Come ogni animale a sangue freddo che si rispetti, Crowley, o meglio la sua controparte serpentesca, adorava l’estate.

Le giornate più lunghe, il clima mite, la possibilità di poltrire al sole per ore: Crowley poteva rimanere in giardino a crogiolarsi letteralmente per interi pomeriggi senza mai scottarsi o senza prendere insolazioni.
Il cottage nelle South Downs dove si era trasferito assieme ad Aziraphale era parecchio isolato e, poichè i due non avevano vicini, nessuno avrebbe mai fatto caso a un gigantesco serpente nero acciambellato nell’erba del cortile.

L’unico problema di quella bella stagione erano le zanzare: creature fastidiose ed inutili, per quanto Aziraphale continuasse a ripetere che se Dio le aveva create, un motivo doveva pur esserci.

“L’unica ragione plausibile per la loro esistenza è che Lei abbia deciso di farmi morire dissanguato. Come se non mi avesse già punito abbastanza!”

“Quanto sei melodrammatico, mio caro.” Aziraphale alzò gli occhi al cielo.

“Melodrammatico?! Questo lo chiami essere melodrammatico, angelo?” strepitò Crowley, mostrandogli le braccia: erano letteralmente coperte da morsi e bubboni.

“Ehm… beh, evidentemente è la prova che hai davvero del sangue dolce.” provò a scherzare Aziraphale, beccandosi un’occhiata omicida. “Hai provato con l’antizanzare?” chiese, poi.

“Che razza di domanda, certo che ho provato! Ho l’impressione che l’unica cosa che potrebbe funzionare con loro sia cospargermi direttamente di veleno. O rimanere trasformato per sempre in un serpente.” fu la risposta.

“Mmh, ma se tu passassi tutta l’estate sotto forma di un serpente, non potremmo fare questo,” disse Aziraphale sollevandosi sulla punta dei piedi per baciarlo, e Crowley la trovò un’obiezione più che sensata.
Rinunciare ai baci e a tutto quel che di solito ne seguiva non era un’opzione contemplabile.

Doveva pensare a un piano alternativo.


 

Il giorno dopo quando Aziraphale si svegliò trovò la metà del letto occupata da Crowley già vuota.
Una volta tanto il demone si era alzato prima di lui.
Sbadigliando l’angelo si incamminò verso la cucina, versandosi del caffè una volta entrato.

Distrattamente guardò fuori dalla finestra e la scena che vide per poco non gli fece sputare la bevanda calda dalle risate.



 

Crowley ritrasse lo stantuffo della siringa, soddisfatto: così doveva essere sufficiente. Prese la ciotola che aveva appoggiato sul tavolino della veranda e la riempì col sangue che si era appena prelevato dal braccio.

“La cena è servita, piccole bestie di Satana!” berciò. “Adesso vedete di lasciare in pace me e il mio angelo!”

Aziraphale, ancora in preda alle risate, si ritrasse dalla finestra scuotendo la testa.

Il suo demone sotto sotto aveva decisamente un cuore d’oro, ma forse, prima che finisse per dissanguarsi davvero, sarebbe stato meglio istruirlo su due delle più grandi invenzioni degli umani dopo i tergicristalli: zanzariere e zampironi.

Angolino di Leila:

Questa cosina non era in programma, ma come si diceva nell'introduzione la gente (la mia dolce Atlas) mi manda immagini sceme (e geniali) e io non resisto a usarle per tormentare Crowley ^^".

 

Dedico la storia sia ad Atlas che all'altra mia bimba ragna  Lightning che adora le zanzare al pari di Crowley :P
Mamma Pepper vi vuole bene :-*
Grazie a chi ha letto e a chi vorrà lasciare un commento, sperando vogliate perdonarmi la demenzialità <3

Bennina vostra.

*vola via ronzando.