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Autore: Fenrir_23    02/08/2020    2 recensioni
E se Itachi fosse tornato in vita, in qualche più o meno assurdo modo che possiamo immaginarci con un po' di fantasia? Come sarebbe stata la vita di Sasuke?
Un piccolo scorcio di come avrei voluto che andassero le cose.
A volte avrebbe voluto dirgli:“Guarda che se hai voglia di piangere, puoi farlo. Se vuoi dirmi che non volevi tornare a vivere ... puoi farlo. Io non ti giudicherò meno perfetto, per questo.”
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Itachi, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Sasuke, ad avere periodicamente qualche problema col sonno ci aveva fatto l’abitudine da molti anni; del resto, i tragici eventi che avevano afflitto la sua vita, non erano sicuramente serviti a rendergli quel momento particolarmente facile ... ma quella notte, la quinta di fila per la precisione, nemmeno le potenti gocce soporifere che gli aveva dato Sakura, sembravano sortire il minimo effetto. E non era colpa del caldo soffocante di quei giorni. Più che di gocce per dormire, avrebbe avuto bisogno di un potente anti ansiolitico, pensò Sasuke, con una certa autoironia di cui si stupì pure lui.
Sgusciò fuori dal letto in assoluto silenzio, fermandosi per un attimo ad osservare Sakura, che dormiva profondamente e, ripensando al fatto che la sera prima era stata male ed aveva avuto la nausea, per la seconda sera di fila, si sentì pervadere da una certa inquietudine: anche se il suo problema, quello che nelle ultime settimane gli aveva imposto pesanti sonniferi per tentare di chiudere occhio, era un altro.
Si sciacquò la faccia e le spalle per rinfrescarsi, prima di scendere al piano inferiore e spalancare lo Shoji. Da lì notò che, ad una cinquantina di metri di distanza, qualcuno stava seduto con le gambe penzoloni sulla passerella in legno dell’altra casetta con cui era condiviso l’ampio giardino non recintato ... giardino dal quale, in lontananza, oltre i campi di riso, si notavano le luci del centro della città di Konoha.
C’era un buio assoluto, rischiarato solo debolmente dal bagliore della luna piena.
Sasuke scese i pochi gradini in legno che sopraelevavano la sua abitazione da terra e camminò sul sentiero di pietre incastonate che portava dall’altra parte; avvicinandosi alla persona che, schiena perfettamente dritta e portamento elegante, osservava il cielo stellato dall’alto del perimetro che circondava tutta la casa, l’engawa ... e in quel momento, la sentì riaffiorare tutta, quell’ansia, Sasuke. L’ansia che da un mese a quella parte lo obbligava ad imbottirsi di gocce per cercare di chiudere occhio. . era un’emozione strana, non negativa, una sensazione discretamente  malinconica che lo riempiva di una felicità così intensa da fargli male allo stomaco, ma anche di una paura primordiale e irrazionale: la paura di perdere ancora ciò che, fino a pochissimo tempo addietro, aveva già creduto perso irrimediabilmente.
Era così forte quella stessa ansia, a volte, da fargli provare la sensazione che gli mancasse l’aria.
“Non dormi mai, Itachi?”
L’altro socchiuse gli occhi, spostando con un veloce gesto le ciocche di capelli che gli incorniciavano il viso ben disegnato, solcato da profonde occhiaie. Indossava una maglietta senza maniche scura, che lasciava intravedere bene il suo tatuaggio da Anbu ormai un po’ sbiadito e la grossa cicatrice di una bruciatura (Sasuke si ricordava bene, dove suo fratello si fosse procurato quella ferita) che gli si estendeva su tutta la prima parte del braccio destro.
“Nemmeno tu, mi pare.” Fu la sua telegrafica risposta, accompagnata da un lieve sorriso.
Sasuke si mise a sedere vicino al fratello, pensando che, ora che avevano i capelli quasi della stessa lunghezza - Itachi se li era tagliati corti quel giorno, tre mesi addietro, quando aveva preso a respirare di nuovo - e solo due anni fisici a distanziarli, si assomigliavano davvero molto, anche se nessuno, guardandoli, avrebbe potuto dubitare di chi fosse il fratello maggiore, fra loro due.
