Serie TV > Once Upon a Time
Ricorda la storia  |       
Autore: _miichelaaa    14/08/2020    2 recensioni
-Dov’è che dobbiamo andare?- Emma lanciò un’occhiata fugace al navigatore del cellulare traballante per le buche dell’asfalto.
-Atlanta-
-E quanto ci vuole?- Altra occhiata.
-Circa venti ore se non ci fermiamo-
-Il tempo necessario per iniziare a soffrire di claustrofobia in questo aggeggio infernale color canarino-
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Regina avrebbe fatto di tutto pur di non ritrovarsi in una situazione di quel genere, lo giurava. Inizialmente si era convinta di poterlo fare da sola, sapeva bene di essere forte anche senza i propri poteri; anche se, a dire il vero, era doveroso ammettere che lei non sapesse poi un granché di come funzionassero le cose al di fuori di Storybrooke e, volente o nolente, si era presto resa conto che non sarebbe mai potuta andare chissà quanto lontano da sola. Per questo il suo secondo pensiero era stato quello di far affrontare tutto ad Emma, l’unica persona ad essere mai uscita da quella cittadina. Anche quell’idea, però, era stata subito sotterrata da numerose considerazioni. Come avrebbe fatto Emma a fare tutto da sola? Neanche lei sarebbe andata poi tanto lontano se accompagnata solo dalla propria sbadataggine. Infine, dopo lunghe discussioni e numerosissime spinte da parte di Mary Margaret, si era vista costretta a cedere. Perciò ora si ritrovava lì. Lì in quel piccolo maggiolino giallo, premendo con forza il pulsante per far abbassare il più in fretta possibile il finestrino e prendere un po’ d’aria.

-Dov’è che dobbiamo andare?- Emma lanciò un’occhiata fugace al navigatore del cellulare traballante per le buche dell’asfalto.

-Atlanta-

-E quanto ci vuole?- Altra occhiata.

-Circa venti ore se non ci fermiamo-

-Il tempo necessario per iniziare a soffrire di claustrofobia in questo aggeggio infernale color canarino- borbottò la bruna posando il gomito sotto il finestrino ormai del tutto abbassato e massaggiandosi la fronte. Lo sceriffo scosse la testa tenendo lo sguardo attento sulla strada.

-Ti piace proprio insultare la mia macchina, eh?- 

-Sì, molto- rispose prontamente il sindaco; il tempo di un sospiro e riprese

-Dico solo che avremmo potuto benissimo usare la mia macchina invece di rischiare la pelle con questa cosa- La bionda sorrise e si volse di nuovo, per un solo istante, questa volta a guardare Regina che, intanto, teneva lo sguardo fisso sulle collinette alla loro destra.

-Questo gioiello non mi ha mai abbandonata e di sicuro non lo farà ora. Sai cosa ti servirebbe? Un cambio di prospettiva. Prova a vedere questo viaggio come una vacanza, perché non provi a rilassarti un po’? - Regina incurvò le sopracciglia e premette tra loro le labbra.

-Una vacanza? Swan vorrei ricordarti che Storybrooke è in pericolo e noi stiamo girovagando alla cieca nella speranza di trovare un mago che possa aiutarci- Emma roteò gli occhi.

-Come se fosse la prima volta che la città finisce sotto un sortilegio. Te lo dico io come andrà: domani sera arriveremo ad Atlanta, dopo domani ci metteremo alla ricerca del mago, appena lo troveremo lo convinceremo a darci quello che ci serve e quando torneremo a casa sistemeremo tutto, come sempre. Lo sai anche tu- Ma Regina non l’avrebbe mai ammesso ad alta voce. Quello che fece, dopo qualche minuto, fu, invece, chiedere alla bionda

-Quindi? Questa cosa di rilassarsi?- Emma rise

-Si direbbe che non sei mai stata in vacanza…- Il silenzio della bruna, insieme al suo volto contratto, risultò abbastanza esplicativo allo sceriffo che decise quindi di passare direttamente all’azione. Il tempo di accendere la radio che il cd inserito qualche giorno prima si avviò lasciando che i Guns N' Roses animassero il maggiolino, accompagnati poco dopo dalla voce meno armoniosa di Emma. Fu in quel momento che per la prima volta dall’inizio del viaggio Regina si decise a voltarsi per guardare la bionda.

-Che fai?!- 

-Canto. Su, non dirmi che non conosci Sweet Child O' Mine! Sappi che potrei offendermi- Regina alzò gli occhi al cielo ignorando quella stupida esclamazione. Un conto era vivere in una cittadina sperduta, un altro vivere completamente distaccati dalla realtà. Piuttosto le chiese

-Mi stai dicendo che sarò costretta a sorbirmi le tue pessime doti canore per le prossime ore?- Emma sembrò pensarci qualche secondo.

