava. Era una creatura d'acqua dolce. Quell'ambiente gli era ostile.
La ragazza dagli occhi blu cupo si voltò e provò a richiamarlo. «Che c'è? Hai paura? Vieni qui!».
E di nuovo lo prese in braccio. Era pur sempre meglio che stare sulla sabbia.
Se nel Laboratorio, Sedna gli era sembrata sicura, adesso gli pareva arrogante. Il vento che soffiava dal mare le scompigliava furioso i capelli neri, ma lei ignorava ogni minaccia e camminava verso le onde con fare rilassato. Sobble intuì le sue intenzioni e si schiacciò istintivamente contro il suo petto, paralizzato dalla paura.
Una barca piccola sarebbe naufragata.
Anche un Primarina uscì dalla sua sfera nello zaino e tentò di fermarla. Batté le pinne tra loro e sulla sabbia per attirare la sua attenzione, e scosse ripetutamente la testa.
«Tu seguici a nuoto!» gli rispose l'Allenatrice. «Sobble, torna dentro».
Il piccolo Pokémon non aveva scelta.
Sedna entrò in acqua, ma non si tuffò. Prese misteriosamenre velocità come se avesse degli strani pattini a reazione ai piedi. Un'onda alta e innaturale si formò dietro di lei e prese a spingerla in avanti, mentre le altre non le si oppoevano. Primarina, come promesso, la seguiva a nuoto.
Sobble, terrorizzato dalla velocità, uscì di nuovo dalla sfera e cadde in mare. Primarina lo afferrò per la cresta con i denti e continuò a nuotare. Era più a proprio agio nel mare in tempesta di tutti gli altri Pokémon in squadra.


