Il Cosmo di Pegasus
si stava avvicinando sempre di più al tredicesimo Tempio.
Saga sapeva che
sarebbe stata solo questione di pochi minuti prima che facesse
irruzione nella
sala del trono: il momento era giunto. Aveva pianificato tutto nei
minimi
dettagli, ma nonostante questo il suo cuore batteva agitato nel petto.
Si alzò
dal trono, togliendo la maschera e il copricapo che fino ad allora
avevano celato
la sua vera identità al resto del mondo, e si mise a
passeggiare nervosamente su
e giù per la sala. La
paura gli aveva
forse fatto riconsiderare la sua decisione? No, un Cavaliere di Atena
come lui
non si sarebbe mai tirato indietro, sarebbe andato fino in fondo.
Si fermò. Nonostante
l’agitazione che gli stringeva il cuore, avvertiva una
presenza che, nascosta,
lo stava ad osservare. Sentiva una leggera traccia del suo Cosmo
fluttuare
nell’aria fredda, scaldandola con il suo lieve tepore.
“Lo so che sei qui,
fatti avanti.”. La voce del Gran Sacerdote non era niente
più di un sussurro,
ma bastò perché l’altro lo sentisse e
decidesse di mostrarsi ai suoi occhi.
Saga si voltò
lentamente. Aiolos stava in un angolo, la schiena poggiata alla parete.
Cercava
di non darlo a vedere, ma un’ombra di preoccupazione
attraversava il suo viso.
“Non sei
costretto a farlo, possiamo trovare
un’altra soluzione.”.
“Non
c’è altro modo, Aiolos.”.
Il Sagittario gli
si avvicinò. Il calore emanato dal suo Cosmo avvolse
l’ex cavaliere di Gemini,
che si lasciò stringere al corpo dell’amato. La
sensazione delle braccia forti
di Aiolos attorno a sé gli era divenuta familiare negli
ultimi mesi, poiché,
dopo quella notte, era tornato spesso a fargli visita.
La sua presenza
non mancava mai di infondergli conforto e tranquillità, ma
Saga ancora si
chiedeva se tutto ciò fosse reale o solo frutto della
fantasia di una mente
malata, divisa in due, che ancora reclamava amore nonostante tutte le
cose
orribili che era stata capace di compiere. Spesso, come la prima volta,
Aiolos
si sdraiava accanto a lui nel letto e, accarezzandogli i capelli, lo
cullava
fino a farlo addormentare, ma al risveglio il lato del materasso alla
destra di
Saga era freddo e vuoto, come se nulla fosse mai accaduto.
Dal canto suo,
Aiolos non sarebbe mai riuscito a lasciare solo il suo Saga, non dopo
aver
visto la sofferenza e il senso di colpa che doveva sopportare ogni
giorno.
Sperava di essere riuscito ad alleggerire almeno un po’ quel
carico che pesava
sulle spalle di Gemini, ma in cuor suo sapeva che ancora dubitava, non
si
fidava completamente di lui. Credeva che fosse
un’allucinazione, e di certo non
poteva fargliene una colpa. Gli tornò in mente
ciò che era successo tre giorni
prima, quando tutto era cambiato …
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Era raro che Saga
lasciasse le stanze del Gran Sacerdote, ma quel giorno si era
allontanato dal
Santuario per un po’ e si era rifugiato su un promontorio dal
quale si poteva
ammirare l’immensa distesa azzurra del mare di Grecia e il
sole al tramonto
che, lentamente, sembrava posarsi sulla superficie
dell’acqua. E Aiolos,
ovviamente, l’aveva seguito.
Lo trovò sdraiato
supino sull’erba ad ascoltare ad occhi chiusi il rumore delle
onde che si
infrangevano sulla costa. Sembrava che stesse dormendo, ma Aiolos
poteva
percepire come i pensieri continuassero ad affollarsi nella sua testa,
creando
una massa aggrovigliata e confusa . Non era un buon segno.
Sedette accanto a
lui in silenzio e si mise a guardare l’orizzonte che, pian
piano, si tingeva di
rosso. Passò qualche minuto, poi Saga aprì gli
occhi e si voltò verso di lui.