-Eh- valutò -esiste la possibilità- Regina sbuffò sonoramente e si accasciò di nuovo vicino al finestrino. La bionda sorrise, divertita dalla tragicità regale del sindaco, e alzò di nuovo il volume della radio, giusto in tempo per cantare l’ultimo ritornello a squarciagola. Regina si volse di nuovo. Osservò Emma cantare con innaturale stonatura e profonda convinzione allo stesso tempo e si sforzò di trattenere un sorriso, così come si sforzò, questa volta invano, di non pensare che il viaggio non sarebbe poi stato così terribile.

***

Alle 20:13 Regina Mills storse il naso.

-Che fai? Perché ti fermi?- Emma rallentò con la macchina fino a parcheggiare di fronte ad un motel nel mezzo del nulla.

-A meno che tu non voglia fare un incidente perché mi addormento alla guida, temo dovrai accettare il fatto che ho bisogno di riposarmi-  La bruna non ribatté ma aprì la portiera scocciata. Voleva che quel viaggio finisse al più presto; voleva tornare a casa e dimenticarsi di tutta quella faccenda. Afferrando le due valigie, entrambe osservarono la struttura malandata. Non aveva l’aria di essere molto curata né in alcun modo rassicurante ma era tutto ciò che Emma era riuscita a trovare quella sera così andarono in silenzio a fare il check in. L’anziana signora che le accolse s’illuminò vedendole entrare ed Emma si chiese quanto spesso le capitasse che qualcuno si fermasse lì per la notte. Al momento, oltre al suo maggiolino giallo, vedeva parcheggiate solo una macchina e una bicicletta.

-Desiderate una stanza do- La signora era già girata di spalle, pronta a concludere la frase e subito prendere una delle tante chiavi attaccate al muro dietro di lei, quando Regina s’intromise bruscamente

-Due- ed evitando lo sguardo rivoltole da Emma, aggiunse -due stanze singole- 

-Ma sì, certo!- esclamò l’anziana donna  posando due chiavi sul bancone e rivolgendo a entrambe un grande sorriso. E la bionda al suo fianco avrebbe voluto chiedere a Regina qualche spiegazione sul perché si rifiutasse di condividere una stanza con lei per una sola notte, ma non le sembrò il momento adatto. Piuttosto prestò attenzione alla signora dietro il bancone dandole i soldi dovuti e ringraziandola, per poi dirigersi verso le stanze con il bagaglio sotto mano. Solo quando fu uscita da quell’ufficio ed ebbe sentito il forte rumore del bagaglio di Regina scendere il gradino e atterrare pesantemente sull’asfalto, si rivolse alla bruna

-Ti do una mano- ma Regina si stranì

-Come scusa?-

-La valigia, è pesante. Ti aiuto a portarla- si chiarì Emma e si fece avanti, pronta a sfilare il manico dalla presa del sindaco. Questa però la serrò più forte e s’irrigidì.

-So portare una valigia Swan- così la bionda fece un passo dietro.

-Lo so, volevo solo essere gentile- Regina non disse nulla e si limitò a prendere un gran respiro, doveva calmarsi. Anche Emma, che ora la stava osservando, si era accorta di quanto fosse tesa e si chiese se non fosse colpa sua. Sì, per forza. D’altronde era l’unica persona con cui aveva avuto la possibilità di interagire per tutta la giornata e, magari, non aveva ben inteso quanto potesse risultare insopportabile agli occhi della bruna. Aveva sempre saputo di infastidire Regina ma ogni tanto le sembrava che fosse diverso, il fastidio, che per Regina fosse un fastidio piacevole; evidentemente si sbagliava. 

-Scusa- accennò con voce inaspettatamente timida, tanto da stupire e quasi intenerire la bruna che si apprestò a dire

-No, tu non- e questa volta fu lei a essere interrotta, dagli squilli del cellulare dello sceriffo.

-È Killian- mormorò Emma leggendo il nome del pirata sullo schermo del telefono. Si chiese se fosse meglio mettere il silenzioso e lasciarlo squillare a vuoto per poter ascoltare le parole di Regina o rispondere al suo fidanzato, ma fu la bruna che sciolse ogni dubbio sorpassandola velocemente e chiudendosi nella propria stanza, se possibile, ancora più nervosa di prima.

***

Dopo aver riattaccato, Emma decise di farsi una doccia per rinfrescarsi. Era rimasta al telefono pochi minuti, giusto il tempo di ascoltare Killian raccontarle tutte le novità che aveva intenzione di apportare alla sua splendida nave e rendersi conto che lo scopo di quella chiamata non era affatto assicurarsi che lei stesse bene. Al momento, però, aveva altri pensieri per la testa: Regina Mills. 

