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Autore: FDFlames    09/08/2020    0 recensioni
La Valle Verde era sempre stata un luogo pacifico, abitata da persone umili e semplici - contadini, pastori e mercanti. Ma è proprio la loro ingenuità che il malvagio Lord Vyde intende sfruttare.
Stabilitosi all'estremo ovest, è riuscito ad unire i clan belligeranti sotto l'unico simbolo e nome di Ideev. E ora gli Ideev, come edera su un albero, si arrampicano sulla Valle Verde, soffocando la vita e la libertà.
Aera non intende sottomettersi. Spinta dal suo coraggio, dall'amore per il suo clan, e dal desiderio di giustizia, decide di intraprendere un pericoloso viaggio, che la porterà dritta nella tana del suo nemico. Ed è disposta anche al sacrificio, pur di restituire al suo mondo la libertà.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Non-con
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Capitolo Ventuno

Raggiunsero presto un punto in cui il sentiero curvava ed era più opportuno riposare per qualche minuto.
Ora stavano seguendo i calanchi che fungevano da sentieri su entrambi i versanti della ripida valle nella quale scorreva il fiume Reemti, ancora solo un torrentello. Gli alberi offrivano ombra e frescura per poter riposare seduti sulle pietre, che sarebbero state altrimenti incandescenti, al sole; bastava stare attenti a non cadere.
Guardando a sud, si notava un’altra montagna rocciosa, e sembrava che fosse stata divisa in qualche modo da quella su cui si trovavano i viaggiatori.
Esistevano leggende che narravano di giganti tanto forti da riuscire a spezzare la roccia e creare l’apertura in modo che il fiume Reemti potesse scorrere nella valle che si era formata. Una in particolare sosteneva che lo stesso Mondo Conosciuto, Refas, fosse stato creato non per mano degli Dei, ma dai giganti, a partire dal mare che sommergeva e sommergerà ogni cosa, chiamato in lingua Antica Ceala eo ta Minno furodeo il furoderu. Uno di questi giganti, in particolare, era stato incaricato da uno degli Dei di elevare sopra il mare la zona ovest della Valle Verde, in modo che non venisse sommersa alla fine dei tempi, e gli uomini vi si potessero quindi rifugiare. Il gigante obbedì, e le sue dita crearono le insenature che ora il gruppo di viaggiatori stava utilizzando come sentieri, ma ferendosi con uno spuntone di roccia mentre separava le due montagne per creare il letto nel quale sarebbe scorso il fiume che porta il verde, il Reemti Daul, sanguinò, creando così il Lago Rosso, Lokeef Der, per poi morire e diventare la stessa roccia rossa e rosa che era il fondo del lago.
In realtà, era stato un ghiacciaio a scavare la valle in cui scorreva il fiume Reemti nella prima fase del suo corso, mentre l’origine dei calanchi era da attribuire alle piogge.
Il fiume più importante della Valle Verde nasceva per l’appunto dal Lago Rosso, che non si trovava molto lontano dal luogo in cui il gruppo stava riposando ora. L’ultimo tratto di strada sarebbe stato attraverso la pianura che precedeva il lago, e il paesaggio sarebbe stato più verdeggiante, l’erba più alta e più verde, il vento più fresco.
Reyns era arrivato per primo, solo e immerso nei suoi pensieri, e ora il suo sguardo era perso verso l’orizzonte, dove ancora non si riusciva a distinguere il profilo della fortezza di Vyde, nascosta tra gli alberi sulla costa del Lago Rosso. Si fermò, attendendo che gli altri lo raggiungessero.
Ridd, giunto per secondo, stava seduto su un cumulo di sassi, sul versante esterno del sentiero, che ricordava vagamente un trono sospeso nel vuoto. Quando il gatto gli saltò sulle gambe, per poco non cadde, ma una volta ritrovato l’equilibrio prese a coccolare il piccolo felino e attese il resto del corteo.
Si sentiva un Re, seduto in quel modo, e si atteggiò come tale quando Daul gli chiese se era d’accordo a fermarsi per qualche minuto prima di riprendere il cammino.
«Acconsento.» fu la risposta, data con aria di superiorità, e accompagnata da un solenne cenno della mano.
Ridd scherzava, ora, ma era da quando era bambino che gli sarebbe piaciuto incontrare il Re. Quando aveva scoperto che nella Valle Verde non c’era nessuno che rivestisse quella carica ci era rimasto davvero male, ma appena aveva sentito qualcuno menzionare l’Oriente, nei suoi occhi di bambino di nove anni si era riaccesa la luce della speranza.