Aiolos colse subito la richiesta implicita dietro quello sguardo e gli
si fece
più vicino, accarezzandogli una guancia e scostandogli
alcune ciocche di
capelli ribelli che gli erano cadute sul viso.
“Cosa ti turba,
mio Saga?”.
Il Gran Sacerdote si
lasciò sfuggire un sospiro al contatto con le dita del
compagno.
“Atena tornerà
presto al Santuario e io ho dato ordine di ucciderla.”.
“Saga
…”.
“Non dire niente,
ti prego. So di aver sbagliato, ma c’è ancora una
speranza.”.
“E cosa pensi di
fare?”.
“Con lei ci
saranno anche dei Cavalieri di bronzo, di sicuro faranno di tutto per
proteggere
la vita della loro Dea e sono certo che ci riusciranno. Atena
riporterà la
giustizia al Grande Tempio e tutto si risolverà per il
meglio, ma se qualcosa
dovesse andare storto …”.
Seguì una lunga
pausa. Era tipico di Saga pensare anche
all’eventualità in cui ciò che
prevedeva non fosse andato per il verso giusto, ma questa volta era
diverso,
Aiolos poteva capirlo dal modo in cui gli occhi di Saga evitassero il
suo
sguardo, rimanendo fissi su un punto imprecisato a terra. Lo
esortò a
continuare, sperando con tutto sé stesso di aver
interpretato male il
comportamento dell’altro. La risposta non tardò ad
arrivare, ma non fu ciò che
si sarebbe aspettato.
“Io non posso
permettere che … lui, quell’essere …
faccia del male altre persone innocenti.”.
“Non vorrai
forse …!”.
“Sì, è
così.”.
Il Sagittario
subito lo attirò a sé, affondando il viso tra i
suoi capelli. Saga si stupì nel
sentire come Aiolos stesse piangendo, le lacrime che scorrevano lungo
le guance
pallide e il corpo scosso da leggeri singhiozzi.
“Perché,
Saga? Perché vorresti fare una cosa
del genere?”.
“È giusto così,
Aiolos.
Se si facesse vivo ancora non potrei più resistergli, devo
eliminarlo … una
volta per tutte.”.
Ora anche Saga
stava piangendo e lasciò che il compagno lo stringesse e che
gli ricoprisse la
fronte di baci leggeri. Le labbra di Aiolos tremavano al contatto con
la sua
pelle. Il Sagittario era sicuro che avrebbero potuto trovare un altro
modo per
sistemare le cose, Atena avrebbe potuto fare qualcosa per lui, ma
sapeva di non
poterlo costringere a cambiare idea. Saga non sarebbe mai tornato sui
propri
passi, era fatto così. La sua non era semplice
testardaggine, ma una ferma
convinzione di star facendo la cosa giusta e Aiolos, nonostante tutto,
si
fidava di lui.
Passò un’ora, ma
nessuno dei due era riuscito a lasciar andare l’altro. Fu
Saga a prendere
coraggio per primo e ad alzare lo sguardo verso Aiolos, che subito si
sporse
verso di lui per baciarlo, senza lasciargli neppure il tempo di
parlare. Saga
si accorse del sapore salato come le lacrime che le labbra
dell’arciere avevano
lasciato sulle sue, delle mani che tremavano mentre gli stringevano i
fianchi,
ma avvertì anche come il cuore dell’altro non
battesse al di sotto della propria
mano che aveva appoggiato sul lato sinistro del suo petto e
sentì di non poter
più ignorare quel problema.
“Aiolos …”.
“Dimmi.”.
“Tu sei reale? O
sei soltanto un’allucinazione?”.
Il Sagittario
esitò, poi, abbassando il capo, sussurrò:
“Se
te lo dicessi non mi crederesti.”.
Saga si sforzò di
trattenere le lacrime che minacciavano di sgorgare di nuovo dai suoi
occhi,
mentre un sorriso amaro si faceva strada sul suo viso.
“Già, probabilmente no.”.
Con queste parole,
il Gran Sacerdote si alzò e tornò verso il
Santuario, voltando le spalle ad
Aiolos, a cui non rimase altro da fare che svanire nell’aria.
