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Autore: Mercurionos    27/07/2020    0 recensioni
Ode Leopardiana dedicata a tutti quei maledetti che mi hanno reso un vero inferno recuperare le dannatissime catene vertebrali in NG+3 nell'unico giorno in cui avevo disponibile internet.
Genere: Parodia, Poesia, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ode
 
Ai Portatori della Brace
 
Ovvero, quello che avrebbe reso Leopardi ancora più depresso se avesse avuto la possibilità di sperimentare sulla propria pelle il mirabolante PvP di Dark Souls 3

 
Londo, corte suprema
Rimembri ancor
Il tempo dei tramonti dorati
Ove in te splendea di fulgido lume
Scintillante metallo
D’ammazzadrachi ed io
Nutrito d’umano
Scartai ogne offesa?
 
Londo, conte superba
Rimembro ancor
Il tempo di mia vita di Brace
Quand’occhio crinato splendea
Pe’ vertebre cinte in catena
Rapite a cineree spoglie ed io
Iracondo e penoso
Inveivo gli host?
 
Tacevan le quiete
Stanze e scale vicine
Al me eterno peregrino
Preso d’intento a servar la luce
Correo, d’Estus privato
Nel timor di subir’n’imboscata
Il tempo non correa
Tuttavia eccome io
 
Languono ora le buie
Stanze, quel gelido balcone
A me che di platino
Desidero trofeo finale
Siedo affranto, stringendo il crinato
Occhio d’inutil speranza
La brace nole sfidarmi
Ed Havel piomba dal cielo
 
Che palle!
In quale futuro io nutro speme?
Indi cade infinita
L’opinione dell’umana specie
La lingua vaga premurosa
Nel lessico sconosciuto e tetro
E incolpo altri e loro madri della sventura mia!
O wi-fi, o wi-fi?
Perché lagghi da dar pianto?
E quel che mi promettesti allor?
Duecento mega, ne vedo tre!
 
Tu, portatore maledetto
Di brace tingesti il corpo tuo:
orsù, combatti! Interesse non ho
nel sfidar il tuo fantasma!
Non soffre il cor di tua madre,
sebben ‘na lucciola mi paia,
Nel saper d’aver prodotto
Un figlio tal pusillanime
Che non può esser che carogna?
 
Perì, perì e perì ancora
Di urla insozzo le pareti mie
Anche negaro gl’invasi fedifraghi
L’aiuto che chiesi piangendo!
Qual dito puntate in terra?
Invero stolti se pensate
Che solingo possa affrontare tre di voi!
Questa è Anor Londo?
Questo il diletto dell’Anima Oscura?
Quivi termina il viaggio mio?
Questi gl’insulti che cotanto desiderate?
Ormai m’appare vero
Voi, miseri escrementi, cadete
Sotto la fulgida lama di Farron
Cosicché la fredda morte di voi
Mi regali quell’ultima coppa
   
 
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