«Insomma, perché si chiama ancora Mondo Non Conosciuto? Gli Ideev lo conoscono, dato che alcuni di loro si recano laggiù per consegnare messaggi per conto di Vyde, non è così?» domandò Aera, che fino a poco prima stava discutendo della faccenda con Daul e si chiedeva se qualcun altro avesse la risposta.
Fu Ridd a intervenire. «Be’, sì, ma il suo nome non è ancora arrivato fino a qui.» spiegò, «Gli abitanti della Valle Verde l’hanno sempre chiamato semplicemente Oriente, e credo che se anche gli Ideev rivelassero all’intera popolazione Valliana il nome del regno che si trova al di là delle Montagne, ci vorrebbe un miracolo perché la gente lo chiamasse nel modo giusto. Temo che qualunque cosa succeda, per gli abitanti della Valle Verde l’Oriente rimarrà per sempre il Mondo Non Conosciuto. Non ci è mai andato nessuno di Valliano, quindi si può dire logico che, per gli abitanti di questo regno, quella parte di mondo sia non conosciuta
«Eppure gli Orientali conoscono la Valle Verde.»
I sospetti di Aera misero Ridd in difficoltà. L’uomo cercò i suoi compagni con lo sguardo.
Venam era felice di vederlo annegare nelle menzogne e in ciò che non sapeva, Daul lo guardava come per chiedergli scusa di non poterlo aiutare, e Reyns sorrideva, forse ancora più malizioso di Venam, se era possibile.
In lontananza si udì il suono degli zoccoli di un cavallo, probabilmente al galoppo, che si stava avvicinando. I cinque non vi badarono.
«Eccome se la conoscono!» riprese Ridd dopo aver capito che avrebbe dovuto cavarsela da solo, «Si dice che siano venuti in visita al Bosco delle Frecce, più di una volta, passando per le Montagne.»
«Ed è possibile che io non ne abbia mai saputo niente, avendo passato la mia vita poco più a ovest delle Foreste di Wass?» chiese Aera, diffidente. «Confesso che non sei molto credibile.»
«Ragazzina, il fatto che un’affermazione sia veritiera non ha niente a che vedere con il fatto che sia credibile, e viceversa...» si difese Ridd, pronto, posando lo sguardo su Reyns, il quale gli riservò un sorriso soddisfatto, di un maestro fiero dell’allievo che ha imparato la lezione, «La storia più verosimile che ti viene raccontata potrebbe essere una favola.»
«Comunque sembra che stiano scavando un tunnel su una delle Montagne più basse.» aggiunse Daul.
«Mi sembra un enorme passo avanti!» commentò Aera, non esplicitando se si stesse riferendo all’apparente chiusura mentale del popolo Valliano o alla credibilità di ciò che le era stato raccontato fino ad allora.
Improvvisamente, un uomo a cavallo passò a gran velocità sul sentiero, rischiando di far precipitare Ridd nel burrone, di nuovo. Nei suoi occhi brillavano lacrime che nessuno notò.
«Ehi!» urlò lui, «Fa’ attenzione a quel cavallo!»
Ridd si alzò di scatto dal suo trono di roccia, e il gatto balzò a terra. L’uomo iniziò a rincorrere il cavaliere, non con rabbia ma pieno di preoccupazione per colui che lo aveva quasi ucciso, il quale non lo sentì nemmeno.
Daul lo fermò, prendendolo per il mantello. «Sa cosa sta facendo.» cercò di rassicurarlo.
«Lo vedo!» rispose Ridd, ironico, «Il sentiero è troppo ripido, bisogna che il cavallo proceda al passo, o rischierà di cadere!»
«Ma sei cieco?» si intromise Venam, «Non hai notato che era un Ideev, e soprattutto che portava un messaggio con il sigillo di Lord Vyde?»
«No, non l’ho visto,» rispose Ridd, «Ero occupato a cercare un appiglio e non cadere nel precipizio.»
«Probabilmente è un messaggio molto importante.» continuò Venam, senza curarsi delle parole di Ridd,
«Appunto per questo sono preoccupato!» riprese l’altro, «E se non dovesse arrivare a destinazione?»
Al contrario di ciò che pensava Aera, Ridd sembrava avere molto a cuore l’andamento dei piani di Vyde.
