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Autore: Shireith    31/07/2020    4 recensioni
Immergiti nel ricordo di Elena e Atsushi, due tragici amanti che la morte l’hanno affrontata a viso aperto. Sai quello che hanno passato – quell’agente sbruffone della polizia segreta ti ha consegnato molti effetti personali appartenuti un tempo a loro – e sai che nonostante tutto non si sono arresi. Prendi questa consapevolezza, strappala agli uomini neri come la notte più buia e falla tua.
{Shiho!centric; hint!Rei/Shiho}
‣ Storia scritta per l'iniziativa "Scrivimi" del gruppo Facebook "Caffè e calderotti" con il prompt suggerito da Rosmary.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Rei Furuya, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Tooru Amuro | Coppie: Shiho Miyano/Ai Haibara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Stando a lungo al buio, il buio diventa la condizione normale, è la luce che finisce per sembrarci innaturale.»
(La fine del mondo e il paese delle meraviglie, Haruki Murakami)
Suggerito da Rosmary.


Castello di carte


Sono come loro. Sono un corvo anch’io.

 Sei bravissima a mentire – lo fai sempre. Ti nascondi dalla verità, scappi dalla vita e ti rifugi nel tuo piccolo mondo fragile come un castello di carte; son paure e insicurezze, quelle maledette carte che presto si moltiplicano, generandosi proprio grazie a te: ogni tuo rimpianto, dolore e rifiuto è una carta e tutte insieme ti proteggono – almeno tu credi.
 Il castello di carte è ormai la tua casa e tu ti rifugi al suo interno ogni singola volta. Le fondamenta sono deboli, prima o poi cederanno, ma l’importante è che reggano ancora un po’.
 Benvenuta nella tua prigione: l’hai costruita con le tue stesse mani.
 
Ne sei fiera?

 
 No, certo che no. Vorresti scappare, ma non sai come. È proprio all’interno del tuo preziosissimo castello di carte che ha avuto inizio tutto ciò: non esci mai da lì, all’inizio perché non volevi, ora perché non sai proprio come fare.
 Ed è sempre all’interno del tuo preziosissimo castello di carte che il ciclo si ripete, riavvolgendosi come un nastro. Le carte sono tutte nere e associate a pensieri ostili e avvenimenti passati che preferiresti rimuovere per sempre; tuttavia non ci riesci. Ogni tanto, anzi, ti ritorna alla mente qualche altro particolare sgradito ed ecco che una nuova carta appare dal nulla, rinforzando il castello di carte.
 È forte e debole al tempo stesso.
 Forte, perché le sue carte formano una prigione da cui non riesci più a fuggire: rivivere costantemente il passato e permettergli di dettare le sorti del tuo presente e futuro non è protezione. Non serve a nulla chiuderti in te stessa e rifugiarti da tutto e tutti, anche da quelle persone che mai ti arrecherebbero dolore.
 Ecco perché è debole, la tua sciocca prigione: quello che chiami il tuo mondo t’impedisce di esplorare quello vero, di mondo. Soprattutto, la tua sciocca prigione non potrà durare in eterno. Prima o poi cadrà. Prima o poi le carte nere che ne costituiscono le fondamenta cederanno, inghiottendoti del tutto. Allora sarà debole ma anche forte, il castello, perché le sue fondamenta saranno anche crollate, ma tu sarai crollata con loro.
 Prima o poi, Shiho, ti renderai conto che il passato da cui cerchi di scappare è lo stesso passato che non ti permette di andare avanti, che ti tiene avvinghiata a sé con tutto il dolore che negli anni ti ha causato.
 Eccola, la tua casa debole e la tua forte prigione – è il tuo preziosissimo castello di carte.
 
Distruggilo.
 
 Fallo per te stessa, prima che sia troppo tardi.
 Distruggilo, ti prego, Shiho – non vedi che ti stai implorando da sola?
 Non importi di farlo per Akemi, non importi di farlo per i tuoi genitori: imponiti di farlo per te stessa. Akemi e i tuoi genitori potranno essere parte delle tue nuove carte – le carte bianche. Immergiti nel ricordo di Elena e Atsushi, due tragici amanti che la morte l’hanno affrontata a viso aperto. Sai quello che hanno passato – quell’agente sbruffone della polizia segreta ti ha consegnato molti effetti personali appartenuti un tempo a loro – e sai che nonostante tutto non si sono arresi. Prendi questa consapevolezza, strappala agli uomini neri come la notte più buia e falla tua.
 Ricorda: i tuoi genitori non sono mai appartenuti al nero. Akemi non è mai appartenuta al nero. Tu non sei mai appartenuta al nero.
 
Sono davvero come loro, dopotutto?
 
 S’insinua finalmente in te una nuova consapevolezza – la verità – e non vuoi più lasciartela sfuggire.
 Vuoi costruirlo daccapo, il tuo prezioso castello di carte? Bene, fallo. Una carta alla volta.
 Cullati nel soffice tono di Elena mentre ti parla attraverso le cassette che ormai conosci a memoria.
 
Carta bianca.
 
 Bagnati di tutto il candore che Akemi ti ha donato nei tuoi tanto brevi quanto tormentati diciotto anni di vita.
 
Carta bianca.
 
 Smarrisciti tra gli appunti disordinati che tuo padre era solito scarabocchiare quando ancora lavorava con tua madre alla clinica.
 