“Non quanto te, Itachi ... niisan ...”Si corresse Sasuke.”Tutte le notti, anche quando riesco a dormire qualche ora ... in qualsiasi momento io mi affacci in giardino, tu sei qui fuori e sei sempre seduto. Non dormi mai, nemmeno ci provi.”
Il maggiore prese una grossa boccata d’aria e a Sasuke, in quel momento, parve di notare una punta di profonda tristezza nello sguardo indecifrabile di suo fratello ... fratello che, il minore se ne rendeva sempre più conto giorno dopo giorno, si portava appresso le enormi cicatrici del suo passato; cicatrici ancora più inguaribili delle sue ... ferite che lo avevano segnato profondamente nel carattere.
Itachi era sempre stato un tipo controllato, anche quando loro due erano piccoli, ma in quel breve periodo in cui avevano faticosamente ripreso a vivere insieme, Sasuke l’aveva scoperto rasente all’apatia ... gli sembrava che suo fratello volesse privarsi a tutti i costi di qualsiasi emozione: non si riusciva a concedere più di un accenno di un qualsivoglia tipo di sentimento e, anche se in buona parte lui lo capiva perfettamente, perché faceva spesso fatica ad esprimere quello provava, l’impenetrabilità di Itachi gli sembrava decisamente esagerata, innaturale. Ostentata.
A volte avrebbe voluto dirgli:“Guarda che se hai voglia di piangere, puoi farlo. Se vuoi dirmi che non volevi tornare a vivere ... puoi farlo. Io non ti giudicherò meno perfetto, per questo.”
“Chi vive nella menzogna è destinato e perdere la propria anima” Gli aveva detto sempre Itachi, un paio di settimane addietro.
“Uno come me non ha nemmeno il diritto di provare a dormire la notte, Sasuke. Mi accontento di qualche ora di sonno spezzata, per lo più durante il giorno ... ci ero abituato, a vivere così.”
Il più giovane dei due si andò a sedere di fianco all’altro, mordendosi le labbra dopo aver commentato con una punta di stizza che “Così ti ammalerai ancora ... non ti fa bene alla salute.”
“Tu detesti Kabuto, vero?” domandò Sasuke, dopo diversi minuti di silenzio. “Ti sei amaramente pentito di non averlo ucciso, considerando quello che ha fatto poi, non avresti mai voluto tornare a far parte di questo mondo. Lo detesti perché ti ha ridato quello che non volevi più da anni, la vita ... e odi anche Orochimauru perché l’ha aiutato - e poi perché in effetti è una persona abbastanza detestabile - e ... in fondo, ce l’hai anche con Sakura e Naruto, perché non hanno disapprovato quell’idea. In parte, in qualche modo contorto, sei arrabbiato anche con me, perché non ti ho ripudiato quel giorno, quando ti ho rivisto.”
Sasuke si chiese dove aveva trovato il coraggio di tirar fuori quelle cose così difficili da dire, mentre il cuore gli martellava forte nel petto; per l’emozione e per la fatica che aveva fatto cercando di mettere a nudo le domande che lo tormentavano.
“Tu vorresti che io ti odiassi e che ti dicessi di sparire per sempre dalla faccia della terra ... come avrebbe dovuto essere secondo i tuoi piani originari.”
Itachi si voltò verso suo fratello, sbattendo appena le palpebre.
“ Io non mi sarei mai .... se anche avessi saputo come, io non avrei mai ...” Continuò Sasuke, il respiro affannoso un po’ per il caldo, ma soprattutto per la fatica di dire quelle cose così importanti.
“Non avrei mai potuto calpestare la strada che avevi scelto per te stesso ... anche se questo mi causava un dolore infinito ... però, sono contento che tu quella volta non abbia ucciso Kabuto e ... sono convinto, come lui e tutti quelli che lo hanno aiutato, che tu meriti di continuare a vivere, Itachi.”