«Se Lord Vyde ha incaricato quell’uomo di portare un messaggio tanto importante a Est, significa che non ci dobbiamo preoccupare. Il nostro Signore sa quello che fa, e non ha mai assegnato un compito alla persona che non fosse la più adatta per portarlo a termine.»
Anche Venam rivolse lo sguardo a Reyns, che gli riservò lo stesso identico sorriso. Come se Venam avesse finalmente imparato la lezione e lo avesse riconosciuto come un suo superiore.
Solo qualche ora prima il capogruppo stava per allontanarlo – ora i tre Ideev sembravano fare a gara per ottenere la simpatia del ragazzo. Che cosa era cambiato, in quel poco tempo, perché il loro atteggiamento nei confronti di Reyns riuscisse a mutare tanto radicalmente? Quel breve battibecco poteva significare che il ragazzo aveva davvero assunto il comando del gruppo? Era difficile da credere.
Sempre più elementi non trovavano un posto nella mente di Aera: erano frasi lasciate a metà, possibili doppi sensi, come un pozzo nel quale aveva avuto troppa paura di cadere, e quindi non aveva osato affacciarsi a guardare. Era arrivato, ora, il momento di farsi coraggio?
Un nitrito interruppe il ragionamento di Aera.
Insieme a Ridd e a Reyns, seguita dal gatto, la ragazza corse giù per il ripido sentiero e raggiunse il punto in cui il cavallo era inciampato. L’animale aveva frenato improvvisamente, forse vedendo davanti a sé dei rami bassi o rischiando di inciampare nelle radici che affioravano sul sentiero, e l’uomo che lo cavalcava era stato scaraventato in avanti. Ora giaceva a terra, forse svenuto, e teneva ancora il messaggio nella mano sinistra. Il cavallo nitrì di nuovo, per poi scappare nel bosco, restando sul sentiero, verso est.
Sotto il consiglio datole a bassa voce da Reyns, la ragazza si gettò sulla lettera, prima che il messaggero potesse impedirle di sottrargliela, mentre Ridd si occupò dell’uomo; un rivolo di sangue scorreva giù dalla sua tempia, tra i riccioli biondi, e il viso dell’uomo era contorto in una smorfia di dolore; doveva avere altre ferite, forse contusioni o slogature, se non addirittura fratture, da qualche parte.
Ridd fu svelto a tamponare la ferita alla testa, utilizzando il suo mantello, che da verde si tinse rapidamente di un marrone scuro. Sorprendentemente, però, il messaggero usò parte delle sue ultime forze per scuotere la testa, e alzò una mano scostando quella di Ridd.
L’uomo ritrasse il lembo di stoffa insanguinato, senza capire. «Voglio aiutarti.» mormorò, come se stesse parlando con una bestiola ferita e spaventata.
Il messaggero scosse di nuovo la testa, e poi parlò con voce flebile, «Il messaggio...» mormorò a fatica, «Non consegnatelo... È l’ultimo prima dell’attacco.»
Ridd capì le sue parole, ma ancora non il suo gesto.
L’uomo faticava a tenere gli occhi aperti, ma la sua mente era ancora abbastanza lucida, oppure non lo era mai stata.
«Lo hai fatto apposta?» gli chiese Ridd, incredulo, «Solo per non consegnare il messaggio?»
L’altro annuì. «Deve sparire tutto.» disse, «Il cavallo, il messaggio... Anche io.»
In disparte e inosservata, Aera rimosse il sigillo e lesse le poche righe che componevano il messaggio, non potendo resistere alla curiosità. Di che attacco stava parlando, il messaggero? E perché non voleva che la lettera venisse consegnata?
Anche il gatto di Ridd appariva curioso, mentre camminava tra i piedi della ragazza e guardava in alto, con i suoi occhi vispi, come a chiederle quale fosse il senso di quell’indecifrabile groviglio di macchie d’inchiostro.
 
Mio caro amico,
Mi è stato riferito da due Ideev che la principessa è stata trovata, quindi a breve riceverai da me un altro messaggio nel quale ti darò istruzioni sull’eliminazione dei sovrani. A quanto pare, il ciondolo dice la verità.
Non dovrebbe mancare più di una settimana all’arrivo della principessa alla mia fortezza, quindi ti consiglio di preparare un centinaio di uomini all’attacco al Palazzo Reale.
Presto controlleremo questi due regni, e sarà solo questione di tempo perché anche le isole a sud cadano a loro volta nelle nostre mani.
Lord Vyde

 
   
 
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