12/08/2020
1 recensioniC o f f e e
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Ren Amamiya x Sumire Yoshizawa
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Ren Amamiya x Sumire Yoshizawa
Sumire si svegliò con un forte profumo di caffè appisolato nelle narici.
Era così intenso, così vero e tangibile da indurla improvvisamente a ricordarsi di come, in sogno, ne avesse ingerito un tazzone intero col naso. Aveva scoperto il motivo.
Un odore, quello, che sapeva valicare le barriere del sonno umano, e diventare protagonista pure mentre lei dormiva.
Il ticchettio della pioggia batteva incessante contro le vetrate a libro della camera di Ren, forse più intenso di come lo aveva lasciato addormentandosi; le sue scapole nude addossate contro il vetro freddo tremolavano di piacevole frescura invernale, e ogni rivolo che vi colava indisturbato le sembrava quasi di riuscire a sentirselo sulla pelle.
A Sumire sarebbe piaciuto svegliarsi altre trecento volte, così. Dal senpai, in quell’attico grigio, con una voglia matta di caffè.
Dunque si alzò, scostando di poco le coperte con le ginocchia, e dopo essersi guardata un po’ intorno, raccolse gli occhiali da vista e li indossò. Tutto tornò al proprio ordine. Anche nella sua memoria, le immagini di quel pomeriggio passato al Leblanc tornarono ciascuna nel proprio cassetto di destinazione.
Era stato strano riprendere a fare l’amore con Ren dopo che, a causa delle nazionali di danza, cinque incessanti mesi li avevano tenuti separati in parti differenti del Giappone, lui a Kyoto, a casa sua, lei in giro per tutte le più importanti e prestigiose città dell’isola. Quando anche l’ultima gara era terminata, e lei era tornata a casa, Joker le aveva fatto una sorpresa, facendosi trovare a Tokyo solo per farla felice.
E così era successo.
Era stato lento, sofferto, ed era stato bellissimo per Sumire poterlo di nuovo baciare sulle labbra.
Non gli aveva detto che gli era mancato.
Si erano capiti guardandosi negli occhi, e quando il corvino l’aveva presa per mano, trascinandola nel bar, e poi su per le scale, e poi addosso a lui, il resto aveva fatto il suo corso tra loro.
Sumire si era addormentata subito. Adesso che era sveglia, non la stupì più di tanto sapere che Ren non era accanto a lei.
Ren si destava sempre per primo, tra i due.
Seguì l’odore del caffè, scendendo giù dalle scale con passo da ballerina. Oggi il locale era chiuso, il che significava che c’erano soltanto lei e Ren; eppure, la lasciò non poco perplessa sentire una terza voce maschile parlare a raffica sullo scroscio incessante della pioggia esterna. Per questo, al posto di correre tra le braccia di Joker e investirlo di abbracci, preferì essere più prudente, limitandosi ad affacciarsi dalla ringhiera. Così lo vide. Ren. Appoggiato pigramente con i gomiti al bancone, lo sguardo da gatto curioso perso dietro le lenti degli occhiali mentre ascoltava con attenzione ciò che aveva da dirgli quello che a Sumire, da quella distanza, parve essere proprio Yusuke Kitagawa. Via libera.
Scese, salutando imbarazzata.
Yusuke abbassò la tazza di caffè dalle labbra e sobbalzò con le spalle. Non si era aspettato di trovarla lì. -Yoshizawa-san! Ben tornata!
-Grazie, Kitagawa-san!
-Come sono andate le nazionali?
-Molto bene, anche se non abbiamo vinto siamo molto soddisfatte.
Il blu tornò a rivolgere le attenzioni a Ren. -Non eri da solo, allora. Sei sempre imprevedibile.
Ren sorrise. Solo quello. Poi adagiò gli occhi neri su Sumire, e si perse a fissarla nel bel mezzo del corridoio. Sumire arrossì come una bambina. Ancora non ci era abituata, a quei due carboni ardenti. Ancora non era abituata a quanto fosse audace e accattivante lo sguardo del suo ragazzo.
-Io…- bofonchiò, sparendo col viso sotto la coltre di capelli rosso sangue che le appesantivano le spalle. -volevo un po’ di caffè.
-Un caffè per la signorina.- ordinò Yusuke per lei, e Ren fu in procinto di farglielo per davvero, dal modo in cui si avventò esagitato sui chicchi di caffè dentro il barattolo.
-No!
Gridò Yoshizawa.
Poi, approfittando del fatto che Amamiya si fosse fermato a guardarla interrogativo, raggiunse i due al bancone. Si sedette anche lei, vicino a Yusuke, dopodiché allungò le braccia perché Joker le desse le sue spalle come appiglio.
Lo abbracciò, allora. Affondando il viso paonazzo d’amore tra i suoi ricci neri e fondenti e iniziando ad annusarglieli come ammaliata mentre Joker, ridendo, ricambiava con decisione quella stretta da sanguisuga.
-Perfetto. Intendevo proprio questo caffè.
Era così intenso, così vero e tangibile da indurla improvvisamente a ricordarsi di come, in sogno, ne avesse ingerito un tazzone intero col naso. Aveva scoperto il motivo.
Un odore, quello, che sapeva valicare le barriere del sonno umano, e diventare protagonista pure mentre lei dormiva.