Si ricordava benissimo di aver visto qualcosa nei suoi occhi addolcirsi quando le aveva chiesto scusa, e quel qualcosa l’aveva inizialmente convinta di essersi sbagliata, che forse aveva capito male e la sua compagnia non doveva essere così tanto terribile. Poi però, in un istante, era sparito tutto. Come se Regina si fosse arrabbiata con lei perché Killian l’aveva chiamata. Non aveva alcun senso. E sì, proprio non la capiva quella donna. Un attimo prima sembrava andasse tutto per il meglio e quello dopo sembrava volesse polverizzarla all'istante. 

Una volta indossato il pigiama si sedette sul bordo del letto e si chiese cosa stesse facendo Regina nella stanza accanto. Da come le era sembrato di capire non era mai uscita da Storybrooke e, di conseguenza, non era mai stata lontana da tutto ciò che conosceva e… Henry. Non voleva che si sentisse sola. A distoglierla da quei pensieri fu il proprio stomaco che iniziò a brontolare, non mangiava da ore, e, inaspettatamente, le venne un’idea.

***

Regina era appena uscita dal bagno che sentì bussare alla porta. Era sicura che fosse Emma; ciò su cui non era sicura, invece, era se si sentisse infastidita o felice dalla sua presenza. Solo dopo che sentì le nocche della bionda contro il legno per la terza volta decise di mettere da parte quei pensieri e andare ad aprirle. La trovò con un sorriso incoraggiante in volto, i capelli legati in una crocchia disordinata e con addosso una vecchia maglia extralarge e dei pantaloncini corti da tuta; infine, tra le mani teneva due sacchetti di carta. Mormorò

-Swan- come per chiederle delle spiegazioni ma Emma prima decise di entrare e di posare i sacchetti di carta sul letto.

-Non abbiamo ancora cenato così ho pensato di ordinare qualcosa- Regina alzò un sopracciglio ma non ribatté alla vista della bionda entrare senza il suo invito e sedersi sul suo letto come se fosse la sua di stanza. Si sarebbe lamentata, ma una parte piccolissima del suo cuore era riconoscente allo sceriffo per aver pensato che potesse avere fame e aver rimediato. Comunque sia, non l’avrebbe ringraziata. 

La osservò in silenzio aprire i sacchetti simili a quelli del Granny’s e tirare fuori degli hamburger incartati.

-Vedo che conosci i miei gusti- affermò con una nota di sarcasmo nella voce e fu solo allora che Emma, voltandosi per controbattere che non aveva avuto poi molta scelta in quel luogo sperduto, prestò davvero attenzione all’aspetto del sindaco. Regina era in piedi davanti a lei con addosso nient’altro che un grande asciugamano avvolto attorno al corpo e un paio di pantofole. Osservò i suoi capelli scuri ancora bagnati e leggermente ondulati che gocciolavano sulle sue spalle nude; il volto, per la prima volta, senza un filo di trucco; poi scese e i suoi occhi si posarono sulle gambe nude in gran parte scoperte che le fecero dimenticare quanto stava per dire. 

Fu il colpo di tosse volontario di Regina che le fece alzare di scatto la testa e sentire le sue gote andare a fuoco. Anche la bruna sembrava sentirsi a disagio.

-Io… devo cambiarmi- ed Emma ci mise qualche istante a capire che quelle parole costituivano un chiaro invito a girarsi.

-Sì, certo- Regina camminò verso la fine della stanza, dove stava un grande comò, e si chinò per afferrare qualcosa dalla propria valigia ancora a terra. Emma intanto si volse dal lato opposto, rendendosi inaspettatamente conto della presenza di uno specchio, proprio di fronte a lei, che le avrebbe permesso di continuare a vedere Regina. Infatti, quando questa si rialzò, Emma non potè staccare gli occhi dal riflesso della bruna, dai suoi capelli ancora gocciolanti e dall’asciugamano bianco; poi vide le sue mani alzarsi per sciogliere il nodo dell’asciugamano e sfilarlo via ma si trattenne giusto un secondo per guardare la sua schiena nuda che si girò di scatto, volgendo ora lo sguardo al muro contro cui era posata la testata del letto. Non l’avrebbe guardata, sicuramente non senza il suo permesso, e allora perché le era risultato tanto difficile staccarle gli occhi di dosso? 

Regina era una bella donna, questo doveva ammetterlo, ma Emma si chiese se fosse solo quello il motivo, che Regina fosse oggettivamente una bella donna e basta.

-Allora?- le chiese Regina infilandosi l’intimo per interrompere quel silenzio imbarazzante. 