*

Avevano raggiunto la costa continentale sani e salvi, chi solo stanco e chi con il cuore in gola.
La brutta avventura si stava trasformando in una specie di sognaccio nella mente sconvolta di Sobble. Il Pokémon non sapeva interpretare ciò che aveva visto. Non sapeva neppure cosa avesse visto, se un'umana in grado di usare un potere Pokémon o un Pokémon nascosto sotto le spoglie di un'umana ed esaltato dalla luce sinistra della luna piena.
Dopo un breve bagno assieme a Primarina, mentre si asciugava i capelli, l'Allenatrice aveva approfittato del momento di quiete per presentargli il resto della squadra.
C'erano una femmina di Froakie e un maschio di Mudkip, più o meno della sua età. Poi un Dewott e un Primplup, poco più grandi. Una Feraligatr e un Primarina erano i giovani adulti del gruppo. Il vero veterano era un grande Lucario dalla pelliccia nera e gli occhi rosso rubino. Lui era così profondamente devoto alla sua Principessa dell'Acqua, da non aver neppure osato dubitare delle sue abilità. Era nato nel deserto e considerava l'acqua il più sacro degli Elementi. Chi ne aveva il controllo, ai suoi occhi, era appena un gradino sotto i grandi Leggendari.
Di punto in bianco, mentre le presentazioni terminavano, un varco si aprì a mezz'aria alle spalle di Sedna.
Ne uscì un'umana a testa in giù. Come in un gioco di magia, non si vedeva niente del suo corpo, eccetto le dita ingioiellate aggrappate al cerchio dorato a cui si affacciava.
«Imbrogliona! Ladra!» le gridò nel buio. L'energia scaturita dal Portale le illuminava il volto di una sinstra luce violacea.
Sedna sobbalzò e si voltò di scatto. Si strinse nell'asciugamano, allarmata. «Zia Hua!».
Anche se non era veramente sua parente, fin da bambina la chiamava zia, mentre si rivolgeva a Cyrus con il termine formale di Maestro.
La donna a testa in giù rise, ma poi non le risparmiò una ramanzina: «Non potevi essere un po' più discreta?! Tu, tredici anni...?! Senna Lenu di Alola...?! Ora sei ufficialmente la ladra più ricercata di Galar!».
La ragazza fece spallucce.
«Hai rubato un Sobble e... hackerato il sito dell'anagrafe di Galar. Almeno tutto l'Occidente lo sa. Anche se l'identikit nelle mani della polizia è alterato, non puoi rimanere a Kalòs. Io ti porto via, non dico niente ai tuoi genitori della tua bella pensata di attraversare il mare a... piedi...?! Però sta' attenta ad Halqa: non è affatto felice di coprirti, dice che sei una sfacciata. Cerca di non irritarlo».
«Come se fosse facile!».
«Non hai scelta».
Sedna aveva messo il broncio. Adesso, salvo per il suo fisico troppo adulto, poteva avere davvero tredici anni. «Va bene, zia. Cercherò di non irritarlo. Però ti chiedo un ultimo favore...».
Hua storse la bocca. Stava per dirle di no.
«Non è niente di che, zietta! Devi solo fargli aprire un portale per Kanto».
«Perché vuoi andare a Kanto?».
«Perché devo parlare con Green Oak. Green Oak, il Professore Pokémon. Lo conoscono tutti e lui conosce me: non posso truffarlo e non è un tipo pericoloso. Non rischio niente. Devo solo parlargli un'altra volta...».
L'argomento della conversazione era prevedibile: nella sua Squadra allargata, lo starter d'Acqua di Kanto era il grande assente.
Hua cedette di fronte agli occhi imploranti di Primarina. Mentre Lucario si limitava ad adorarla e proteggerla, il Pokémon Solista viveva quasi in simbiosi con la sua Allenatrice. Se lei desiderava una collezione di soli Iniziali d'Acqua, lui la appoggiava con tutto il suo entusiasmo.
«E va bene!» sospirò. «Tanto, hai deciso che devo viziarti. Essere la zia zitella ha un prezzo, me lo dicono anche quelli di là!».
«La zia zitella?! Credi davvero che io non sappia...?!».
Il volto della donna ingioiellata tradì stupore e, suo malgrado, paura. Divenne ancora più pallido, e i suoi occhi a mandorla si spalancarono. «C-che cosa? Che cosa sai...?».
Il battito doveva esserle schizzato a mille.
«Lascia perdere. Non voglio metterti nei guai. Su una cosa hai ragione: io non ho tredici anni».