Carta bianca.
 
 A proposito, com’è che n’è entrato in possesso, Rei Furuya?
 Chiediglielo, magari. La prossima volta che te lo trovi di fronte, non fulminarlo con lo sguardo, ma prova ad ascoltarlo. Conosceva Akemi e i tuoi stessi genitori, sai che ti farebbe piacere sentire cos’ha da dire.
 Anche lui potrà essere una carta bianca del tuo nuovo castello, se tu lo vorrai. I ricordi legati all’Organizzazione sono tutte carte nere – buttale. Strappa le carte che tu stessa hai associato a Gin, di cui più di tutti hai avuto paura – ora è morto, puoi stare tranquilla – e rimpiazzale con altrettante carte bianche.
 Shinichi ha risolto un importante caso, la settimana scorsa: ti ricordi com’era felice? Ricordi come l’hai preso in giro, burlandoti del suo spiccato e a tratti preoccupante interesse per i cadaveri? Ricordi come avete riso, alla fine di tutto?

Carta bianca.

 Afferrala e mettila proprio lì, dove riposa la carta nera che tu – sempre tu – hai associato a uno Shinichi in fin di vita. Hai ancora i brividi, se ci pensi. Va tutto bene, però: è passato – avete lottato insieme e ce l’avete fatta.
 Il dottor Agasa ha messo a punto la sua ultima invenzione, una delle poche che funziona davvero. Ricordi com’era felice? Ricordi come ti ha ringraziata per averlo aiutato nei calcoli?

Carta bianca.

 Afferrala e mettila proprio lì, dove riposa la carta nera che tu – sempre tu – hai associato a un dottor Agasa in pericolo di vita per colpa tua. Si è trattato, anche questa volta, di un timore infondato: il dottore sta bene, non corre nessun rischio.
 Anche i bambini stanno bene. Ricordi la barzelletta squallida e per nulla divertente che Genta vi ha raccontato? Ricordi le risate forzate di Mitsuhiko e Ayumi?

Carta bianca.

 Afferrala e mettila proprio lì, dove riposa la carta nera che tu – sempre tu – hai associato ai tuoi sensi di colpa. Sensi di colpa infondati, perché non è stata colpa tua. Non è colpa tua, se sei nata e cresciuta tra le grinfie del nero. Non è colpa tua, se per rifuggire la morte hai dovuto mentire.
 Te l’hanno detto anche loro, i bambini, che va tutto bene – ricordi, Shiho?
 
*

 Il nero è quasi scomparso. Le carte bianche sono tante.
 Una di esse – incredibile! – è Sonoko Suzuki. La cosa ti fa un po’ ridere. Non ti è mai piaciuta molto quella ragazza, anzi, a dir la verità i suoi modi di fare ti hanno spesso dato fastidio. Hai tentato di farlo capire a Shinichi, ma non è servito.
 Ti ha letteralmente costretta – se le merita davvero, tutte quelle carte bianche? – a prendere parte a un’uscita con Ran, Sonoko, Masumi e i due del Kansai.
L’allegra combriccola di quartiere, hai pensato sul momento.
 Ti sei ricreduta. È bastato che Sonoko piazzasse un commento casuale su Higo per far scattare la scintilla. È strano, per te, esser davvero riuscita a legare con una tua coetanea; ed è forse ancora più strano aver deciso di riservare a Sonoko una delle tue preziose carte bianche dopo che lei ti ha rivelato tutte quelle curiosità e quegli aneddoti sul calciatore che ti porti caro nel cuore.
 Un’altra carta bianca – ancora più incredibile – è Rei Furuya.
 Non avresti mai pensato che una persona legata all’Organizzazione avrebbe potuto rappresentare per te qualcosa di positivo. Lo tolleri a stento – bugia bianca, Shiho? – ma è meno tremendo di quanto ti aspettassi. Come avevi sospettato, conosceva piuttosto bene Akemi e i tuoi genitori, soprattutto tua madre, ed è sempre disponibile se c’è da raccontarti qualcosa su di loro.
 Rei Furuya, anch’egli carta bianca, è inaspettatamente una delle poche cose ancore che ti legano al tuo passato – il passato bianco, quello che ci tieni a ricordare. Dai suoi aneddoti sui tuoi genitori e Akemi sono nate tante altre carte, sempre rigorosamente bianche.
 
*
 
 Un giorno il castello crolla. L’hai perso di vista già da un po’ di tempo, tanto da non accorgertene neanche: quello crolla e basta.
 Le fondamenta, in principio ancora disseminate di carte nere, si mantenevano forti perché il bianco non era abbastanza presente da poterle indebolire. Le scalfiva appena. Quel che però non sai è che, anche allora, il castello di carte nere era già in parte debole. Lo è diventato quando hai smesso di vederlo come una casa e ti sei resa conto che era una prigione, privandolo così del potere che esercitava su di te.
 Il passato, per quanto tormentato, non si può cancellare. Tu non l’hai fatto. L’hai solo accantonato, riappacificandoti con una sua piccola parte, e questo ti ha permesso finalmente di buttar giù il castello di carte nere e ricostruire al suo posto il castello di carte bianche.
 
Sii fiera, Shiho: il castello nero che crolla è
la tua ultima carta bianca,
quella definitiva.

   
 
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