-Cosa?-

-Perché ti ha chiamato il tuo fidanzato? Voleva assicurarsi che io non avessi colto l’occasione di essere lontane da Storybrooke per ucciderti?- Emma ghignò giocando con la carta che aveva contenuto i loro hamburger fino a un minuto prima.

-Non proprio. Mi ha parlato delle modifiche che sta preparando per la sua barca- Regina incurvò le sopracciglia tirando fuori una camicia da notte grigia dalla propria valigia e mormorò sarcastica

-Interessante- La bionda accennò un sorriso pur sapendo che il sindaco non potesse vederlo

-Già- e alzò lo sguardo solo quando sentì il materasso affossarsi accanto a lei. 

-Mangiamo? Sto morendo di fame- le chiese e, vedendo la bruna annuire, le passò un hamburger. Entrambe li scartarono e presero un morso ma tutte e due mandarono giù il boccone a stento. Regina, con faccia schifata, ripose il panino sulla carta 

-In confronto quelli del Granny’s sembrano… buoni- Emma osservò il panino che aveva tra le mani e che sapeva di cartone, non aveva mai assaggiato qualcosa di tanto terribile.

-Detto da te poi…- e aggiunse -Non ho trovato nessun altro che consegnasse fino a qui- Nonostante ciò provarono a dare qualche altro morso, d’altronde la fame si faceva sentire, cercando di alternarli ad una chiacchierata. Non avevano mai avuto l’occasione di parlare molto ed Emma pensò che quel viaggio le avrebbe potuto dare l’opportunità di conoscere meglio la bruna e forse, ma solo forse, provare a farsi odiare leggermente di meno. Alla fine però, se lo sceriffo riuscì a finire tutto il suo hamburger, Regina lo lasciò appena a metà, decisamente più presa dalla piega che il discorso intrattenuto con la bionda stava andando a prendere

-Era questo che facevi per divertirti? Rubare nei supermercati?- le chiese confusa, sedendosi accanto ad Emma per poter poggiare la schiena contro la testata del letto. 

-Ero un’adolescente e a quell’età si cerca di essere ribelli!- si giustificò la bionda di fronte all’espressione quasi divertita di Regina. 

-Non dirmi che tu non hai mai fatto qualcosa che non avresti assolutamente dovuto fare. Insomma, qualcosa che nella Foresta Incantata equivarrebbe a derubare un supermercato- rise Emma e guardò la bruna pensarci qualche istante. 

-Beh… quando mia madre non c’era saltavo le lezioni che mi imponeva per vedermi con Daniel- Alla vista della bionda confusa, Regina le spiegò

-Era il mio stalliere e mia madre non avrebbe mai approvato, per nulla al mondo- Gli occhi dello sceriffo s’illuminarono

-Wow- Da circa mezz’ora Emma continuava a scivolare verso il basso con la schiena, tanto che ora era quasi del tutto sdraiata e Regina, sentendosi strana a guardare la donna al suo fianco così dall’alto, si abbassò alla sua stessa altezza, alzando un sopracciglio e domandandole

-Cosa?- Emma alzò le spalle.

-È solo che trovo difficile immaginare Regina Mills da adolescente ribelle che infrange le regole- 

-Ci sono tante cose che non sai di me- La bruna la guardò negli occhi ed Emma riuscì a stento a non distogliere lo sguardo, quasi come le mancasse il coraggio di rendersi conto dell’immensità negli occhi scuri di Regina. Con un filo di voce le chiese -Dimmele- e il sindaco sorrise

-Cosa vuoi sapere?- Emma ricambiò il sorriso.

-Non so… che musica ascolti, qual è il tuo piatto preferito, un film che non ti stancheresti mai di guardare… cose così- Regina sembrò esitare qualche secondo e in quell’istante il cellulare della bionda vibrò e si accese annunciando l’arrivo di un nuovo messaggio. E allora Regina si accorse che era tardi, che lei ed Emma erano sdraiate su un unico letto a confidarsi e che non era così che sarebbero dovute andare le cose, e si alzò a sedere.

-Dovresti andare, è tardi- il tono inaspettatamente gelido della bruna fece rabbrividire Emma che valutò di insistere per convincerla a farla restare, le piaceva parlare in quel modo con lei, ma si rese conto di conoscerla fin troppo bene da sapere che insistere per farle cambiare idea non sarebbe servito a molto se non a farla innervosire ancora di più. Allora si limitò ad alzarsi dal letto e a lanciarle un’occhiata.

-Sì, buonanotte- ma Regina, che evitava il suo sguardo, non le rispose neanche ed Emma uscì dalla stanza, insultando sottovoce quel suo maledetto telefono.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: _miichelaaa