*

«Sedna... non mi interessa quante volte busserai a quella porta. Ti avevo detto di no prima, e a maggior ragione te lo dico adesso: no!».
Green Oak era fin troppo rigido. Le aveva sempre negato uno Squirtle e, se fosse dipeso da lui, le avrebbe negato anche un Totodile. La sua Feraligatr era figlia del Feraligatr di Silver, compagno della Comandante Mercurius.
Quella Totodile e il Popplio nato dalla Primarina di sua madre Gong erano stati i suoi primi Pokémon di Tipo Acqua. Da allora, era ossessionata dagli Iniziali.
Aveva girato il mondo, non per affrontare gli Allenatori o le Leghe, non per collezionare medaglie, ma per mettere nel sacco i Professori e farsi consegnare quei Pokémon speciali, selezionati, così potenti e al contempo fedeli e facili da addestrare.
Perché i Leggendari, come Kyogre e l'abissale Lugia, erano troppo fuori dalla sua portata. Usare la teconologia Galassia per sottometterli era tanto meschino quanto inutile, e Mercurius, Mesprit o Arceus l'avrebbero fatta ammazzare per tradimento.
Mudkin l'aveva fatto rubare da un'ex Idrotenente di nome Ada, con cui aveva stretto amicizia nonostante la differeza di età. In cambio, Sedna le aveva fatto incontrare sua madre perché le sbloccasse il Dominio dell'Acqua.
L'Avatar era andata su tutte le furie una volta scoperto l'imbrogio. Ma Ada era riuscita a far perdere le sue tracce prima che potesse catturarla e toglierle il Dominio. Mercurius, Eris e Cyrus erano Dominatori dell'Aria, Mars ed Oberon del Fuoco, Saturno dell'Acqua: nessuno di loro avrebbe consegnato una Dominatrice perché le fossero revocati i poteri. Sapevano quanto potesse essere traumatico.
E siccome tutto ciò era successo solo pochi mesi prima, Sedna si teneva ancora lontana da Sinnoh.
Purtroppo per lei, era capitata nel posto sbagliato. Green Oak detestava i truffatori. Aveva chiuso un occhio solo per la moglie Blue, ma non prima che lei gli dimostrasse di aver tagliato i ponti con la sua vita passata.
«Ma perché non mi vuoi dare uno Squirtle?!» piagnucolò Sedna.
«Perché so chi sei. La “legge” non scritta contro i Dominatori è ingiusta, non appoggio le scelte di certi miei colleghi... ma non posso consegnare un Pokémon a una Comandante Galassia».
Sedna cercò di farsi scivolare addosso le sue parole. «E se... te lo rubassi?».
«Verrei a riprendermelo».
«O moriresti nell'intento...?».
«Mi faresti uccidere?».
«La Unità Rosse hanno il grilletto facile dai tempi della riprogrammazione, purtroppo. E se piangessi e mi buttassi ai tuoi piedi chiedendoti uno Squirtle?».
«Andrei a chiudermi a chiave nell'altra stanza e ti lascerei qui a frignare».
«Ma per favore, dammi Squirtle! Dimmi dove posso trovarlo selvatico, almeno!».
«Non ti è mai venuto in mente di metterti d'accordo con qualcuno per un uovo?».
«E con chi?!».
«Fatti degli amici. Comportati da persona normale, Sedna!».
La ragazza ci pensò su. «Vado a cercare degli Squirtle sevatici» concluse, e girò i tacchi.
«Ferma lì!».
Stavolta, a parlare era stata Blue.
«Ho un lavoro da proporti. In cambio, potrai avere Squirtle».
Sentendosi scavalcato, Green Oak restò a bocca aperta. «Che cosa?! No!».
Sedna si voltò con un sorriso raggiante. «Che lavoro è?».
«Arriverà tra poco».
La ragazza aggrottò perplessa le sopracciglia nere. «È uno scherzo?».
Dovette aspettare una mezz'ora, prima che un bambino di dieci anni si presentasse al Laboratorio, saluntando senza inchini. Era occhialuto e gracile. Aveva i capelli castano slavato, gli occhi color nocciola, ma quello che dava nell'occhio di lui, era che si appoggiava ad un bastone di legno e zoppicava vistosamente. Al posto del piede destro aveva una protesi artigianale di pessima fattura. Niente che la tecnologia Galassia non potesse sostituire con qualcosa di infinitamente migliore.
Sedna rimase seduta in disparte e attese che le venisse chiesto un aiuto del genere.
Invece, nessuno disse nulla. Il bambino rifletté davanti alle tre sfere, dopo aver tentennato su Squirtle scelse Bulbasaur e se ne andò, col suo bastone e il suo piede finto. Era così concentrato che non aveva neppure fatto caso alla presenza di un'estranea.
La giovane Comandante Galassia ruppe il silenzio, stupita. «Beh...?!».
«Ha bisogno, temo, di una fata madrina. Non di una baby sitter, attenta: devi seguirlo di città in città man mano che sfida le palestre, devi stare al passo con lui per sorvegliarlo. Cerca di intervenire solo quando le cose si mettono male. Usa quel che caspita ti pare: telecamere spia, droni, robot, astronavi... ma non devo essere io a dirtelo. Attenta al Dominio, però: qui è molto malvisto. Kanto e Johto faticano a scollarsi dalle tradizioni».
«E cosa c'è di più tradizionale di una sconosciuta che pedina un bambino zoppo?».
«Cerca di diventare la sua Rivale» suggerì Blue. «Provocalo: digli che è un piccolo pezzente e che arriverai alla Lega prima di lui, e poi umilialo in combattimento».
Sedna scoppiò a ridere. «Mi ricorderà per sempre! Giusto poco fa, tuo marito mi diceva di trovarmi degli amici, perché è così che fanno le persone normali».
«Spero vivamente che stiate scherzando...» si intromise, preoccupato, il Professor Green Oak. Lui era nato serio e non aveva un gran senso dell'umorismo. Però non era neppure tanto ingenuo da credere che una come Sedna, nominata Comandante Galassia fin dalla nascita, sarebbe stata gentile con un bambino zoppo e probabilmente miope.