Il ticchettio della pioggia batteva incessante contro le vetrate a libro della camera di Ren, forse più intenso di come lo aveva lasciato addormentandosi; le sue scapole nude addossate contro il vetro freddo tremolavano di piacevole frescura invernale, e ogni rivolo che vi colava indisturbato le sembrava quasi di riuscire a sentirselo sulla pelle.
A Sumire sarebbe piaciuto svegliarsi altre trecento volte, così. Dal senpai, in quell’attico grigio, con una voglia matta di caffè.
Dunque si alzò, scostando di poco le coperte con le ginocchia, e dopo essersi guardata un po’ intorno, raccolse gli occhiali da vista e li indossò. Tutto tornò al proprio ordine. Anche nella sua memoria, le immagini di quel pomeriggio passato al Leblanc tornarono ciascuna nel proprio cassetto di destinazione.
Era stato strano riprendere a fare l’amore con Ren dopo che, a causa delle nazionali di danza, cinque incessanti mesi li avevano tenuti separati in parti differenti del Giappone, lui a Kyoto, a casa sua, lei in giro per tutte le più importanti e prestigiose città dell’isola. Quando anche l’ultima gara era terminata, e lei era tornata a casa, Joker le aveva fatto una sorpresa, facendosi trovare a Tokyo solo per farla felice.
E così era successo.
Era stato lento, sofferto, ed era stato bellissimo per Sumire poterlo di nuovo baciare sulle labbra.
Non gli aveva detto che gli era mancato.
Si erano capiti guardandosi negli occhi, e quando il corvino l’aveva presa per mano, trascinandola nel bar, e poi su per le scale, e poi addosso a lui, il resto aveva fatto il suo corso tra loro.
Sumire si era addormentata subito. Adesso che era sveglia, non la stupì più di tanto sapere che Ren non era accanto a lei.
Ren si destava sempre per primo, tra i due.
Seguì l’odore del caffè, scendendo giù dalle scale con passo da ballerina. Oggi il locale era chiuso, il che significava che c’erano soltanto lei e Ren; eppure, la lasciò non poco perplessa sentire una terza voce maschile parlare a raffica sullo scroscio incessante della pioggia esterna. Per questo, al posto di correre tra le braccia di Joker e investirlo di abbracci, preferì essere più prudente, limitandosi ad affacciarsi dalla ringhiera. Così lo vide. Ren. Appoggiato pigramente con i gomiti al bancone, lo sguardo da gatto curioso perso dietro le lenti degli occhiali mentre ascoltava con attenzione ciò che aveva da dirgli quello che a Sumire, da quella distanza, parve essere proprio Yusuke Kitagawa. Via libera.
Scese, salutando imbarazzata.
Yusuke abbassò la tazza di caffè dalle labbra e sobbalzò con le spalle. Non si era aspettato di trovarla lì. -Yoshizawa-san! Ben tornata!
-Grazie, Kitagawa-san!
-Come sono andate le nazionali?
-Molto bene, anche se non abbiamo vinto siamo molto soddisfatte.
Il blu tornò a rivolgere le attenzioni a Ren. -Non eri da solo, allora. Sei sempre imprevedibile.
Ren sorrise. Solo quello. Poi adagiò gli occhi neri su Sumire, e si perse a fissarla nel bel mezzo del corridoio. Sumire arrossì come una bambina. Ancora non ci era abituata, a quei due carboni ardenti. Ancora non era abituata a quanto fosse audace e accattivante lo sguardo del suo ragazzo.
-Io…- bofonchiò, sparendo col viso sotto la coltre di capelli rosso sangue che le appesantivano le spalle. -volevo un po’ di caffè.
-Un caffè per la signorina.- ordinò Yusuke per lei, e Ren fu in procinto di farglielo per davvero, dal modo in cui si avventò esagitato sui chicchi di caffè dentro il barattolo.
-No!
Gridò Yoshizawa.
Poi, approfittando del fatto che Amamiya si fosse fermato a guardarla interrogativo, raggiunse i due al bancone. Si sedette anche lei, vicino a Yusuke, dopodiché allungò le braccia perché Joker le desse le sue spalle come appiglio.
Lo abbracciò, allora. Affondando il viso paonazzo d’amore tra i suoi ricci neri e fondenti e iniziando ad annusarglieli come ammaliata mentre Joker, ridendo, ricambiava con decisione quella stretta da sanguisuga.
-Perfetto. Intendevo proprio questo caffè.
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Joker odora di caffè, thats a fact. E io non potevo non farci una storia sopra.Per adesso, sentivo il bisogno di pubblicare questa cosuccia senza pretese, anche se Persona 5 non mi appartiene del tutto come fandom (yet. YET.); devo ammettere che, tra le ship, la RenxSumire – JokerxViolet è quella che mi garba di più tra tutte le pair possibili con Joker, per cui, anche se lei non rientra troppo tra le mie simpatie, avevo proprio voglia di questi due. Ma una voglia matta. Più o meno la stessa voglia che ha Sumire di prendersi la sua dose giornaliera di caffè da Joker. E quindi l’ho scritta! ♥ spero che sia stata di vostro gradimento, ringrazio tutti quelli che leggeranno o metteranno la storia in una delle tre cartelline! XOXO, Lila