Sasuke sospirò, prima di aggiungere, quasi con timidezza, un’ultima cosa:“E poi ... preferisco prendere le gocce per l’ansia piuttosto che quelle per la depressione.”
Di nuovo, Sasuke, si chiese da dove gli veniva tutta quell’ironia, e pure quel coraggio di dire certe cose, (doveva essere proprio disperato) nel frattempo suo fratello corrugò un po’ la fronte, inarcando le sopracciglia in una maniera decisamente poco da lui e discretamente più espressiva del solito. Un filo di vento, che portava con sé l’odore della pioggia, fece oscillare i rami sottili del grosso ciliegio che si stagliava al centro del giardino.
“Quindi mi stai dicendo che tu non riesci a dormire perché il pensiero che al tuo risveglio io non ci sia più, ti provoca un’ansia incontenibile?”
Domandò Itachi, a bruciapelo, dopo diversi minuti trascorsi nuovamente in silenzio - silenzio interrotto solo dal canto dei grilli - mentre, chinando leggermente la testa, cercava lo sguardo di Sasuke ... che, nel frattempo, si era girato leggermente, per nascondere il proprio imbarazzo. Non era facile, mettere così a nudo i propri sentimenti.
Da quel momento i due fratelli non parlarono più, perché, in fondo, (anche se messi alle strette riuscivano a dirsi cose bellissime) entrambi facevano una gran fatica ad esprimere ciò che provavano a parole: gli veniva più facile, emotivamente, parlarsi con quello che potevano fare l’uno per l’altro.
Per quel motivo Sasuke non fece domande quando Itachi, alzandosi con un movimento fluido e sparendo oltre lo Shoji dietro le loro schiene, riapparve dopo un bel po’ di tempo trascinandosi dietro due futon e sistemandoli all’esterno vicino a Sasuke, sulla passerella in legno che circondava la casa. Lui lo osservò con una punta di incredulità.
“Mi è sempre piaciuto, dormire all’ aperto...”Commentò il maggiore dei fratelli, la voce così sfuggente che all’altro sembrò quasi che fosse stato il vento, a parlare.
Itachi si distese e sistemò due cuscini sul suo giaciglio, per tenere la testa un po’ sollevata verso il cielo e continuare a guardare la luna. Sasuke, dopo essere rimasto ad osservarlo per qualche secondo, si sdraiò li accanto. Quando la stanchezza iniziò a sopraffarlo, istintivamente e senza pensarci su troppo, cercò suo fratello, appoggiando appena appena la fronte contro la punta della sua spalla; poco dopo si accorse che Itachi aveva buttato tutto il suo peso da quella parte e si trovò con gli occhi chiusi contro la sua pelle, a respirare quell’odore buono che subito lo riportò al passato. Forse le gocce stanno facendo effetto, pensò Sasuke, prima di perdere conoscenza, ma sapeva benissimo che non erano state quelle, a dargli la calma di cui aveva bisogno per dormire.
Furono le prime luci dell’alba, a risvegliarlo: ovviamente, di fianco a sè, Sasuke non aveva nessuno; anche il futon di suo fratello era sparito. Si tirò su a sedere, con un certo allarmismo. E se fosse stato tutto frutto di un potente Genjutsu?
“Itachi!” Chiamò, con un’evidente nota di preoccupazione nella voce.
Lo scatto dello Shoji che scorreva, aprendosi, lo fece sobbalzare, ma Sasuke tirò un sospiro di sollievo, quando vide il fratello.
Itachi aveva il viso più disteso del solito, eppure non sembrava avere l’aria di chi ha passato una notte a dormire come si dovrebbe.
“Mi hai chiamato, Sasuke?” Chiese il maggiore fra i due.
“Non proprio ...” Mormorò l’altro, sfregandosi gli occhi per cercare di riprendersi bene. “Quanto ho dormito?”
“Sei ore di fila tutte.” Rispose prontamente Itachi: aveva lo sguardo indecifrabile come al solito, ma Sasuke notò in quel sorriso appena accennato, una punta decisamente affettuosa.
“Se vuoi puoi stare ancora un po’ qui.”