*


Se voleva essere credibile come Allenatrice alle prime armi e aspirante rivale del bambino che seguiva, doveva usare solo Pokémon adeguati al suo livello. Lucario, Primarine e Feraligatr dovevano sparire dalla squadra. E così Dewott e Primplup. Gli unici papabili, almeno in un primo tempo, erano Froakie, Sobble e Mudkip. Sedna spiegò loro la situazione e poi li dispose a triangolo. Adagiò una bottiglia vuota in mezzo al loro e la fece girare come l'ago di una bussola. La bottiglia finì per indocare un punto tra Froakie e Sobble. Purtroppo per il piccolo rettile Galariano, l'angolo che descriveva con lui era minore. La scelta era caduta sull'ultimo arrivato.
Non poteva capitargli sventura peggiore. Forse, se avesse tentato la fuga, l'Allenatrice si sarebbe convinta a liberarlo anche per abbandono. Lui non doveva e non voleva essere lì.
Ma era troppo impaurito per tentare il grande salto verso la libertà. Sapeva di essere l'unico della sua specie in quella Regione per lui così remota. E il clima e la vegetazione erano troppo diversi da quelli di Galar per metterlo a proprio agio.
Mudkip non fece una piega. Rapito dal Laboratorio e passato di mano a Ada a Sedna, non aveva legato molto con quest'ultima.
Ma i grandi occhi gialli di Froakie si rattristarono. In lei c'era già il germoglio della combattività di Greninja: non poteva accettare di non essere stata scelta per mettersi in gioco.
Vedendola così giù, l'Allenatrice la prese in braccio.
«Oh, Froakie! Vuoi venire tu, al posto suo? Lui non mi sembra molto contento...!».
Froakie era un regalo di sua zia, non l'aveva rubata. Hua l'aveva presa proprio per impedirle di truffare e derubare il Professor Platan, quando aveva capito che Sedna non si sarebbe fermata di fornte a niente pur di terminare la sua collezione.
Se la fortuna avesse scelto la piccola rana azzurra, avrebbe semplificato la vita di tutti.
Sobble si trovava in imbarazzo.
Gli occhi di Primarina lo scrutavano interrogativi sotto le lunghe ciglia, quelli di Lucario sembravano volerlo penetrare da parte a parte. Se avesse rifiutato la missione, mancando di rispetto all'Allenatrice, probabilmente uno dei due l'avrebbe sbranato.
Il piccolo rettile fece un salto in avanti. Sedna si chinò a toccargli la cresta gialla.
«Vi porto tutti e due. Mi inventerò una scusa». E poi si rivolse agli altri. «Voi... devo chiudervi a chiave in un cofanetto finché la vostra presenza al mio fianco non sarà credibile».
Lucario scosse la testa: la presenza di soli starter di Regioni diverse e distanti fra loro in una squadra non sarebbe stata mai credibile. Bisognava essere realisti.
 



NOTA: ed ecco sequel (corto, se mai andrò oltre questo capitolo) di cui nessuno aveva bisogno, neppure io. Lo considero uno spin off nato tutto dalla noia. Ho provato a scrivere tutt'altro per affrontare tematiche rimaste in sospeso nell'altra ff ma non è venuto niente, a parte questo qui...
   
 
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