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Anche questa volta
fu Saga a sciogliere l’abbraccio per primo, il viso tanto
pallido da sembrare
privo di ogni colore. Sentiva un forte dolore alla testa e il cuore gli
batteva
all’impazzata, ma non si sarebbe tirato indietro, non sarebbe
fuggito. Sapeva
che questa era la cosa giusta da fare.
Aiolos intrecciò
le dita con le sue in un tentativo di infondergli coraggio per superare
quest’ultima prova. Prendendo un respiro profondo, Saga si
diresse verso il
trono, senza però lasciar andare il compagno. Una volta
seduto, alzò lo sguardo
sulle loro mani che ancora si stingevano, la pelle calda e dorata del
Sagittario che risaltava contro il biancore pallido della sua.
Aiolos si
inginocchiò al suo fianco, guardandolo negli occhi e
sfiorandogli la guancia
con le dita della mano libera. Saga si sentì improvvisamente
piccolo:
nonostante fosse fermamente convinto della sua decisione,
ciò che lo aspettava
lo spaventava. Avrebbe voluto cercare di nuovo rifugio tra le braccia
dell’amato, poco importava che fosse tutto
un’allucinazione, ma non poteva
farlo. Il tempo stava per scadere.
“Se solo tu fossi
veramente qui, Aiolos …”.
Il Sagittario gli
sorrise dolcemente, per confortarlo, sussurrando: “Non ti lascio solo.”.
Riuscì a rubargli
un ultimo bacio prima che Saga indossasse di nuovo la maschera di Gran
Sacerdote. In quel momento, la porta della sala si spalancò
di scatto.
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Si sarebbe
aspettato di provare dolore, di vedere il proprio sangue macchiare il
terreno
mentre la vita scivolava lentamente via dalle sue membra. Qualunque
cosa si
sarebbe aspettato, tranne un così grande senso di pace.
Come si era
immaginato, qualcosa era andato storto nel suo piano: Pegasus era
riuscito a
raggiungere il tredicesimo Tempio e stava per proseguire verso la
statua della
Dea, ma all’improvviso Saga l’aveva attaccato.
Aveva cercato di resistere a
quello che la sua parte malvagia gli ordinava di fare, ci aveva provato
con
tutte le sue forze, ma aveva fallito di nuovo. Da quel momento in poi,
tutti i
suoi ricordi erano confusi, come se venissero osservati attraverso un
vetro
appannato. Quell’essere spregevole aveva preso completo
controllo del suo corpo
e della sua mente e Saga pensava che ormai fosse tutto finito, fino a
che non aveva
visto lei. Atena, la sua Dea, era ancora viva. In un primo momento ne
fu
sollevato, ma la furia dell’assassino non si era ancora
placata. Saga, tentando
il tutto per tutto, era riuscito a fermarlo prima che attaccasse anche
lei, ma
aveva pagato con la sua stessa vita.
Attorno a lui, il
Santuario di Grecia svaniva pian piano, inghiottito da una fitta
nebbia,
lasciando spazio a una forte luce bianca. I rumori giungevano ovattati
alle sue
orecchie, fino a quando non riuscì a sentire più
nulla e si ritrovò immerso nel
silenzio.
Allora avvertì un
insolito calore, delle dita che sfioravano la cicatrice lasciata dallo
scettro
di Atena sul suo petto. Un paio di ali dorate lo avvolsero come in un
abbraccio, offrendogli protezione da quella luce accecante.
“Andiamo?”.
Gli prese
delicatamente la mano tra le sue e allora Saga capì che lui
era sempre stato
lì, ad aspettarlo. Per la prima volta dopo tredici anni, le
labbra sottili di
Saga formarono un sincero sorriso.
“Andiamo.”.
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Visto che qualcuno di voi me l'ha chiesto, ecco il seguito della mia prima fanfic "Ghosts from the past".
Poveri Saga e Aiolos, con me finiscono sempre in mezzo a storie tristi, ma alla fine hanno avuto il loro happy ending...più o meno. La prossima volta cercherò di impegnarmi a scrivere qualcosa di più allegro. Perchè ci sarà una prossima volta (non so se è una minaccia o cosa XD), li adoro troppo per scrivere così poco su di loro!
Grazie per essere arrivati fin qui, le recensioni sono sempre gradite.
Alla
prossima!