Il minore scosse la testa, lievemente.”Devo andare da Sakura. Ieri sera, prima di addormentarsi, non è stata molto bene ... comunque ...”esitò un attimo, Sasuke.”Tu hai dormito?”
Itachi alzò leggermente le spalle. “Giusto un’ oretta ... ma va bene così.” Anticipò, prima che il fratello potesse ribattere.”Magari dopo ci riprovo, a dormire un po’, prima di andare al villaggio.”
“Ti conviene.” Disse Sasuke, con convinzione.”Non ho nessuna intenzione di soccorrerti se collassi per la mancanza di sonno.”
Si stiracchiò e guardò il braccio fasciato che gli avevano ricostruito con le cellule di Hashirama.
Quando alzò lo sguardo, vide la mano di Itachi che si avvicinava pericolosamente alla sua fronte; fece per protestare e dirgli che non era più un bambino, e che, forse, era meglio che certe cose iniziassero a risparmiarsele, ma rimase spiazzato quando la mano di suo fratello gli passò dietro la testa, spingendolo verso di se, in una sorta di abbraccio appena accennato.
“Grazie, Sasuke.” Sussurrò Itachi, prima di lasciarlo e scendere i cinque gradini che lo separavano da terra, per poi sparire nell’ampio giardino.
Starà andando a dare da mangiare alle carpe.” Si rassicurò il ragazzo, mentre tratteneva a fatica un sorriso di quelli veri.
Quando salì in camera da letto, un paio d’ore dopo, dopo aver trafficato per parecchio tempo in cucina, trovò Sakura che stava ancora dormendo.
“Beata lei che non pare aver problemi di sonno.” Si disse, mentre si sedeva sul bordo del letto.
Sakura mugugnò qualcosa.
“Allora sei sveglia ... pensavo avessi appena iniziato una sorta di letargo estivo.” La prese in giro, Sasuke, piuttosto sarcastico, ma non malevolo.
“Sì, già da un po’.” Gli rispose prontamente lei, aprendo gli occhi.”Cosa stavi facendo giù in cucina?”
“Ho messo a posto il casino che avevi lasciato ieri sera.”
“Non è colpa mia se ...”
“Lo so.”La interruppe Sasuke.”Hai ancora la nausea?”
Sakura scosse la testa debolmente.”Per niente...”Gli rispose, assorta.”Tu hai dormito bene da Itachi?”
Sasuke serrò le labbra, arrossendo vistosamente.
“Guarda che non mi da fastidio.” Si affrettò a chiarire la Kunoichi, risoluta.” Naruto è il tuo migliore amico e io ...” Fu lei ad arrossire, in quel momento, senza finire la frase.” Ma da quando c’è Itachi, qualcosa è cambiato definitivamente in te, Sasuke ... lo sai, che sorridi molto più spesso?”
Lui la guardò con un’espressione che Sakura non gli aveva mai visto, ma che le riempì il cuore di una tenerezza indescrivibile.
“Magari non andarci tutti i giorni, di la a dormire.” Lo prese in giro la giovane donna.”Allora si, che potrei sentirmi un po’ sola...”
Sasuke cercò di far finta di non aver notato la punta di malizia nella voce di lei.
“Sei sicura di voler venire anche tu oggi, alla riunione segreta del consiglio di Konoha?” Le chiese, mentre spostava le tende per far entrare più luce nella stanza.
Sakura si alzò dal letto, ancora un po’ assonnata.
“Certo.”
“Allora è meglio se vai a prepararti, o io e te arriveremo in ritardo come al solito.”
Sasuke seguì con la coda dell’occhio Sakura che si dirigeva ancora barcollante dal sonno verso il bagno e, dentro di sé, gli venne da ridere.
Poi si affacciò alla finestra e vide suo fratello che, già perfettamente pettinato e in ordine, li aspettava sotto l’albero di ciliegio al centro del grande giardino.
E di nuovo, quella piacevole ansia che nell’ultimo periodo era diventata quasi parte di lui, lo invase, facendogli venire mal di stomaco e la voglia di piangere dalla felicità.
   
 
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